
La magia dell'indimenticabile racconto di Peter Pan, il ragazzino che non voleva crescere, prende vita nelle oltre venti straordinarie creazioni di Robert Sabuda. Incredibili ambientazioni, pirati, sirene e fate volanti, acrobazie, fughe e incantesimi senza tempo. Età di lettura: da 4 anni.
Il colpo di fulmine ti percorre e ti abbaglia: all'inizio di una storia pensi che la vita ti riserverà solo rose e fiori, ma poi è un mazzo di broccoli quel che spesso ti resta in mano. E, in epoca vegan, questo è più vero che mai. Quando Francesco investe Alice con la bicicletta, lei anziché maledirlo ne resta folgorata: rustico ma non tamarro, longilineo ma non evanescente, scolpito ma non minaccioso. "Una di quelle creature aliene" fantastica senza sapere di essere vicina alla realtà "che potrebbero nutrirsi di lupini, alghe e segatura, e restare in forma perfetta." E così, stregata, non coglie i segnali che le preannunciano un futuro di idealismi e rinunce, come il fatto che lui arrivi in ritardo al primo appuntamento perché ha dovuto salvare un piccione ferito. O che, per "sciogliersi", non ordini uno Spritz ma un centrifugato di carote. Francesco è vegano e Alice abbandona salame e pasticcini per vestire i panni di qualcuno che non è. Convinta che, in amore come nella vita, non vinca il più forte ma chi sa adattarsi più velocemente. D'altra parte, lui sulla carta è l'uomo ideale: cucina bene, è ecologista e maestro di decrescita felice. Però, come sa bene chi l'ha provato, vivere con un supereroe implica un prezzo da pagare: essere vegani per Francesco vuol dire anche fare a meno dell'auto, dei detersivi, cucirsi i vestiti da sé... Ma di quanto si può alzare, ogni giorno, l'asticella?
Pedinare, raccogliere indizi, confrontare le prove. E poi spaccarsi la testa su un caso fino all'alba, quando gli occhi bruciano e la schiena fa male. Non sono scene da thriller, ma pagine appassionate dell'autobiografia di Michele Giuttari, racconto fedele e spietato di un trentennio del nostro Paese e del vero lavoro di un poliziotto: una strada difficile, punteggiata di lotte e momenti bui ma anche di gioie e grandi soddisfazioni. Tutto comincia nel 1978 in Sardegna, tra "disamistade" e sequestri, per poi arrivare alla Calabria, dove Giuttari ha affinato le sue capacità investigative tra omertà e minacce, 'ndrangheta e rapimenti. Fino al periodo toscano, macchiato del sangue delle vittime del Mostro di Firenze. Sono storie di terrore collettivo, quelle su Pacciani e i "compagni di merende". Eventi incomprensibili ai quali Giuttari ha provato a dare un senso, a muso duro contro ricostruzioni utilitaristiche e punti di vista talvolta discutibili dello Stato e delle forze dell'ordine; opponendosi alla "pista sarda" e all'ipotesi del serial killer solitario, ripartendo ogni giorno da capo per trovare una logica in un racconto sfilacciato e chiamando in causa personaggi intoccabili, troppo scomodi per un Paese che ha preferito accontentarsi di una mezza verità piuttosto che rompere equilibri di facciata. Ma Giuttari, rigoroso e caparbio, non ha mai smesso di credere negli uomini e nello Stato, e ha scelto di confessare tutto, raccontando la sua storia senza omettere nulla...
