
"Quanto più seriamente si prende in considerazione Dio, tanto più seriamente si prende in considerazione l'uomo". In questa lapidaria espressione si potrebbe sintetizzare l'itinerario teologico di Emil Brunner (1880-1966), il teologo riformato svizzero che ha segnato i passaggi cruciali della teologia protestante del '900. Dopo un avvio nel movimento della teologia dialettica, Brunner si lascia gradualmente pervadere dalla preoccupazione di parlare di Dio all'uomo contemporaneo. Si prefigge pertanto l'obiettivo "missionario" di attualizzare la rivelazione nel momento storico contingente, facendo interagire la parola di Dio con la realtà vissuta: la teologia, infatti, non può ignorare le domande dell'uomo contemporaneo. Da tale intento nasce la comprensione del duplice compito della teologia: quello apologetico (il nome scelto è eristica per richiamare la caratteristica dialogica di questa "nuova" apologetica) e quello dogmatico. Se il secondo si impegna a presentare la dottrina cristiana all'interno della comunità cristiana, il primo si occupa delle questioni di fede che si pongono al di fuori della medesima comunità e tende ad agganciare l'uomo offrendogli le risposte di senso che vengono dalla fede.(Giacomo Canobbio)
Dal maggio all’agosto del 1829 Hegel tenne sedici Lezioni sulle prove dell’esistenza di Dio. Una decisione che lasciò sconcertati non pochi contemporanei, ad esempio Goethe, ma che portava a compimento la vocazione profonda del pensiero hegeliano. Infatti, fin dagli anni giovanili lo sforzo di Hegel era stato di coniugare la scoperta del mondo moderno, la soggettività nel porsi come fondamento della libertà, e i contenuti propri della religione cristiana. Un problema che in quegli anni aveva avuto soluzioni diverse – in Jacobi, Schelling e Schleiermacher – e che in Hegel diviene l’occasione per mostrare come il movimento di Dio, in quanto estrinsecarsi dello Spirito nella storia, fosse lo stesso del movimento logico del concetto. Di qui il soffermarsi sulla prova ontologica di Anselmo, come se in essa si fosse mostrato nella sua purezza l’essenza del cristianesimo. È religione della libertà perché è manifestazione nel pensiero della potenza di Dio. Dio è pensiero in quanto è l’essere: un’identità che ancor oggi dà a pensare, fosse anche solo per cercare di smentire questa affermazione. Non solo: in queste lezioni il lettore scopre il fascino del filosofare hegeliano – della sua dialettica – nell’unire scientificità e ricchezza dell’argomentazione.
AUTORE: Hubert Jedin
TITOLO: Il concilio di Trento. Volume II
Il primo periodo 1545-1547
DESCRIZIONE: Il noto storico della Chiesa prosegue in questo secondo volume della grande opera dedicata al Concilio di Trento la narrazione criticamente documentata delle vicende attraverso cui si svolse l’assise più ricca di conseguenze per la vita della cristianità nell’epoca moderna. In queste pagine sono affrontati i lavori conciliari del primo periodo (1545-1547) di sessioni a Trento, prima della traslazione a Bologna: anni di altissima importanza, perché, determinato il programma del Concilio, vi si dibattono i temi teologici cruciali del peccato originale e della giustificazione, e vi si affronta il problema dell’essenza e del numero settenario dei sacramenti, di sommo rilievo liturgico e pastorale, mentre l’esigenza della «riforma cattolica» vi si afferma con la discussione sull’obbligo di residenza dei vescovi. L’esposizione di Jedin – che vi rivela sempre meglio le sue qualità di storico di razza, abile e profondo nelle sintesi – è come sempre scientificamente ineccepibile: vi confluiscono, oltre alle fonti principali edite dalla Görres-Gesellschaft, ampie e minute ricerche dell’Autore in numerosi archivi. Il vasto e circostanziato indice aiuta inoltre la lettura e l’approfondimento.
