L'essere umano è alla ricerca della felicità. La persona è un progetto: è chiamato a crescere, a farlo insieme con gli altri, a farlo non solo per sé ma anche a favore degli altri. Il centro del cristianesimo è l'annunzio della risurrezione, cioè che Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, non è un personaggio del passato, consegnato un volta per sempre all'archivio della storia, ma è nostro contemporaneo. E questo annunzio non è solo una notizia, ma è una chiamata, cioè una vocazione. Precisamente: una provocazione: un invito a rispondere; una convocazione: un invito a rispondere insieme che ben presto si trasforma in una invocazione: una risposta dialogica e in una evocazione: un ricordo costante. In questo volumetto abbiamo cercato di descrivere qualche aspetto della condizione dei cristiani nel mondo. Gesù, nostro compagno di strada, sarà sempre con noi. Ebbene, la condizione dei cristiani sarà sempre quella dei due discepoli di Emmaus. Sarà sempre un rapporto tra il giorno e la sera, tra la luce di Gesù e l'oscurità del credente.
Il seguente testo si basa sulla trascrizione di una trasmissione della RAI-Radiotelevisione Italiana / RAI Cultura / RAI Storia, “Paolo VI un Papa audace”, arricchito con altri testi di Paolo VI.
Il pontificato di Paolo VI ha attraversato un periodo nuovo nella storia dell’umanità, caratterizzato da profonde trasformazioni, da rapidi mutamenti, e proiettato verso nuove conquiste della scienza e della tecnica.
Paolo VI sapeva di dire cose grandi e cose gravi. Forse per questo non ha ispirato grandi simpatie. Come è stato fatto notare: dotato di grande intelligenza e finezza di spirito, non ha infiammato gli
animi della gente; forse il suo pontificato ha parlato di più alle menti che ai cuori.
L’audacia vera si misura più nelle piccole cose, nella fedeltà a un serio impegno quotidiano, che non nel clamore di un atto ostentato, quasi per sollecitare l’applauso.
Il valore dell’animo di una persona si misura nella discrezione e non nel clamore esterno.
Tutte queste qualità hanno fatto di lui «un ardimentoso pazientissimo», come si può evincere rileggendo alcuni importanti discorsi riportati in questo volume, a partire da quello programmatico del giorno di inizio del suo pontificato.
Meditazioni dedicate a tutti coloro che hanno a cuore la Nuova Evangelizzazione per amore dei molti contemporanei ignari di Cristo e di quei battezzati, che hanno smarrito la fede e che certamente "rivivrebbero" a causa dell'Annuncio pasquale. Questo libro è scritto anche per amore delle nuove generazioni che abitano le nostre città postcristiane, spesso private della gioia dell'incontro con Cristo, a causa di un annuncio pasquale, declinato senza entusiasmo, e senza uno sforzo comunicativo, perché ritenuto scontato o di difficile attrazione. A tanti miei confratelli, presbiteri e diaconi, per mettere in comune ciò che lo Spirito certamente ci dona a riguardo nella nostra esperienza pastorale, onde annunciarlo meglio nelle celebrazioni liturgiche e in quelle situazioni in cui è cessata la speranza e domina la paura del proprio futuro. A tutti gli educatori e catechisti, perché facciano risplendere la originalità del Dio "cristiano". Ai tanti fratelli e sorelle, anche non credenti, che non sono chiusi pregiudizialmente a Cristo e che rimarrebbero piacevolmente meravigliati se qualcuno facesse loro notare che tutti i racconti evangelici dimostrano che, sia le parole di Gesù, che le sue azioni, erano finalizzate a dare Spirito e vita a chi Lo incontrava e Lo incontra ancora oggi.
Monica Maggi con questo suo primo libro "Sguardo fisso sulla vita" ci mostra come anche dalle vicissitudini di salute, da lei affrontate e qui narrate, sia possibile trarre motivi di apertura alla vita e persino di spinta alla gioia di vivere. Suo obiettivo iniziale è quello di raccogliere sotto forma diaristica la successione di alcuni episodi che sconvolgono non poco il corso normale di vita, per ricavarne stimoli positivi di autoriflessione e incoraggiamento. L'obiettivo, infatti, diviene più complesso. Non si tratta più solo di dialogare con sé, di interpretarsi, di interrogarsi, ma di rendere il più vasto pubblico di lettori partecipe di un mondo di vissuti troppo ricco di significati per non es-sere comunicato. E Maggi lo fa sommessamente, con un linguaggio semplice e gradevole, uno stile scorrevole, un contenuto a forte carica emozionale. Utile specie a quanti non riescono a "intravedere la luce in fondo al tunnel" e sono in viaggio alla ricerca di un senso della vita. Viene così allo scoperto una personalità, quella dell'Autrice, estremamente sensibile, attenta all'umano, ma anche determinata e, persino, eccezionale. Per l'eccezionalità non tanto delle esperienze vissute, anche se non comuni, quanto del modo, anche coraggioso e sagace, con cui, con successo, le affronta e tuttora le gestisce.
