In genere, chi lasciava la campagna per trasferirsi in città, lo faceva perché aveva trovato un lavoro più stabile o meno faticoso o sperava di trovarlo con più facilità, o perché immaginava che, vivendo insieme con molte più persone, avrebbe sperimentato una esistenza con maggiori opportunità, per sé e per la propria famiglia, in una auspicata dimensione protettiva, non solo economica e sociale, ma anche culturale, religiosa e politica. Oggi però il cambiamento è oggettivamente in contraddizione con quelle intenzioni originarie del costruire le città e con quelle aspettative di chi aveva deciso di abitarle. La città era prima un luogo, oggi è più luoghi; era prima un tempo unico, oggi è più tempi e vi è differenza tra il tempo del giorno e il tempo della notte perché la città del buio è decisamente diversa dalla città della luce. Prima, la città era una sola e unica città, mentre ora si ritrovano in essa molte altre città o perlomeno "un'altra città", come affermano gli autori di questo pregevole saggio, che con coraggio denunciano una situazione che rende precario il rapporto tra civiltà ed essere umano e che reclama, in una ritrovata presenza unitaria e in un nuovo slancio politico, il rispetto dei diritti proclamati in molti manifesti e dichiarazioni contemporanei." (dalla Prefazione del Prefetto Carlo Mosca)
La lettura delle opere di Edith Stein suscita stupore e ammirazione per la capacità da lei dimostrata di spaziare in molti campi del sapere, ma, soprattutto, per la sensibilità che le consente di esaminare tutti i “fenomeni” – tutto ciò che si presenta all’essere umano e, in primo luogo, se stesso come fenomeno – con occhi disincantati, con grande realismo e atteggiamento critico, senza sottacere nulla, anche ciò che può apparire sgradevole. Tuttavia, mentre emerge il grande sforzo intellettuale e morale di mettere in evidenza ciò che è positivo, si manifesta con altrettanto vigore l’intento di ricercare l’equilibrio, l’armonia.
Ripercorrendo la sua vita e i suoi scritti è possibile mostrare come “cose” che sembrano fra loro opposte sono da lei armonizzate nella concretezza della sua esistenza e nella sua indagine teorica, perché ella ha scoperto che al fondo di tutto c’è un’unica verità. Il “mettere armonia” è rintracciabile, pertanto, nella continuità da lei vissuta fra ebraismo e cristianesimo, nell’analisi della complessità dell’essere umano, in riferimento al quale corpo e anima, maschile e femminile, individuo e comunità solo apparentemente sono in contrasto, nella conciliazione fra ragione ed esperienza religiosa, fra filosofia e mistica. Non si tratta di ignorare le differenze, che sono, anzi, analizzate con grande acutezza, ma di scoprire, al di là di esse, la possibilità di un accordo, sofferto, perché esso si presenta come una sfida per l’essere umano.
L’intento di questo libro è di mostrare tutto ciò attraverso un percorso documentato nei brani antologici, che sono parte integrante dell’indagine e che ne costituiscono il sostegno teorico. Attraverso di essi il lettore, infatti, può saggiare facilmente e personalmente la validità dell’operazione del “mettere armonia”, proposta dalla pensatrice tedesca.
Angela Ales Bello è professore ordinario di Storia della Filosofia Contemporanea presso l’Università Lateranense, già decano della Facoltà di Filosofia, ed è professore a contratto presso la LUMSA. Dirige il Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche con sede in Roma, affiliato a The World Phenomenology Institute (Hanover, N.H. USA), e fa parte del comitato di redazione di numerose riviste italiane e straniere, fra le quali «Inquiry» (USA). Le sue pubblicazioni sono rivolte ad indagare la fenomenologia tedesca in rapporto alle altre correnti del pensiero contemporaneo sotto il profilo storico e teoretico.
È co-curatrice della traduzione italiana delle Opere di Edith Stein. Fra i suoi libri più recenti: L’universo nella coscienza. Introduzione alla fenomenologia di Edmund Husserl, Edith Stein, Hedwig Conrad-Martius, ETS, Pisa 2007² e The Divine in Husserl and Other Explorations, Analecta Husserliana, vol. XCVIII, Springer, Dordrecht 2008.
Per lo studioso francese Pierre Sorlin, «L’America ha creato uno stile che, oggi, può essere definito “classico”.
Lo stile “classico” non è di facile definizione, ma basandosi sull’esperienza personale è possibile dedurre quali siano le caratteristiche di un film classico: immagini chiare, una colonna sonora che accompagna lo spettatore nel racconto senza diminuire il suo piacere, un dialogo comprensibile, buoni attori e, soprattutto, una storia ben definita, con una situazione che, rivelata dall’inizio, si sviluppa in modo logico e si conclude senza ambiguità».