Piano dell'opera STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO di H. Jedin:
- Vol. I: Concilio e riforma del concilio di Basilea al quinto concilio Lateranense. Perchè così tardi? La storia precedente al concilio di Trento dal 1517 al 1545
- Vol. II: Il primo periodo 1517-1545
- Vol. III: Il periodo bolognese (1547-58). Il secondo periodo trentino (1551-52)
- Vol. IV*: La Francia e il nuovo inizio a Trento fino alla morte dei legati Gonzaga e Seripando
- Vol. IV**: Il terzo periodo e la conclusione. Superamento della crisi per opera di Morone, chiusura e conferma.
COMMENTO: Il noto storico della Chiesa prosegue, in questo secondo volume della grande opera dedicata al Concilio di Trento, la narrazione criticamente documentata delle vicende attraverso cui si svolse l'assise più ricca di conseguenze per la vita della cristianità nell'epoca moderna. In questo volume sono affrontati i valori conciliari a Trento del primo periodo (1545-1547).
HUBERT JEDIN è nato nel 1900 a Grossbriesen (Germania) e ha studiato teologia nelle Università di Breslavia, Monaco e Friburgo. Perfezionatosi negli studi storici all’Archivio vaticano dal 1926 al 1930, ha insegnato successivamente Storia della Chiesa nell’Università di Breslavia tornando in Italia nel 1933 come Bibliotecario al Campo Santo Teutonico, con una breve parentesi di tre anni, dal 1936 al 1939, a Breslavia come Archivista dell’Arcidiocesi, dando inizio anche alla sua opera più famosa: Storia del Concilio di Trento. Dal 1949 è stato Professore all’Università di Bonn; ha diretto la grande Storia della Chiesa (Jaca Book). È morto nel 1980.
La Morcelliana ha pubblicato inoltre di Hubert Jedin: Introduzione alla storia della Chiesa; Riforma cattolica o controriforma?; Il tipo ideale di Vescovo secondo la Riforma cattolica (con G. Alberigo); Chiesa della fede – Chiesa della storia; Il matrimonio (con K. Reinhardt); Storia della mia vita; Breve storia dei Concili. I ventuno Concili ecumenici nel quadro della storia della Chiesa.
SEZIONE MONOGRAFICA: I. Origene ed Evagrio nella cultura siriaca: storia, dottrina e testi, a cura di A. CAMPLANI e E. FIORI:- Encore une fois: Hénade ou Monade? Au sujet de deux notions-clés de la terminologie technique d'Évagre le Pontique (G. BUNGE)- "È lui che mi ha donato la conoscenza senza menzogna" (Sap 7,17): Origene, Evagrio, Dionigi e la figura del maestro nel Discorso sulla vita spirituale di Sergio di Resh'ayna (E. FIORI)- Discerning the Evagrian in the writings of Isaac of Nineveh: a preliminary investigation (S. BROCK)- Evagrio il Pontico negli scritti di Isacco di Ninive (S. CHIALÀ)Antoine Guillaumont (1915-2000) et Claire Guillaumont (1916-2005): Cinquante ans de recherches sur le monachisme ancien et Évagre le Pontique (P. GÉHIN).II. L'eredità di Origene in età medievale e moderna, a cura di F. COCCHINI:- Introduzione (F. COCCHINI)- Gregorio Magno e Origene sul Cantico dei Cantici (M. SIMONETTI)- Tommaso d'Aquino lettore di Origene: un'introduzione (G. BENDINELLI)- Il prologo di Giovanni in Origene e in Tommaso d'Aquino (D. PAZZINI)- Una nota sulla diffusione della tradizione origeniana in epoca medievale: Rodolfo di Biberach (M. RIZZI)- "In toto Origene non est verbum unum de Christo": Lutero e Origene (G. PANI)
DESCRIZIONE: Isidoro di Siviglia è una figura che non manca di sorprendere: fu celebre dai suoi tempi fino a tutto il Medio Evo (immortalato da Dante nel cielo dei sapienti, Par. X, 130-131), e di lui non abbiamo una biografia; fu originale nel nucleo del suo proposito di fornire un’affidabile e pronta enciclopedia dello scibile a popolazioni che non avevano altra fonte accessibile e nei suoi scritti singoli attinse dalle più varie parti senza apportare contributi personali specifici; fondò il genere letterario della Summa, e le Etimologie costituiscono un insigne monumento al suo merito.