La pratica del mese di Maggio interamente dedicato a Maria Santissima, la Vergine Madre di Dio e Madre della Chiesa, è una tradizione molto cara a tutti i cristiani. Maria Santissima non è una semplice aggiunta a tutto il mistero di vita cristiana. Nessuno può fare a meno di Lei. Dio stesso, avendo deciso di incarnarsi, scelse Maria di Nazaret perché fosse sua Madre. Per una volta Dio ha veramente avuto bisogno dell'uomo, ha avuto bisogno di Maria Santissima. Nostra Madre, Madre della Chiesa, Madre di tutto il genere umano, Maria, è la via per incontrare il Signore Gesù e per entrare in tutto il mistero trinitario. Maria è la Mediatrice, la Corredentrice, la Dispensatrice di tutte le grazie. Maria è il canale, il ponte, il tramite, il grande segno dell'Alleanza. Maria è la eccelsa creatura di tutti i tempi. Maria è segno, oggi, di tutta la umanità futura: col suo corpo glorioso Maria ci è di garanzia per la nostra vita da risorti, in Cristo.
Paolo VI amò profondamente l'uomo del suo tempo e la Chiesa, per questo i suoi insegnamenti sono pregni di una preziosità che è propria di un certo "sapore antico" che mette a proprio agio e incute il rispetto prezioso della verità di cui l'amore è foriero. Questa pubblicazione vuole sottolineare che tutto ciò che il Concilio ci ha donato ha alla base una grande passione, quella di Paolo VI per la Chiesa di Cristo e per l'umanità. La Chiesa, quella Chiesa che Lui ha amato e pensato siamo noi. Leggiamo, riflettiamo su ciò che fu pensato per educarci a essere, noi cristiani, quella madia dove Dio pone il suo pane (Cristo) per i suoi figli (l'umanità) che indistintamente ci sono tutti fratelli e amici per realizzare quella civiltà dell'amore di cui necessita l'intera famiglia umana.
Preghiere tratte prevalentemente dalle Omelie di Paolo VI quando Egli parlava soprat-tutto ai giovani, indicando ad essi Cristo come il loro Messia. Preghiere dunque per i giovani, ma che bene interpretano anche le esigenze degli adulti. Preparate per l'anno centenario della morte di S. Giovanni Bosco, Apostolo della gioventù, sono affidate anche a tutti coloro che oggi nella Chiesa hanno la grande missione di condurre le giovani generazioni alla scoperta di Cristo. Quel Cristo che Paolo VI, grande credente e grande poeta, ha cantato innumerevoli volte, nelle forme più entusiaste ed elevate. In un meraviglioso discorso-preghiera tenu-to a Manila il 29 novembre 1970, Paolo VI con-fessava: "Io non finirei mai di parlare di Lui". Ma Paolo VI ci insegna soprattutto a "parlare a Lui": di noi, della Chiesa, del mondo. E a Paolo VI, amico dei giovani, maestro di preghiera e di vita, la nostra riconoscente memoria.
Non si può pensare al recupero della politica senza il recupero della dignità della persona umana e della sua centralità rispetto al mondo ed alla storia. Fare politica coincide con lo stare nella vita, nel mondo, nella società, nelle istituzioni. Con tutte le preoccupazioni, disagi, interessi, bisogni. Nobilitare la politica non è impresa disperata; piuttosto, è una navigare in acque agitate che richiede passione e rispetto. Anche speranza, che è in fondo, desiderio di andare oltre, di aspirare ad altro, di tendere a qualcosa di meglio. L'Autore non teme di aprire i confini della politica alla trascendenza. Trova, invece, le motivazioni più profonde per l'impegno e l'azione politica nella missione ad essere pienamente cittadini, presenti qui, oggi, nella storia, guardando ad una vita altra.
La speranza offre a questo tempo uno sguardo nuovo. Uno sguardo per liberare in noi le sue energie, traducendole in sogni profetici, azioni trasformatrici e immaginazione della carità. Papa Francesco chiede alla Chiesa tutta di rivoluzionare lo sguardo pastorale e di fermare molto l'attenzione sulla famiglia. Il filo conduttore dell'Amoris laetitia si ritrova in quattro parole che rinnovano lo sguardo della Chiesa verso la famiglia: accogliere, accompagnare, discernere, integrare. Parole che da una parte ribadiscono l'ideale dell'amore, unico, fedele, fecondo e indissolubile, e dall'altra segnano la strada della gradualità, cioè rovesciano le prospettive gettando ponti e offrendo la possibilità di costruire futuro per tutti.
Ricordi di piccoli fatti di cronaca, piccoli gesti, battute anche umoristiche, aiutano a conoscere la personalità di Paolo VI. La sua grandezza si rivela anche in questa "storia minima", che mostra lati inediti di semplicità in un Papa dei segni profetici, che ci insegna anche la necessità di ritrovare il gusto delle cose umili e vere.