Nonostante cellulari e internet, la solitudine è diffusissima anche oggi: anzi, il desiderio di relazioni significative sembra crescere con l’aumentare dei mezzi di comunicazione. Vi sono senza dubbio vari tipi di solitudine; ciascuno di essi comporta dei pericoli, ma rappresenta anche una opportunità per la nostra vita. Sì, a certe condizioni, la solitudine può costituire una forza preziosa per la realizzazione di sé.
Dalla quarta di copertina:
La solitudine è forse oggi più diffusa che in qualsiasi altra epoca della storia umana. Nonostante i cellulari e i ‘messaggini’, il desiderio di relazioni significative sembra crescere in proporzione diretta alla nostra accessibilità.
In Il cuore inquieto Ronald Rolheiser individua vari tipi di solitudine ed espone i pericoli e le opportunità che essi rappresentano nella nostra vita. Attingendo alle parabole contemporanee tratte dalla letteratura, dal cinema e dalla propria esistenza, l’autore ci fa vedere come la solitudine possa essere straordinariamente creativa e costituire una forza preziosa quando viene riconosciuta, accettata e usata come un catalizzatore dinamico. Con la sua riconosciuta chiarezza di visione, la sua onestà e la sua intelligenza, Rolheiser ci presenta un approccio specificamente cristiano in vista di un’esistenza consapevole e impegnata, proponendo suggerimenti che renderanno liberi i lettori di scoprire un maggiore senso e una migliore realizzazione di sé nella propria vita.
Melodia di fondo del Nuovo Testamento, la gioia interiore messa in moto dalla fede dona energia e rinnovamento. È una felicità profonda e calda che, dall’interno del nostro cuore, riesce ad accompagnarci e a sostenerci attraverso tutte le avversità dell’esistenza.
Dalla quarta di copertina:
La fede mette in moto la gioia interiore che dona energia e rinnovamento. È una gioia profonda e calda dentro il nostro cuore, che riesce ad accompagnarci e a sostenerci attraverso tutte le avversità dell’esistenza. Per Eduard Lohse la gioia è la melodia di fondo del Nuovo Testamento.
L’autore analizza i motivi, i contenuti e la trasmissione della gioia nelle comunità cristiane delle origini e mette in luce in modo nuovo i diversi toni che assume la gioia, in base ai testi evangelici e alle epistole paoline. Lohse mostra con abilità il legame tra Antico e Nuovo Testamento. Il motivo della gioia percorre la Bibbia come un filo conduttore.
Recensioni:
"La gioia è un frutto e una conseguenza della fede", scriveva Martin Lutero. Da questa riflessione prende le mosse questo volumetto che vuole dimostrare la verità. L'Autore analizza i motivi, i contenuti e la trasmissione della gioia nelle comunità cristiane delle origini, proposta in modo nuovo nei testi evangelici e paolini.
L’opera rappresenta un’impresa di tipo nuovo, in quanto esposizione completa della storia della Chiesa elaborata insieme da storici delle grandi confessioni cristiane, secondo i più moderni criteri storiografici. L’Introduzione all’edizione italiana è di Alberto Melloni.
Dalla quarta di copertina:
La Storia ecumenica della Chiesa, in questa nuova edizione, è stata sottoposta ad una radicale rielaborazione che ha mutato sotto vari aspetti la sua forma originaria, inclusa una nuova periodizzazione.
L’opera rappresenta un’impresa di tipo nuovo, in quanto esposizione completa della storia della Chiesa elaborata insieme da storici delle grandi confessioni cristiane, secondo i più moderni criteri storiografici.
Un manuale nuovo per lo studio e un libro di lettura, aggiornato al periodo attuale, in tre volumi:
1. Dagli inizi al Medioevo
2. Dal basso Medioevo alla prima età moderna
3. Dalla Rivoluzione francese al 1989 (in preparazione)
Un’ampia e magistrale introduzione che rivisita le grandi questioni che hanno segnato la comprensione della chiesa lungo la storia. Il testo pone a fondamento dell’ecclesiologia le categorie di comunione e di sacramentalità. Quest’ultima, in particolare, permette di affrontare la complessità della chiesa intesa come istituzione.
