
Introduzione di mons. Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi
Illustrazioni di Guézou
Edizione italiana a cura di Roberto Laurita
Una guida teorica e pratica, destinata non solo al clero, ma a tutti coloro che intervengono attivamente nelle celebrazioni e nella trasmissione della fede (lettori, catechisti, animatori…), per aiutarli a migliorare il proprio servizio.
Descrizione
Questa guida è destinata ai predicatori, ai preti, ai diaconi e ai seminaristi che devono parlare in pubblico, ma anche ai laici che hanno il compito di accompagnare liturgie della Parola ed esequie, battesimi e matrimoni… Sarà di aiuto anche ai lettori liturgici e a tutti i cristiani chiamati a prendere la parola davanti a un uditorio, piccolo o grande che sia.
Le attese sono immense e i carismi disuguali. La santità e le buone intenzioni, la volontà di trasmettere il messaggio della fede, le conoscenze bibliche o teologiche acquisite, da sole non bastano. In effetti, il tono di voce e il nostro linguaggio “non-verbale” possono attirare a Cristo e alla Chiesa, ma anche allontanare. Tutti, comunque, possono progredire, se sono disposti ad esercitarsi, seguendo un metodo e dei consigli adeguati.
Nato dalla pratica, il testo propone trenta esercizi per migliorare la comunicazione orale. L’obiettivo è chiaro: prepararsi più facilmente, acquisire sicurezza, avere una maggiore possibilità di toccare le menti e i cuori, e far crescere negli uditori il desiderio di ascoltare, di comprendere e di ricordare.
In breve
Trattare delle virtù è trattare delle qualità della coscienza e della esistenza personale, ma insieme anche della vita sociale e di una solidarietà ben riuscita. Dove c’è vera virtù, lì ci sono anche relazioni sane, giuste e felici.
Descrizione
La virtù è una competenza, profonda e beatificante, che garantisce pienezza e senso alla nostra vita, alla nostra convivenza e anche alla nostra morte. Questa è l’istanza che il libro di Bernhard Häring vuole illustrare. Trattare della virtù è trattare della qualità della coscienza, ma insieme della convivenza e solidarietà ben riuscite delle coscienze. Dove c’è la vera virtù, lì ci sono anche relazioni sane, giuste e felici, con gli altri e con l’intero creato.
«Dietro il progetto qui proposto, quello cioè della competenza mediante la virtù», scrive il grande moralista, «si nasconde il cambiamento paradigmatico da un’etica unilaterale dell’obbedienza a un’etica accentuata della responsabilità: in queste pagine dichiaro guerra alla sete di controllo e a quanti puntano sul conformismo».
Ecco dunque il ritorno al discorso etico della virtù, per un programma di vita ben riuscita e per un cristianesimo maturo.
Rowan Williams, già docente di teologia a Cambridge e Oxford, già arcivescovo di Canterbury, porta alla luce in questo studio le connessioni cruciali fra la cristologia e la dottrina della creazione, proponendo una visione cosmica del Cristo. E svela, allo stesso tempo, il modus operandi tipico del linguaggio ecclesiale, consentendo di comprendere meglio perché sia credibile.
Descrizione
«Quello che cerco di fare in questo libro è di portare alla luce un aspetto cruciale del modo di operare del linguaggio della chiesa relativo a Gesù. Se noi avessimo un po’ più chiaro come opera questo linguaggio, potremmo comprendere meglio perché è credibile».
Il teologo Rowan Williams muove qui alla scoperta delle connessioni fra la cristologia e la dottrina della creazione, proponendo una visione cosmica del Cristo. Nel contempo, egli porta alla luce il modus operandi tipico del linguaggio ecclesiale, consentendo di comprendere meglio perché sia credibile.
In particolare, in questo studio di ampio respiro, egli sostiene una tesi decisiva: ciò che la chiesa dice di Gesù Cristo è la chiave per comprendere ciò che la fede cristiana dice del Creatore e della creazione, della relazione cioè che la fede cristiana dice del Creatore e della creazione, della relazione cioè tra il finito e l’infinito. Analizzando in maniera dettagliata un insieme di testi che vanno dai primi secoli a oggi, e che appartengono alla tradizione sia occidentale che orientale, si svelano i modi vari e indefinibili in cui i cristiani hanno scoperto, nelle loro riflessioni su Cristo, la possibilità di un approccio profondamente positivo alla creazione. Ed emerge una serie di intuizioni radicali su temi fondamentali per la fede cristiana, oltre che sull’etica e sulla politica. «Il linguaggio della dottrina ha senso non tanto come spiegazione delle cose, quanto piuttosto come ambientazione credibile per l’azione e l’immaginazione: offre un mondo in cui vivere».
Entrare nel Pentateuco: Memoria
Quando Dio ricorda (pag. 4)
Ombretta Pettigiani
Il filo della memoria.
Una strategia contro l’oblio (pag. 9)
Roberta Ronchiato
Il ricordo del deserto (pag. 15)
Cristiano D’Angelo
«Tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio» (Dt 6,2).
La trasmissione della memoria (pag. 21)
Guido Benzi
«Ricordati che sei stato schiavo».
Dono divino ed etica nel Deuteronomio (pag. 26)
Filippo Serafini
«Cancellerai la memoria di Amalèk!» (Dt 25,17-19).
L’oblio dei nemici nella Bibbia (pag. 32)
Luca Mazzinghi
Non dimenticare di ricordare: il dovere della memoria (pag. 37)
Furio Biagini
Memoria e riconciliazione.
