
Figura demoniaca di maga barbara e crudele, Medea è uno dei personaggi più noti, estremi e coinvolgenti del teatro antico. Lucida e determinata nel compiere una vendetta atroce, l'assassinio dei figli, che la colpirà con violenza devastante, Medea appare perfettamente consapevole delle conseguenze del suo gesto estremo. Ma alla tensione emotiva ("capisco quali dolori dovrò sostenere, ma più forte dei miei propositi è la passione") si unisce un'assoluta autonomia intellettuale, fino ad allora sconosciuta in una donna nel mondo greco. Nella sua introduzione Vincenzo Di Benedetto mette in luce la modernità di questa tragedia e spiega la dura polemica dell'autore contro la società ateniese di quegli anni.
Rabbia, vendetta, delirio. Nel buio della sua cella fetida, il serial killer Daniele De Robertis può solo immaginare la propria vita al di là delle sbarre. Ha troppi conti in sospeso con il mondo. L'omicidio del gemello Leonardo. L'odio cieco verso Sir George Holley. La fame sessuale che incendia le sue fantasie notturne. Il sogno diventa realtà quando riesce a evadere e a far perdere ogni traccia di sé. Nello stesso momento, comincia per il commissario Ferrara il peggiore degli incubi, quando un avvocato di grido e la moglie vengono uccisi nell'oasi da cartolina del borgo Bellavista, nelle campagne toscane. È l'inizio della fine: al primo sopralluogo, gli agenti della Mobile trovano nella casa delle vittime nove fotografie agghiaccianti, vere e proprie istantanee di morte di alcune donne immolate sull'altare di un dio sbagliato. Da un giorno all'altro, tutto il Male sepolto solo pochi mesi prima negli inferi di Firenze torna in superficie con una forza inarrestabile. Sulle tracce del fuggitivo, l'indagine costringerà Ferrara a scavare tra i segreti di personaggi illustri e intoccabili, in una spirale di ossessioni e violenza - nel segno di una misteriosa Rosa Nera - che in Italia ha soltanto il suo epicentro.
Gianni Di Giovanni e Stefano Lucchini lo vivono ogni giorno nell'impresa in cui operano: l'avvento della Rete ha completamente sovvertito le regole di comunicazione delle aziende grandi e piccole e, di conseguenza, la professione di chi è chiamato a informare il mercato e a interagire con esso, in momenti anche di crisi. E non è solo una questione di strumenti, ma soprattutto di atteggiamento: l'impresa è trasparente, sotto gli occhi di tutti, sottoposta a uno scrutinio continuo delle sue azioni e della sua reputazione e non può sottrarsi alla sfida della credibilità. Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, infatti, non ha accresciuto solo il volume delle informazioni trasmesse, ma anche la rete di relazioni che le imprese intrattengono con il mondo esterno e la comunicazione è così diventata una pratica sociale attraverso cui si entra in contatto con i pubblici più disparati, ai quali i comunicatori devono offrire una "realtà" fatta di credibilità, autorevolezza, competenza. Con approccio ottimistico ma consapevole della sfida, gli autori, due tra i maggiori esperti italiani di comunicazione d'impresa, analizzano uno per uno gli attori e le questioni cruciali del nuovo contesto (da Wikileaks ai motori di ricerca, dall'informazione online ai social network) condividendo riflessioni, strategie e casi pratici per gestire con successo la conversazione con il mercato.
"In forma strisciante o in forma aperta, per molte generazioni, la guerra civile era, nelle città greche, "lo stato abituale, regolare, normale: si è nati, si vive, si morrà in essa. Non vi è atto, ambizione o pensiero che non si rapporti ad essa". Riconoscere che un conflitto è stato una guerra civile, cioè una guerra "tra cittadini", dipende dal vincitore. È il vincitore che concede, o non concede, al vinto tale riconoscimento. Che non significa annullare la distinzione tra torti e ragioni. Gli Ateniesi non compirono mai questo sforzo. Nel loro calendario ufficiale l'anno della guerra civile (404/3) era indicato con una formula quasi surreale: "non governo". Come se quell'anno non fosse mai esistito." Ripercorrendo l'opera storiografica di Senofonte, che di quei fatti fu protagonista, Luciano Canfora fa riaffiorare gli snodi drammatici che segnarono il sanguinoso epilogo fratricida della trentennale guerra contro Sparta: dall'elezione dei trenta "tiranni" alla riscossa dei "partigiani democratici" di Trasibulo fino alla violazione del patto di amnistia con l'eccidio di Eleusi. Un "diario" fazioso e apologetico, quello senofonteo, che va dunque raffrontato con le testimonianze di segno opposto, ma non per questo meno prezioso nel restituirci in presa diretta la crisi di un sistema in cui la manipolazione demagogica del consenso e il conflitto tra interessi di ceto, ideali e Realpolitik (temi di sorprendente attualità) aprirono crepe insanabili.