Il cinema classico hollywoodiano, tra gli anni Venti e gli anni Sessanta, ha conquistato il mondo. Attraverso commedie e opere drammatiche, film di genere western, noir, gangster, horror, musical, è riuscito ad imporre un modello di riferimento prettamente americano, pur se valido per l’intero Occidente.
Gli spettatori, di qua come di là dall’oceano, sono stati rapiti dai tanti film prodotti ad Hollywood, e soprattutto sono stati sedotti dai divi che ne sono stati protagonisti.
Le innumerevoli interpretazioni riguardanti la storia del cinema classico americano non di rado sorvolano su un aspetto determinante: l’etica presente nelle singole opere. Il film hollywoodiano avrebbe trionfato per la forza della produzione e del mercato statunitensi; per la bravura di registi (molti di loro provenienti dall’Europa), attori, scrittori, sceneggiatori, musicisti e costumisti; per l’astuzia, la determinazione e il senso degli affari dei produttori; per la potenza e l’innovazione dell’apparato tecnologico e industriale.
Tutto vero. Ma se Hollywood è diventata un “impero”, lo deve anche all’etica americana. Per lo storico Ernesto Galli della Loggia il cinema hollywoodiano è stato capace di parlare «all’uomo comune non ponendosi da nessun punto di vista particolare, settoriale, ma solo dal punto di vista dei valori universalmente umani. E non a caso tale punto si è rivelato come il più adatto ad incontrarsi con il mercato.
Anche nella tensione-attenzione al mercato del suo cinema si è espressa, infatti, la vocazione modernamente democratica di una cultura come quella statunitense, non toccata dalle mitologie classiste e programmaticamente eticopedagogiche, proprie della tradizione culturale europea. […] Non solo, ma nei film statunitensi si manifesta in pieno una ulteriore caratteristica della cultura di quel Paese che, tradotta in immagini, è destinata ad assicurare loro un carattere eminentemente popolare, e dunque un enorme successo. Il fatto cioè che si tratta dell’unica cultura nazionale moderna che, pur essendo tale, non ha perso un rapporto reale con la dimensione religiosa, con l’aspirazione etica del monoteismo giudaico-cristiano e che, tra l’altro, proprio per questo è riuscita a restare immune dal fascismo e dal comunismo. Proprio per questo è stata l’unica cultura che ha saputo e sa produrre sceneggiature e pellicole capaci di esprimere, senza vergognarsi, una limpida fiducia nei valori della legalità, dell’onestà individuale, della fraternità senza barriere ideologiche, della democrazia».
Claudio Siniscalchi, nato a Roma nel 1959, divide la sua attività professionale tra l’insegnamento universitario e il giornalismo. Insegna Storia e critica del cinema alla LUMSA di Roma ed è ricercatore alla Facoltà di Scienze della Comunicazione della Universidad Complutense di Madrid. Negli ultimi anni ha collaborato con diversi atenei italiani e stranieri, tra cui il Politecnico di Torino e la University of Southern California di Los Angeles, e ha insegnato presso alcune università pontificie.
Collabora con «Libero» e ha una rubrica di critica cinematografica sul quotidiano «L’Ordine» di Como. Il suo ultimo libro, pubblicato in questa collana nel 2008, è Il cinema europeo nell’epoca della secolarizzazione (1945- 1968).
In un tempo segnato dall'incertezza, la comunità rischia di smarrire il senso della comunicazione e della responsabilità. C'è che rifugge nella nostalgia di un passato che non ritorna e chi formula profezie di imminente sventura. Ma c'è anche chi apre gli occhi sul presente, sui suoi limiti e sulle sue opportunità, cercando i costruire il futuro con una vigilanza critica, approfondita e paziente. Tra costoro, nella fedeltà ad una solida tradizione di pensiero, si colloca la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci). Essa, rispetto alla strada del disincanto, dell'illusione e della rassegnazione, intende esplorare con rigore e lungimiranza nuove vie di riflessione e impegno.
Il biennio 1946-1948, uno dei più densi e decisivi nella storia dell’Italia contemporanea, delinea e accentua, come emerge anche da una sempre più ricca fioritura di studi di ambito regionale, la specificità e le anomalie del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese. Questa ricerca, attenta ai profili nazionali e meridionali degli eventi e dei problemi del periodo, sostenuta da un’ampia documentazione in gran parte inedita, ricompone e interpreta una pagina importante della recente storia del Molise, ricostruendo in particolare il ruolo svolto dalle forze cattoliche e dalla Democrazia Cristiana e rintracciando le radici della loro lunga egemonia politica.