È una personalità che giova quindi conoscere nella sua fisionomia esatta, con precisione di analisi e obiettività di valutazione. La presente Introduzione mira appunto a soddisfare questa esigenza. Ne illustra pertanto l’attività sociale e l’opera letteraria, esaminate quale proiezione del suo carattere e della sua mentalità.
COMMENTO: Un ritratto (la vita, il pensiero, la recezione nella posterità) del grande Padre della Chiesa, celebre per le sue Etimologie e Sentenze, che compendiano il meglio della cultura patristica.
FRANCESCO TRISOGLIO ha insegnato Storia bizantina e Storia della civiltà e della tradizione classica presso la Facoltà di Lettere, indirizzo classico, dell’Università di Torino. Della sua bibliografia – un centinaio di articoli e volumi – ricordiamo gli studi concernenti la letteratura greca (specialmente i tragici e gli storici) e latina (Cicerone e Plinio il Giovane), quella cristiana greca (Gregorio di Nazianzo, il Christus Patiens e Basilio) e latina (Cipriano, Ambrogio, Girolamo, Massimo di Torino) e quella bizantina (Procopio di Cesarea). Per Morcelliana ha curato Gregorio di Nazianzo, Autobiografia. Carmen de vita sua (2005); Isidoro di Siviglia, Le sentenze (2008).
DESCRIZIONE: Ferdinand Ebner ha visto nella parola la dimensione fondante dell’umano, e in Cristo-Parola il disvelatore di questa dimensione. È il senso della rilettura ebneriana della Bibbia e, in specie, del Prologo giovanneo. Un senso reperibile nell’opera qui tradotta, il cui titolo, indicando il “tentativo di uno sguardo rivolto al futuro”, mostra come nel linguaggio, nella sua stessa struttura grammaticale, ne vada dell’essenza dell’uomo.
L’uomo, riflettendo su se stesso, riconosce l’intima relazione essenziale con il Tu (prima divino, e poi umano), una relazione mediante la quale egli esiste come autentico “esser-persona”. Attraverso la parola l’Io si apre al Tu e sperimenta una singolare “passività” ricettiva che gli rivela l’essenza dello spirito.
Ma la domanda di fondo di queste pagine è essenzialmente apocalittica: esiste per “l’uomo del futuro” la possibilità della “parola giusta”? Una Parola in cui è in gioco la relazione dell’uomo con Dio, e la rivelazione del suo destino.
COMMENTO: Dal padre del pensiero dialogico, le riflessioni autobiografiche sul linguaggio nella sua dimensione esistenziale e religiosa.
FERDINAND EBNER (1882-1931) è considerato – insieme a Martin Buber, Hermann Cohen, Gabriel Marcel, Eugen Rosenstock-Huessy e Franz Rosenzweig – uno dei padri del pensiero dialogico. Tra le sue opere ricordiamo: Frammenti pneumatologici. La parola e le realtà spirituali, a cura di S. Zucal, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1998.
Dai trattati sul destino di Cicerone, dello pseudo-Plutarco e di Alessandro di Afrodisia - gli unici che l'antichità ci ha trasmesso - emergono dei temi divenuti classici. Il conflitto fra un'ontologia "chiusa" (dove l'essere è un tutto già da sempre compiuto) e un'ontologia "aperta" (con molteplici e indipendenti fattori del divenire) all'interno del pensiero ellenistico verte sul ruolo da attribuire al principio di causalità, ed è questa la sua specificità rispetto al modo in cui l'idea del "destino" si presentava non solo in Omero o nei Tragici ma anche nei pensatori più antichi come Pitagora, Eraclito o Parmenide, dove la nozione di causa è del tutto assente. In gioco è il rapporto fra destino universale e libertà particolare, fra l'esteriore e l'interiore, fra Dio e l'uomo o fra la natura e lo spirito, e in particolare la legittimità di ritagliare all'interno di un mondo condizionato da rapporti causali necessari uno spazio vuoto tale da poter essere gestito da soggetti autonomi. Ma se l'uomo è libero nella misura in cui svolge liberamente la parte assegnatagli dal destino, come dobbiamo spiegare i comportamenti negativi?Una dialettica necessità/libertà rimasta sostanzialmente inalterata nella cultura occidentale, prolungandosi con altri linguaggi e altri autori nel pensiero cristiano e nella filosofia moderna.