Nel 1992, durante una seduta di psicoterapia nel manicomio criminale di Säter, in Svezia, Thomas Quick dichiara di aver ucciso un ragazzino di undici anni. Comincia così una confessione lunga un decennio: uno dopo l'altro, Quick si attribuisce infatti oltre trenta delitti bestiali, a sfondo sessuale, durante i quali avrebbe stuprato, torturato, fatto a pezzi e mangiato le sue vittime. Qualcosa però non torna: anche se il reo confesso è in possesso di particolari riservati e noti esclusivamente agli inquirenti, che solo il vero colpevole può conoscere, mancano le prove materiali, mancano i testimoni; soprattutto, il suo racconto è pieno di contraddizioni. Le perplessità sono molte e il caso non ha mai smesso di comparire sulle prime pagine dei quotidiani svedesi ed europei: perché qualcuno dovrebbe confessare dei crimini che non ha commesso? E perché dovrebbe continuare a farlo davanti a una giuria pronta a emettere una sentenza di condanna per omicidio? Ossessionato da questa storia, Hannes Råstam si immerge per anni nelle torbide acque del caso, ripercorrendo nel dettaglio il lungo filo delle indagini: vaglia ogni interrogatorio, ogni dichiarazione, rilegge centinaia di sentenze, studia le ricostruzioni della polizia, i registri, le cartelle cliniche. Perché un dubbio lo tormenta e lo riempie d'orrore: è possibile che procuratori, medici e avvocati abbiano trasformato un malato di mente in uno dei peggiori serial killer della storia criminale?
1515. Mercurio è un artista della truffa. Scaltro, veloce, abile nei travestimenti, ha fatto delle fogne di Roma la propria casa, imparando dalla strada che l'unico modo per sopravvivere è non avere altri cui pensare tranne se stesso. Convinto di avere ucciso un mercante ebreo che ha appena derubato, è costretto a fuggire: lontano potrà rimettere insieme i cocci della sua vita. Certi vasi, però, nascono rotti, e non basta portarli altrove per farli sentire meno a pezzi. Eccolo allora a Venezia, nel suo ingannevole intreccio di canali, dove conosce Giuditta, arrivata in laguna con l'illusione di trovare un luogo libero dalle persecuzioni contro gli ebrei. Ma l'amore che nasce tra i due è destinato a incontrare insidie e ostacoli: la gelosia della giovane Benedetta, innanzitutto, e la nascita, proprio a Venezia, di quello che sarà il primo ghetto d'Europa. Nel labirinto di calli malfamate perdersi è la norma, e a Mercurio non resterà che smarrire se stesso per ritrovare Giuditta, il pezzo mancante nella mappa strappata del suo cuore.
Jorge Bergoglio raccontato dalla prospettiva intima e spirituale, nelle parole di familiari e amici. Un documento unico per scoprire la vita straordinaria del nuovo papa.
Vaticanista argentina e intima amica della famiglia Bergoglio, Evangelina Himitian è una delle persone più vicine a Jorge Bergoglio ed è tra i pochi ad aver seguito da presso lo straordinario percorso che lo ha portato fino al soglio di Pietro. Riportando per la prima volta le parole dei familiari e raccontando episodi decisivi che ci mostrano il cuore più autentico della scelta d'amore di papa Francesco, questa biografia ne rivela il lato privato e meno conosciuto: la migrazione dei genitori dall'Italia all'Argentina, l'infanzia nei quartieri popolari di Buenos Aires, la passione per lo studio e i maestri giovanili, gli anni di formazione tra i gesuiti, la nomina a vescovo e la volontà di testimoniare quotidianamente il Vangelo prendendosi cura degli ultimi. Nel ripercorrere i momenti cruciali dell'esistenza di Bergoglio, l'autrice ci accompagna all'origine del suo impegno per costruire una Chiesa povera tra i poveri e tocca le corde più intime dell'uomo che con la sua stupefacente bontà ha riacceso la gioia e la speranza nei cuori di milioni di fedeli in tutto il mondo.
