"Moby-Dick" (1851) di Melville venne pubblicato in Inghilterra e negli Stati Uniti in due versioni notevolmente diverse. Tra revisioni editoriali e autoriali, le varianti superano complessivamente il migliaio. Non solo. La versione inglese, a causa dei tagli censori, conta circa duemila parole in meno rispetto a quella americana. Ciò nonostante, si è sempre voluto presentare Moby-Dick come un testo unitario, fondendo indebitamente i testi delle due versioni. Questa nuova traduzione, basata sulla recente e per molti versi rivoluzionaria edizione Longman (2007), offre al lettore italiano una versione restaurata del capolavoro melvilliano, distinguendo il testo americano da quello inglese. L'amplissimo apparato di note, oltre a illustrare in modo dettagliato le differenze più significative fra le due versioni, chiarisce in modo esauriente tutta la gamma di allusioni storiche, riferimenti geografici, citazioni bibliche, termini nautici, dissertazioni scientifiche e virtuosismi linguistici che hanno finora ostacolato una piena fruizione del romanzo.
Plutarco (46-119) scrittore eclettico e fecondo (gli sono attribuiti oltre duecento titoli) è conosciuto soprattutto per le sue biografie comparate (Vite) di celebri personaggi greci e romani con le quali ha esercitato un profondo influsso sull'origine e lo sviluppo della saggistica, della letteratura biografica e della storiografia. Questo volume presenta le biografie di Focione e Catone, Dione e Bruto, Emilio e Timoleonte, Sertorio e Eumene. Oltre al testo greco e alla traduzione italiana a fronte, il volume comprende articolate introduzioni a ogni singola Vita, puntuali note storiche e critiche e un ricco e aggiornato repertorio bibliografico.
Cosa si intende per "Libri per tutti"? È una formula di comodo per definire testi riprodotti in serie prevalentemente legati alla consueta forma libro e destinati alla larga circolazione. Stampati, per lo più, ma non esclusivamente, dato che per secoli anche la riproduzione a mano ha potuto garantire una buona diffusione. In altri tempi li si sarebbe chiamati "libri popolari". Ma, com'è noto, l'aggettivo popolare non qualifica esattamente prodotti che, se ebbero e hanno tuttora uso e destinazione popolare, sono altresì caratterizzati da una circolazione in ambiti diversi della società. Popolari quindi, ma non solo. Libri che possono capitare nelle mani di chiunque, dotto o incolto che sia, da non confondere con la moderna categoria del bestseller, legata alla narrativa di consumo dell'età contemporanea, le cui fortune sono destinate ad esaurirsi nel volgere di pochi anni. Una parte significativa di questa produzione è se mai da ascrivere alla tipologia del longseller, ovvero di quei titoli che non compaiono nelle classifiche, ma che restano disponibili negli anni e talvolta anche nei secoli, incidendo con discrezione, ma in profondità, sulle abitudini culturali. I libri per tutti sono in genere destinati alla dispersione. Esiste una sorta di pregiudiziale colta che seleziona la memoria dei libri e delle letture penalizzando sistematicamente i più diffusi e familiari. Spesso non sono venduti nelle librerie, come non sono destinati a venire conservati nelle biblioteche.
"Le professioni in cui si trova maggior opera d'ingegno o grande vantaggio, come la medicina, l'architettura, l'insegnamento delle arti liberali, sono decorose per coloro alla cui condizione si addicono. Il commercio poi, se esercitato alla spicciola, è da considerarsi indecoroso; se poi lo è in grande, importando moltissime merci da ogni dove e distribuendole a molti senza ricorrere a frode non è affatto da biasimare." (Marco Tullio Cicerone)
Autentico fondamento della religione ebraica, il Talmùd possiede una sorprendente forza narrativa; e in particolare questo vale proprio per "Il trattato delle benedizioni" (tratto dal Talmùd babilonese), un'opera delle scuole rabbiniche di Babilonia che nasce originariamente con una chiara connotazione giuridica ma presenta in realtà anche un affascinante e abbondante materiale storico, mitico, aneddotico, geografico del più vario e vasto interesse. Attraverso le sue pagine possiamo infatti ricostruire oggi qual era la vita di ogni giorno degli ebrei nei primi secoli dell'era cristiana, i loro riti pubblici, le loro cognizioni scientifiche, le leggi e le credenze. Di grande rilievo sono le abbondanti notizie di argomento teologico, che ci informano sui concetti che gli ebrei dell'epoca avevano su Dio e la sua giustizia e ancora su angeli e demoni, sulla vita futura, l'escatologia, il messianesimo. Dal Talmùd apprendiamo inoltre quali obblighi morali vincolassero gli ebrei e impariamo molto dunque non solo sulla cultura e la storia ebraiche di allora ma anche su quelle di oggi. Un tesoro letterario che intreccia mirabilmente la mistica ebraica con gli aspetti apparentemente più concreti della vita di ogni giorno, la storia e la cultura di un intero universo religioso.
