Nell'Anno della fede le parole di Benedetto XVI rappresentano un momento di riflessione particolarmente utile per tutti i credenti, invitati dal Papa a scoprire o a riscoprire la bellezza e la gioia della loro fede, attraverso una maggiore conoscenza del magistero della Chiesa e una testimonianza di vita più autentica. Ma questa raccolta, nella varietà dei temi e degli aspetti che affronta, selezionandoli dal vasto corpus di insegnamenti di Benedetto XVI, si rivolge anche a un pubblico più vasto come occasione preziosa per capire ciò che al Pontefice sta maggiormente a cuore nell'indicare a tutti il cammino verso una vita buona e felice. In realtà, i brevi pensieri tratti dalle encicliche, dai discorsi, dalle omelie e da altri documenti offrono una visione d'insieme dei temi-chiave sui quali più insistentemente indugia la predicazione di Joseph Ratzinger: temi che, considerati nel loro insieme, diventano non solo elementi caratterizzanti del suo magistero spirituale, ma anche orientamenti di fondo del suo pontificato. Con la finezza del teologo, ma insieme con l'afflato del pastore universale, Benedetto XVI compone qui una sorta di mosaico della fede: ciò che la costituisce nelle sue fondamenta e ciò che contribuisce a sradicarla o indebolirla. Mentre infatti da un lato denuncia l'eclissi del primato di Dio, i pericoli del relativismo, la desertificazione etica e spirituale, dall'altro non manca di ribadire che non c'è alcuna inconciliabilità tra fede e ragione.
Una sera, un affermato regista turco, che vive a Roma da alcuni anni, prende in gran fretta un aereo per Istanbul, la città dov'è nato e cresciuto. L'improvviso ritorno a casa scatena una serie di ricordi che sembravano sopiti: oltre alla madre affascinante ed elegantissima, il padre, misteriosamente scomparso per dieci anni (in Italia?), e altrettanto misteriosamente ricomparso; le zie zitelle, assetate di vita e di Martini, e i loro giovani amanti; e poi i fratelli, la fedele cuoca. E un amore, un amore perduto. Ma mai dimenticato. Stanza dopo stanza, i ricordi diventano più reali e la Istanbul della sua infanzia e adolescenza sembra riprendere forma. Ma con il passato il protagonista dovrà anche fare i conti. A questa storia se ne intreccia, imprevedibilmente, un'altra. Perché sullo stesso aereo Roma-Istanbul c'è, insieme al marito e a una coppia di amici, una donna. Il loro è un viaggio d'affari e di piacere, per festeggiare un evento importante. Finché accade qualcosa, e il loro futuro cambia direzione. Tra caffè e hammam, amori irrisolti e tradimenti svelati, melanconia e voluttà, il regista e la donna si sfiorano e, alla fine, si incontrano. Proprio come in un film di Ozpetek. Solo che stavolta è lui - forse - il protagonista.
La crisi attanaglia il Paese e ancora oggi, a cinque anni dal fallimento della Lehman Brothers, fatichiamo a intravedere una via d'uscita. Mentre i governi e gli economisti dibattono su quali misure adottare, le aziende chiudono, la disoccupazione cresce, i consumi crollano. Siamo entrati in una fase recessiva e la colpa è stata, di volta in volta, attribuita al mercato dei mutui statunitensi - i celeberrimi subprime - alla deregulation finanziaria, all'enorme peso del debito pubblico. Se in molti si sono chiesti cosa ha causato la crisi, in pochi si sono domandati chi l'ha causata. "I banchieri" sostiene Rampini "sono i grandi banditi del nostro tempo". La crisi è diretta conseguenza dei loro comportamenti perversi, dei rischi altissimi che si sono assunti, della certezza dell'impunità. La collettività sta pagando per i loro errori, per una speculazione che ha portato allo sfascio l'economia reale, e che tuttavia resta impunita. In questo libro Federico Rampini racconta chi sono i banchieri di oggi, cosa hanno fatto e come sono riusciti a sfuggire a ogni castigo, a qualsivoglia condanna, per il loro agire dissennato.
