Questo libro canta una speranza: Dio ci attende tutti al punto più basso dello sprofondamento scavato in noi dalle delusioni e dalla crudeltà della vita. Là l’uomo, come Giacobbe, lotta con Dio, perché entrambi si cercano.
Noi non siamo capaci di amare Dio, perché non sappiamo che Dio ci ama. E non sappiamo che Dio ci ama perché non lo amiamo. Questo è il circolo vizioso al quale la Rivelazione cerca di sottrarci.
Nel 1° capitolo ci si riferisce alla Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, per riuscire a capire che Dio ci ama, e soprattutto in che modo folle, inimmaginabile e persino opprimente egli ci ama.
Nel 2° capitolo si vede invece che, malgrado le apparenze, noi non lo amiamo, e che di conseguenza non sappiamo amarci gli uni gli altri, così come non sappiamo amare realmente la vita, la felicità o qualunque altra cosa con fedeltà, condannati in un certo senso ad essere intimamente insoddisfatti finché non avremo trovato il Salvatore.
Nell'ultimo capitolo, infine, si cerca di capire in che modo noi giungiamo ad amare Dio nonostante tutto: perché «ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio» (Lc. 18,27), ed egli riesce ad ottenere - per quali vie misteriose? - che noi l'amiamo perché comprendiamo il suo amore, e che, amandolo, penetriamo sempre più nell'ardente oscurità dal fondo della quale usciremo per sempre in piena luce...
Due brevi formidabili meditazioni che mettono in luce gli aspetti fondamentali del Cristianesimo che abbraccia tutti gli uomini, tutti i valori umani, ma anche tutti i tempi.
Nella prima meditazione viene messo in evidenza come ogni atto sia sacro e come il cristiano debba riscoprire la sacralità di ogni suo gesto e di tutte le cose che lo circondano; allora tutta la sua vita diventerà un culto a Dio.
Nella seconda meditazione, partendo dalla parabola delle dieci vergini (Mt 25, 1-13), si dimostra come non ci sia distinzione tra le dieci vergini: «tutte» si assopirono. Silenzio di Dio, notte, solitudine. Le vergini sono sole e il buio e il silenzio le circondano. È lo stato dell'anima che ha risposto a Dio, perché se si risponde sul serio a Dio si spezzano tutti i legami. Vergini sagge e vergini stolte sono ugualmente nella solitudine, nel silenzio, nella notte. Devi dare tutto e non ricevere nulla. Ti sembra di avere impegnato tutta la vita e che a nessuno importi del tuo dono.
È terribile questa condizione, ma è questo il vero amore. È segno che Dio ti ama, perché l’amore dona ed esige. Vuole tutto quel che sei. E tu come otterrai il suo dono se non resti desto ad aspettarlo, malgrado il buio e la solitudine? Devi avere la certezza che verrà, perché ti ha chiamato e deve tornare.
Primato di Dio e primato dell'esercizio delle virtù teologali: ecco, in estrema sintesi, il contenuto di queste pagine nelle quali don Divo Barsotti, seguendo il suo istinto spirituale, ha inquadrato ogni aspetto della vita umana, gettando una luce che ci permette di diventare più coscienti che l'esistenza, per essere autentica e dare un frutto che non si corrompe e non marcisce, deve essere una vita religiosa.
Queste poesie di carattere religioso dimostrano come noi esseri umani siamo come tante stanze bianche, vuote, riempite di volta in volta delle nostre personali memorie, ma la memoria del poeta, in quanto riconducibile a tutto il genere umano, è qualcosa di più dei ricordi dei singoli. È una memoria superiore e più vasta quella che vive in lui, così che il poeta esprime attraverso il proprio canto aspirazioni universali verso un mondo ideale di giustizia, di pace, di bellezza e di verità attraverso la gioia, l'amore o la sofferenza - sentimenti comuni a tutti gli uomini, in forme e modalità diverse. Ed è per questo che il vero poeta, esprimendo le radici più profonde della vita, parla un linguaggio che risulta nello stesso tempo vicino ad ogni essere umano.