C'è qualcosa di elusivo, nella stupidità - o nell'ottusità, o nella balordaggine, o comunque la si voglia chiamare. Essa si sottrae ad ogni nostra analisi cognitiva, mutandosi in una sorta di inquietante "doppio" dell'abilità - o dell'intelligenza. Pensatori della statura di Karl Marx, Friedrich Nietzsche, Gilles Deleuze hanno, fra i tanti, dedicato analisi particolareggiate a ciò che la stupidità può implicare a livello politico e sociale. Compulsiva, benché riottosa, la stupidità è il fattore critico che causa il collasso delle nostre certezze in termini politici, etici, psicoanalitici. L'enigma cui ci pone dinanzi l'oggetto specifico di tale riflessione coinvolge problemi e realtà quali l'identità nazionale, il masochismo e le politiche sessuali, così come pure la possibilità di articolare poeticamente il balbettio nel quale il fenomeno ha la sua genesi. Da Dostoevskij a Friedrich Schlegel, a Musil, a Wordsworth, "Stupidity" indaga i temi dell'ignoranza, dell'imbecillità, dei limiti della ragione, giungendo nel contempo a esaminare la prassi pervasiva dell'accanimento teoretico in connessione con analoghe forme di aggressività paranoide. Infine, all'interno di una sezione specificamente dedicata alle infermità croniche debilitanti, la trattazione viene sviluppata sino a giungere alle soglie di una vera e propria ermeneutica del corpo, "ai limiti di quanto il corpo è in grado di sapere e di esprimere".
Questo volume raccoglie i contributi alla terza sessione delle Baxter Lectures, dedicate alla figura di Charles Darwin da una particolare angolazione, rivelata dal loro sottotitolo: L'ecosistema. Uno sguardo rivolto non alla mera celebrazione, ma al farsi vivo del sapere, al futuro, appunto. 11 filo conduttore delle Baxter Lectures è la concezione della materia vivente con le sue forme di organizzazione; dopo "individuo" e "specie", è la volta del livello di materia vivente che si costituisce in "sistema". Quando oggi si parla di ecosistema, si echeggia perlopiù il problema centrale della responsabilità dell'uomo nei confronti della conservazione-riproduzione dell'ambiente (naturale). Ma ecosistema può dirsi in più sensi, come testimoniano i contributi qui riuniti. Si può pensare partendo dall'ecosistema per arrivare all'uomo, seguendo gli approcci dell'ecologia culturale. Oppure tematizzare l'"interazione" concepita come "rete" (network) di comunicazione, scambio, informazione (genetica) fra individui. Si può richiamare anche l'ambiente geologico, l'attenzione di Darwin per il quale è spesso trascurata quando si ricostruisce il suo pensiero. O infine restituire un'immagine complessiva dell'ecosistema come strutturazione di organizzazioni gerarchiche di comunicazione e trasferimento. Di "sistema" l'idea risulterà, con i contributi pubblicati in questo volume, se non compiuta, certamente più ricca di determinazioni e più completa.
Divisa in nove libri, destinata prevalentemente alle scuole di retorica, essa appare come un ampio repertorio di exempla memorabili, una sorta di rassegna di vizi e di virtù illustrati attraverso personaggi ed episodi storici: ogni libro comprendeva infatti una serie di rubriche organizzate a loro volta in brevi paragrafi e divise generalmente in due sezioni, una dedicata agli esempi romani, l'altra agli esempi stranieri. Questi "Detti e ratti memorabili" godettero di vasta fortuna soprattutto in età medievale, come in genere tutte le opere che presentavano una struttura di tipo enciclopedico e una finalità edificante.
Nella prima metà del XIX secolo, Hermann von Pückler, il dandy tedesco, il Casanova prussiano viaggia a cavallo e in carrozza, scala montagne, prende parte a rocambolesche partite di caccia ed altrettante bevute con prelati e signorotti di campagna, amoreggia con nobildonne e ostesse, visita castelli e baracche, si intrattiene con i ribelli irlandesi (si incontra spesso con Daniel O'Connor, il fautore dell'indipendenza irlandese, con il quale discute apertamente del futuro dell'Irianda) ed i padroni inglesi: l'autore soccombe alle bellezze crude dell'Isola di Smeraldo, ne registra l'arretratezza con precisione a la Dickens e con tutta la forza estetizzante di un Romantico. Precursore del "Taccuino Irlandese" di Heinrich Boll, il suo non ha perso nulla della sua freschezza e attualità. Nelle Lettere dall'Irlanda l'attenzione di Pückler è tutta rivolta al popolo irlandese, alla sua miseria, alla sua storia di secolare repressione e sfruttamento "trascurato dal governo o da questi represso, vituperato dalla stupida ignoranza del clero inglese, abbandonato dalla sua casta di feudatari assenteisti e bollato dalla povertà e dall'alcolismo.»
"Il nucleare impossibile", illustra, attualizzandole, le ragioni per cui, negli anni Ottanta, l'Italia decise di uscire dal nucleare a seguito dell'incidente di Chernobyl, sottolineando in particolare: che il nucleare non è ad emissione zero e che, sulla base di tecniche di valutazione integrata risulta che il ciclo nucleare presenta fasi di lavorazione ad alta intensità di emissione di CO2 che il ricorso al nucleare non esaurisce la problematica della sicurezza degli approvvigionamenti energetici, sia in termini di continuità di forniture sia di disponibilità di fonti di energia; che la generazione di energia da fonte nucleare è ben lungi dall'essere economicamente conveniente; che a fronte del rilancio del nucleare resta irrisolto il problema dei residui radioattivi, del ritrattamento, del combustibile misto (MOX) e del rischio di proliferazione militare; che il programma nucleare italiano, in questo contesto, si rivela insensato per molte ragioni (carenze nella ricerca, carenze nel sistema industriale e tecnologico, sicurezza). L'esame della situazione a livello mondiale conferma tutti questi dubbi e punti critici. Un esempio specifico rappresenta l'approfondimento dell'operato della SOGIN (Società Gestione Impianti Nucleari). La SOGIN, nel suo comportamento, testimonia dell'impossibilità di un nucleare italiano accettabile da un punto di vista della credibilità scientifica, della valutazione ambientale e della sicurezza.