Lo psichiatra viennese Viktor Emil Frankl è considerato il fondatore della terza grande scuola di psicoterapia conosciuta come Logoterapia e Analisi Esistenziale, ideata come intervento per aiutare l'individuo a ritrovare il senso della propria esistenza. C'è sempre un significato della vita da realizzare ed è in potere dell'uomo ricercarlo e attuarlo: "Nel contesto della logoterapia, il significato non rappresenta qualcosa di astratto, ma qualcosa di assolutamente concreto: il concreto significato di una situazione, con cui un altrettanto concreta persona viene a confrontarsi". Prendendo posizione e distanza dalle scuole classiche di psicoterapia (quelle di Freud e Jung), Frankl ci ha insegnato che la felicità intesa come appagamento, non come semplice e puro piacere, deriva da un atteggiamento di apertura nei confronti della vita, dalle risposte che diamo alle richieste dell'esistenza. La tensione verso il logos (il senso) comporta una soddisfazione che va oltre il principio del piacere freudiano e talvolta può essere in contrasto con esso.
Tra il dicembre del 1943 e l'aprile del 1945 si consuma la tragica storia dei Puecher, una famiglia della borghesia milanese distrutta dalla guerra, tra Resistenza e deportazione: il giovane Giancarlo, ventenne, cattolico, idealista, partigiano subito dopo l'8 settembre, fucilato dai fascisti alla fine del '43; e il padre Giorgio, notaio, arrestato, deportato e morto di stenti a Mauthausen in nome della passione civile per cui era stato ucciso suo figlio. La drammatica fine di questi due eroi dimenticati della Seconda guerra mondiale viene raccontata in un lavoro meticoloso di ricerca di documenti e testimonianze, che la ricolloca in un quadro storico più ampio, dove Resistenza e deportazione sono strettamente connesse in un'unica lotta per la libertà e la democrazia. Vengono così analizzati i confini storico-geografici di Resistenza e deportazione in Italia, la nascita delle formazioni partigiane intestate a Giancarlo attive nel Comasco fino alla Liberazione, le operazioni di riabilitazione e commemorazione dell'"eroe borghese" nel dopoguerra. Una ricostruzione storica che ha come fine la ricerca nell'Italia di oggi di quei valori per cui Giancarlo e Giorgio Puecher hanno sacrificato la loro vita, per trasmetterne la memoria alle nuove generazioni senza revisionismi e senza retorica.
Nessuna tragedia dei mari e nessun episodio di guerra navale ebbero mai una risonanza e delle conseguenze mondiali paragonabili al naufragio del Lusitania. Intorno alla fine di questo transatlantico, enorme e lussuoso, chiamato "il levriere dei mari", silurato da un sommergibile tedesco presso la costa irlandese durante la Prima guerra mondiale, divamparono le polemiche e si addensarono i misteri. Il "dossier" pubblicato in queste pagine, costituito di articoli apparsi a quell'epoca, fa rivivere, nella sua tragicità, non solo la fine del Lusitania, ma anche l'intrigo in cui essa si inserisce. Una delle principali poste in gioco, nella campagna di stampa che seguì, fu la conquista dell'opinione pubblica mondiale e specialmente di quella americana, per consentire e giustificare, oltre all'aiuto finanziario e industriale degli USA, il loro diretto intervento nel conflitto. Fu un intervento decisivo per la sconfitta della Germania, ma anche vantaggioso per numerosi interessi privati, lontanissimi dai temi di giustizia in nome dei quali la popolazione americana era chiamata a dare il proprio contributo alla guerra. Attraverso il "dossier" possiamo seguire lo svolgimento dei fatti che accompagnarono il Lusitania alla sua fine e lo strascico di polemiche che seguì: una viva testimonianza di come la bella nave, con il suo carico di passeggeri fiduciosi e di materiali micidiali, andò verso il naufragio.
Nella Roma "città aperta" occupata dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943 spadroneggiano le SS di Kappler e i soldati della Wehrmacht; ma nella città giudicata cinica e indolente è una nuova leva di giovanissimi, ragazzi e ragazze, ad animare la ribellione per "rendere la vita impossibile all'occupante". Molti di loro avranno ruoli di primo piano nelle vicende politiche e culturali del nostro Paese nel dopoguerra. Questo libro racconta le scelte e i contrasti all'interno dei grandi protagonisti in campo: i Comandi nazisti, l'esercito alleato sbarcato ad Anzio, i partiti antifascisti, il Vaticano. Grazie a fonti ufficiali a lungo dimenticate, conversazioni telefoniche intercettate, lettere, diari di adolescenti, prendono voce gli uomini e le donne che vissero nove mesi di paura, di fame, di morte, ma anche di passioni, di innamoramenti e persino di speranze. È il grande affresco di una tragedia dell'Italia moderna, per molti aspetti ancora da scoprire.
"La Terra ci fornisce, sul nostro conto, più insegnamenti di tutti i libri. Perché ci oppone resistenza. Misurandosi con l'ostacolo l'uomo scopre se stesso", così inizia il libro dell'autore de Il piccolo principe. Un diario di viaggio tra cielo, sabbia e vento che racconta la difficoltà e la meraviglia di essere uomini nelle avversità, nella fatica, nella gioia. Al comando del suo aeroplano Antoine de Saint-Exupéry vola sul nostro pianeta per consegnarci la più commovente delle avventure, quella di essere uomini.
