Parigi, inizio del XII secolo: a Pietro Abelardo, brillante magister della scuola cattedrale, viene affidata l'educazione della giovane nipote di un canonico, Eloisa. Tra i due sboccia presto l'amore; vengono scoperti, Eloisa dà alla luce un figlio e si giunge a un matrimonio riparatore, che non placa però la sete di vendetta della famiglia di lei. Una notte sicari prezzolati sorprendono Abelardo nel sonno e lo evirano. Travolto dalla disperazione egli si fa monaco; anche Eloisa prende il velo. I rapporti fra i due continuano con alterne vicende fino alla morte di Abelardo. La loro storia sentimentale e spirituale è raccontata in otto lettere di grande raffinatezza letteraria, che la tradizione attribuisce ai due protagonisti.
La scienza è stata fatta per l'uomo o l'uomo è fatto per la scienza? Questa domanda apparentemente provocatoria e un po' bizzarra costituisce, in ultima analisi, il filo rosso del volume, frutto di un ventennio di ricerche. A ben vedere si tratta di un interrogativo di grande attualità in un momento di confusione in cui si scontrano visioni apocalittiche della scienza e della tecnica intese come strumenti di morte e di dominio e acritiche e ingenue apologie del sapere scientifico di matrice tardo-positivistica che rifiutano ogni idea di limite e ogni condizionamento morale all'opera degli scienziati. Riflettere su come l'Illuminismo - con il suo peculiare umanesimo, sostanziato dalla scoperta della libertà, ma anche della responsabilità dell'uomo - abbia interpretato originalmente e trasformato aspetti decisivi della Rivoluzione scientifica di Bacone, Cartesio e Galilei può forse davvero aiutare a comprendere la via migliore per individuare il giusto rapporto tra i saperi e il potere, tra le forme di conoscenza e la centralità dell'uomo come fine ultimo e indiscusso. La Rivoluzione scientifica viene analizzata partendo dall'idea dell'assoluta centralità dell'individuo come criterio di costruzione e definizione dei saperi, associato al principio dell'utilità delle scienze per l'emancipazione. "L'uomo è il termine unico dal quale occorre partire e al qual occorre far capo", spiegava con toni appassionati Diderot proprio nella voce "enciclopedia".
La meccanica celeste ha sempre accompagnato lo sviluppo della civiltà sul nostro pianeta. Dalle prime osservazioni astronomiche degli antichi Caldei, attraverso i lavori di Henri Poincaré la meccanica celeste è tornata in prima linea. Infatti, i recenti progressi tecnologici nel campo dell'astronomia osservativa hanno notevolmente aumentato il numero di oggetti celesti scoperti dall'uomo: migliaia di asteroidi, centinaia di comete, decine di satelliti naturali e anelli planetari, una nuova popolazione di corpi celesti oltre l'orbita di Nettuno, nonché innumerevoli sistemi planetari extra-solari attorno ad altre stelle. A ciò si aggiunga che l'uomo ha ormai un programma consolidato di esplorazione interplanetaria e nelle vicinanze della Terra: una nube di satelliti artificiali e di detriti spaziali circonda il nostro pianeta. Sulla base di tali recenti sviluppi scientifici, la moderna meccanica celeste ha assunto un ruolo fortemente interdisciplinare, coinvolgendo argomenti quali la stabilità, le risonanze e il caos. L'obiettivo del libro, pubblicato in edizione inglese nel 2007 dalla casa editrice Praxis-Springer, è di presentare la moderna meccanica celeste come una disciplina di facile comprensione per il lettore non specialista e allo stesso tempo di stimolare un pubblico più specializzato, mostrando le possibili connessioni tra i diversi affascinanti campi di studio. Il volume è introdotto dalla prefazione di Margherita Hack.
Questo colorito e dettagliato ritratto storico ha per fosco palcoscenico l'Europa del Cinquecento e per protagonista Emanuele Filiberto di Savoia. Nel 1553, alla morte di Carlo il Buono, il disastro del ducato sabaudo si era compiuto: politicamente inesistente, occupato dalle grandi potenze spagnola e francese le cui truppe attraversavano e devastavano terre indifese e oppresse dalla miseria, indebitato vergognosamente e sommerso da ipoteche, esso rischiava di scomparire dallo scacchiere europeo su cui peraltro, per la sua posizione geografica, avrebbe potuto aspirare alla posizione di pedina chiave. Emanuele Filiberto mosse con astuzia i fili delle sue grandi parentele, si destreggiò con infinita abilità tra lo zio Carlo V e il cugino Francesco I; con il sostegno imperiale raggiunse i più alti gradi della carriera delle armi; conquistò la gloria (e la mano della figlia del re di Francia) con la vittoria di San Quintino. E finalmente, carico d'oro e di onori, rientrò nel ducato e ne iniziò la ricostruzione, dandogli la struttura di stato moderno. La figura di questo personaggio straordinario e la sua epoca ricca di splendori e orrori, grandezze e miserie, sono ricostruiti da Moriondo in un grande e animato affresco che unisce la profondità dello storico con lo stile brillante del giornalista.
