«Ci si evitava a vicenda, come la lepre rifugge il leone». Nata nelle sconfinate steppe asiatiche, la Peste Nera che ha travolto il pianeta nella metà del Quattordicesimo Secolo è la più terribile pandemia che l'umanità ricordi: un terzo della popolazione europea ne cadde vittima. Un dato che equivarrebbe oggi a oltre 200 milioni di persone. Ovunque si diffuse il panico, si insinuarono agghiaccianti sospetti, si misero in atto illusori mezzi di prevenzione, si scatenarono selvagge cacce a presunti colpevoli. Ma alla fine di quel cupo incubo, tutta l'Europa, da Venezia alla penisola iberica, dai Paesi di lingua tedesca a Firenze, si destò diversa. Come annota Alessandro Barbero quegli eventi spaventosi, che comportarono un momentaneo imbarbarimento di tutti gli standard morali, non si lasciarono dietro un mondo istupidito e in declino, bensì una società formicolante d'una ritrovata voglia di vivere. Il Medioevo si accingeva al tramonto, e una nuova alba sorgeva sul Mondo Nuovo.