Un breve, folgorante apologo sulla solitudine e sull'amore, scritto da uno dei più amati autori della grande letteratura contemporanea, e illustrato con i disegni di un'artista nota in campo internazionale, che ha esposto anche al Madre di Napoli e di cui è in allestimento una personale al Jeu de Paume di Parigi. Piccolo libro, elegante e raffinato, "L'abbraccio" è quasi un dono di David Grossman ai suoi lettori, perché ne facciano a loro volta dono alle persone che amano.
Quando in una fredda mattina d'inverno uno sconosciuto si presenta nella sua parrocchia e chiede insistentemente di vederlo, il reverendo Keith Schroeder non può immaginare che quell'incontro cambierà la sua vita per sempre. L'uomo si chiama Travis Boyette, ha subito varie condanne per reati sessuali, è in libertà vigilata e sostiene di custodire da molti anni un terribile segreto che è deciso a confessare. Perché proprio adesso? Dice di avere un tumore incurabile al cervello e di volersi liberare dal peso che grava sulla sua coscienza. Con la sua testimonianza potrebbe scagionare Donté Drumm, un giovane di colore condannato a morte in una piccola città del Texas per l'omicidio di una ragazza bianca il cui corpo non è mai stato ritrovato. Donté si è sempre proclamato innocente, la sua famiglia e Robbie Flak, il suo avvocato, noto per l'impegno sociale e il carattere bellicoso, si sono battuti per nove anni con ogni mezzo per dimostrarlo; il caso ha suscitato un enorme scalpore, ma finora tutto è stato inutile. Boyette afferma di sapere chi è il vero assassino, ma non ha intenzione di rivelarlo a nessuno se non al reverendo Schroeder. Mancano quattro giorni all'esecuzione. Basteranno per salvare Donté, o almeno per una sospensione della condanna? Come può un pregiudicato convincere avvocati, giudici e politici che stanno giustiziando l'uomo sbagliato? In una spasmodica corsa contro il tempo, il reverendo e l'avvocato faranno di tutto per ottenere un rinvio. Ma, come spesso accade, la verità, se clamorosa, sembra avere vita più difficile della menzogna. Io confesso è un thriller dal ritmo teso e con personaggi indimenticabili che riconferma il profondo interesse di John Grisham per i grandi temi sociali e di attualità, offrendo un'amara riflessione sul sistema giudiziario americano e soprattutto sulla pena di morte.
Il Mondo Emerso sembra giunto definitivamente al tramonto.
Il morbo che il re degli elfi ha insinuato nella popolazione sta contaminando ogni villaggio, e l'unico antidoto, una pozione distillata dal sangue di ninfa, non basta a curare tutti i malati.
Mentre ogni speranza sembra perduta, Adhara decide di non opporsi più al proprio destino e di essere fino in fondo Sheireen, la creatura nata per combattere il Marvash, il male assoluto.
Grazie al suo coraggio e all'aiuto di una guerriera ribelle, l'origine del morbo viene infine svelata, e un'innocente sottratta a un immane supplizio. Ma le voci di un'inattesa minaccia iniziano a serpeggiare tra i sopravvissuti, e un attacco di inaudita potenza sembra covare nelle riunioni segrete del re degli elfi e i suoi seguaci.
L'arma che annienterà per sempre il Mondo Emerso sta per abbattersi sulla Terra del Vento, e Adhara dovrà compiere una scelta dolorosa e definitiva, sacrificando alla missione molto più di se stessa.
Romanzo d'esordio di un giovanissimo scrittore, La solitudine dei numeri primi è stato uno dei più eclatanti casi letterari degli ultimi anni: cresciuto grazie all'entusiastico passaparola dei lettori, il libro ha incontrato il plauso della critica ed è arrivato a conquistare molti premi, tra cui il principale riconoscimento letterario italiano, lo Strega.
