«Leggendo questo ultimo lavoro di Antonello Di Mario si ha l'impressione di ripercorrere le cronache di una guerra di trincea, in cui si lotta con ogni strumento - dagli obici ai morsi - per guadagnare un palmo di terra, una cima in mezzo a una pietraia dove è impossibile nascondersi, o per difendere una posizione strategica conquistata tra mille difficoltà. Occuparsi di lavoro è difficile; difendere quello che c'è è impresa ardua, moltiplicarlo una meta che tutti vorremmo che fosse raggiunta, anche se nessuno sembra sapere come. Complesso il ruolo del sindacato, intrappolato in un presente un po' senza respiro; pressante e angosciante perché ci sono di mezzo le vite di persone concrete per le quali il lavoro è l'unica risorsa. Bisogna trovare una strada o delle strade per consentire a tutti non tanto di avere un reddito quale che sia, ma di potersi guadagnare da vivere - come si diceva una volta - e costruire su questo il proprio progetto di vita. Allargando un poco lo sguardo, come si può fare su un vasto panorama da un osservatorio che lo sovrasti, potremmo vedere e ricordare come, da almeno un paio di secoli, la lotta per il lavoro, per un lavoro giusto, ben retribuito, dignitoso, salubre, protetto sia stato l'impegno caratteristico e distintivo del nostro popolo. Dalle leghe contadine e dalle Società di mutuo soccorso in poi, la nostra coscienza democratica e civile si è sviluppata su questo terreno, coinvolgendo grandi masse di popolo in una lotta di liberazione che è anche essa - come la Resistenza e la lotta al nazifascismo - alla base della nascita della Repubblica italiana e ispirazione certa della nostra bella Costituzione. Chissà se questa storia di tutti noi, e il ruolo che ha avuto il movimento operaio e sindacale, è ancora interpretata come una forza identitaria viva, a cui attingere per guardare con rinnovata fiducia e impegno al compito inderogabile di immaginare e creare una nuova stagione del lavoro. Senza questo la vita delle persone è a rischio, e anche la nostra cultura democratica, che non è sfoggio di slogan o di idee, ma consapevolezza di essere parte di una storia difficile e bella, animata, generazione dopo generazione, da gente comune che non si è arresa di fronte a difficoltà apparentemente insormontabili e ad avversari potenti. Il libro di Antonello, così incalzante e bagnato di concretezza, ci avvisa dell'urgenza di rimetterci in marcia insieme, pensando all'oggi, al domani e al dopodomani, forti di ciò che siamo stati e che possiamo, se lo vogliamo, sempre essere.» (dal Post scriptum di Agnese Moro) Prefazione di Carmela Barbagallo. Presentazione di Paolo Pirani. Introduzione di Enrico Marro.
Eccoci, tutti noi, figli di un'Italia multietnica e variopinta. Eccoci, raccontati dall'abile penna di chi l'Italia non solo l'ha vissuta, ma sa descriverla minuziosamente, cogliendone particolari e sfumature. Storie di quotidiana follia (Rupert), di amicizie infinite (Antonio), di donne tradite (Flavia) e uomini disillusi dall'amore (Alberto), cronache di un'Italia selvatica e rurale, incantata dai miti antichi, della cui magia ci resta ben poco (Annibale). Per ogni nome una storia, un inizio e una fine, e nel frangente che li separa la percezione di un'insolita inquietudine, come se qualcuno ci avesse appena ricordato che la grana dei racconti è quella della realtà in cui siamo vissuti e di cui non ci siamo mai realmente accorti. Storie amare e malinconiche, storie gioiose e allegre, che si compongono in un mosaico colorato da cui emergono meraviglie e miserie, mescolate come nella vita.
In questa "lettera d'amore" alla moglie Barbara, scomparsa da poco, Antonio Ghirelli, giornalista e scrittore, ne ricostruisce un ritratto tenero e struggente, ripercorrendo sessantacinque anni di "esistenza condivisa", scanditi dalle tappe di una vicenda privata (il folgorante primo incontro nella sede della Rai a Napoli nel 1944, il matrimonio, la nascita dei figli, la sua brillante e movimentata carriera) sullo sfondo di grandi avvenimenti storici (la guerra, gli americani a Napoli, la liberazione, la nascita della democrazia, il boom economico, il terrorismo, tangentopoli, eccetera). Emerge, anche attraverso il ricordo di amici e personalità che l'hanno conosciuta, la figura di una donna davvero "incantevole", affascinante anche dopo gli ottant'anni, dolcissima e decisa, socievole e discreta.
Questo libro sovverte completamente la vecchia e stereotipa immagine del santo stimmatizzato, cioè di san Francesco d'Assisi. Dopo attenti studi sulle fonti francescane l'autore ha appurato che Francesco non ha mai fondato un Ordine di frati, non è vissuto secondo i precetti della Chiesa e soprattutto non è stato un cristiano, ma un panteista. La religione francescana, la terza in Italia dopo quella romana e quella cristiana, non è giunta a compimento e può dirsi perciò abortita, poiché Francesco era troppo debole nel confrontarsi con la Chiesa, poiché era in precarie condizioni di salute e anche poiché la sua morte fu prematura: forse fu avvelenato per un accordo tra la Curia romana e un gruppo di conventuali. L'autore di questo libro ha tenuto ad Assisi un ciclo di cinque conferenze, con cui ha illustrato il vero pensiero di Francesco e lo ha posto al fianco di Giordano Bruno, il primo filosofo in Occidente che formulò un sistema panteistico e che perciò fu condannato al rogo. Nel 1228 Gregorio IX, il papa che canonizzò Francesco, dette incarico al frate Tommaso da Celano di scrivere la vita del santo: è da quella agiografia che sono derivate le leggende che perdurano ancora oggi. Adino Universi è lo pseudonimo di un matematico napoletano, che ha intrattenuto rapporti culturali con Benedetto Croce e Renato Caccioppoli. Prima denunciato dai fasciti, perseguitato anche negli anni del dopoguerra, ha conosciuto duri anni di esilio.
In questi scritti giornalistici l'autore ricostruisce la figura di Aldo Moro nella sua poliedrica attività di docente, di cattolico impegnato , di dirigente del maggior partito democristiano d'Europa, di ministro e di Presidente del Consiglio. Antonello Di Mario è nato a Terracina il 12 giugno del 1966. Giornalista professionista, laureato in Scienze della comunicazione, lavora a Roma come responsabile dell'Ufficio stampa della Uilm nazionale.