"Giovanna Francesca Frémyot di Chantal è nota per lo più come la fondatrice, insieme a S. Francesco di Sales, dell'Ordine della Visitazione. Viene perciò spontaneo collegare la santità, riconosciutale dalla Chiesa, alla figura della religiosa. Giovanna Francesca è, però, una figura a tutto tondo e nella stessa Bolla di Canonizzazione è proposta alle donne come modello in tutti gli stati di vita. Tutta la sua esistenza è attraversata dal filo rosso della docilità eroica alla volontà di Dio, perfino quando questa le chiese il cambiamento di stato di vita. Proprio l'adesione piena, anche quando tormentata, al proprio ruolo nei diversi stati le consentì quello straordinario cammino interiore che la portò a un elevato grado di santità, unita a una profonda maturità umana e a una fecondità che supera i limiti della natura, rendendola splendidamente donna. Elisabeth Stopp ne ha ricostruito le vicende biografiche con "la sensibilità dello storico e la leggerezza del narratore. Giovanna di Chantal è sempre stata vista entro il fascio di luce di Francesco di Sales. In tal modo le si è tolto respiro e ci si è preclusi la possibilità di conoscerla appieno. Il libro della Stopp ha il grande merito di restituirci i caratteri peculiari di una personalità che risulta essere tra le più significative nel panorama spirituale della Francia secentesca." (dalla Premessa di Massimo Marcocchi)
Nel genere dell’intervista l’andamento autobiografico può essere l’occasione per rievocare un mondo e ripensare questioni aperte. È il caso di questo colloquio con Givone, il quale da un lato ripercorre gli anni in cui Torino era al centro del dibattito filosofico – bastino i nomi di Nicola Abbagnano, Luigi Pareyson, Pietro Chiodi, Augusto Guzzo, e dei più giovani Umberto Eco e Gianni Vattimo –, dall’altro riflette sull’eredità teoretica mutuata da Pareyson (il misterioso intrecciarsi di Dio con il male e la libertà) e sul suo stesso itinerario. Un percorso che, avendo al centro il problema del nulla – insieme possibilità di grazia, ma anche di annientamento –, ha condotto Givone a delineare un pensiero tragico che è, nel medesimo tempo, una filosofia del bene di vivere. Tragico perché sfida e sopporta le contraddizioni dell’esistenza, e teso verso il bene come modo di stare al mondo: custodendo le parole in cui si svela l’umano. Quelle parole che Givone ha cercato di catturare nelle sue prove narrative.
Il Vangelo di Giovanni è un testo complesso, e si presta a più letture: una, più immediata, riguarda direttamente la vita di Gesù, l'altra da voce a un simbolismo che rinvia alla riflessione teologica del redattore stesso. Ma questa molteplicità di significati permea il Vangelo con metodo, diventa il veicolo delle diverse visioni del mondo in esso contenute - di Gesù, dei discepoli, della comunità e dei "giudici" in primo luogo...
La lettura dei Diari - una miniera di intuizioni folgoranti, pensieri, preghiere, polemiche e spunti argomentativi - restituisce la complessità non sistematica ma edificante del pensiero filosofico e teologico di Søren Kierkegaard. Questa ultima edizione, di molto ampliata e rivista, riprende la versione del suo maggiore studioso italiano, Cornelio Fabro, svolta sull'integrale danese (20 voll., 1909-1948), pubblicata da Morcelliana nel 1948 e più volte ristampata. Ma l'attento spoglio compiuto dai curatori sulle carte postume, le lettere, i documenti e le opere complete, nel confronto fra la prima e i volumi già disponibili della nuova edizione critica danese, rende quest'opera del tutto originale nella traduzione e nelle note. Un classico, queste pagine dei Diari parlando del mondo si mettono in dialogo con Dio, la morte, l'amore, e toccano tonalità affettive come la noia, l'inquietudine, la pazienza e l'impazienza, l'angoscia... Un esercizio di pensiero quotidiano in cui traluce, sotto vari registri, la teoria dei tre stadi dell'esistenza estetico, etico e religioso.
Un libro per comprendere il «ritorno della religione» oggi nell'incertezza dell'esistenza umana. La definizione di religione come "prassi di superamento della contingenza" da parte di uno dei protagonisti del dibattito internazionale sui rapporti tra religione, società e politica.
Il rapporto tra Sigmund Freud e la filosofia evoca uno dei temi, forse il principale, che testimonia l'intreccio costitutivo tra la psicoanalisi freudiana e l'universo della cultura, dei saperi umani, in cui gioca un ruolo centrale la tradizione filosofica. Freud stesso ne era consapevole, come attesta la sua autobiografia. Era chiaro a lui, e resta evidente per ogni studioso di Freud, che attraverso quella relazione si torna a definire la fisionomia specifica del conoscere e del pensare psicoanalitici in quanto scienza, oltre che del pensare in quanto tale. L'originalità di questa prospettiva è esaminare il confronto costante che Herbert Marcuse, Jean-Paul Sartre, Jacques Derrida, Jürgen Habermas, Ludwig Wittgenstein hanno istituito tra il proprio pensiero e la psicoanalisi freudiana, e rilevare quali suoi aspetti di volta in volta sono stati utilizzati 'per la filosofia'. Se il primo passaggio di questa storia è costituito dal distacco della psicoanalisi dalla psicologia di Franz Brentano, maestro viennese del giovane Freud, il tema filosofico decisivo della contaminazione reciproca di psicoanalisi e filosofia è la nozione di pulsione. Si delinea qui uno stile nuovo del pensare filosoficamente la psicoanalisi.
Questo corso di Istituzioni di Filosofia, pubblicato in forma di dispensa nel 1968, rappresenta uno degli ultimi momenti dell'insegnamento di Emanuele Severino all'Università Cattolica di Milano, dalla quale si allontanerà nel 1970 per passare all'Università di Venezia. È un ciclo di lezioni contemporaneo alla stesura dei saggi Il sentiero del Giorno (1967), La terra e l'essenza dell'uomo (1968), Risposta ai critici (1968), in cui Severino approfondisce la svolta iniziata con Ritornare a Parmenide, e che culminerà con la raccolta di questi e altri saggi nel libro Essenza del nichilismo (Paideia, 1972). Ripensando a queste lezioni, Salvatore Natoli, allora assistente di Severino, ha scritto: "Severino [...] mi ha costretto a dare consistenza alle mie argomentazioni filosofiche, a fornire giustificazioni adeguate alle mie tesi e direi che mi ha definitivamente vaccinato dai vizi delle mode filosofiche". Rigore dell'argomentazione e attenzione al variare del significato delle categorie e dei problemi costitutivi della filosofia (identità, contraddizione, dialettica, verità, realismo, idealismo...): questo in sintesi il contenuto del libro.