Al centro della storia - e di una narrazione che corre tesa verso il finale e brucia per le sue implicazioni emotive - le vite speciali di Alice e Mattia, entrambe segnate da un episodio traumatico accaduto nell'infanzia: un marchio a fuoco che li accompagna, insieme allo sguardo dell'autore, attraverso l'adolescenza, la giovinezza, l'età adulta. I loro destini si incrociano e i due ragazzi si scoprono strettamente uniti eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano "primi gemelli": separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero.
"Per noi la Jolanda è un oggetto d'uso. Ci basta che funzioni bene e fine. Per i maschi, invece, il Walter è come l'automobile: uno status symbol. Allora ecco che inventano la pomata che lo fa risvegliare di colpo: da spinacio a zucchina in un nanosecondo. E per te maschio che soffri di caduta libera, che hai il walter che fa bungee-jumping, c'è la calamita che te lo tira su come il ponte levatoio dei castelli. Senti anche il rumore: sradadadadan... E poi c'avete sfrantecato con 'sta storia del vostro lato femminile. Non ne possiamo più di vedere uomini che si depilano, tutti Ponzi Depilati. I maschi di oggi son tutti senza peli come pesche noci. Certo, anche noi donne abbiamo i nostri sporchi trucchi. Tipo il Virginity Soap, un sapone che serve a ricostruire la verginità. Se prima della insaponata la vostra Jolanda era una autostrada a quattro corsie, dopo diventa una mulattiera. Se prima era una saccoccia da grembiule, dopo diventa un'asola. Se prima era una nave scuola, dopo diventa una gondola." Parlare di Walter e Jolanda è un modo per parlare del mondo. Luciana Littizzetto lo ha capito. Nelle sue pagine i nostri organi genitali diventano qualcosa di superiore, quasi metafisico: lo yin e lo yan, i due assi cartesiani dell'universo. E come per magia la comicità si allarga e diventa satira.
La traduzione poetica, per Ungaretti, è un'autentica opportunità di creazione poetica. Per questo motivo, eccezionalmente rispetto agli altri poeti del Novecento presenti nei Meridiani, di lui si offrono anche le traduzioni, a completare quel progetto di «Vita d'un uomo» che ha preso forma nel corso del suo lunghissimo rapporto di fedeltà con la casa editrice Mondadori. Al pari delle poesie, infatti, le traduzioni scandiscono le tappe della «Vita d'un uomo»: la prima traduzione pubblicata da Ungaretti (1910), da poco ritrovata, precede anzi l'edizione delle prime liriche; le ultime traduzioni escono, come la poesia estrema, “L'Impietrito e il velluto”, nel 1970. Il Meridiano comprende innanzitutto i volumi "canonici": “Traduzioni” (1936), “40 sonetti di Shakespeare” (1946), “Da Gongora e da Mallar- Mé” (1948), “Fedra” di Jean Racine (1950), “Pau Brasil” (1961), “Visioni di William Blake” (1965); esso raccoglie quindi le numerose versioni - in italiano e anche in francese - edite su rivista (alcune del tutto dimenticate dalla critica), e due importanti dossiers inediti: uno studio sulla canzone leopardiana “Alla Primavera”, che conserva diverse traduzioni, e una conferenza tenuta da Ungaretti in occasione della riunione annuale delle Accademie Straniere romane. Le traduzioni sono corredate di un apparato variantistico e di un ricco commento che dà voce innanzitutto all'autore, attingendo estesamente dai suoi autocommenti, editi (epistolari, interviste, prose, saggi) e inediti: per questa sezione i Curatori si sono infatti potuti avvalere di una sistematica esplorazione del Fondo Ungaretti al Vieusseux di Firenze e di quelli, finora ignorati dalla critica, di alcuni suoi corrispondenti.