Guylain Vignolles è un invisibile, uno di quegli esseri solitari che nessuno nota. Lavora in una fabbrica di riciclaggio, al servizio di un'impietosa trituratrice di libri invenduti soprannominata "la Cosa". Nient'altro gli dà gioia, se non leggere a voce alta ogni mattina, sul solito treno delle 6:27, qualche pagina scelta a caso tra le poche che il giorno prima è riuscito a salvare dai denti d'acciaio dell'infernale macchinario. Questo fin quando, un mattino, sul treno trova una chiavetta USB. Rosso granata, che contiene il diario di una giovane donna: settantadue file scritti al computer da una certa Julie, signorina addetta ai bagni di un centro commerciale, pagine su pagine che irrompono come un diluvio nella sua vita sempre uguale. E dalle quali Guylain non saprà trovare riparo. Jean-Paul Didierlaurent ha scritto una storia d'amore al quadrato tra un uomo e una donna che si scoprono legati dalla passione per la lettura e ha dipinto un universo positivo nonostante tutto, perché sopra la coltre grigia di un'esistenza scandita da una routine desolante qualcosa c'è che solleva il cuore e apre lo sguardo: le parole, e le storie che le parole raccontano.
"Su alcune figure non esistono dubbi. Fra gli antenati della destra italiana troviamo Giovanni Guareschi, il comandante Junio Valerio Borghese, Giorgio Almirante, Franco Freda, Indro Montanelli. Possiamo domandarci se a loro sia giusto affiancare i democristiani Mario Scelba e Amintore Fanfani, grandi manager come Eugenio Cefis e Cesare Romiti, un eroe civile come Giorgio Ambrosoli, un leader nascente come Matteo Salvini. Ritiene di sì Giampaolo Pansa, rovesciando un luogo comune che considera la destra una piccola parrocchia di pochi fanatici e di bombaroli neri. Gli avversari l'hanno sempre dipinta così. Tanto da spingere molti elettori moderati, conservatori o nostalgici del fascismo a pensare che la loro parte politica non fosse necessaria alla democrazia, mentre lo erano i cattolici e i comunisti. Pansa ribalta il verdetto che giudica senza patria milioni di italiani. Lo fa sin dal titolo del suo nuovo libro: 'La destra siamo noi'. Non è un brillante paradosso. È la sintesi di una verità: pure chi si schiera dietro una bandiera che la maggioranza rifiuta, appartiene alla storia italiana. Anche perché tutti siamo un po' di destra e su alcune questioni in modo deciso. Del resto gli esseri umani hanno un connotato comune: la doppiezza, una natura ibrida capace di passare da un'opinione a quella opposta. Allora perché negare che la destra abbia lo stesso diritto di esistere che la sinistra riserva soltanto a se stessa?"
Giuda Iscariota ripercorre in prima persona la propria storia, la tragedia di un uomo che forse ha sempre saputo di essere strumento, suo malgrado, del disegno divino. Un'audace narrazione nella quale Giuseppe Berto tratteggia la figura di un giovane alla disperata ricerca della rivelazione, spinto all'indagine della Verità, paradossalmente fedele a un disegno più grande di lui, che accoglie il peso di una sofferta predestinazione. Una coraggiosa rilettura del Calvario che lo scrittore rievoca come momento simbolico della colpa e del rimorso, in cui il tradimento compiuto non è che l'atto definitivo di un'esistenza legata indissolubilmente a Dio. Prefazione di Cesare De Michelis.
Decapitazioni di arabi e occidentali e attentati nel cuore di un'Europa incredula, donne schiavizzate, bambini trasformati in killer, pulizia etnica, fosse comuni e la richiesta di obbedienza assoluta. Da Aleppo a Baghdad lo Stato Islamico guidato dal Califfo Abu Bakr al-Baghdadi ridisegna la geografia del Medio Oriente e incombe minacciosamente su di noi. Ma da dove vengono i jihadisti che vogliono purificare il mondo dagli infedeli? Maurizio Molinari rivela in questo libro la genesi di un'ideologia religiosa totalitaria che evoca le brutalità di Hitler e Stalin, travolge l'Islam e genera violenze orrende. Comprese le stragi come quelle di Parigi, nella redazione del settimanale "Charlie Hebdo" e nel supermercato "Yper Cacher". Sono terroristi che nascono dall'odio per il prossimo, amano la morte, reclutati e addestrati per fare scempio di chiunque non la pensa come loro: musulmano, cristiano, ebreo o ateo poco importa. "Osama Bin Laden voleva sconvolgere l'America per spingerla a ritirarsi dal Medio Oriente" scrive Molinari, "al-Baghdadi ha trasformato la guerra santa in uno Stato con cui tutti dobbiamo fare i conti". Uno Stato che si basa su un buon sistema amministrativo perché a differenza di altri gruppi jihadisti, il Califfo sa che per consolidare il consenso l'arma migliore è quella di distribuire pane, acqua ed elettricità, facendo attenzione ad assumere gli ingegneri giusti per gestire dighe e pozzi petroliferi...
