
«Il disegno originario che s’annuncia nelle Lettere di fondazione, il precedente carteggio già pubblicato [Edizioni Studium, Roma 2007] si vede prendere forma ora in queste duecentododici Lettere di formazione, raccolte per la cura e con le chiose sempre puntuali di Cesarina Broggi, tutte scritte dalla Madre tra il 27 marzo del 1925 e il 24 dicembre del 1950 e rimaste indenni fino a noi.
[…] Si può immaginare quanto siffatti testi, che trascrivono la comunicazione orale di incontri comunitari (come quelli memorabili di Gubbio negli anni Trenta), abbiano inciso fortemente nella vita spirituale delle Missionarie della Scuola e nel loro rapporto (ogni volta singolare) con la Fondatrice. In queste lettere invece, con la discrezione tipica della scrittura personale, la Madre è come se parlasse “da anima ad anima”, si rivolge al cuore e alla mente delle sue figlie, entra con vigile naturalezza nel loro vissuto quotidiano che ha sempre bisogno d’una parola nuova o d’un impulso evangelico o d’un lieve richiamo per ritrovare la sua valenza misteriosa e divina. Se appena s’indaga la figura stilistica di questa scrittura si resta subito conquistati dalla sua immediatezza e dalla sua vicinanza alla vita e ai sentimenti della corrispondente. Al tempo stesso, mentre si prende cura d’ogni Sorella e ne asseconda le movenze più quotidiane (o forse proprio per questo), con un colpo d’ala la scrittura della Madre si solleva puntualmente e del tutto naturalmente ai grandi ideali e ai grandi motivi della vita cristiana e della consacrazione religiosa».
La prima metà del Novecento è stata un’epoca terribile e grandiosa della storia umana: l’era del dominio europeo del pianeta, dell’emergere di ideologie politiche distruttive e belliciste come il nazionalsocialismo tedesco e il comunismo sovietico, ma anche l’epoca dell’inizio dell’emancipazione e della rigenerazione di molti popoli asiatici e africani, in primis turchi, cinesi, arabi e indiani. In quegli anni hanno preso forza e sviluppo fenomeni che tuttora condizionano la nostra vita, dalla globalizzazione economica all’ascesa degli Stati Uniti a Stato egemone mondiale, alla costituzione di grandi potenze asiatiche come Giappone, India e Cina. Il volume delinea un affresco generale e appassionante dei momenti e dei problemi fondamentali delle relazioni internazionali fra il 1917 e il 1957, dalla rivoluzione bolscevica in Russia alla costituzione del Mercato Comune Europeo, sottolineando il ruolo dei grandi leader e delle ideologie (nazionalismi, comunismi, liberalismi) nella politica mondiale.
Alessandro Duce, professore ordinario di Storia delle relazioni internazionali, insegna nelle Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze Politiche e Relazioni internazionali dell’Università di Parma. È stato parlamentare e segretario della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei deputati. Collabora con diverse riviste nazionali ed estere. Ha pubblicato, fra l’altro, i volumi: Considerazioni sul Canale di Suez nella politica internazionale dal 1869 ad oggi, Milano 1968; La crisi bosniaca del 1908, Milano 1977; L’Albania nei rapporti italo-austriaci (1897-1913), Milano 1983. Nelle nostre edizioni figurano i volumi Pio XII e la Polonia (1939-1945), 1997² (premio Capri- S. Michele, XIV ed., sezione storia, 1997) e La Santa Sede e la questione ebraica (1933-1945), 2006.
L'uomo e la filosofia, opera postuma di Petr Wust, sembra essere il più significativo contributo dell'itinerario teoretico del pensatore di Colonia. Ad essa non si può muovere quell'accusa di fideismo che era stata, invece, rivolta al testo più noto Incertezza e rischio. Il progresso della nuova prospettiva consiste nella scoperta della reflexio e della devotio. Lungi dall'opporsi l'un l'altra esse, nella speculazione del filosofo tedesco, si “co-appartengono”, generando una permanente e vitale dialettica.
Enrico Piscione, allievo a Perugia di Armando Rigobello, ha conseguito nel 1973 il diploma di specializzazione nella ricerca filosofica all'Università “La Sapienza” di Roma. Insegna Storia della Filosofia all'Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Luca” di Catania ed è docente di Logica all'Istituto Teologico “San Paolo” della stessa città. Fra i suoi contributi si segnalano: Antropologia e Apologetica in Gabriel Marcel (Reggio Emilia 1980); Amicizia ed Amore. Dal pensiero antico al Medio Evo cristiano (Catania 1990); Giustizia e legge. Modelli filosofici della dimensione giuridica da Platone a Tommaso D'Aquino (Catania 1993). Nelle nostre collane ha curato il volume di Gabriel Marcel Fede e realtà. Osservazioni sull'irreligione contemporanea.