Ci sono giorni in cui gli amici si presentano all'improvviso e tu sei appena rientrata da lavoro-palestra-supermercato. Ci sono giorni in cui hai voglia di casa, giorni nei quali stare ai fornelli è un momento di relax e una coccola per chi si ama. Ci sono giorni in cui ti prudono le mani e ti vien voglia di dimostrare cosa sai fare, e così entri in cucina certa che riuscirai a stupire tutti. È pensando a questi stati d'animo che Benedetta ha avuto l'idea di questo nuovo libro, nel quale le ricette sono suddivise in tre sezioni: "Oggi ho poco tempo", "Oggi mi impegno", "Oggi voglio stupire". Le pagine sono inoltre arricchite con ricette fotografate step by step, tavole a tema (e i menù perfetti da abbinare), piatti adatti a vegetariani, intolleranti al glutine e alle uova, indicazioni dei tempi di preparazione. L'autrice prosegue il dialogo intimo costruito negli ultimi anni con il suo pubblico e, anche nelle pagine colorate di questo nuovo volume, continua a condividere aneddoti di vita personale, episodi divertenti ed esperienze di successi (ma a volte anche utilissimi insuccessi) culinari.
In un lungo, racconto illustrato Simone Moro ripercorre vent'anni di spedizioni in Himalaya, anni di grandi soddisfazioni ma anche di difficoltà e di rinunce. Il suo è un lungo viaggio di avvicinamento, dalle Alpi bergamasche fino in cima al sogno di raggiungere la vetta più alta della Terra e realizzare il suo destino di alpinista sulla scia dei grandi del passato. L'Everest per Simone non è solo una vetta da raggiungere, è la ragione per cui vale la pena di crescere, di camminare dal campo base alla cima, attraverso crepacci, successi, bufere improvvise, momenti di sconforto, incontri. Dalle sue parole emerge un modo di intendere l'alpinismo, come un mezzo e non un fine, e di considerare quel massiccio di rocce e ghiaccio come una metafora della vita: un percorso lungo il quale si possono imboccare strade diverse e in cui la rinuncia può diventare una virtù, dove si trovano veri amici e persone di cui è meglio non fidarsi. La storia della conquista dell'Everest la tragedia di Mallory, il successo del 1953 di Hillary e Tenzing, la scalata senza ossigeno di Messner, la prima spedizione italiana di Monzino del 1973, la via americana mai più ripetuta di Tom Hornbein - si intreccia con le imprese di Simone Moro e le colloca in una dimensione storica. L'alpinista bergamasco si confronta con gli esploratori del passato e segna la sua via.
Quando nel 1503 Copernico lascia l'Italia con la prospettiva di una tranquilla e redditizia carriera ecclesiastica in Polonia, il suo progetto di rifondare l'astronomia è già delineato. Nei suoi appunti, che nutre senza tregua per decenni, non esita a ribaltare quel che si dice del mondo e degli astri, né ha paura di contraddire scienziati, teologi e filosofi che seguono ostinati il dettato biblico. Certo, sono tempi pericolosi per opporsi alle teorie dominanti: Copernico si censura, si confida solo con una manciata di colleghi, evita il proselitismo, teme il ridicolo o peggio. I grandi stravolgimenti a cui assiste - la Riforma protestante, la rivolta dei contadini, la guerra tra Cavalieri teutonici e Turchi ottomani - lo turbano, così come il rischio che le conseguenze del suo lavoro di scienziato si ripercuotano sulla sua vita rispettabile di uomo di Chiesa. Poi, il giovane matematico Retico travolge come un ciclone la sua quieta esistenza e lo convince a dare alle stampe - nel 1543, l'anno della sua morte - il "De revolutionibus orbium coelestium". È però solo più di mezzo secolo dopo, quando il telescopio di Galileo sconvolgerà ulteriormente l'equilibrio dei cieli, che i timori di Copernico si avvereranno. Nel 1616 una commissione di undici teologi voterà sul sistema copernicano: giudicheranno che un Sole in quiete al centro del mondo è formalmente eretico perché in contrasto con le Sacre Scritture, e stabiliranno che l'universo eliocentrico è un'assurdità.