Per la prima volta qui, Ciro Vestita, con Federica Alaura e Irene Gelli, ci offre una panoramica approfondita sulla corretta alimentazione e le buone abitudini che percorre l’intero arco delle nostre vite, partendo dalla gravidanza e passando per infanzia, maturità e vecchiaia. Quali sono i cibi migliori quando si aspetta un figlio? Ha davvero senso “arricchire” la nutrizione di un adolescente che fa tanto sport? E come cambiare regime una volta che l’appetito, e il bisogno calorico, si riducono negli anni d’argento? Il lettore può così comprendere ciò che succede al suo corpo con il passare del tempo e adattare di conseguenza le proprie abitudini senza sforzi eccessivi. Proseguendo il suo lungo percorso di nutrizionista di primo livello, con la consueta attenzione al potere curativo delle piante, Vestita compone un vero e proprio manuale di sani comportamenti, molti dei quali inediti e poco praticati, che ci accompagna per tutto l’arco dell’esistenza e che, per questo, dà attenzione e suggerimenti a ognuno di noi, a qualsiasi età e alle prese con le più comuni esigenze della vita quotidiana. Perché, come ci insegna Vestita, vivere a lungo e in forma non è un miraggio: richiede però i consigli giusti, un impegno costante ma soprattutto il piacere di prendersi cura di sé.
Un'antologia del linguaggio di Totò attraverso le sue battute, le famose "quisquilie" e "pinzellacchere" che l'attore improvvisava nei suoi film, tutte espressioni entrate nell'immaginario collettivo degli italiani: "E io pago ", "Alla faccia del bicarbonato di sodio!" e tanti altri irresistibili modi di dire. Un volume unico, impreziosito da una serie di ritratti di Totò realizzati dal celebre caricaturista Umberto Onorato, quindici capitoli per leggere il mondo con gli occhi del principe della risata: dagli "Appunti di viaggio" a "Quando c'è la salute", da "Italiani brava gente" ad "Affari di famiglia", un caleidoscopio di situazioni e invenzioni linguistiche geniali, imprevedibili, e a tratti amare. Perché, ieri come oggi, Antonio de Curtis ha ancora molto da insegnare su vizi, virtù, diavolerie e magagne di un'umanità che assomiglia a ognuno di noi.
"Ci vuole coraggio per pregare il Padre nostro. Ci vuole coraggio. Dico: mettetevi a dire 'papà' e a credere veramente che Dio è il Padre che mi accompagna, mi perdona, mi dà il pane, è attento a tutto ciò che chiedo, mi veste ancora meglio dei fiori di campo. Credere è anche un grande rischio: e se non fosse vero? Osare, osare, ma tutti insieme. Per questo pregare insieme è tanto bello: perché ci aiutiamo l'un l'altro a osare." Il Padre nostro è la preghiera che racchiude tutte le altre, quella che Gesù stesso ha donato ai suoi discepoli per rispondere alla loro richiesta: "Insegnaci a pregare". In questo libro, Papa Francesco la illumina versetto per versetto rispondendo alle domande di don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere di Padova. Le parole insegnate da Gesù entrano in risonanza con episodi della vita di Jorge Mario Bergoglio, con la sua missione apostolica e con le inquietudini e le speranze delle donne e degli uomini d'oggi, fino a diventare la guida per una vita ricca di senso e di scopo. Ogni capitolo della conversazione si conclude con dei testi di Papa Francesco - pronunciati nelle udienze del mercoledì o negli Angelus - che approfondiscono e sviluppano temi cruciali come la paternità, la grazia, il perdono, il male. Alla fine, don Marco Pozza porta il Padre nostro dentro il carcere, e lascia che due suoi parrocchiani diano voce al dolore che percorre le loro esistenze e alla loro speranza di misericordia.