Dalla purificazione all’abuso della memoria (pag. 41)
Sergio Tanzarella
Il Pentateuco nella scuola: alla ricerca della memoria perduta (pag. 46)
Marco Tibaldi
Rubriche Per saperne di più
Un ricordo dalle radici profonde (pag. 51)
Marcello Panzanini
Apostolato biblico
Bibbia e metodi attivi: la narrazione biblica di Marco Tibaldi (pag. 53)
Alessandro Zavattini
Vetrina biblica
Recensioni (pag. 54)
Arte
Quando la memoria non ci sostiene occorre aiutarla (pag. 59)
Marcello Panzanini
Inserto staccabile Incontro per educatori di gruppi giovani e adulti
Ritornare sui propri passi: educare alla memoria
Andrea Albertin
Editoriale (pag. 2)
Marco Zappella
Assaggi PDF
Entrare nel Pentateuco: famiglie
Relazioni di coppia: esempi, conflitti, promessa (pag. 4)
Donatella Scaiola
Maternità come dono di Dio: la consapevolezza di Sara e Rachele (pag. 9)
Elena Chiamenti
Adamo ed Eva erano una famiglia? (pag. 14)
Giuseppina Bruscolotti
La relazione padre-figlio nel Pentateuco (pag. 19)
Fabrizio Ficco
Come è bello (e difficile!) che i fratelli vivano insieme (pag. 25)
Domenico Lo Sardo
Elementi di legislazione familiare nel mondo biblico (pag. 31)
Ester Abbattista
La famiglia ebraica: una speranza per il futuro (pag. 37)
Furio Biagini
Nel nome del padre. Ripensare la figura paterna:
una sfida anche per la teologia (pag. 41)
Serena Noceti
Il Pentateuco nella scuola: i linguaggi dell’amore (pag. 45)
Marco Tibaldi
Rubriche Per saperne di più
Pietro Crisologo e i suoi sermoni sulla parabola del figlio prodigo (pag. 52)
Marcello Panzanini
Riletture
La famiglia (pag. 54)
Valeria Poletti
Apostolato biblico
Bibbia e metodi attivi: lo psicodramma biblico di Beppe Bertagna (pag. 56)
Alessandro Zavattini
Vetrina biblica
Recensioni (pag. 57)
Arte
Una famiglia qualunque: La fuga in Egitto, di Joachim Beuckelaer (pag. 59)
Marcello Panzanini
Inserto staccabile Incontro biblico
La qualità dell’amore e l’amore di qualità
Andrea Albertin
Perché il male? Come dire l’innominabile? Come prenderne le distanze per capirlo meglio? Noi vi siamo implicati: il male sconvolge le nostre vite. È un fatto: tristezza, dolore, sofferenza, morte irrompono in ogni esistenza, anche prima che ci pensiamo.
Sia come sia, le diverse forme del male hanno un punto in comune: il male non è una cosa. Si presenta come una frattura in ciò che è, come un parassita che corrode il bene, senza il quale però non potrebbe nemmeno esistere. Il bene ha dunque un primato assoluto, che nutre la speranza: il bene sarà sempre più forte. L’esperienza stessa dell’infelicità, per esempio, testimonia implicitamente che siamo fatti per essere felici.
L’intelligenza che cerca di affrontare il paradosso del male si sforza così di distinguere, senza separarli, il male oggettivo dalla sua risonanza soggettiva. L’impresa è rischiosa perché, volendo fare il bene, l’uomo compie talvolta atti orribili, in cui il male si mescola con l’amore. E questo rende la ricerca ancora più intrigante.
L’amore è la cosa più grande di tutte. Ma chi lo riduce a una cosetta graziosa come un sentimento romantico non sfrutta per intero la forza che racchiude.
I due autori, Eckhard Nagel e Katrin Göring-Eckardt, lo illustrano con chiarezza: sviluppano in modo creativo un discorso sulle diverse dimensioni dell’amore. E mostrano che è il cuore della fede cristiana: l’amore è più grande della morale, non conosce la paura, supera i limiti; l’amore può diventare energia vitale nelle più diverse situazioni della vita di persone e comunità, in quanto passione, dono di sé, solidarietà, dedizione, fiducia, stima reciproca, misericordia e coraggio.
L’amore è imprescindibile per la vita insieme, in famiglia e al lavoro, nella chiesa e nella politica. Nella fede ha il suo fondamento, che vuole sempre tornare a essere scoperto. Perché l’amore è essere cristiani di tutto cuore.
Il libro offre una riflessione sulla presenza e l’importanza dello Spirito Santo nel vissuto del credente. Le considerazioni sviluppate da Juan Uriarte puntano a rivitalizzare la presenza cristiana nella società di oggi, ossia a promuovere un “modello alternativo” di vita tanto ecclesiale quanto civile.
Dapprima il testo descrive un mondo bisognoso di Spirito e raccoglie alcuni dei segni più preoccupanti di questa carenza. In un secondo momento richiama le affermazioni di carattere teologico e spirituale che ci avvicinano all’identità e alla missione dello Spirito Santo. In un terzo passaggio il libro presenta alcune dimensioni dello Spirito Santo che illuminano la gestazione dell’uomo “alternativo”. Il quarto capitolo tratteggia il profilo di quest’uomo spirituale e alternativo e, allo stesso tempo, scopre in esso la “complicità” e l’impronta dello Spirito Santo. Nella quinta parte si indicano una serie di compiti che, per generare questo tipo di persone e di comunità, lo Spirito assegna oggi alla Chiesa.