
Il "Profilo" segue le vicende biografiche del Sovrano borbonico inserite nella realtà politica, socio-economica ed ecclesiastica del Mezzogiorno d'Italia e della Spagna del secolo XVIII. Carlo acquisì la necessaria esperienza di governo durante la venticinquennale permanenza sul trono di Napoli. Nella penisola iberica il Sovrano - mantenendo sempre stretti rapporti con il toscano Bernardo Tanucci, grande personalità culturale e politica, suo principale consigliere nel governo napoletano - seppe circondarsi di collaboratori fedeli e capaci, sia stranieri che nazionali, da Wall a Squillace e Grimaldi, da Campomanes ad Aranda e Floridablanca. Durante il governo di quest'ultimo, le cui iniziative Carlo III assecondò con convinzione, si intensificò nella politica interna spagnola l'attività riformatrice nel quadro di un assolutismo monarchico sempre più ispirato a princìpi illuministici, comunque compatibili con il paternalismo che distinse sempre l'operato del Sovrano.
Il Mediterraneo è davvero un "continente liquido", un luogo di millenari scambi, o un mare che al contrarlo tiene reciprocamente lontane le genti che su di esso si affacciano? È il mare dei confronti o il mare degli scontri di civiltà? Partendo da un esame della letteratura specialistica recente, questo libro propone alcune risposte in una direzione destinata per sua natura a rimanere aperta, in un affresco esteso dalla più remota antichità ai nostri giorni.
In una grigia mattina di dicembre del 1870 Cesare Lombroso esaminò il cranio di Giuseppe Villella, originario di Motta Santa Lucia in Calabria e morto a Pavia, dove era detenuto. Il giovane scienziato si convinse di aver fatto una scoperta sensazionale: nacque cosi l'Antropologia criminale, destinata a riscuotere un enorme e controverso successo internazionale. Ladro o brigante, per un secolo e mezzo Villella non fu che un reperto scientifico, il "totem dell'Antropologia criminale". Nel 2009, l'inaugurazione del nuovo allestimento del Museo "Cesare Lombroso" ha provocato la sorprendente resurrezione mediatica del brigante. Oggi è un personaggio mitico, il totem della lotta contro il razzismo antimeridionale, simbolo del riscatto delle popolazioni native del Regno delle Due Sicilie. L'antropologa nativa Maria Teresa Milicia ricostruisce la scarna esistenza del "brigante" su solide basi documentali e propone un'inedita analisi del razzismo attribuito a Lombroso.
La parabola del mito classico, dalle sue prime espressioni letterarie, in Omero e in Esiodo, al teatro tragico greco-romano, ai poemi e alle compilazioni più tarde, quale grande creazione fantastica e sapienziale. Della quale (e delle sue "favole") si ripercorrono con citazioni dirette i mirabili riflessi e l'incessante riprodursi nelle letterature europee (Dante, Boccaccio, l'Arcadia, Racine, Alfieri, Shelley, Rilke...). Un moto instancabile che ha modellato la nostra cultura e la nostra civiltà letteraria.
La bioetica è la grande rivoluzione culturale della postmodernità. Alla confluenza di due flussi, quello umanistico e quello scientifico, mentre il progresso della medicina apre prospettive nuove e imprevedibili alla vita dell'uomo, il benessere psicofisico si è affermato come un diritto umano fondamentale. Ma si apre al tempo stesso una nuova problematica nella esigenza di conciliazione degli interessi della società con la libertà di autodeterminazione della singola persona. Di qui, una somma di domande, di ipotesi, di istanze che esigono un tentativo di messa a fuoco.
"Sinistra" e "Israele": due termini che oggi sembrano cosi distanti per la nostra cultura politica di europei e italiani da costituire quasi un ossimoro. Il loro rapporto è faticoso e pieno di incomprensioni, alimentate da luoghi comuni e pregiudizi. Il miglior combustibile per far divampare polemiche e rancori. Nessuno si ricorda che il padre del socialismo "scientifico", Carlo Marx, era ebreo. Che molti rivoluzionari russi erano ebrei. La tradizione giudaica è parte costitutiva della nostra cultura, soprattutto di quella della sinistra, e delle nostre città da duemila anni. Sentinella di un Occidente contro l'Oriente per la destra, ponte tra Occidente e Oriente per la sinistra. Fabio Nicolucci, in questo suo nuovo lavoro, sostiene che Israele indubitabilmente fa parte dell'Occidente. Israele è l'Occidente dell'Occidente. Non è possibile negare l'identità comune. In particolar modo l'autore si sofferma sul rapporto di Israele e della sinistra con l'Occidente: per Israele, con un inedito in Italia (per fonti e ricchezza) studio dei rapporti tra neoconservatori Usa e israeliani; per la sinistra, con una non diplomatica analisi dei suoi vizi, dei problemi e dei rapporti con Israele, e infine della via da seguire per ritrovare una sua capacità di ricollocarsi nel nuovo mondo, quello del post 11 settembre.
