
Il libro più insolito e divertente sui santi e i beati dell’anno, con calligrafie e illustrazioni originali di Jean Blanchaert
Memoria e identità è la grande meditazione a cui Papa Giovanni Paolo II ha affidato il suo estremo messaggio all’umanità. È una riflessione sulla storia e sul mistero del male, incarnato nei grandi sistemi totalitari del Novecento come il nazismo e il comunismo che hanno prodotto l’Olocausto, i gulag, gli stermini di massa. È la testimonianza autobiografica di un uomo che ha lottato e sconfitto il male. È un’indagine sui fondamenti etici della democrazia e dei diritti umani, sull’identità dell’Europa, potentemente plasmata dal cristianesimo fino alla frattura provocata dall’illuminismo, sulla missione della Chiesa, che custodisce in sé la memoria della storia umana. Questo libro fondamentale – arricchito dalla preziosa introduzione di Joseph Ratzinger – racchiude la toccante eredità spirituale del Papa che più di tutti ha saputo testimoniare, con le parole e l’esempio, l’amore di Dio attraverso l’amore per l’uomo.
Sulle tracce di vecchie suggestioni lasciate dai Misteri della jungla nera di Emilio Salgari, Giancarlo De Cataldo parte per l'India del nord alla ricerca di un mondo di avventure estreme. Ma fallisce nel suo tentativo di provare il brivido della natura selvaggia nell'unico parco in cui forse ancora si aggira, schiva, qualche rara tigre. E invece che dai Thugs sanguinari, dovrà guardarsi dalla folla di mendicanti avidi di qualunque cosa un turista possa offrire. Di fronte a una realtà che si ostina a mostrarsi diversa da quella che dovrebbe, l'unica soluzione possibile è una resa incondizionata. È allora che il viaggiatore viene risucchiato dalla precaria simultaneità indiana dove passato e futuro si intrecciano in un presente improbabile; dove le donne sono il primo motore e le prime vittime della modernizzazione, mentre divinità ancestrali contendono ad ammiccanti stelle del cinema il cuore dei fedeli; e il ricordo della non violenza gandhiana sbiadisce davanti all'avanzata del nazionalismo hindu. Dopo la resa, il viaggio, spogliato da ogni vezzo da turista, porta con sé la nudità dell'esperienza. E l'anima si schiude, lascia le sue ferite risalire verso la foce di ogni sentimento, di ogni dolore.
In occasione della beatificazione di don Puglisi, un ritratt concreto e intenso dello stesso, riconosciuto dalla Chiesa come il primo martire ucciso dalla criminalità organizzata.
Non c'è sinistra senza cambiamento. Se appare conservatrice - e succede troppo spesso - la sinistra smette di assolvere il suo compito storico che è sempre stato quello di trasformare, innovare. Non si è sinistra se non si disegna, specie in un momento così drammatico, un'idea di società nuova, una visione capace di riaccendere entusiasmi. Walter Veltroni muove dal grave insuccesso elettorale e dal profondo disagio all'interno del Partito democratico nella recente fase politica per spingere a una svolta radicale. Indica tre parole chiave per dare senso a un progetto riformista: responsabilità, comunità, opportunità. Analizza la crisi della democrazia italiana e apre un dibattito sul sistema semipresidenziale e sulla ridefinizione del rapporto tra società e politica. Contro l'egoismo sociale dominante, formula la proposta, mai così esplicita, di un patto tra i produttori, tra i lavoratori senza lavoro e gli imprenditori senza impresa, un patto per una "crescita felice" fondata sulla qualità e su nuove forme di partecipazione dal basso. In questo senso vanno le proposte sull'immigrazione (con la cittadinanza ai figli degli immigrati) o quelle sui diritti civili (per il riconoscimento legale del matrimonio fra persone che si amano, a prescindere dal loro sesso). Il libro mette in discussione alcune parole d'ordine divenute luoghi comuni, da "senza se e senza ma" a "non nel mio giardino": parole d'ordine che hanno contribuito a indebolire proprio l'idea di una sinistra aperta e inclusiva.
“Esco nella strada che brucia! Intorno a me, tutto è in fiamme. Il ghetto è un mare di fuoco. È spaventoso. Nessuno sa dove scappare. Il muro del ghetto è completamente circondato, nessuno può entrare o andar via. I vestiti ci bruciano addosso. Il fumo ci soffoca. Molti, quasi tutti, invocano Dio. Muto come una sfinge, Dio non risponde. E voi, popoli della Terra, perché tacete, non vedete che ci stanno uccidendo? Perché non dite niente?” Così termina il diario ritrovato di una giovane testimone di uno degli episodi più atroci della Seconda guerra mondiale: l’annientamento del ghetto di Varsavia.