Questo lavoro non è uno studio esegetico. Si tratta di riflessioni esistenziali sulla Parola di Dio della domenica, vissute nella preghiera di Adorazione Eucaristica di ogni venerdì sera nella chiesa francescana di San Bernardino di Verona. Il beneficio è notevole. È un testo che illumina la nostra vita cristiana, vita battesimale, nella quotidianità. Si consiglia di non leggere le riflessioni in fretta dall'inizio alla fine, ma, a ogni domenica, dare il suo tempo. Sono esperienze aperte a tutti, molto semplici, molto efficaci, molto serene, piene di luce.
La libertà è uno dei temi fondamentali non solo del pensiero umano, ma soprattutto della vita religiosa, in modo particolare del Cristianesimo. La vita del cristiano quaggiù in che modo può essere veramente piena libertà, assoluta libertà? L'assoluta libertà per l'uomo non è propria soltanto della vita futura?Questo libretto si propone di meditare questo tema, di approfondirlo, non di capirlo, certo, ma di avere nozioni se non altro più esatte, che d'altra parte ci daranno una grande luce sulla condizione dell'uomo quaggiù, sulla condizione dell'uomo nei confronti di Dio, sui rapporti dell'uomo riguardo a Dio nel Cristianesimo e finalmente nella vita del Cielo. Un testo ideale per la meditazione personale e per approfondire la propria fede.
Nel volume si affronta una tematica attuale. L'affettività, l'amore il sesso sono il cruccio di giovani ed educatori, genitori e operatori sociali...L'autore presenta il tema attraverso riflessioni, citazioni di grandi autori e di gente comune, foto a colori, box di informazione e approfondimento e testimonianze Il libro procede approfondendo, citando, ragionando su temi come intimità, castità, fidanzamento, omosessualità, sempre supportato da testimonianze. Un'opera che certamente "aiuterà le persone a scoprire le dimensioni più profonde dell'amore, che sono l'attenzione all'altro nella sua diversità, il desiderio profondo di un rapporto duraturo, totale, esclusivo..., la volontà di farsi dono all'altro": così parla di quest'opera, nella presentazione, monsignor Wilhelm Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone. L'opera presenta l'insegnamento della Chiesa nei testi fondamentali, con l'arricchimento di sintesi biografiche dedicate a personaggi che in ogni campo della vita han-no dato testimonianze imperiture nel tempo nostro e in mezzo ai problemi nostri: da Pier Giorgio Frassati a santa Giovanna Beretta Molla, dai martiri della libertà Flavio e Gedeone Colrrà a Pierina Morosini, al commissario Luigi Calabresi.
Don Divo lo chiamava "il Sermone della Montagna". Quante volte lo ha commentato nella sua predicazione! Da esso ne trasse persino dei versetti la ripetizione delle otto Beatitudini - che proclamò sotto forma di preghiera per tutta la vita, tutti i santi giorni che Dio mandava sulla terra, appena alzato al mattino presto. E quando diede vita ad un movimento di persone che seguivano la sua spiritualità, la Comunità dei figli di Dio, don Divo istituì come motto della Comunità una frase tratta dal Sermone della Montagna: "Ut sitis filii Patris vestri": "affinché siate figli del Padre vostro celeste" (Mt 5,45). D'altro canto, anche il nome stesso della sua Comunità, questo essere "figli di Dio", non è forse il filo conduttore di tutto il Discorso della Montagna?Il tema è di una importanza capitale, decisiva, nel cristianesimo di sempre. Infatti, se non sappiamo di essere figli, saremo sempre degli orfani che vagano nel mondo senza sapere bene perché siamo qui e che cosa dobbiamo fare. Mentre, se saremo veramente figli e realizzeremo la nostra adozione filiale, saremo sempre in faccia al Padre, umili e semplici. Potremo forse anche essere perseguitati ("beati voi quando vi perseguiteranno"), ma saremo sempre vivi e figli. Potremo essere anche uccisi, ma saremo sempre vivi e figli.