
Le più recenti scoperte scientifiche confermano che siamo fatti per avere la padronanza della nostra vita ed esprimere appieno la nostra personalità e la nostra leadership. Spesso però ci adeguiamo a ciò che riteniamo l'inevitabile realtà, le circostanze avverse che impediscono il cambiamento. In questo libro Giovanna D'Alessio - uno dei coach più autorevoli e innovativi che operano oggi in Italia - propone un programma originale e di provata efficacia per indurre il lettore a cambiare la percezione di sé, guardarsi in modo nuovo e scegliere quello che vuole essere, senza scuse: attraverso riflessioni sulla nostra "natura" (o quella che pensiamo che essa sia), l'analisi senza sconti delle esperienze e degli errori che tutti facciamo, esercizi pratici e spazi di autoanalisi per cambiare il nostro "piano mentale".
13 maggio 1506: Michelangelo sbarca a Costantinopoli, da cinquant'anni capitale dell'impero turco. Ha lasciato Roma, irritato con papa Giulio II che gli preferisce altri artisti, per accettare l'invito del sultano Bayazid il Giusto, che gli offre un compito e una sfida: disegnare un ponte che unisca le rive del Bosforo. Lo stesso progetto era stato affidato vent'anni prima a Leonardo da Vinci, e Michelangelo trova irresistibile la prospettiva di riuscire là dove il rivale ha fallito. Il fascino della città d'oro e di spezie lo avvolge e lo ammalia fin da subito: e tra paggi, schiavi, soldati, elefanti, scimmie, taverne oscure e freschi cortili si fanno avanti due figure ambigue e incantevoli che avvincono l'artista con il potere della danza, del canto, della poesia. Sempre in bilico tra invenzione e ricostruzione storica, questo romanzo è il racconto di un sogno: quello dell'incontro - possibile e mancato - fra il genio del Rinascimento e la magia dell'Oriente.
"Mio padre ha due cuori: la figlia o l'onore? In questo momento dice che vuole la figlia, però dentro di lui c'è anche quell'altro fatto." Queste parole le pronuncia Maria Concetta Cacciola, trent'anni, tre figli, colpevole di aver tradito il marito e di aver deciso di collaborare con la giustizia seguendo l'esempio di Giuseppina Pesce, anche lei giovane madre, anche lei di Rosarno. E poi ci sono Rosa Ferraro, Simona Napoli, tutte 'fimmine ribelli' che hanno osato dire di no a padri, mariti, fratelli. Come nell'Afghanistan dei talebani, in Calabria la donna che "disonora" la famiglia deve morire, meglio se con un suicidio che tutela dalle conseguenze penali. Attraverso le storie di queste donne, Lirio Abbate racconta uno spaccato di apparente normalità dietro cui si nascondono una frenetica attività criminale, patrimoni immensi e un radicamento a una cultura patriarcale antiquata e retriva. Ma la ribellione delle donne che oggi si affidano "allo Stato, ovvero al nemico" per cercare di scampare a un destino infernale, produce un effetto dirompente. Perché sgretola l'immagine di compattezza del clan, mette in dubbio i valori del sistema 'ndrangheta, rivela l'impotenza dei boss incapaci di "tenere in riga" le loro donne. E, soprattutto, accende nelle altre 'fimmine' la consapevolezza della propria condizione e il desiderio di scrollarsela di dosso, facendo nomi e cognomi e aprendo crepe in un universo inconcepibile ma fin troppo vero.