Dalla quarta di copertina:
Partendo dall’avvenimento esistenziale e teologico che ha significato il concilio Vaticano II (1962-1965), e più in concreto la sua costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, si propongono come fondamenti ecclesiologici le categorie di comunione e sacramentalità. Quest’ultima permette di affrontare la complessità della Chiesa ricuperando anche la categoria di istituzione in modo positivo, e cioè intendendola come quell’ambito comunitario-sacramentale dove si professa, si celebra e si testimonia la fede cristiana.
L’opera si struttura in modo sincronico. L’ampia introduzione generale rivisita le grandi questioni che hanno segnato la comprensione della Chiesa lungo la sua storia. In secondo luogo si offre una fondamentazione della Chiesa basata sulla sua radicazione in Cristo, sui nomi che la definiscono e sul principio ermeneutico della sacramentalità. Da ultimo, tre grandi temi si succedono e integrano la trattazione: la Chiesa come filiazione e fraternità in Cristo; la Chiesa come comunità; la Chiesa come società. L’opera si conclude con varie appendici, tra le quali è da segnalare una guida di lettura della Lumen gentium.
Recensioni:
[...] Strumento di studio e di consultazione, il volume raccoglie indubbiamente una molteplicità di informazioni e di dati bibliografici, che possono risultare utili soprattutto per i cultori della materia e, in una certa misura, anche per chi si sta introducendo nello studio dell'ecclesiologia. La presentazione degli argomenti, in cui convergono elementi già certi e questioni aperte sulle quali l'A. non manca di prendere posizione, è inframmezzata da alcune note, nelle quali trovano spazio ulteriori puntualizzazioni tematiche. Si tratta di un accorgimento utile, che permette di approfondire l'argomento, senza distogliere l'attenzione dalla tematica di fondo che il Piè-Ninot amplia altresì con suggerimenti bibliografici nel testo o nelle note a pie' di pagina.
S. Mazzolini, in La Civiltà Cattolica 3789 (maggio 2008) 301-303
Si tratta di una bella teologia, in cui il rigore del metodo e la ricchezza del percorso fanno pensare a una novità doverosa e sensata. Pensare altro per rimanere nella Tradizione.
Stella Morra, in Letture 647 (maggio 2008) 61
È bene sottolineare la coerenza interna dell'impostazione che permette inoltre di ripercorrere le questioni ecclesiali ed ecclesiologiche più rilevanti, lasciando in chiaro le scelte intellettuali dell'Autore nei diversi ambiti della problematica: cooriginarietà della Chiesa universale e delle Chiese locali, elezione dei vescovi, ruolo del laicato, ordinazione della donna, ecc. [...] Certamente, con questa attenzione costante alla realtà ecclesiale e all'elaborazione riflessa di questa realtà, l'A. supera di gran lunga l'obiettivo che si era proposto: offrire elementi di approfondimento per una riflessione teologica ed accademica appropriata che aiutino la rivitalizzazione pastorale della vita ecclesiale concreta.
S. Madrigal S.I., in Rassegna di teologia 49 (1-2008) 169-171
Questo libro è dedicato soprattutto a coloro che soffrono e che si interrogano sul senso della loro sofferenza. Ma chiunque segua Gesù nel cammino della fede deve cercare una risposta al perché del dolore, a fronte del credo professato in un Dio buono e onnipotente. Per scoprire che, nella croce e nella risurrezione di Gesù, il problema appare in una nuova luce.
Dalla quarta di copertina:
Perché tutto il dolore umano? Per gli uni la sofferenza è la «rocca dell’ateismo» e la principale obiezione contro la fede in Dio. Per gli altri la sofferenza umana si può sopportare con dignità solo se Dio si fa garante che il dolore non è l’ultima parola sulla vita degli esseri umani.