È l’aprile del 1943 quando Himmler incarica il generale delle SS Jürgen Stroop di radere al suolo il quartiere e di sterminare i ribelli che pochi mesi prima avevano osato insorgere contro la furia nazista. La stessa sorte toccherà a tutti gli abitanti superstiti. Tra loro c’è un bambino che, immortalato con le mani alzate e il volto impaurito, diventerà l’immagine simbolo dell’Olocausto.
Ma chi è? Che ne è stato di lui? È riuscito a salvarsi? Per rispondere a queste domande, Dan Porat ricostruisce le vicende di quel giorno e della distruzione del ghetto di Varsavia. Lo fa ripercorrendo più di sessant’anni di storia in un libro che intreccia le vite di quel bambino, di una giovane ebrea attiva nella resistenza e di tre soldati SS; un libro in cui assieme alla narrazione viva e partecipata di quel dramma scorrono le fotografie selezionate da Stroop per documentare la “Grosse Aktion” nazista, e altre inedite scovate dall’autore in anni di ricerche: volti e gesti di uomini e donne comuni che il caso destinò a essere vittime o carnefici.
Chi non ha mai sognato di fare l'esploratore? Chi non ha mai desiderato conoscere gli animali selvaggi e osservarli nel loro habitat naturale? Arrampicarsi sulla cima di una montagna, inoltrarsi nella foresta amazzonica, percorrere la savana, immergersi nella barriera corallina per vedere i pesci di tutti i colori... Un libro animato dove la meraviglia delle atmosfere si accompagna alla grazia dei pop-up. Età di lettura: da 5 anni.
Se fossimo in una favola, Paolo Poli sarebbe insieme Biancaneve e la strega, il lupo e Cappuccetto Rosso, l'orco e Pollicino. Un'esistenza consacrata a vivere gli opposti senza neppure provare a conciliarli, al doppio senso elevato a forma d'arte: tra canzonette e canzonacce, monologhi e duetti, balocchi e mossette, parrucche e scarpine, divise militari e frac. In "Sempre fiori, mai un fioraio", tra una passeggiata romana e una serie di pranzi - sempre nello stesso ristorante -, Paolo Poli racconta a Pino Strabioli e ai lettori, che quasi per magia diventano spettatori, i suoi ottant'anni da "regina" delle scene: dall'infanzia funestata dal fascismo e dai preti sino all'ultima calata di sipario.
Il vento della Rivoluzione francese soffia impetuoso sull'Europa, contagia ogni Paese, serpeggia per le vie delle capitali, si infila nei corridoi dei palazzi. Emil Larsson, giovane sekretaire dell'ufficio della dogana di Stoccolma, si divide tra l'ambizione di una brillante carriera e la passione per l'alcol e il tavolo da gioco. Ed è al termine di una notte di eccessi che Sofia Sparrow, regina di uno dei più esclusivi salotti della città e confidente di Gustavo III, si offre di leggergli il futuro secondo un'antica pratica divinatoria, quella dell'Ottavo. Le carte che la Sparrow volterà per lui indicheranno a Emil la strada da seguire per realizzare i propri sogni di successo. E le otto persone in grado di aiutarlo lungo il cammino, prima fra tutte la moglie che la sua posizione gli impone di trovare al più presto. Ma alla corte di re Gustavo, teatro di intrighi e congiure, è in gioco il futuro della monarchia, e il destino di Emil finisce per intrecciarsi con quello di un'intera nazione sull'orlo del caos e della rivolta. "Gli otto di Stoccolma" dipinge il ritratto di un'epoca e di una città dal fascino irresistibile.
Raccontare il Novecento attraverso le orme e le tracce degli autori più amati che hanno saputo cogliere il linguaggio nella sua onnipotenza ma anche nei suoi limiti. È questo il sentiero scelto da Gian Luigi Beccaria: una strada personale che tocca alcune stelle polari come Giorgio Caproni, e incontra amici come Claudio Magris saggista e scrittore, Edoardo Sanguineti e Giorgio Bàrberi poeti. Il libro ci regala un Novecento intimo, che si immerge nei versi carnali di Ignazio Buttitta e che riemerge nella prosa senza sfumature di Primo Levi, in quella epica dell'amatissimo Fenoglio, in quella scabra e ironica di Pietro Chiodi, o nelle storie raccontate da Vassalli. Senza dimenticare alcune vette - Sbarbaro, gli stessi Caproni e Bandini, Giudici e Sanguineti - e a sorpresa, anche Fabrizio De André. E poi il dialetto, nella poesia e nella prosa di autori come Luigi Meneghello: dialetto raccontato come un reticolo di stabilità, di "privacy linguistica", che richiama a Beccaria le radici più profonde, la casa, l'infanzia, gli affetti remoti. Un mondo quasi scomparso, sentimentalmente difeso. Un atto d'amore, queste pagine, nei confronti di autori che si sono spinti ai confini dell'espressione, conducendo il lettore verso lingue e mondi sconosciuti.