"Barbapapà è il soprannome che la redazione di 'Repubblica' aveva dato a Eugenio Scalfari, il fondatore e il primo direttore. Ho lavorato accanto a lui per quattordici anni, più altri diciassette all"Espresso'. E oggi qualche amico mi domanda sorpreso: 'Perché hai voluto scrivere da canaglia la storia del trionfo di Barbapapà e di quanto è accaduto dopo?'. Rispondo che l'ho fatto per non sottostare alla regola plumbea che tutela i grandi giornali. Fortezze sempre ben difese, capaci di incutere un timore riverenziale che induce a cautele cortigiane e narrazioni felpate. Con un po' di presunzione, sono convinto che nessun altro fosse pronto a costruire un racconto fondato su un'infinità di ricordi personali e con l'aiuto di un diario tenuto per decenni. Tuttavia questo non è un libro riservato ai soli addetti ai lavori. L'importanza acquisita da 'Repubblica' nell'ultimo trentennio fa del quotidiano guidato da Scalfari e oggi da Ezio Mauro un testimone unico dell'Italia odierna. Uno specchio autorevole, e in molti casi autoritario, che rimanda a un potere invisibile, ma concreto. Lo detiene il gruppo raccolto attorno a una testata in grado di influenzare partiti, governi, mode culturali, comportamenti di massa. Il mio racconto riporta sulla scena le stagioni che hanno reso forte 'Repubblica': l'epoca violenta del Settantasette, la bufera del terrorismo, l'assassinio di Moro, il caso P2, le battaglie con il Psi di Craxi e il Pci di Berlinguer...
È doloroso, difficile e a volte può essere molto pericoloso aprire gli occhi e renderti conto che hai vissuto tutta la vita in una gabbia. Jenna era una principessa. Il suo adorato zio Dave era l'uomo più importante del mondo, le persone a lei più care godevano di privilegi ed erano rispettate da tutti. Lei stessa aveva obiettivi chiari e ambiziosi: essere ammessa nell'ambito rango dei Messaggeri del Commodoro e scalare il più velocemente possibile i gradini del Ponte verso la Libertà Totale. Intorno a lei tutto era Etico, tutto era giusto. Era giusto firmare un contratto con l'impegno a servire la Chiesa di Scientology per un miliardo di anni. Era giusto che i suoi genitori fossero così lontani, perché si stavano occupando di una missione ben più alta di una semplice famiglia. Era giusto venire addestrata con lunghe ore di procedure a reprimere i sentimenti di rabbia e dolore, per temprarsi ed essere efficiente senza lasciarsi distrarre dalle emozioni. Era giusto lavorare duramente e avere responsabilità fin da bambina, avere la vita misurata in un apposito Modulo tutte le settimane, erano giuste le Corvè obbligatorie e le punizioni con i lavori forzati o i pipistrelli, giusti i Cartellini per le delazioni, i Presidi del Sabato e il divieto di rivolgere la parola a chi non è tuo pari nella gerarchia. Perché quando ci sei dentro quello è il tuo mondo. Perfino gli ordini più rigidi, la disciplina e i ranghi, le interminabili esercitazioni e gli interrogatori più serrati diventano la tua casa...
Roberto De Angelis è un bravo poliziotto. Di più: è il migliore della squadra Mobile di Bari. Sempre a caccia, specialmente di notte, quando la città dimentica la propria bellezza e diventa territorio della criminalità. Ma una vita in strada è una vita di solitudine, di disillusione, di violenza quotidiana, e prima o poi anche lo sbirro più duro si domanda se ha senso lottare ancora. C'è una donna, un medico trentenne, in cui ha intravisto una possibilità di rinascita, ma lei ha un lato oscuro che non concepisce distinzione tra amore e dolore, e che Roberto non vuole assecondare. L'occasione per risollevarsi arriva la sera in cui intercetta Giacinto Trentadue, un giovane spacciatore che gestisce il traffico di droga intorno a un baracchino ambulante di salsicce. Un delinquente di piccolo calibro, almeno in apparenza. Lo pedina fino a Poggiofelice, un residence alla periferia sud destinato un tempo agli sfrattati: non sa ancora, il poliziotto, di avere individuato la fortezza della nuova malavita barese, un "mucchio selvaggio" che è uscito dai quartieri storici e si sta preparando a scatenare una campagna sanguinaria di conquista del territorio. Per lui è soltanto l'inizio di un viaggio all'inferno, oltre i propri limiti e quelli della legge.