Il 2008 è stato l'anno in cui si è celebrato il 60° anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione italiana ed anche l'occasione per approfondirne - in una serie di manifestazioni celebrative e di incontri di studio - le idee ispiratrici, l’influenza sulla vita politica, economica e sociale del Paese, i pregi e i difetti
In queste pagine l'autore affronta la materia in modo rapido ed agile, anche se non organico, partendo da una verifica del contributo dato dai cattolici impegnati in politica alla formazione di testo, non limitandosi, però, alla sola attività della sinistra dossettiana, m a allargando l'orizzonte a tutto il partito dei cattolici ed in particolare alla determinante funzione assunta da Alcide De Gasperi, mediata da giuristi e costituzionalisti come Gaspare Ambrosini, Egidio Tostato, Guido Gonella, Carmelo Caristia e Giovanni Leone.
Quella classe politica fu ispirata da grandi valori, che si imposero all'attenzione delle altre forze politiche e culturali del Paese e che nulla hanno perso della loro attualità. Si tratta di valori che ancora oggi possono (e forse debbono) essere tenuti presenti nel dibattito in atto sulle riforme istituzionali e che sopravvivono alle grandi innovazioni della fine del Novecento.
Damiano Nocilla è nato a Roma nel 1942 e si è formato nell'ambiente romano, prima al Liceo Virgilio e, poi, al 'Università «La Sapienza» sotto la guida dei grandi Maestri che in quella Facoltà di Giurisprudenza hanno insegnato Diritto costituzionale e Diritto amministrativo: Carlo Esposito, Vezio Crisafulli, Aldo Sandulli. Massimo Severo Giannini., Leopoldo Elia. Ha percorso tutte le tappe della carriera accademica fino alla vittoria nel 1980 nel percorso come professore ordinario (1a fascia) di Diritto costituzionale. Nel 1970 e entrato per concorso nell'Amministrazione del Senato, divenendo Vice Segretario generale nel (1986) e, quindi, Segretario generale (1992). Dal 2002 è Consigliere di Stato e professore a contratto presso la LUISS «Guido Carli». È stato Capo dell`Ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1982-83) e ha diretto il Dipartimento per le Riforme istituzionali della Presidenza del Consiglio (2006-2008). È l' autore di numerosi lavori scientifici e ha svolto relazioni e conferenze in Italia e all’estero.
Il filo rosso che lega tra loro i saggi contenuti in questo volume è dato dalla volontà di tanti
amici di rendere un doveroso tributo alla persona del Cardinale Achille Silvestrini.
Quando egli viene definito come quell’esponente della Curia romana aperto al dialogo con la cultura laica, alla comprensione delle ragioni degli altri, al recupero in senso cristiano anche di ciò che può apparire ad un osservatore superficiale come ostile od estraneo, non se ne descrive solo il cristiano atteggiamento di comprensione verso gli altri, credenti e non credenti, ma se ne delinea l’opera e l’azione pastorale, educativa e culturale.
La sua pastorale si caratterizza per un invito costante a considerare la persona umana non soltanto nella tutela dei diritti che le competono, ma anche nel necessario adempimento dei doveri, che ad essa incombono in quanto appartenente alla comunità ecclesiale, alla società civile ed alle sue diverse articolazioni, alla comunità politica e, infine, alla più ampia comunità internazionale. Essere uomo vuol dire, sì, rivendicare i propri diritti, ma significa anche essere consapevoli dei propri doveri, che vanno adempiuti in coscienza limpida, per i non credenti, e con trasporto d’amore verso Dio e verso i propri fratelli, per i credenti.
Il volume vuole essere un tributo all’uomo di Chiesa che instaura anche con non credenti e critici un dialogo aperto, sulla base di quella scintilla divina dell’uomo che è l’ansia di Verità.
Per superare I"attuale stallo dell'agorà pubblica, nella quale sembra che ciascuno, sia soddisfatto dalla mera enunciazione delta propria posizione/verità e disinteressato, nella sostanza, a farla interagire con la posizione altrui, il MEIC, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, che rinnova la lunga e ricca storia del Movimento Laureati di Azione Cattolica, propone in questo volume alcune idee per Ia città futura.
Non si tratta della tappa finale di un percorso, ma dell'avvio di un itinerario di ricerca volto a ristabilire un legame ideale con quei Principi dell'orientamento sociale a cura di un gruppo di studiosi amici di Camaldoli, poi conosciuti con l'improprio nome di «Codice di Camaldoli» (1943-1945).
Umanesimo rinnovato, proposte per una del tutto nuova e reticolare "economia mista", linee di una risposta di sistema all'emergenza ambientale che tengano insieme, Ie domande istituzionali e quelle della vita quotidiana e degli stili di vita di ciascuno, nuovo Patto per la cittadinanza sociale che riguardi tanto i migranti quanto i nativi: ecco alcune proposte, nate da un confronto sul campo e non solt,anto da un"elaborazione a tavolino. Piccolo gesto di speranza, Progetto Camaldoli nasce per aprire la discussione.