Narrata in pochi versetti all’inizio della Genesi, la storia di Adamo ed Eva ha avuto, nei secoli, un influsso determinante sulle concezioni delle origini e del destino umani. Pochi racconti si sono dimostrati così tenaci, così diffusi e così “reali”. L’insistenza sulla verità letterale della narrazione biblica diventò uno dei pilastri dell’ortodossia cristiana e i pittori rinascimentali conferirono un persuasivo senso di realtà ai primi esseri umani e così alla loro storia. Ma a che cos’è dovuta la sua fortuna? Perché ha affascinato tante menti brillanti e tanti artisti straordinari? È la domanda che si pone Stephen Greenblatt in “Ascesa e caduta di Adamo ed Eva”, a cui risponde facendo rivivere il racconto della nascita dell’umanità attraverso le sue numerose e diverse interpretazioni: dagli antichi rabbini ai protocristiani, dai codici di Nag Hammâdi agli esegeti coranici, da Agostino a Tommaso, da Milton a Whitman e Mark Twain, passando per van Eyck, Masaccio, Hieronymus Bosch, Dürer e Michelangelo, in una galoppata mozzafiato tra capolavori dello spirito e della fantasia. “Gli uomini non sanno vivere senza storie. Alcuni di noi le creano di professione e altri – compreso il sottoscritto – dedicano la vita adulta a cercare di comprenderne la bellezza, il potere e l’influenza.” Oggi, per molti di noi, quella storia è un mito. L’Illuminismo e Darwin hanno svolto il loro compito, e la comprensione delle origini è stata liberata dalla morsa di un’illusione un tempo potente. “L’uomo e la donna nudi nel giardino, con strani alberi e il serpente parlante, sono tornati nella sfera dell’immaginazione da cui erano originariamente emersi.” Ma non per questo hanno perso il loro fascino. Adamo ed Eva sono al tempo stesso un’incarnazione della responsabilità e della vulnerabilità umane, della possibilità di scegliere la ricerca della conoscenza disobbedendo alla massima autorità oppure, in alternativa, della possibilità di lasciarsi sedurre fino a operare una scelta insensata, dalle conseguenze catastrofiche e indelebili. “Tengono aperto il sogno di un ritorno, in qualche modo, un qualche giorno, a una beatitudine che è stata perduta. Possiedono la vita – la peculiare, intensa, magica realtà – della letteratura.” La stessa che trapela da ogni pagina di questo libro.
Dalle due eloquenti linee sul test di gravidanza fino al travaglio, dalla nascita al ritorno a casa, fino alle prime complicate uscite con bimbo al seguito. Frasi e pensieri fulminanti e divertenti, dalla dolcezza disarmante, immortalati in illustrazioni piene di ironia. Un libro dal tono lieve e sognante, anche quando affronta le difficoltà e le frustrazioni, in cui dell’immediatezza di linee e colori ritroviamo il legame specialissimo e intenso che unisce una mamma al proprio neonato.
Giovanni si risveglia dal coma nel luglio del 2017. Aveva vent’anni quando la sua vita si interruppe. L’ultimo ricordo, prima dell’incidente, è in piazza San Giovanni, il 13 giugno 1984. Insieme al padre e alla fidanzata sta partecipando al dolore collettivo per la morte di Enrico Berlinguer. Dopo oltre trent’anni la vita ricomincia. Giovanni rinasce, adulto. Tutto è cambiato. Si trova in un nuovo secolo, in un nuovo millennio. Non c’è più il mondo che ha lasciato: i partiti, gli stati, i personaggi. Il modo di vivere, di sapere, di comunicare è stravolto, per lui un universo ignoto. Giovanni è come un bambino cinquantenne. Deve imparare una vita inedita e conoscere, accettandolo, il destino di chi ha amato quando ne aveva venti. Ad aiutarlo a rinascere ci sono Giulia, la suora tormentata che l’ha accudito per buona parte della degenza, Daniela, la psicologa dalla malinconia sottile, e suo figlio Enrico, ragazzino saggio e disilluso. Quando non celebra solo la memoria collettiva di un’epoca lontana ma radicata nelle coscienze. È il racconto del presente, meraviglioso e terribile, riconosciuto con la nitidezza di occhi che lo incontrano per la prima volta. È il romanzo per ognuno di noi: per chi ha vissuto, senza mai sentirsi solo, la forza di un ideale oppure lo ha mancato per ragioni anagrafiche e ne avverte la potenza o il rimpianto.