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Appena tredicenne, Giovanna inizia a sentire delle voci, che le chiedono di farsi carico del destino di Francia. Si ribella alla volontà del padre, che la vuole vedere sposa, per seguire un'altra strada, l'unica che sente sua: incontrare il "gentile delfino" e salvare il regno dall'assedio degli inglesi. Un'adolescente del Quattrocento francese, che non ha mai cavalcato in vita sua, riesce a conquistare capitani, prelati, nobili, uomini di cultura, re, con le sue irremovibili convinzioni, il suo carisma ispirato, la sua incredibile visione tattica in battaglia, la sua fede oltre ogni ragione: questa è la storia di una delle figure più enigmatiche e affascinanti della Storia. L'avventura vera della giovane contadina divenuta soldato e consacrata al mito, raccontata come un romanzo da un narratore di "vite eccellenti", per ritrovare, oggi più che mai, tutta l'incredibile modernità della Pulzella che diede la vita in nome della sua fede.
Dintorni della città-stato di Platea, 431 a.C. Il giovane guerriero Nikias si allena al combattimento del pancrazio, combinazione greca di pugliato e lotta, in attesa del giorno in cui brucerà i lunghi capelli biondi sull'altare di Giove e sarà ufficialmente un uomo. Sogna di seguire le orme del nonno Menesarco, eroe delle guerre persiane, partecipando alle Olimpiadi e militando nella falange, e sogna di sposare Callisto, la sua dea in terra. Ma l'eco dei corni di guerra sta per risuonare: Atene e Sparta sono sull'orlo del conflitto e Platea rischia di finire schiacciata tra le due potenze "come un nocciolo di oliva premuto tra due macine enormi". Una notte la minaccia spartana si concretizza in un inganno: un pugno di invasori riesce a violare le mura grazie alla complicità di un traditore plateese e a prendere il controllo della città dall'interno. E sarà Nikias, con il favore del dio che addensa le nubi e forte dell'incoraggiamento di suo nonno - "ama la morte, odia il nemico" - a dover proteggere la famiglia, la sua donna e la sua intera stirpe, radunando un esercito di fortuna che guiderà in uno scontro decisivo davanti alle porte di Platea. Inizia così una delle battaglie più sanguinarie ed epiche della storia della Grecia Antica. Romanzo sul coraggio e sull'arte della sopravvivenza, "I figli di Zeus" fa rivivere in queste pagine ricche di conflitti, ferocia e amore il fascino della Storia e dei suoi eroi.
Nella Firenze del primo dopoguerra, mentre il fascismo acquista sempre più potere, si intrecciano le vicende di due famiglie piccolo borghesi nevrotiche e problematiche. Dal ras fascista pieno di dubbi al dramma di Ninì, donna condannata a rifiutare la propria omosessualità, dalla buona Nella che si trasforma in una Bovary fiorentina al contadino socialista che diventa un eroe suo malgrado: "Lo scialo" è un grande affresco sull'Italia di allora, sull'evoluzione, e involuzione, della piccola e media borghesia, che perde lentamente la sua centralità nella Storia e nelle proprie certezze morali, in un disfacimento di sottomissione all'ideologia fascista. Tra cronaca e memorie autobiografiche, le peripezie impreviste e i colpi di scena indimenticabili di questa seconda opera della trilogia "Una storia italiana", iniziata con "Metello", ci accompagnano attraverso un romanzo-mondo ricco di personaggi tratteggiati con un realismo e una profondità psicologica mirabile. Prefazione di Antonio Faeti.