Lo scienziato, inventore e divulgatore James Lovelock, autore della celebre ipotesi di Gaia secondo cui la Terra è un immenso organismo vivente capace di autoregolazione, è da sempre un punto di riferimento dell'ambientalismo internazionale. Con il suo ultimo libro, "The revenge of Gaia" (2006), che sta suscitando un aspro dibattito, Lovelock è entrato in modo dirompente nella discussione sulla crisi ambientale: ha delineato scenari inquietanti per il futuro della Terra e ha auspicato un ritorno del nucleare, in quanto fonte energetica sicura e rispettosa di Gaia. "Solo l'atomo ci può salvare" è incentrato sulla figura di Lovelock e sulle sue proposte di politica ambientale. Ricostruisce il rapporto, complesso e ambiguo, tra lo scienziato inglese e gli ambientalisti. Analizza con estrema chiarezza le sue valutazioni dello stato della Terra e del riscaldamento globale alla luce dell'ipotesi di Gaia. Esamina in maniera efficace le sue tesi sullo sviluppo sostenibile e sui pregi e difetti delle diverse fonti di energia oggi a disposizione. Discute i suoi giudizi sul nucleare, sulle scorie e sull'incidente di Chernobyl.
È "il fenomeno". Barack Obama è l'uomo delle definizioni fuori misura. Per i media è la "rockstar" della politica statunitense. Per i palazzi di Washington, è l'uomo nuovo per il tanto atteso rinnovamento della cultura politica e della classe dirigente, in un paese profondamente cambiato nell'ultimo ventennio, al suo interno e nel rapporto con il mondo. Padre keniota e madre bianca del Kansas, cresciuto nel crogiolo multietnico delle Hawaii e in Indonesia, non è un figlio dell'America in bianco e nero, ma della nuova America multicolore. Senatore dell'Illinois, non è una meteora nell'universo politico statunitense, ma, al di là dell'esito della corsa presidenziale che lo vede protagonista, è destinato comunque a essere per lungo tempo uno degli attori principali sulla scena washingtoniana.
Una campagna elettorale lunga e dai toni esasperati, uno scrutinio incerto fino all'ultimo, una vittoria (e una sconfitta) per un pugno di voti, polemiche su sospetti di brogli: le elezioni politiche del 2006 sono forse state le più drammatiche della nostra storia recente, paragonabili solo a quelle - altrettanto travagliate - di trent'anni prima (1976) e di trent'anni prima ancora (1948). Questo volume cerca di offrire alcuni percorsi di lettura di una votazione tanto controversa. Nasce dal miracoloso lavoro del gruppo di studiosi che si raccoglie intorno a "Polena", la rivista quadrimestrale diretta da Luca Ricolfi che da anni approfondisce i principali temi di discussione politica ed elettorale. Gli studi raccolti in questo volume riguardano i diversi aspetti della campagna elettorale, l'effetto della televisione sul voto, il funzionamento della legge elettorale, la decisività delle regioni meridionali, i flussi di voto, il voto dei cittadini italiani residenti all'estero, gli errori dei sondaggi e le polemiche sui brogli elettorali. L'ultima parte ripercorre infine i primi passi della nuova legislatura, tanto sul piano elettorale - voto amministrativo e referendum quanto sul piano dell'evoluzione del clima di opinione.
Alla vigilia dello scoppio della Prima guerra mondiale, i più immorali pensavano soltanto di ricavare dei guadagni per potersi adeguatamente arricchire. Gli idealisti, invece, credevano di offrire all'Italia l'opportunità di conquistare peso e prestigio internazionale, in modo da restituirle quel ruolo che vagheggiavano ma che, dopo i fasti della Roma dei Cesari, era rimasto incartato nei libri della storia classica. Negli ultimi dieci anni, prima di quel 1914, i soldati erano cresciuti alle direttive del generale Paolo Spingardi, ottimo oratore parlamentare e del generale Alberto Pollio, ottimo scrittore. L'uno e l'altro - con tutto lo stato maggiore coltivavano il mito di Napoleone del quale leggevano con avidità biografie, recensioni, commenti strategici e valutazioni tattiche. Al momento dell'entrata in guerra, l'esercito italiano venne affidato a Luigi Cadorna che, se avesse ottenuto risultati proporzionali alla sua presunzione, avrebbe conquistato il globo terracqueo. I guai maggiori di chi combatteva per l'Italia vennero dagli stessi italiani che dimostrarono di non aver maturato alcuna idea e che, tuttavia, a quel nulla, si aggrapparono con convinzioni incrollabili. Si armarono di ordini assurdi. Pretesero di mandare le truppe all'assalto anche quando ogni logica l'avrebbe sconsigliato. Instaurarono un regime di oppressione che sarebbe risultato odioso per una qualunque dittatura. E provocarono la morte di un numero imprecisato di loro uomini.
Il modo di concepire l'ereditarietà e l'evoluzione sta attraversando una fase di rivoluzionario cambiamento. Le nuove scoperte della biologia molecolare mettono in discussione, infatti, la versione "genocentrica" della teoria darwiniana, secondo cui l'adattamento ha luogo esclusivamente tramite la selezione naturale di variazioni casuali del DNA. In questo testo, Eva Jablonka e Marion Lamb sostengono, invece che l'ereditarietà non ha a che vedere soltanto con i geni e tracciano quattro "dimensioni" dell'evoluzione, quattro sistemi ereditari che in essa giocano una parte: quello genetico, quello epigenetico (trasmissione cellulare dei tratti esente da mutazioni del DNA), quello comportamentale e quello simbolico (trasmissione tramite il linguaggio o altre analoghe forme di comunicazione). Ciascuno di essi, secondo le autrici, è in grado di fornire variazioni su cui può agire la selezione naturale.
Un padre esorta il figlio ad andare a scuola da Socrate. E c'è una notevole sequela di sue freddure e discorsi dissennati portati all'estremo opposto; e c'è il coro delle Nuvole che dice cose utili e mostra che Socrate è un sacrilego; e ci sono contro costui altre terribili accuse; e c'è uno dei suoi discepoli che - mostruoso! - percuote il padre; c'è poi l'incendio della scuola di Socrate. Il poeta afferma che questa commedia è la più bella e la più curata di tutta la sua produzione poetica.