
I risultati raggiunti da Raffaele Guariniello nei processi sulle morti alla ThyssenKrupp e sul caso Eternit hanno segnato uno straordinario passo in avanti nella sicurezza sul lavoro. Sono solo i due capitoli più recenti della carriera in magistratura, dedicata principalmente alla salute dei cittadini e dei lavoratori, che Guariniello rievoca in questo libro tanto sconvolgente quanto importante. Il racconto di episodi clamorosi - dalla prima intuizione di un decesso per amianto all'incontro con un Pantani già "dopato" molti anni prima della tragica fine; al sopralluogo alla Thyssen la notte stessa del rogo - si alterna alle lucide riflessioni sui princìpi di diritto e di umanità che lo hanno condotto a scontrarsi con i poteri forti in nome di una missione: quella di porre la salute cittadino al di sopra di qualsiasi altro interesse.
"In qualunque altro Paese si sarebbe dimesso". In Italia invece la responsabilità individuale, nelle sue dimensioni politiche ed etiche, è l'oggetto di multiformi tecniche di elusione e di stratificati (e autodifensivi) aggiustamenti che fanno sì che chi sbaglia non paghi. Incolpevoli, inconsapevoli, prigionieri, revisionisti: Alessandra Sardoni individua e analizza le diverse e variegate tipologie degli irriducibili irresponsabili nostrani attraverso alcune delle vicende più significative degli ultimi anni. Il racconto degli eventi del tragico G8 di Genova diventa così emblematico dell'irresponsabilità che deriva dal consociativismo e dall'opacità della catena di potere, e la conseguenza è che gli imputabili "incolpevoli" ottengono addirittura posizioni di maggior prestigio. Le vicende parallele di Maurizio Lupi e del ministro Cancellieri rappresentano invece le trappole e le opportunità del cosiddetto "doppiopesismo", che ha portato il primo, non indagato, alle dimissioni, e la seconda, indagata, a mantenere la carica. E poi ancora l'irresponsabilità che deriva dalla delega delle scelte politiche alla magistratura e quella che trae il suo alimento dalle teorie "complottiste", che trasformano i fatti accaduti in senso autoassolutorio. Senza dimenticare i "capri espiatori", potente strumento di deresponsabilizzazione attraverso l'attribuzione della colpa ad altri. "Scartare la responsabilità individuale è funzionale alla conservazione del potere, qualunque esso sia" scrive Alessandra Sardoni. Eppure, in questo labirinto di irresponsabilità italiane emerge con chiarezza anche lo spazio per affermare "leadership trasparenti, efficaci, consapevoli di sé e soprattutto adulte". L'importante è ricordarsi che non basta "metterci la faccia", occorre anche accettarne le conseguenze.
La storia di Theo Decker, sopravvissuto, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dalla nostalgia per la madre, l'unica cosa che riesce a consolarlo è un piccolo quadro dal fascino singolare. E da lì, il suo futuro diventa una rocambolesca giravolta tra salotti chic, amori e criminalità, guidato da una pulsione autodistruttiva, impossibile da controllare.
Avere diciott'anni ai margini di Roma, il cemento di Corviale a fare da sfondo a tutti i sogni possibili, può essere una condanna. Ma non se hai un'Idea in testa e sei disposto a qualunque cosa per realizzarla. È quello che succede a Matteo, sguardo di ghiaccio e una determinazione capace di superare ogni ostacolo: un padre che resta senza lavoro e deve reinventarsi proprio quando lui sta per iscriversi all'università, un allenatore che lo esclude dalle nazionali di nuoto Juniores perché porta il cognome sbagliato e il grande amore, Emma, che non ne può più di essere sempre al secondo posto nel suo cuore. Perché il primo è occupato da lei, l'Idea. È il 2011, Facebook è entrato di prepotenza nelle vite della gente, e Matteo ha capito che quello che serve per far parlare chi cerca con chi offre lavoro è proprio un social network: eccola, la chiave per accendere il futuro. È così che il ragazzo dalla massa ribelle di capelli castani lascia la periferia estrema della Capitale - e lo scantinato dove con un amico ha iniziato a progettare il suo sito - per dare forma concreta alla sua intuizione. A Milano lo accoglie un coinquilino che parla solo per indovinelli e citazioni di film e poi la Bocconi, il tempio della finanza e il luogo dove, con tanta sfrontatezza e i contatti giusti, una startup può diventare una delle più importanti realtà nel mercato delle risorse umane. Perché quando sogni in grande, i confini non esistono.
Da oltre un secolo la fisica teorica sembra progredire in una marcia inarrestabile di trionfi. Dopo le grandi rivoluzioni della relatività einsteiniana e della meccanica quantistica, la ricerca del Santo Graal di una Teoria del Tutto ha prodotto frutti clamorosi: il modello cosmologico standard ci ha permesso di definire l'evoluzione dell'universo dal Big Bang fino ai suoi possibili destini ultimi, mentre l'imponente architettura matematica della teoria delle stringhe ci offre una visione elegante della struttura essenziale della materia e dello spaziotempo. Tutto bene, dunque? Roger Penrose ci mostra le cose non stanno esattamente così. Quanto l'indiscutibile eleganza della teoria delle stringhe e la sua conseguente popolarità impediscono di dedicare le nostre ricerche a ipotesi forse meno spettacolari ma più solide? Quale base reale hanno i voli di fantasia delle teorie cosmologiche attuali, erette sul dogma del modello inflazionario? E la precisione straordinaria delle predizioni della meccanica quantistica giustifica la fede cieca nell'affidabilità dei suoi traballanti fondamenti concettuali? In questo suo saggio Penrose ci fornisce uno spaccato profondo e sorprendente del valore e delle debolezze della nuova scienza fondamentale.