Estraendoli dagli scrigni della memoria, Carlo Conti racconta i nostri migliori anni facendo vibrare emozioni diverse: divertimento, curiosità, ironia e nostalgia. Un viaggio negli anni Settanta e Ottanta. Conti mette in scena la play-list del nostro passato. Una vera enciclopedia di oggetti - dal mangiadischi al motorino, la Prinz, la Fiat 850, il telefono a gettone, i Ray-Ban scuri a goccia -, situazioni - dal dancing alla disco, alle radio libere, dal primo bacio al primo sesso -, canzoni, balli, programmi tv, film, fumetti e giornalini. Il libro racconta, col sorriso e l'affabilità del mattatore della tv, gli italiani della fine del secolo scorso, il clima sociale, culturale, economico, i rapporti familiari, la mentalità, le scale di valori, lo stile e il tenore di vita, il modo di vivere la sessualità, gli svaghi e le aspettative di quelli che allora erano "la nuova generazione". Un libro che è quasi un gioco, per sfogliare con gli amici il proprio passato, per divertirsi e per capire qualcosa anche del proprio presente.
Giovanni Storti, proprio lui, il Giovanni del notissimo trio, Aldo Giovanni e Giacomo. Insieme hanno rivoluzionato la comicità italiana e alcuni dei loro sketch sono entrati a far parte del nostro immaginario. In questo libro Giovanni parla della corsa, la sua più grande passione lontano dal palco, praticata senza tener conto dei cronometri e dei traguardi, sui sentieri meno battuti e nei luoghi più impervi: le montagne del Marocco, le infinite distese americane, le metropoli mediorientali. Insieme a Franz Rossi, compagno di avventure e di allenamenti, Giovanni corre e correndo si racconta. Scopriremo così come, anche di fronte agli imprevisti più assurdi, sotto la scorza del runner dilettante si nasconda sempre la stoffa del campione di comicità.
Cuoca eccezionale, nota al grande pubblico per la sua partecipazione alla "Prova del cuoco" su Raiuno a fianco di Antonella Clerici, Alessandra Spisni arriva sulle nostre tavole con le sue ricette più intime e familiari. Da anni titolare della Vecchia Scuola Bolognese, che accoglie allievi provenienti da tutto il mondo, Alessandra è il simbolo di una cucina tradizionale che si rifà alle vecchie ricette tramandate di madre in figlia. Animata da una grande saggezza popolare e aiutata dal fido mattarello "Luiso", la Spisni ci presenta le sue ricette del cuore, da quelle classiche alle più nuove, tutte semplici, praticabili e facili da riproporre. Ecco quindi piatti intramontabili della tradizione, come le tagliatelle al ragù, i tortellini in brodo, gli gnocchi, la pasta e fagioli, lo spezzatino in umido, le crescentine ripiene, le polpette. E ancora piatti meno conosciuti ma sempre tipici e legati a un ricordo come i carciofi ripieni, le frittelle di verdura, i tagliolini rucola e mascarpone, i gobbetti prosciutto e piselli, i biscotti all'arancia ricoperti di cioccolato. Circa cento ricette gustosissime per imparare a cucinare come una vera "zdora" bolognese!
"L'amore per crescere ha bisogno di muri, proprio come l'edera." Nonna Comasia ha insegnato questo a Francesco, detto Veleno, e lui lo ricorda ogni giorno. Timido e solitario, fino ai quattordici anni è vissuto immaginando vite eroiche e ammirando i coetanei più intraprendenti. Il suo universo quotidiano, nel paese pugliese dove vive, è quello della scuola, con regole e muri che sembrano fatti per essere invalicabili, non certo per nascondere gioie proibite. Fino all'incontro con Donatella Telesca, professoressa di Educazione tecnica. Lei ha il doppio degli anni di Veleno, eppure veste in modo più simile a lui e ai suoi amici Mimmo e Nappi che alle altre insegnanti. Ha la pelle candida, ma nasconde un'ombra che agisce come una calamita sui suoi giovani allievi: somiglia forse a quella che abita ogni adolescenza, presto dimenticata negli anni in cui si cresce e si impara a adeguarsi alle leggi del mondo. La Telesca siede tra i banchi, ascolta i ragazzi, li guarda come nessuno ha mai fatto prima. Nasce un'attrazione irresistibile, destinata a essere scoperta nel clamore dello scandalo. Un'attrazione imperdonabile, interrotta con la massima violenza. Per ristabilire l'ordine ognuno deve essere rimesso nella casella che gli spetta: Nappi, Mimmo e Veleno, ragazzi plagiati da raddrizzare e "reinserire"; Donatella, la plagiatrice da punire.
