8 agosto 1956: nell'aria si diffonde il suono angosciante delle sirene che annunciano un incidente alla miniera Bois du Cazier, a Marcinelle. In quel momento non si sa ancora, ma è una strage: 262 morti, di cui 136 italiani. La tragedia innesca una serie di riflessioni sulla sicurezza e accende i riflettori sulle condizioni lavorative e di vita dei minatori: sono in prevalenza stranieri che hanno lasciato i loro Paesi per fuggire dalla povertà. Qui in Belgio si sono ritrovati a svolgere un lavoro pericoloso e per cui spesso non erano qualificati, e che avrebbe poi portato tanti di loro alla morte per silicosi. A distanza di molti anni, Maria Laura Franciosi intervista i sopravvissuti e le loro famiglie, ma anche tanti altri minatori emigrati in seguito all'accordo uomo-carbone con l'Italia, e confeziona un volume prezioso che parla di miniere e lavoro, certo, ma anche di sacrificio, amore, integrazione, razzismo, malattia, speranze, passato e presente. Le vicende narrate in questo libro si intrecciano a più riprese con la storia delle Acli, le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani che, prima e dopo la tragedia, da oltre ottant'anni sono state sempre al fianco degli italiani emigrati, sostenendoli in ogni aspetto della vita professionale e quotidiana.
I temi fondamentali della vita monastica: il lavoro manuale, la preghiera, l'astinenza, l'ubbidienza, la pazienza, l'umiltà. Il confronto con le passioni, le relazioni che intercorrono tra vizio e virtù, che fanno del deserto non una regione illusoria di una condizione pacificata, data per scontata e raggiunta come la meta di un itinerario turistico. A tal proposito Evagrio vuole trasmettere a Eulogio un'esperienza del deserto come luogo di una nuova consapevolezza che dice anche pace e quiete, ma in rapporto dinamico con l'impegno; non pace e quiete tout court, ma nel dominio di sé e nella consapevolezza di un lavoro, mai interrotto, di confronto interiore con le spinte della propria anima, dei suoi impulsi e delle sue passioni. Raggiunto questo equilibrio, è così possibile sentire la forza della natura, contemplare la bellezza del tutto, conversare con Dio in una condizione orante mai data prima che egli fa coincidere con il piacere spirituale e con la beatitudine.
Sullo sfondo la Sardegna piena di simboli e ricordi tipica dei romanzi di Grazia Deledda. In primo piano il romanzo delle passioni elementari e comunque radicali: Olì che conosce l'amore e giovanissima si scopre tradita; Anania, il cercatore di tesori inesistenti, inconsapevolmente crudele; il figlio dei due costretto a crescere senza la prospettiva di una normale vita famigliare. I personaggi sono mossi dalle emozioni più forti e contrastanti, da odi e amori irriducibili, ed è la famiglia a rimanere travolta in questo violento turbinio, tanto da uscirne arsa, bruciata fino a rivelare, nell'ultimo residuo, tutto il suo valore.
Don Tonino Bello, vescovo degli ultimi, introduce con questa raccolta antologica delle sue prediche ai cristiani impegnati nel sociale e in politica il seme evangelico della bontà e dell'amore intelligente e creativo nel difficile campo dei rapporti sociali. Quello dell'operatore sociale e del politico è un mestiere difficile, cristianamente molto impegnativo, una scelta coraggiosa, una vera vocazione. Il Vangelo, secondo don Tonino, richiede di fare delle scelte radicali, trovare nuove convergenze tra ideali ed esigenze concrete, «portare la veste battesimale nei quartieri e la tuta da lavoro in chiesa», «liberare l'uomo dall'intrigo della miseria, dalle grinfie rapaci del potere, dalle seduzioni del falso benessere». Un programma ambizioso e complesso che non deve mai scoraggiare: «La speranza è in agguato», rassicura don Tonino, «anche se è buio intorno. Non tiratevi indietro, anche se avete la percezione di camminare nelle tenebre».
Il Cantico delle creature - o Cantico di frate sole - è l'inno che s'innalza dall'orchestra del creato e che trova in Francesco il suo entusiasta direttore. Sono stati centinaia gli studiosi di questa Lauda di san Francesco, soprattutto nel secolo scorso, al punto da averlo fatto diventare oggetto di spiegazioni intricate e analisi filologiche spesso contrastanti. In ogni caso, tutte le esplorazioni condotte ritengono il Cantico uno dei documenti più importanti della nostra tradizione. In questo volume, l'autore ne propone una lettura originale e attualissima, a confronto con le parole di papa Bergoglio sull'ecologia spirituale.