DESCRIZIONE: Paolo Ricca ci invita a fare quello che ogni essere pensante dovrebbe avere interesse a fare: liberarci dai cliché e dai pregiudizi. Nel caso di Calvino il primo, e più ingombrante, è quello dello spietato e freddo riformatore, uccisore del mite e ottimo Serveto. Va detto che – lo testimoniano le biografie e le sue parole – anche Calvino era mansueto e tenero negli affetti, desideroso di pace e di concordia. Questo non lo assolve certo dall’aver assecondato (non eseguito) la condanna al rogo di Serveto. Ma una volta di più dovrebbe rendere a noi più problematico il nodo che si ripresenta in tutta la cristianità – come in tutte le “fedi”, religiose o meno – del nesso tra la certezza del bene e la possibilità dell’errore.
In secondo luogo, se cerchiamo di esercitare “critica” invece di “pre-giudizio”, forse arriveremo a capire che anche la dottrina della predestinazione, inconcepibile, se assunta in maniera schematica da noi, figli della postmodernità, se invece considerata dialetticamente ci può aiutare a rimettere a fuoco, quanto meno, il dramma del rapporto tra destino e libertà, e, biblicamente, il dramma del conflitto tra la volontà di Dio e la decisione che spetta a ogni singola creatura.
Paolo Ricca ci esorta a prendere in considerazione, nel proporci di conoscere Calvino, la vera posta in gioco della Riforma: una ricerca intorno alla “verità”.
(Gabriella Caramore)
COMMENTO: Il pensiero di Giovanni Calvino nella lettura chiara e partecipata del massimo storico protestante italiano. La teologia, la dottrina della predestinazione, le vicende della Riforma, l'attualità.
BENEDETTO CARUCCI VITERBI è docente emerito di Storia della Chiesa presso la Facoltà Valdese di teologia a Roma. Per l’editrice Claudiana cura le Opere scelte di Martin Lutero. Presso la Morcelliana ha pubblicato: Le dieci parole di Dio. Le Tavole della libertà e dell’amore (20012); Il pane e il Regno. Commento al Padre nostro (2001); Evangelo di Giovanni (2005).
DESCRIZIONE: Il noto esegeta e studioso protestante di teologia biblica Gerhard von Rad in questo suo breve ma denso saggio riprende uno degli episodi più sconvolgenti dell’Antico Testamento, quello del sacrificio di Isacco chiesto da Dio ad Abramo. Accanto all’esposizione esegeticamente approfondita che ne offre con chiarezza e sobrietà, l’Autore, mostrando grande apertura culturale, presenta con concisione quattro interpretazioni del racconto, dalle quali la profondità abissale di questo momento “numinoso” della Sacra Scrittura appare nel riflesso di personalità tanto diverse e lontane nel tempo, quali Lutero, Kierkegaard e il filosofo polacco contemporaneo Leszek Kolakowski, da un lato, e Rembrandt dall’altro, del quale sono riprodotte quattro opere illustranti il sacrificio di Abramo. Dalle potenti intuizioni del Riformatore, pur legato ad una spiegazione “storica” del passo della Genesi, agli sviluppi inquietanti, filosofici e teologici, letterariamente intensi, di Timore e tremore del pensatore danese, alla cruda parodia, in chiave politica attualizzata, del filosofo polacco, alle variazioni grafiche e pittoriche, grevi di umanità e vibranti di fede biblica, del genio olandese, una ricchezza insondabile di significazioni e di stimoli si schiude da queste antichissime pagine scritturistiche.
COMMENTO: Un classico dell'intrepretazione biblica della vicenda di Abramo e Isacco, scritto dal maggiore esegeta del '900.
GERHARD VON RAD (1901-1971) ha insegnato all’Università di Heidelberg ed è stato tra i maggiori esegeti dell’Antico Testamento. Fra le sue opere, pubblicate da Paideia: Teologia dell’Antico Testamento, 2 voll. (Brescia 1972-1974); Genesi. La storia delle origini (Brescia 1993); Deuteronomio (Brescia 2004). Per Marietti: La sapienza in Israele (Genova 1975).