Abiti costosi ormai fuori taglia e fuori moda, scarpe di tutte le fogge, libri, dischi, mobili, servizi da tavola sproporzionati per le nostre esigenze quotidiane. E ancora: vecchi documenti, fotografie, attrezzi inutilizzati, apparecchi elettronici ormai obsoleti. Le nostre case esplodono letteralmente di cose che ci costano tanti soldi, tanto tempo e tanta fatica, che diventano fonte di ansia e preoccupazione e ci distraggono dall'obiettivo più semplice e vero della nostra vita: la felicità. Fare spazio in casa - e di conseguenza lasciar respirare la nostra mente - significa invece guadagnarsi la libertà di muoverci verso la parte più autentica di noi stessi. Per questo Fumio Sasaki che ormai da qualche anno vive a Tokyo in una casa di pochi metri quadrati con una ventina di oggetti per lui realmente indispensabili - ha messo a punto un sistema originale articolato in cinquantacinque punti chiari e applicabili da chiunque ogni giorno (più altri quindici per chi non si accottenta).
Un'antica leggenda bretone racconta che a causa della cattiveria dell'umanità, un villaggio intero e la sua cattedrale vennero sommersi da un'alluvione. Da allora, si avverte un lontano rintoccare di campane come severo monito per tutti. Parte da questa immagine suggestiva un'indagine sulla spiritualità sommersa occidentale che produce mescolanze fra elementi di religioni a volte inconciliabili. Dal Dio Mithra così simile al Gesù cristiano, alle sacre icone e al legame tra mito e sintomo, Silvia Ronchey mostra quanto Oriente c'è nel nostro Occidente e come l'antichità è diventata un simbolo sempre più fecondo anche per il nostro inconscio. Il risultato è un viaggio alle radici del sincretismo contemporaneo.
Un capolavoro assoluto come la Gioconda non è solo un quadro da ammirare affascinati dagli occhi che sembrano vivi e dalla magia del sorriso. In realtà è un viaggio nella mente e nelle emozioni di Leonardo. È una porta che si spalanca su un luogo e su un'epoca indimenticabili: Firenze (ma anche Milano, Roma, Mantova, Urbino) e il Rinascimento. Già dall'Ottocento e fino a oggi, è stato detto e scritto moltissimo su Leonardo e su Monna Lisa, un artista e un ritratto su cui si ha sempre l'impressione di non sapere abbastanza. Per andare a conoscere entrambi e svelarne l'eterno fascino, Alberto Angela ha scelto una chiave completamente nuova: lascia che sia la Gioconda a "raccontarci" Leonardo, il genio che l'ha potuta pensare e realizzare. Partendo da ogni dettaglio del quadro e ricostruendo le circostanze in cui Leonardo lo dipinse, scopriamo così che il volto della Gioconda, levigatissimo dallo sfumato, non ha ciglia né sopracciglia (un dettaglio importante nella storia narrata in queste pagine). O che il suo vestito ha molto da dirci sulla moda del tempo, ma anche sulle abitudini e sull'economia della Firenze di inizio Cinquecento. O, ancora, che le sue mani non sarebbero state possibili senza approfonditi e sorprendenti studi di anatomia. O che il segreto del paesaggio va ricercato nel nuovo tipo di prospettiva "aerea", ideato da Leonardo. La Gioconda può raccontarci queste e molte altre cose sul suo autore.
Sprofondato in una buca nell'asfalto, Ruben subisce inerte l'invettiva di Francesca, la sua compagna degli ultimi mesi, una ragazza fine ed elegante, tratti asiatici e forme perfette. Che però ora, sfigurata dall'ira, sembra un mostro. Dall'alto del marciapiede lei lo sovrasta sommergendolo di accuse: è un uomo che ha sprecato i propri talenti, mortificato il suo corpo con un'alimentazione smodata, a quasi quarant'anni è ancora incapace di una relazione seria. La sua casa è sciatta quanto lui, non meglio del suo lavoro: collaboratore di un giornale sportivo che disprezza qualsiasi guizzo letterario. Alla fine del violento soliloquio, Francesca se ne va. Perché aveva tanto da ridire? Forse perché lui si era rifiutato di andare al compleanno di sua sorella all'agriturismo biologico? Be', il sabato pomeriggio ideale per Ruben prevede di mangiare un Crispy McBacon con patate fritte, sporcarsi di ketch-up e ruttare da solo con il ventilatore sparato in faccia. Mentre rimugina queste cose, Ruben esce dalla buca, si sistema la giacca sputacchiata e si avvia verso le strisce pedonali. E lì, a un passo da lui, una ragazza bionda viene investita da un suv e muore. Per Ruben è uno shock, diventa un pensiero ricorrente che gli fa capire una cosa: è ora che si prenda del tempo - tre mesi di ferie - per andare a chiudere tutti i conti aperti della sua vita.