I legami tra l'Europa e gli Stati Uniti sono antichi e complessi: dobbiamo molto a un paese che, non senza contraddizioni, ha inventato un modello di democrazia e un concetto nuovo delle libertà politiche e sociali, e ha partecipato generosamente a due guerre europee anche in nome di questi valori. Politica, letteratura, musica, cinema: un mondo vitale e attivo che continua a esercitare un fascino particolare che non può essere semplificato in adesione ideologica o in altrettanto semplice rifiuto politico. Evoluzione del capitalismo, situazione politica ed economica - dalla grande crisi del 1929 al New Deal di Roosevelt al maccartismo agli scandali bancari e finanziari alla presidenza Obama - questa "America" si ripropone come un rinnovato e più aperto modello di Stato sociale. Lucio Villari rilegge alcune pagine della storia degli Stati Uniti tra passato e presente, con l'intenzione di identificare alcuni nodi essenziali del suo formarsi come nazione, del suo appartenere alle radici culturali dell'Europa, ma anche del suo negarsi a esse rinnovandosi e inventandosi come un mondo nuovo. L'autore si sofferma sul rapporto tra l'Italia e gli Stati Uniti. Un'"America" vissuta come sogno, come terra promessa, con speranze talvolta infrante. Il "sogno americano" ha influenzato la nostra cultura, la letteratura, l'arte, l'economia, il costume.
Attraverso una attenta ricostruzione della vita e della filosofia di Giovanni Amendola, Alfredo Capone fornisce la chiave per indagarne il pensiero politico, che assume la democrazia liberale moderna fondata sul superamento del principio individualistico del liberalismo classico e su una concezione della religione come cristianesimo filosofico e aconfessionale. La democrazia politica di Amendola trova le sue origini nel radicalismo risorgimentale, nel cui solco egli colloca il riformismo del Partito socialista al quale aderì adolescente. Attraverso l’analisi del suo pensiero e delle sue vicende politico-biografiche, come l’esperienza della guerra – che mise a nudo le sue illusioni interventiste e il suo sogno di una “Grande politica nazionale” – l’autore mette in luce la svolta in senso radicale della sua concezione della democrazia, che si fonda sulla presa d’atto della catastrofe irreversibile della classe dirigente italiana nel suo insieme. Giovanni Amendola segna la linea di non ritorno dell’Italia liberale e laica del Risorgimento e l'inizio dell’Italia dei partiti di massa. Deve la sua “sfortuna” storiografica, secondo l’autore, alla struttura del sistema politico italiano, i cui conflitti trovano sempre una ricomposizione sulla frontiera del populismo, del consociativismo e dunque nel rifiuto della democrazia liberale europea di cui il nostro fu il massimo esponente nell’Italia contemporanea e per molti aspetti, il fondatore.
L'opera. I Salmi nella Divina Commedia. Dante ha riservato una particolare attenzione ai Salmi, il “libro di preghiere” della Bibbia, tra i piú “popolari” dell’Antico Testamento, cui ha fatto molti riferimenti nella Divina Commedia. L’indagine del Cardinale Ravasi ricostruisce quei richiami come testimonianza della fede di Dante, pubblicamente dichiarata nel canto XXIV del Paradiso.
L'autore. Biblista, teologo, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nonché della Casa di Dante in Roma, appassionato lettore di Dante, è un grande esegeta della Bibbia e dei Salmi, di cui è stato raffinato editore.
L'opera. Nella Divina Commedia, sublime resoconto di un viaggio salvifico dalla selva oscura del peccato alla beatitudine paradisiaca, Dante per la prima volta nella storia della letteratura universale tenta di rappresentare i misteri fino a quel momento intentati dell’infinito e del divino. L’ultimo canto del Paradiso, esaltante epilogo del viaggio, narra l’arrivo al traguardo, con la folgorante visione di Dio.
L'autore. Critico letterario, storico della letteratura, professore emerito di Letteratura italiana nell’Università di Napoli Federico II, è coordinatore della «Nuova edizione commentata delle Opere di Dante » promossa dal Centro Pio Rajna.