
Questo libro fu pubblicato per la prima volta a New York nel 1948; era scritto in inglese perché Prezzolini voleva spiegare agli americani, dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, come e perché l'Italia era quello che era. Mussolini per un ventennio aveva costruito il mito di una discendenza diretta del popolo italiano ("santi, poeti, navigatori") dagli antichi romani; la prima guerra mondiale, secondo la vulgata, era stata vinta dall'Italia per tutti gli Alleati; il nostro primato "morale e civile" non veniva posto in discussione; il Risorgimento era stato attuato da tutto un popolo desideroso di riscatto. Puntualmente e ironicamente, col suo spirito icastico, Prezzolini smonta questi luoghi comuni.
Il lavoro è per natura una maledizione biblica da cui l'uomo non potrà mai affrancarsi? Deve per forza svolgersi in luoghi di scoraggiante bruttezza dove si passa troppo tempo? Perché continuare ad applicare a una forza lavoro ormai scolarizzata e autonoma le regole pensate cent'anni fa per maestranze analfabete e portatrici di pochi, elementari bisogni di sopravvivenza? Oggi, grazie alla tecnologia, la maggior parte del lavoro esecutivo viene svolto da macchine, la vita si è allungata e disponiamo di più tempo libero, eppure nulla è mutato nell'organizzazione del lavoro. Secondo il sociologo De Masi è necessario un cambiamento di prospettiva, una rivoluzione mentale che proponga all'uomo un nuovo modo di considerare la qualità del lavoro e della vita.
La giovane e avvenente Carlotta Wonder, della famiglia dei nobilissimi Madellis-Food-Foulard-Wonder, si trova dinanzi a un difficile problema: deve sposarsi nel giro di quarantotto ore, e con un uomo gradito allo zio Casimiro Wonder, altrimenti lo stesso zio Casimiro getterà tutta la nobilissima famiglia sul lastrico, lasciando la sua fortuna agli orfanelli. Posta di fronte a una così dura alternativa, la povera fanciulla ha ben chiaro il suo dovere: si sacrificherà per il bene della famiglia. Si dà da fare, ma il tempo è poco, e il difficile zio respinge tutti i suoi pretendenti. Alla fine Carlotta sarà costretta a sottoporre all'approvazione di zio Casimiro un giovane e aitante artigiano...
"La sposa" narra la storia della famiglia Giusti nell'arco di due generazioni. Dopo trent'anni di matrimonio. Giulio lascia Silvia, se ne va. In un futuro non lontano, anche suo figlio Gino verrà assalito da un'inquietudine alla quale non riesce a resistere. Perché, quando hanno smarrito, entrambi, le ragioni di un legame coniugale che credevano profondo? Qual e il segreto impulso che muove Giulio e Gino? Le vicende della famiglia si snodano negli anni - sullo sfondo di una Roma splendida e struggente - finché, all'improvviso, Francesca: la moglie di Gino, cambia ogni prospettiva e, con un atto d'orgoglio, scompare. Il tempo non è innocente, scrive Montefoschi all'inizio della terza parte della Sposa. Il tempo è il grande tema dei suoi romanzi. Solo dopo un lungo silenzio, dopo il vuoto scavato dalla perdita, solo "dopo il tempo" può emergere la verità. E quello che capiterà a Gino, quando riuscirà a liberarsi di una relazione ambigua che gli ha impedito di vedere e, anche grazie a un evento del tutto imprevisto, capirà. Le pagine di questo romanzo ci dicono che la felicità può esistere. A patto di far chiarezza in noi stessi: di restituirci a quella luce interiore senza la quale è impossibile accogliere l'altro, e donarci.
Perché un bambino intelligente non riesce a leggere e scrivere come gli altri? Come riconoscere il suo problema e aiutarlo a trovare la sua strada? La dislessia, come la disgrafia, la disortografia e la discalculia, rientra nei cossiddetti disturbi di apprendimento, che variano molto per intensità e per natura e spesso si manifestano insieme. La scienza non offre una spiegazione univoca a tali disturbi e non sempre giunge a una diagnosi. È facile confondere i sintomi con la semplice pigrizia, o attribuirne la causa a problemi familiari ed emotivi. E così è facile che a trionfare sia il senso di colpa, del bambino e dei familiari. Vincere la dislessia, per i due autori, è possibile. Occorre, però, prima di tutto conoscerla.
Don Fadrique, Commendatore della cittadina di Ocaña, giunto al matrimonio di Peribáñez, contadino ricco e stimato, si incapriccia della bellissima sposa, Casilda, e comincia a corteggiarla. Non si tratta soltanto di un conflitto sentimentale: insidiando Casilda, il Commendatore attenta all'onore di Peribáñez. E Peribáñez reagisce: sguainata la spada uccide il suo signore. Il "Peribáñez" rappresenta un'interessante espressione del teatro spagnolo del primo '600, un teatro che cerca spazi di innovazione e di superamento di relazioni ormai inadeguate, pur senza metter in discussione le strutture portanti dell'ideologia monarchico-nobiliare.
Il conflitto in Medio Oriente risale agli ultimi decenni dell'Ottocento, quando nacque il movimento sionista fondato da Theodor Herzl. Eppure di questo rovinoso confronto si è quasi sempre parlato nella prospettiva dell'attualità, senza cercare di approfondire le ragioni secolari. Morris ricostruisce le fasi del conflitto, ne analizza i presupposti ideologici, dà conto delle profonde differenze religiose, etniche e culturali fra gli immigrati ebrei e le popolazioni arabe che da decenni convivono in Palestina. Una una storia di uomini dove giganteggiano personaggi come Haji Amin Al-Husayni, David Ben-Gurion, Anwar Sadat, Menachem Begin.
"Sono passati dieci anni dalla pubblicazione de "La violenza", dieci anni in cui la cronaca della violenza ha tenuto le prime pagine dei quotidiani e si è arricchita di episodi che sembravano sempre esprimere un limite non superabile nell'efferatezza e nell'orrore, ma che invece erano costantemente battuti dalla cronaca successiva. Se allora parlare di violenza sembrava voler sottolineare un aspetto della società col gusto del negativo, ora parlarne fa parte della strategia per sopravvivere e vincere la paura di essere vittima. L'ammazzare è diventata una modalità per fare qualche cosa di significativo, per sfuggire alla banalità, alla monotonia del quotidiano." (Vittorino Andreoli)