Mario Tamburino, germanista, si è laureato all'Università di Catania sostenendo una tesi con Giuseppe Dolei su Rainer Maria Rilke. Ha approfondito i suoi studi in Germania con Hermann Kunisch, già allievo di Guardini presso l'Università Cattolica di Eichstatt, avvalendosi di una borsa di studio offertagli dal Rettore Nikolaus Labkowitz. Insegna lingua inglese negli Istituti superiori della provincia di Ragusa. Fra le sue opere figurano: Il tema dell'angelo nelle Elegie duinesi di R.M. Rilke (Catania 1990), Wilde e le gonne dell'infinito (Ragusa 2009) e la prima traduzione italiana di un'ampia scelta del volume Eine Untersuchung über den Staat di Edith Stein (Napoli 1984).
Dopo vent’anni dalla scomparsa, in questo volume, si sente ancora la voce di Benigno Zaccagnini, che indica la strada alla politica di oggi: una forte unità tra vita e valori, che parte dal mettere insieme le “eccezioni di bene” che sono in questa società.
Dopo un’introduzione di Agostino Giovagnoli, che traccia un sintetico e chiaro profilo del politico faentino, ne parlano il suo ultimo vescovo, Ersilio Tonini, in un dialogo con Domenico Rosati, già presidente ACLI e “compagno di banco” di Zaccagnini al Senato, Achille Silvestrini, il cardinale romagnolo che continua ad essere una grande risorsa per la Chiesa e che è stato, con discrezione, vicino a lui nei momenti difficili dell’esperienza romana, Luigi Pedrazzi, l’amico intellettuale impegnato tra fede cristiana, comunità civile e comunità cristiana, il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, testimone della sua passione per la cooperazione, l’on. Bruno Tabacci, che lo incontrò in quella “sinistra DC” che si era costituita per continuare a dare speranza ai cattolici impegnati in politica, Giovanni Bianchi, già parlamentare, che come presidente ACLI consegnò l’ultima tessera del suo movimento a Zaccagnini, Giorgio Tonini, senatore della Repubblica, uno dei tanti giovani che gridavano “Zac, Zac, facci sperare”, l’on. Giovanni Bachelet, la cui sofferenza familiare si incontrò con lui, ed infine Guido Bodrato, che continua ad essere la voce di Zaccagnini, con cui è stato in comunione fraterna.
Si è ritenuto opportuno pubblicare anche l’omelia di Mons. Tonini per l’addio a Zaccagnini ed il saluto di Arrigo Boldrini, che fu suo amico fraterno ed avversario politico.
Il volume è stato curato da Aldo Preda, che è stato parlamentare della Romagna dopo Zaccagnini e Boldrini e che è presidente del Centro studi Donati di Ravenna, voluto dal politico di Faenza nel 1978, per continuare ad avere “memoria”.
La filosofia di Aristotele, pur avendo dominato per circa due millenni la cultura occidentale ed essendo di conseguenza stata oggetto di innumerevoli contestazioni, continua a rappresentare un punto di riferimento obbligato nel dibattito filosofico odierno. Recentemente si è anzi dovuta registrare una vera a propria Aristoteles-Renaissance, che ha diffuso ed aumentato l’interesse per questo pensatore nei settori più diversi della vita culturale. All’Aristotele considerato tradizionalmente padre della sillogistica e della teologia razionale si è affiancato e spesso sostituito un Aristotele nuovo, maestro di filosofia del linguaggio, di dialettica, di metodologia della ricerca scientifica, di fenomenologia ontologica, ma soprattutto di filosofia pratica (etica e politica). Questo rinnovato interesse non è stato tuttavia sempre accompagnato da una conoscenza diretta, sufficientemente completa e veramente spregiudicata, delle sue opere. Questo libro delinea, sia pure in modo succinto, tutti i principali aspetti sia della personalità sia del pensiero del filosofo greco, facendoli emergere direttamente dai testi e ponendoli continuamente a confronto con la problematica filosofica attuale.
Enrico Berti, professore ordinario di Storia della filosofia nell’Università di Padova, è autore di numerosi studi sull’argomento: La filosofia del primo Aristotele (Padova 1962), L’unità del sapere in Aristotele (Padova 1965), Studi aristotelici (L’Aquila 1975), Aristotele: dalla dialettica alla filosofia prima (Padova 1977), Le ragioni di Aristotele (Roma-Bari 1989), Il pensiero politico di Aristotele (Roma-Bari 1997).