«Gesù è spirato gridando: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Chiunque segua Gesù nella fede non può esimersi dall’affrontare questo interrogativo del suo Signore morente; anzi, deve cercare una risposta al perché del dolore, a fronte della fede in un Dio buono e onnipotente» (Gisbert Greshake).
Recensioni:
Un libro scritto bene e che fa bene questo di Greshake.
G. Segalla, in Studia Patavina 55 (1-2008) p. 305
Un particolare colpisce il lettore del libro di Gisbert Greshake, "Perché l'amore di Dio ci lascia soffrire?" è quello relativo al giorno in cui l'autore ha firmato la prefazione e che - ecco il particolare denso di significato - è coinciso con la festa della «Esaltazione della Croce». Infatti, l'interrogativo potente e terribile riguardante la presenza del male e del dolore nel mondo, che da sempre tormenta la mente e il cuore degli uomini, non può trovare risposta se non nella passione e morte di Cristo. Ciò non significa che l'uomo possa o debba smettere di affaticarsi intorno a esso, ma sarà ben difficile che, senza un chiaro riferimento alla fede in Gesù morto e risorto, sia possibile trovare una via d'uscita dall'angosciante questione che già fece fremere la straordinaria intelligenza di Sant'Agostino. A questo riguardo non casualmente, lo stesso Greshake, noto teologo con un significativo passato di docente nelle Università di Vienna e di Friburgo, così chiarisce il senso del suo lavoro: «La seguente riflessione teologica, perciò, si sforza di conseguire un ragionamento concludente e una concatenazione stringente nell'argomentare, ma può trovare la sua dimostrazione soltanto nella prassi di fede, speranza e carità». Guardando al Signore, il cristiano inquadra l'esperienza del dolore in un contesto nuovo che fa perdere a essa l'insensatezza e l'inutilità che sembrano caratterizzarla: la sofferenza di Cristo, vissuta per e con amore, diventa il paradigma e la prefigurazione di ogni umano patire che non rimane confinato in una insignificante sterilità, ma si apre alla speranza: «Soltanto chi ama - scrive l'autore - è in grado di sopportare la sofferenza, di integrarla, di superarla... La sofferenza e il superare la sofferenza soffrendo sono quindi la via concreta dell'amore di quel Dio la cui onnipotenza non opprime la creatura, ma la colloca nell'autonomia e nella libertà per vivere l'amore». Muovendosi entro queste coordinate, Greshake, nella seconda parte del libro, dedica un'intensa riflessione alla drammatica esperienza dei limiti della vita, quella che tocca in particolare i malati cronici, i disabili, gli infermi, i moribondi. Anche in questo caso, la fede cristiana autorizza la speranza, come insegna San Paolo nella Seconda Lettera ai Corinzi: «Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi; portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo».
M. Schoepflin, in Avvenire del 06/09/2008
Sono meditazioni che mettono a tema, in uno stile piano e colloquiale, l’“oggi” dell’evento salvifico che viene celebrato – e dunque attualizzato – nella liturgia. Infatti per noi la storia di ieri non è “liquidata”, non sta alle nostre spalle; quanto è avvenuto non è “concluso” e rimane aperto, affinché noi ci lasciamo inserire in esso.
Dalla quarta di copertina:
«Noi celebriamo
non eventi del passato,
ma il presente
delle azioni salvifiche
di Cristo,
che vengono compiute
qui e ora in noi»
(Gisbert Greshake).
Sei schemi classici e al tempo stesso innovativi per celebrare la Via crucis. Tre schemi sono appositamente pensati per le famiglie e i ragazzi; gli altri tre schemi sono maggiormente adatti ai gruppi ecclesiali e alla comunità parrocchiale in senso più ampio. Un sussidio ideale per la Quaresima e il Venerdì santo.
Dalla quarta di copertina:
Percorrere la “Via della Croce” è una pratica antica, che trova la sua origine nei riti compiuti dai pellegrini che raggiungevano la Terra Santa. Diffusa dai seguaci di Francesco d’Assisi nell’Europa latina, essa dà espressione a una religiosità sincera e popolare.