Il Passo della Vergine è una sperduta piana sui monti alle spalle di Tsuwano, una piccola cittadina nel Sud del Giappone. Fu in questo luogo che, in seguito alla ripresa delle persecuzioni anticristiane, tra il 1868 e il 1873, venne deportato un gruppo di fedeli provenienti da Urakami (Nagasaki) con l'intento di costringerli ad abiurare la fede. Questi semplici contadini, discendenti di sette generazioni di cristiani nascosti, resistettero per anni a supplizi quotidiani senza mai cedere, e in trentasette persero la vita per l'atrocità delle torture. Qui, in loro memoria, venne eretta una cappella e ogni anno si celebra il pellegrinaggio più popolare della Chiesa giapponese. Takashi Paolo Nagai, medico convertito al cattolicesimo e sopravvissuto al disastro atomico, dedicò le sue ultime energie alla stesura di questa storia di martirio, avvertendo uno stretto legame fra la propria vicenda e quella dei cristiani di Urakami, della cui testimonianza si sentiva profondamente debitore.
De Liguori definiva il suo volume «Un libretto, in cui parlo della preghiera, per essere ella un mezzo necessario e sicuro, al fine di ottenere la salute, e tutte le grazie che per quella ci bisognano». Oltre a essere un tramite irrinunciabile per giungere alla salvezza eterna, la preghiera anche strumento per affrontare la vita di tutti i giorni. Sono ancora valide le parole dell'autore: «Vedo da una parte quest'assoluta necessità della preghiera, tanto per altro inculcata da tutte le Sacre Scritture, e da tutti i Santi Padri; ed al contrario vedo che i cristiani poco attendono a praticare questo gran mezzo della loro salute. E quel che più mi affligge, vedo che i predicatori e confessori poco attendono a parlarne ai loro uditori e penitenti; e vedo che anche i libri spirituali, che oggidì corrono per le mani, neppure ne parlano abbastanza».
Sette autori contemporanei si mettono a confronto con sette pagine di Vangelo. L'incontro è sorprendente: Lazzaro, Giuseppe, persino il fico della parabola riprendono vita ed entrano a pieno titolo nell'avventura dell'umanità contemporanea; sì, perché la rilettura che emerge da queste pagine (a volte drammatiche, a volte ironiche, a volte semplicemente curiose) sembra riportare tempi e figure, che sono stati presenti a Cristo nella sua avventura terrena, a una nuova forza narrativa e rivelatrice. In fondo, nei personaggi anche minimi della Parola di Dio siamo un po' tutti simbolizzati; ed essi riescono a restare capaci di provocazione nei confronti della nostra realtà che ha bisogno di una novità e di parole inattese.
Salonicco 1943. Le SS sono giunte nella città occupata dall'esercito tedesco con lo scopo di annientare la grande e ricca comunità ebraica che vi abita da secoli, deportando tutti i suoi membri e impadronendosi dei loro beni. Mentre le partenze dei treni verso i campi di concentramento della Polonia si susseguono senza interruzione, nella città devastata dalla follia nazista due storie - destinate a incrociarsi - scorrono parallele: la storia di Hanna e Yosef, due quindicenni ebrei rinchiusi nel ghetto di Kalamaria, testimoni del crescere delle violenze e alla ricerca di una possibile via di salvezza e la storia del console italiano Guelfo Zamboni e del capitano Lucillo Merci, suo assistente, che in una frenetica corsa contro il tempo si adoperano per salvare quante più vite possibili. Se per Hanna l'incontro con Yosef sarà la scoperta di un amore sorprendente che neppure le circostanze più cupe potranno cancellare, per il console Zamboni e il capitano Merci quei drammatici mesi saranno invece l'occasione per riaffermare il primato della coscienza sul rispetto delle leggi: «Avremmo potuto non farlo? Avremmo davvero potuto non aiutare quelle persone?». Età di lettura: da 12 anni.
Ci sono giorni in cui siamo tristi, soli, paurosi o feriti. Ci sentiamo incompresi, e nella nostra mente prevalgono i pensieri cupi. Anche padre Anselm conosce questi sentimenti e nei suoi corsi osserva che molte persone ne soffrono. Insieme con il confratello Ansgar Stüfe ha messo insieme per questi giorni ostili una farmacia spirituale delle cose che consolano. Nel farlo padre Anselm mette al centro la forza terapeutica della Bibbia, mentre fratel Ansgar ricorre al suo ricco bagaglio di esperienze di medico e monaco.