
In questo saggio Richard Hays mira a dar conto della rappresentazione narrativa di Gesù nei vangeli canonici, con particolare riguardo per i modi in cui gli evangelisti rileggono le Scritture ebraiche vedendovi prefigurata la figura di Cristo. Detto altrimenti, Hays illustra come nei vangeli l'interpretazione figurale - resa possibile da una lettura che procede a ritroso - serva a dare testimonianza del Dio che si è incarnato in Gesù, che è lo stesso Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. L'unità letteraria figurale di Antico e Nuovo Testamento fa in tal modo emergere d'essere l'acme dell'azione con cui l'unico Dio si rivela. L'unico Signore confessato da Israele è lo stesso Dio attivamente all'opera nella morte e risurrezione di Gesù Cristo.
In quanto potenza politica egemonica, Roma incideva in grande misura sugli sviluppi culturali e religiosi nel suo impero, tanto più che nella visuale della religione propria dei romani la loro dominazione si doveva alla benevolenza degli dei. Anche per tali ragioni in questo libro si presta particolare attenzione alla politica religiosa dei romani e ai suoi rapporti con le posizioni religiose adottata dalle comunità giudaiche e da quelle cristiane della prima ora. In questa prospettiva, da una parte non si è trascurata alcuna delle problematiche fondamentali e della letteratura corrispondente; dall'altra si è mirato a formulare e documentare in termini chiari una problematica che è di primaria importanza anche per la questione della cosiddetta «separazione» delle strade.
Frutto delle ricerche più che decennali di uno dei maggiori studiosi dei samaritani, l?opera di Reinhard Pummer introduce alla storia, alla religione e alla letteratura, come pure alla cultura materiale dei samaritani, non soltanto del passato ma anche odierni. Sopravvissuti a persecuzioni, a discriminazioni religiose, politiche ed economiche, a disastri naturali, a conversioni forzate e ad apostasie tra le loro stesse file, i samaritani conservano ancor oggi la loro identità di custodi della legge e di rappresentanti autentici del popolo antico d?Israele. Col supporto di un apparato documentario di prima mano, anche iconografico, sempre illuminante senza mai risultare soverchiante, è in questo mondo che introducono le pagine di Pummer, a profitto di studiosi e studenti come del non specialista.
Il "Dizionario Teologico degli scritti di Qumran" prende in considerazione nella sua integrità il lessico dei manoscritti rinvenuti nei pressi del Mar Morto attorno alla metà del secolo scorso e ne illustra la semantica da una prospettiva primariamente teologica. Dopo la fase di ricostruzione, deciframento ed edizione del corpus integrale degli scritti qumranici, questo dizionario persegue il duplice intento di mettere a disposizione del grande pubblico i risultati raggiunti dalla ricerca più recente sulla letteratura portata alla luce nelle grotte di Qumran, e insieme di fornire allo studioso e allo specialista dati imprescindibili per qualsiasi lavoro che si concepisca saldamente radicato ai testi. Sempre più chiaramente va emergendo la grande varietà del giudaismo dei tempi di Gesù, e in questa prospettiva il Dizionario Teologico degli scritti di Qumran consente di comprendere in modo più puntuale lo sviluppo delle relazioni fra i grandi gruppi e raggruppamenti del giudaismo antico, in modo particolare il sacerdozio veterotestamentario e giudaico fino ai sadducei dell'età neotestamentaria. Da ?e?ed/???îd a k?bôd, passando per ji?r?'?l, questo terzo volume si distingue per Tutta una serie di voci di rilievo, ad esempio ??kam (sapiente), ??sab (calcolare, progettare), ??m?' (purità), ecc.
Preceduto da uno studio edito nel 2015 intitolato "Paolo e il dono", pietra miliare negli studi sull'apostolo e la sua teologia, questo nuovo lavoro di John Barclay riprende i temi principali dell'opera maggiore e al tempo stesso aggiunge, in un discorso non specialistico e più esplicitamente rapportato al mondo contemporaneo, ulteriori analisi della nozione del dono nell'antichità e delle dinamiche della grazia nelle lettere paoline. Affrontare Paolo dalla prospettiva del dono, dell'economia della grazia, concorre a far guardare il complesso della teologia paolina con occhi nuovi, risolve alcuni dilemmi di lunga data negli studi paolini e mostra come per molte dimensioni la concezione che Paolo ha della grazia non manchi d'interessare il mondo d'oggi.