Attuale anche ai nostri giorni, la Via crucis offre la possibilità di riconoscere nelle sofferenze di Gesù l’amore di Dio, tenace e smisurato, che continua a offrire misericordia e grazia.
Questo fascicolo offre sei schemi di celebrazione. Nella prima sezione sono raccolti tre schemi appositamente pensati per le famiglie e i ragazzi. Nella seconda sezione vengono presentati tre schemi adatti ai gruppi ecclesiali e alla comunità parrocchiale in senso più ampio; l’ultima di queste proposte, poi, si presta all’utilizzo nei riti del Venerdì santo: è un itinerario di riflessioni, in forma di preghiera, modellato sulle stazioni della Via crucis.
Come possiamo oggi fare delle esperienze simili a quelle dell’Apostolo delle genti e che cosa ha ancora da dirci la sua teologia? Può Paolo aiutarci a vivere da cristiani nel mondo d’oggi? In quali esperienze vorrebbe introdurci? E qual è per lui l’essenza del cristianesimo? Un approccio “esperienziale”, nello stile concreto e affascinante di Anselm Grün.
Dalla quarta di copertina:
«Non essendo io un esegeta, non sono nelle condizioni di chiarire le discussioni specialistiche su Paolo o di esporre in maniera completa la sua teologia. In questo libro mi limiterò a descrivere le esperienze che stanno alle spalle della sua teologia. E mi domanderò di continuo come oggi possiamo fare delle esperienze simili alle sue e che cosa oggi la sua teologia ha da dirci. Ci aiuta oggi a vivere da cristiani? In quali esperienze Paolo vorrebbe introdurci? E qual è per lui l’essenza del cristianesimo? Egli entrò allora in un mondo ricco di svariate concezioni religiose. Anche oggi noi viviamo in una società multireligiosa. Guardando a Paolo, come possiamo rendere comprensibili le realtà centrali della nostra fede? E, come cristiani, che cosa distingue l’esperienza della nostra fede dall’esperienza religiosa di altri?» (dall’Introduzione).
Recensioni:
Il noto teologo benedettino Anselm Grün ci regala, con questo testo su San Paolo, una ricostruzione dell'esperienza religiosa del grande apostolo che ripercorre e chiarisce in modo esauriente i momenti e i temi fondamentali del suggestivo e potente cammino di fede da lui compiuto. Il proposito di Grün è non solo quello di descrivere le esperienze che stanno alla base della teologia paolina, ma anche di indicare ai credenti i modi attraverso i quali porsi nel solco da essi tracciato per comprendere quale sia l'essenza del cristianesimo. [...] Da queste pagine il lettore potrà ricavare elementi di grande interesse e di forte suggestività per approfondire il proprio cammino di fede.
Maurizio Schoepflin, in Avvenire 28 maggio 2008
«È raccomandata la celebrazione comunitaria dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine nel Venerdì della passione del Signore e anche il Sabato santo. Conviene che vi partecipi il vescovo, per quanto possibile nella chiesa cattedrale, con il clero e il popolo. Questo ufficio, una volta chiamato “delle tenebre”, conservi il dovuto posto nella devozione dei fedeli, per contemplare in pia meditazione la passione, morte e sepoltura del Signore, in attesa dell’annuncio della sua risurrezione» (Congregazione per il Culto Divino, Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 40).
Perché non si perda l’uso sopra raccomandato offriamo questo sussidio che consente di celebrare l’Ufficio delle letture e le Lodi di Venerdì e Sabato santo da un minimo di elementi cantati a un massimo di solennità. Ogni comunità parrocchiale o religiosa può trovare utili suggerimenti su come adattare le celebrazioni alle proprie forze e alla propria preparazione. Il sussidio è già sperimentato da diversi anni nella cattedrale e nelle parrocchie della Diocesi di Cremona.