C'è un quartiere vicino alla città ma lontano dal centro, con molte strade e nessuna via d'uscita. C'è una ragazzina di nome Adele, che non si aspettava nulla dalla vita, e invece la vita le regala una decisione irreparabile. C'è Manuel, che per un pezzetto di mondo placcato oro è disposto a tutto ma sembra nato per perdere. Ci sono Dora e Fabio, che si amano quasi da sempre ma quel "quasi" è una frattura divaricata dal desiderio di un figlio. E poi c'è Zeno, che dei desideri ha già imparato a fare a meno, e ha solo diciassette anni. Questa è la loro storia, d'amore e di abbandono, di genitori visti dai figli, che poi è l'unico modo di guardarli. Un intreccio di attese, scelte e rinunce che si sfiorano e illuminano il senso più profondo dell'essere madri, padri e figli. Eternamente in lotta, eternamente in cerca di un luogo sicuro dove basta stare fermi per essere altrove. Silvia Avallone ha parole come sentieri allungati oltre un orizzonte che davamo per scontato. Fa deflagrare la potenza di fuoco dell'età in cui tutto accade, la forza del destino che insegue chi vorrebbe solo essere diverso. Apre finestre, prende i dettagli della memoria e ne fa mosaici. Sedetevi con lei su una panchina e guardate lontano, per scoprire che un posto da dove la vita è perfetta, forse, esiste.
Quando aveva nove anni, a Samuel la madre raccontò la leggenda norvegese del Nix: uno spirito che può assumere forme diverse e che ogni tanto appare con le sembianze di un grande cavallo bianco per rapire i bambini. Chicago 2011. Samuel alla soglia dei quarant'anni non sa ancora dire quando lo spirito del Nix gli abbia rovinato l'esistenza. Insegna letteratura inglese al college, di notte è schiavo di un gioco di ruolo online ma i piani erano stati altri: doveva diventare uno scrittore di successo. Poi una voce al telefono cambia il suo destino. Un avvocato lo convoca perché risulta essere il figlio della donna che ha lanciato una manciata di sassi contro il candidato repubblicano alla presidenza; un fatto minimo, che già infiamma tutti i media nazionali. Il punto è che Samuel non vede la madre Faye dal giorno lontano in cui lei abbandonò all'improvviso la famiglia. È esattamente questo il momento di fare i conti con quello strappo: cosa e chi avevano spinto Faye a partecipare ai movimenti di protesta del '68? Come ha vissuto Samuel gli anni della sua assenza?
Per gli antichi greci la hybris era il peccato peggiore che un capo potesse commettere. Era l'atteggiamento di somma tracotanza con cui i mortali, nella loro follia, si opponevano agli dèi. Chi peccava cadeva in disgrazia, precipitava da grandi altezze a profondità inimmaginabili. Dopo aver scritto numerosi libri sulla guerra nelle sue varie forme, Alistair Hor-ne riflette su quali sono i tratti comuni che contraddistinguono i conflitti armati nel corso della storia. Tra quelli che emergono con maggiore evidenza c'è proprio la hybris, nel Novecento in particolare. Perché i generali vittoriosi non sanno quando è il momento di fermarsi? Nel corso del 1941, la hybris avrebbe indotto Hitler a commettere, uno dopo l'altro, i tre enormi errori della sua carriera, errori di proporzioni storiche e fatali: l'operazione Barbarossa, la decisione di invadere la sterminata terra di Russia; la tardiva decisione di attaccare Mosca, costi quel che costi - come aveva fatto Napoleone un secolo e mezzo prima; la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti l'11 dicembre, soltanto una settimana dopo che la sua offensiva su Mosca si era alla fine bloccata. È quella la data in cui Hitler perde definitivamente la fiducia nei suoi generali per confidare solo nella propria stella. Se la hybris è parte della condizione umana, profondamente radicata, persistente, pervasiva e potenzialmente letale, cosa possiamo fare oggi per evitarne le conseguenze? "Con il mondo di fronte a pericoli sempre più minacciosi provenienti da leader ambiziosi, da bande di signori della guerra e terroristi, dobbiamo tenere conto, come fecero gli antichi greci, delle terribili sciagure che si abbattono su coloro che liberano dal vaso di Pandora il bacillo dormiente dell'arroganza."
Magistrati, avvocati, funzionari di Stato: 147 nomi finiti nel mirino del criminale che ha messo sotto scacco l'intero Paese.
Tra i tavolini di via Veneto o nei teatri posa di Cinecittà, in piazzetta a Capri o al Lido di Venezia, uno sguardo attento e ironico illumina i riti dell'Italia della dolce vita. Oriana Fallaci, giovane scrittrice allora impegnata come corrispondente dell'Europeo, coglie lo spirito di quegli anni e di chi li abita: intellettuali, gente di cinema, ma anche viveur, nobili decaduti, borghesi in cerca di gloria. In un grande affresco, scanzonato e senza preconcetti, si ritrovano, con i loro tic, speranze e aspirazioni, gli attori famosi - da Sordi a Gassman, da Gina Lollobrigida a Sofia Loren -, i registi - Visconti, Rossellini, Fellini, Antonioni -, gli scrittori, i grandi produttori e le stelline in cerca di gloria che hanno fatto la fortuna del cinema italiano nel mondo e hanno saputo rappresentare, forse più che in qualsiasi altra epoca, le caratteristiche del "genio italico". Oriana Fallaci li osserva, li incontra, li intervista, qualche volta ne diventa amica, a volte si fa odiare, ma sempre ce li restituisce vividi e umani, cogliendone i punti deboli e le grandezze, le idiosincrasie e le passioni.