I cristiani del terzo millennio riconoscono senza difficoltà che fra i primi cristiani c?erano schiavi, ma non altrettanto facilmente prendono atto che nel movimento di Gesù c?erano anche schiavisti che schiavizzavano altri cristiani. Tutti uniti in Cristo, fatto salvo che qualcuno resta proprietario di donne e uomini di cui può servirsi nella libertà più totale? Nell?antichità molti capifila delle varie chiese erano schiavisti, e la politica ecclesiale poi ecclesiastica sosteneva anche i diritti degli schiavisti. È con questa problematica che si confronta Jennifer Glancy, in un?ottica sia storica sia cristiana, mostrando come per le chiese dei primordi come per quelle moderne e odierne quella della schiavitù sia ben più che una questione di antichistica.
Spesso si pensa che - se c?è motivo di credere in Dio - siano più illuminate e più «moderne» quelle concezioni della divinità che corrispondano a criteri di ragione: Dio non potrebbe essere di forma simile a quella della persona umana. L?idea di Dio con un corpo, si chiede Christoph Markschies, sarebbe quindi una semplice e ingenua credenza infantile e l?antropomorfismo qualcosa di rozzo e arcaico, oppure anche oggi non mancherebbero motivi per pensare Dio in forma corporea e come persona? Le pagine largamente documentate di Markschies mostrano come nella storia cristiana l?idea che Dio abbia un corpo e sia di natura corporale non solo è stata di senso comune ma anche è forse la forma più radicale in cui si possa pensare l?idea dell?uomo creato a immagine di Dio: il corpo sta al culmine dell?opera di Dio, e di Dio dice qualcosa di fondamentale.
L'opera raccoglie i contributi che colleghi ed ex allievi hanno dedicato a Giovanni Garbini in due giornate tra la fine del 2019 e gli inizi del 2020, l'una all'Accademia Nazionale dei Lincei, la seconda all'Università «La Sapienza» di Roma. I diversi saggi ripercorrono i filoni di ricerca principali dell'eminente semitista e grande innovatore dello studio della Bibbia e dell'Israele antico, e fanno emergere la visione stimolante e spesso coraggiosa dello studioso e del maestro. A questa i ricordi personali aggiungono l'immagine di una personalità coinvolgente che coniugava la dedizione alla ricerca con doti umane particolarmente vive, doti imprescindibili di una figura indimenticabile.
Il silenzio si presenta come fenomeno culturale complesso che può essere, oggi come nell'antichità, interpretato dai punti di vista più disparati e definito nei modi più diversi. Nel suo studio Francesco Zanella si sofferma sugli aspetti principali della riflessione filosofica e teologica riguardo al silenzio nell'antichità tarda, in particolar modo nelle fonti letterarie del mondo classico, del cristianesimo, dello gnosticismo e dell'ebraismo. Intento del saggio è di fare emergere le relazioni, anche conflittuali, fra i diversi ambiti culturali, religiosi e letterari investigati, così da far luce su dinamiche al centro della storia delle idee nel mondo antico e tardoantico, della loro trasmissione e circolazione.
Questo volume 9 della Nuova Introduzione allo Studio della Bibbia fornisce una presentazione ragionata e approfondita, oltre che aggiornata, della ricca letteratura giudaica che per convenzione viene anche detta intertestamentaria, grosso modo contemporanea al Nuovo Testamento: i testi di Qumran, i cosiddetti apocrifi dell'Antico Testamento, la letteratura rabbinica. In questa nuova edizione ? aggiornata soprattutto sotto l'aspetto bibliografico (fondamentale, in particolare per gli scritti qumranici e le loro edizioni) ? i singoli testi sono presentati nei loro contenuti, situati nel contesto in cui videro la luce e presero forma, e messi in rapporto con la letteratura coeva, affine o per contenuto o per genere letterario.