Nel corso dei secoli sono stati scritti innumerevoli testi sul potere, su come conquistarlo, utilizzarlo e conservarlo. Completamente nuovo è l'approccio di Thich Nhat Hanh, un vero rivoluzionario della pace impegnato a dire la verità a chi detiene il potere come a chi si crede fondamentalmente impotente. In questo libro l'autore spiega che chiunque agisca in modo consapevole e altruista è intrinsecamente dotato di potere, anche se crede di averne poco. Poggiandosi sulla millenaria dottrina buddhista, ricorda al lettore che tutti al nocciolo del proprio essere hanno un profondo intento di amore e di bontà; e ci sospinge a fare ritorno a quella sorgente primigenia, perché qualsiasi forma di potere non ha significato se non dà gioia, pace e felicità. Ma soprattutto, indicando la via per sottrarsi alla natura corrosiva del potere di Stato, ci mostra che ogni persona ha in sé fin dalla nascita la capacità di essere libera dalla paura, dall'illusione e dalla tirannia, che provengano dall'esterno o dalla propria angoscia mentale. Prefazione di Pritam Singh.
"Per due anni ho vissuto in mezzo a boschi e palazzi incantati" così Italo Calvino ricorda la lunga avventura che nel 1956 lo portò a curare la raccolta delle più celebri fiabe della tradizione popolare italiana. Da quello scrigno l'autore stesso ha tratto, dopo L'Uccel Belverde e altre fiabe italiane, questa scelta di racconti, in cui le vite di uomini e donne si intrecciano "rapite in amori fatati, o sconvolte da misteriose magie, sparizioni istantanee, trasformazioni mostruose, poste di fronte a scelte elementari di giusto o ingiusto, messe alla prova da percorsi irti d'ostacoli, verso felicità prigioniere d'un assedio di draghi". Nel linguaggio eterno della fiaba si perde il confine tra adulti e bambini e ogni racconto è un viaggio, in sella a un cavallo più veloce del vento o fin dentro le profondità marine, dove il Principe granchio è prigioniero di un incantesimo. E ogni viaggio, in questa edizione, si arricchisce dei colori e del segno inconfondibile di Luzzati. Età di lettura: da 6 anni.
Chi era Alessandro, il giovane re macedone considerato un dio? Manfredi ci porta nel cuore della sua avventura: dopo aver indagato con estremo rigore storico, racconta nella forma di un meraviglioso romanzo una delle più belle storie dell’umanità.
Teocoli è l’unico dei grandi comici che abbia trasformato in arte comica ogni aspetto della propria vita e questa è la prima autobiografi a tutta scritta come un grande spettacolo di varietà, fatto di aneddoti e sketch. Istrione per eccellenza, Teocoli iniza la sua carriera negli anni ’60 come cantante nel gruppo I Quelli, poi diventati PFM; membro del Clan di Adriano Celentano; tra i protagonisti del musical Hair (con Renato Zero e Loredana Bertè); cabarettista al Derby Club di Milano e in tanta tv dagli anni ’70 a oggi: da Antenna 3, in coppia con Massimo Boldi, ai programmi cult come “Drive in” ed “Emilio”, fi no a “Mai dire gol” con una serie di strepitosi personaggi e imitazioni: dal memorabile Caccamo a Cesare Maldini, Adriano Galliani, Ray Charles e Celentano. Dall’arrivo a Milano di Teocoli bambino, nel ’45, è una raffica di aneddoti esilaranti che attraversano i Sixties, la stagione dei playboy e la Saint-Tropez di Brigitte Bardot (memorabile la sua partita a dadi con la diva che lo apostrofa “sfi gatò”). Dopo il periodo vissuto sulla costa Brava, a casa niente meno che di Salvador Dalí, insidiato da Gala, novantenne musa del surrealismo, seguirà il ritorno in Italia e la leggendaria stagione del Derby con Gaber, Jannacci, Andreasi, Abatantuono, in una sorprendente Milano nera le cui notti sono dominate dalle bande di Turatello e di Vallanzasca.