Nino è un giovane soldato siciliano che, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, decide di tornare a casa a piedi dalla Toscana, attraversando l'Italia distrutta dai bombardamenti. A Palermo, l'amministrazione americana ha lasciato un clima di euforia, in cui si mescolano miseria e illusioni, ma dove il rapporto tra gli ufficiali Usa che comandano le truppe occupanti e i boss della mafia del latifondo è sempre più stretto. Da qui, dal rifiuto del vecchio potere che risorge accanto al nuovo, nasce la conversione a sinistra di Nino e la sua nuova vita di giovane avvocato impegnato nei grandi processi che scandiscono gli anni della Repubblica, in un'epoca segnata dalla guerra contro i feudi dei capimafia, dalle battaglie intellettuali e artistiche che vedono protagonisti personaggi come Danilo Dolci, Pertini. Calamandrei, dal cinema di Visconti e Rosi, dal '68 siciliano, dalla nascita della Sellerio, dagli amici ammazzati dalla mafia. Marcello Sorgi segue le avventure di questo eccentrico siciliano e racconta la sua filosofia di vita, l'entusiasmo contagioso degli anni del dopoguerra insieme alla grande passione politica e civile di una generazione che ha cercato di consegnare un mondo migliore ai propri figli. La filosofia di una vita in cui le sconfitte non contano raccontata con affetto e ironia dal figlio di Nino, Marcello Sorgi.
Il gracidare delle rane in primavera, il ronzio delle api in un giorno d'estate, le foglie di tutti i colori in autunno, le impronte di un uccellino sulla neve in inverno. L'emozione di vedere un arcobaleno, osservare il cielo notturno, preparare un dolce con i frutti di bosco appena colti. Immagini, suoni e atmosfere che accompagnano i bambini alla scoperta della natura. Un libro che assomiglia a un diario, con note, frammenti poetici e illustrazioni che ricordano i collage. Per raccontare il tempo che cambia il mondo a piccoli passi. Età di lettura: da 7 anni.
Luoghi di altissima concentrazione del pensiero goethiano, le "Massime" appaiono come vette dalle quali si dominano ampi tratti dell'esperienza umana. Ma sono anche il sofferto diario di vita, di lavoro e di lotta di un grandissimo artista e moralista, che vuole consolare, insegnare e incitare. Così queste pagine, frammentarie ma unificate dalla personalità del grande poeta tedesco, elevano l'occasione a legge, il contingente a necessità, l'effimero a eterno e, attraverso la grande luce ideale che le illumina, riflettono nelle loro sfaccettature lo splendore del multiforme genio goethiano.
Sono mani buone a nulla quelle del vecchio seduto sulla soglia della casa affacciata sul golfo del Tigullio. L'ha abbandonata molti anni prima, ma ora è tornato e culla dentro di sé l'idea di una personale rivincita contro il flusso distruttore del tempo: ricostruire un roccolo, una piattaforma sugli alberi da dove potrà godere l'attimo in cui l'ultimo raggio del sole sprofonda nel mare. Secondo stregoni e sciamani, quel raggio conduce in interminabili viaggi l'anima di colui che ne è attraversato. Per questo il vecchio non si arrende di fronte alle difficoltà dell'impresa per un uomo inadatto al lavoro manuale, come reperire gli attrezzi necessari alla costruzione o portare a termine il lavoro nonostante il cancro resinoso che svuota dall'interno i pini del bosco, compreso quello a venti passi da casa, il punto più alto da dove avrà la vista dell'estremo tramonto. Tutti i giorni una bambina appare dal bosco con un fagotto, gli porta cibo e provviste. È l'unica a rompere la solitudine del vecchio, consapevole che stare isolati troppo a lungo può essere pericoloso; del resto egli ricorda bene che su quelle colline si nasconde Maciucia, la strega che seduce gli uomini soli. E mentre il passato si riaffaccia, il vecchio realizza la sua opera a piccole e faticosissime fasi. Ferruccio Parazzoli trasforma queste pagine limpide e intense in una favola moderna che ci racconta il tempo e i suoi inganni.