L'"Annuario Filosofico" nasce da una cerchia di studiosi particolarmente affiatati, dediti alla ricerca filosofica tanto nel campo storico quanto nel campo teorico. Essi si propongono anzitutto di rinnovare le categorie storiografiche nei punti in cui quelle in uso hanno dimostrato qualche insufficienza, di sfruttare la portata rilevante del dibattito filosofico attuale proponendo nuove interpretazioni di filosofie del passato, di riportare in circolazione correnti e autori meno studiati eppure capaci di far sentire una voce importante nella cultura filosofica contemporanea. Essi si propongono inoltre di allargare la problematica attuale con la trattazione di temi nuovi o insoliti nel clima filosofico odierno, con spirito alieno dalle mode e al tempo stesso decisamente anticonformistico, e di segnalare l'urgenza di tematiche oggi poco frequentate ma non per questo meno decisive nell'attualità. La rivista conta sulla collaborazione di quanti si riconoscono in questo programma e condividono questa impostazione, al di là delle singole proposte personali e dei particolari esiti speculativi, nella consapevolezza che in filosofia più che le differenze che dividono, importa la convergenza in una problematica comune.
Secondo Nietzsche la filosofia non nasce affatto, come si è soliti pensare, da un afflato disinteressato al sapere, ma da un'inquietudine esistenziale figlia dell'incapacità dell'uomo di dare senso alla precarietà della propria vita. Abbracciando tale prospettiva, questo libro invita a liberarsi dalla tendenza a considerare patologica ogni forma di disagio esistenziale per provare a pensare filosoficamente "la fatica di essere se stessi". Capitolo dopo capitolo, il volume si rivela un percorso di autenticità nel quale la malattia e l'eccesso di medicalizzazione, l'ansia da prestazione e il senso d'inadeguatezza, la bassa soglia di sopportazione delle difficoltà, il risentimento e il senso di colpa rispetto al tempo passato, la frustrazione per quello presente e l'angoscia per quello futuro, la relazione tra la paura di morire e quella di vivere si trasformano in opportunità per esaminare il nostro modo di essere al mondo e per vedere se l'esistenza, inquadrata da nuove prospettive, possa apparire sotto una luce diversa che ne rischiari il senso e le dia nuovo slancio. E se la filosofia non sarà sempre in grado di apportare agli uomini quella guarigione che "consisterà nel liberare l'anima dalle preoccupazioni della vita, per condurla alla semplice gioia di esistere" - come amava dire Epicuro -, essa potrà almeno insegnargli "a non farsi ingannare".
Il bue squartato è Nietzsche, da cui ciascun interprete si ritaglia una bistecca trascurando il resto. Gli altri macelli sono quelli che la vita fa di noi, quelli che noi facciamo di noi stessi e degli animali, quelli che in tutto il libro si fanno di luoghi comuni e di idee ricevute, nonché i "macelli" critici di grandi autori come Platone, Sant'Agostino, Bruno, Spinoza, Schopenhauer, Nietzsche, Heidegger, Hegel, Croce e altri, senza risparmiare gli autori odierni: macelli che Sossio Giametta fa, dopo lo scavo dei loro tesori, come continuazione del loro lavoro. Fino ad abbozzare in conclusione, con osservazioni scaturite dall'esperienza di una vita, un vero e proprio metodo filosofico ad uso dei giovani pensatori, che innova sui metodi classici come quelli di Descartes e di Spinoza. Giametta, intervistato da Giuseppe Girgenti in occasione del suo ottantesimo compleanno, racconta la sua esperienza tra Firenze e Weimar come collaboratore all'edizione critica Colli-Montinari delle opere di Nietzsche, come traduttore, saggista, narratore, critico letterario e giornalista, dà una nuova immagine di Nietzsche e una nuova sintesi di Schopenhauer, getta una profonda luce sul Cristianesimo e sulla Chiesa, esplora le radici dell'attuale situazione politica ed economica italiana ed europea, si interroga su aspetti problematici di Platone e trancia la questione della responsabilità politica di Heidegger.
Agostino compose il "De vera religione" fra il 389 e il 390 a Tagaste, appena tornato in Africa dopo un lungo e determinante soggiorno in Italia. L'opera risente molto del clima spirituale della cosiddetta conversione milanese (estate-autunno del 386). Nella sua relativa brevità è quasi una piccola "summa" dell'agostinismo, contenendo infatti una trattazione dei temi più importanti cui il filosofo avrebbe dedicato le opere successive. Se, da un lato, il suo pensiero seguì una naturale evoluzione nel corso degli anni, dall'altro si può notare come, rileggendo l'opera, il vecchio vescovo ormai prossimo alla morte, non ebbe da fare, nelle "Retractationes", che annotazioni molto marginali, e solo in caso di disapprovazione: il che conferma il duraturo significato del libro per l'intera parabola evolutiva del pensiero agostiniano.
Platero, minuto, peloso, soave, è un asino che ha l'acciaio dentro, acciaio e argento di luna fusi insieme. Juan Ramón, suo compagno di viaggio, è un poeta, uno dei grandi poeti spagnoli. L'uomo e l'asino, muovendo da Moguer attraverso la campagna dell'Andalusia, lambita dal palpitante oceano, camminano fianco a fianco. È un magico viaggio, restituito in centotrentotto istanti che toccano il cuore, tanti sono i brevi capitoli che compongono questa elegia andalusa di rara bellezza, dove una natura potente si intreccia con i paesaggi dell'anima.