La fede collega il passato e il futuro, trasformando la memoria di ciò che Dio ha fatto in fiducia nella tenuta del suo amore nel tempo presente. "Oggi" è una delle parole - chiavi del Deuteronomio, Il libro del Pentateuco che rilegge l'alleanza offerta da Dio al popolo d'Israele "Ricordati del signore tuo Dio, perché Egli ti dà la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l'alleanza che ha giurato ai tuoi padri" (DT 8, 18) "Oggi" dice che la promulgazione della Torà è l'impegno della sua osservanza non sono un episodio del passato, ma si rinnovano ogni volta che popolo e individui se ne sentono interpellati.
La chiesa cattolica è chiamata ad assumere decisamente la teoria e la pratica della nonviolenza, per essere credibile con i suoi proclami di pace. Risolvere il dilemma morale fra pacifismo evangelico e responsabilità storica, è un kairós, un'occasione per inverare lo shalom pasquale con atteggiamenti sociali coerenti e scelte politiche creative. La pace, dono escatologico da invocare e attendere nella sua definitività, avrebbe un già nella storia dei facitori di pace che finalmente sarebbero beati (cfr Mt 5,9) anche di parziali ma concreti avvicinamenti al Regno.
Queste pagine si interrogano sul tipo di verità che la Bibbia dischiude e sul tipo di linguaggio o genere letterario usato. Né scientifico né filosofico né estetico, il sapere custodito dal testo biblico è di carattere "erotico". Vi si trova la risposta alla domanda del Simposio di Platone "che cos'è l'amore", ma espressa nella modalità di un racconto - la Torah vera e propria - e con un'altra prospettiva: non l'amore che attira tutto a sé irresistibilmente, bensì l'amore come libertà d'amore che ama gratuitamente e chiama ad amare gratuitamente. Sovversivo dell'indifferenza, dell'ingiustizia e della violenza, l'amore narrato dal testo biblico è l'amore di bontà o giustizia, incarnazione stessa della trascendenza nella storia.
Un libro nato da un confronto critico e un dialogo schietto tra due diverse esperienze spirituali – quella cristiana e quella buddhista – sul piano di quel “cuore” di ogni via religiosa che i cristiani chiamano “amore”, “carità”, “misericordia”, e i buddhisti chiamano “amicalità”, “in-nocenza”, “compassione”. Senza cedere a facili sincretismi, è rivolto a tutte le persone in ricerca di un incontro autentico tra due vie religiose: ai credenti cristiani e ai praticanti buddhisti che, come parte del proprio cammino, desiderano far dialogare in sé due diversi mondi spirituali; alle persone coinvolte a vario livello nel dialogo interreligioso.
Da quella straordinaria sera dell'11 Ottobre 1962, quando Giovanni XXIII, il 'Papa buono', dalla finestra del Palazzo Apostolico inviò una carezza a tutti i bambini della terra, suscitando un'ondata universale di tenerezza, che al suo sguardo paterno sembrava coinvolgere persino la luna, enormi trasformazioni sono avvenute nella vita della Chiesa e del mondo. Grazie al Concilio Vaticano II, inaugurato quel giorno, si può dire che i processi della storia della Chiesa e della vicenda dell'umanità intera si sono avvicinati e intrecciati come forse mai prima era avvenuto. Mai un'assise conciliare aveva prestato tanta attenzione alle sfide del tempo; mai la storia era entrata con tanta consapevolezza nell'autocoscienza della Chiesa; mai allo stesso modo i Vescovi in Concilio avevano avuto coscienza di essere essi stessi protagonisti di una svolta dalle conseguenze epocali. Lo si rileva seguendo la struttura fondamentale della riflessione conciliare nella sua triplice articolazione in rapporto al passato, al presente e al futuro della Chiesa.
Che cosa rende unico il Triduo pasquale? Come una liturgia solenne rivela la fede nel Signore "crocifisso-sepolto-risorto"? In che senso una volta all'anno si rinsalda l'esperienza di Dio? Il saggio pone al centro le due scene-madri del rito dell'Adorazione della Croce, il Venerdì santo, e della Veglia nella Notte santa, con l'intervallo dello stare in silenzio davanti al sepolcro di Gesù. La Parte prima è dedicata all'unità celebrativa tra il Crocifisso e il Risorto trasmessa dalla fede. Poi nella Parte seconda le meditazioni sulle Scritture rafforzano l'esperienza di Dio vissuta durante l'intera Settimana santa. Il libro, poiché tratta del legame spirituale tra fede, rito e vita nel Triduo, è corredato da una Postfazione di Andrea Grillo, professore ordinario di teologia liturgica e sacramentaria al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma e all'Istituto di Liturgia pastorale Santa Giustina di Padova.
Il costante riapparire del demoniaco nelle cronache dimostra che il diavolo è un caso serio anche per l'uomo divenuto adulto, come direbbe Dietrich Bonhoeffer. Alla luce dell'ermeneutica filosofica e teologica contemporanea, il testo si chiede se e in quale diavolo crede l'epoca della post-secolarizzazione e del post-moderno che caratterizza l'Occidente. Indaga inoltre la fenomenologia delle variegate sette sataniche chiedendosi come sconfiggere il Maligno oltre i limiti e le strettoie delle "tecniche esorcistiche" e impegnando in questa lotta non solo le chiese ma anche la società civile.
Per Qoèlet "tutto è vanità". Ma aggiunge: "Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l'uomo". Il timore non è la paura di Dio ma il riconoscimento della sua alterità e la consegna di sé alla sua gratuità che responsabilizzano e trasformano l'inconsistente in consistente. Se le parole dei saggi - i saggi che hanno impresso la loro saggezza nei versetti biblici sono un pungolo è perché quelle parole custodiscono la luce che trasforma l'inconsistenza umana in consistenza per grazia.
Osserva Walter Benjamin come la conoscenza in ambito letterario venga a darsi solo in maniera fulminea, laddove il testo continua a lungo a risuonare come un tuono. All'incontrario il lavoro critico - e questo lavoro critico di Maria Lenti - ha da sviluppare al massimo grado il nesso espressivo che lega la poesia, nel nostro caso quella dialettale, alla lingua nelle sue molte implicazioni: una lingua che fluttua per così dire nella propria materialità a qualche centimetro da terra. E una lingua cui la qualità a sua volta di poetessa della saggista urbinate reca l'apporto di un proprio linguaggio che contiene ovviamente gli echi di altre lingue e stili offrendo ai testi analizzati ulteriori parole e ritmi. Di fronte all'universo delle opere e dei poeti presi in esame, la voce di Maria Lenti non è una voce indifferente o neutra: non è voce che si privi di se stessa, come si è detto, ma è insieme il racconto di una vicenda espressiva, quella della letteratura italiana in neo-volgare, che ha anch'essa contribuito a non lasciar svanire nell'ombra il volto della poesia.
Il viaggio esistenziale del protagonista per eccellenza della storia del Graal descrive le tappe di un percorso di Risveglio ove accade il transito dall'ego al Sé, centrando la personalità nella Trascendenza che si rivela nel dono della vita. Nell'immanenza di una domanda posta al volto concreto di un ferito, si attinge il senso trascendente del vivere.