Slughy, la levriera venuta dal deserto in Italia e terrorizzata da qualsiasi tipo di scala; i cani dell'infanzia Rio e Ras, compagni di avventure cittadine; e Medoro, meticcio cacciatore di piccoli squali nei reefs degli atolli Tuamotu, nel sud Pacifico; gli springer spaniel Oliva e Oliver, marito e moglie, lei vispa e coraggiosa al punto da venir promossa marinaio scelto durante una tempestosa traversata dell'Egeo, lui distratto fino a perdersi per le strade di Roma costringendo i padroni a lunghe ricerche... Questi e altri cani hanno accompagnato Folco Quilici in una sorprendente vita quotidiana e in viaggi straordinari. Con la loro intelligenza, la loro simpatia, il loro amore silenzioso e tenace sono stati presenze preziose: i loro occhi lucidi e buoni hanno offerto una lente speciale attraverso cui osservare il mondo, il loro fiuto ha catturato insospettabili scie. Con voce divertita e commossa Folco Quilici dà vita a una galleria di vicende tenere, bizzarre, emozionanti, raccontandoci quelle che lui stesso definisce "grandi storie d'amicizia, anzi: d'amore". Ai suoi piedi, mentre scrive, si accoccolano i fedeli Pioppo e Lenticchia: i due bassotti, oggi suoi compagni in nuove, imprevedibili avventure.
"Ogni giorno, continuamente, accadono fatti incredibili. I partecipanti dei miei corsi non solo ricordano vite precedenti, ma sperimentano straordinarie esperienze spirituali o di guarigione, trovano l'anima gemella, ricevono messaggi dai loro cari trapassati, accedono a una saggezza e a una conoscenza profonda o fanno esperienza di qualche altro evento mistico e straordinario". Questo nuovo libro di Brian Weiss arriva dopo anni di attesa dei suoi moltissimi lettori, e racchiude anni di storie, esperienze, miracoli raccontati dai loro protagonisti. Racconta di anime e di anime gemelle, della vita dopo la vita e di esistenze presenti che sono state rivoluzionate da ciò che hanno trovato. Racconta di profonde guarigioni fisiche e insieme spirituali. Racconta di come il dolore possa essere trasformato in serenità esperanza, e di come la realtà spirituale compenetri e arricchisca quellafisic sempre.
La lunga vita di Martin Buber (Vienna 1878 - Gerusalemme 1965) è segnata da una formidabile presenza in diversi campi del pensare e dell'operare: prima nel Reich guglielmino, nella Germania di Weimar e in quella dei primi cinque anni hitleriani e poi, a partire dal 1938, in Palestina e nello Stato d'Israele è impressionante la capacità e versatilità d'intervento con cui Buber commenta e interpreta, dal punto di vista ebraico, ma non solo, le guerre, le rivoluzioni, le democrazie e i totalitarismi del Novecento. Di grande respiro sono le sue riflessioni sul concetto di nazionalismo, sul rapporto fra etica e politica, fra politica e religione, sul pacifismo, la disobbedienza civile, la pena di morte. E poi la Shoah, la colpa, la responsabilità. Fra l'inizio del secolo e la fine della Grande Guerra Buber disegna in Germania e in Austria un suo netto profilo di interprete dell'ebraismo europeo fino a diventare un'autorità indiscussa (anche se spesso avversata), nonché una figura di culto per la gioventù ebraica di lingua tedesca. Con le sue riscritture delle leggende chassidiche è l'autore più importante nel transito verso Occidente della cultura ebraica dell'Est europeo, di cui promuove l'affermazione letteraria in Germania e nel mondo. Esiste infatti un'intenzione costante nella biografia intellettuale di Buber: recuperare, dell'ebraismo, gli elementi fondanti, costitutivi, distintivi; rinsaldare l'ebraismo nella coscienza della propria specificità e fisionomia.