Si può parlare di Diritto Canonico soltanto quando sussiste un legame formale e concreto tra le discipline giuridiche e la realtà della Chiesa. Ma che cos'è esattamente il Diritto Canonico? In cosa trova la sua giustificazione e qual è il suo compito? Queste e altre fondamentali domande hanno ispirato la redazione del presente lavoro che, per motivi didattici, è stato suddiviso dall'autore (docente universitario ed esperto canonista) in due volumi. Il primo, "Teologia del diritto ecclesiale", si focalizza sul momento fondativo del Diritto della Chiesa, risultando di conseguenza più teoretico e sistematico, ma meno descrittivo. Il secondo, "Istituzioni Generali", spiega invece, in modo conciso, i principali istituti canonici, presentando perciò una caratterizzazione prettamente didattica. Ne risulta dunque un prezioso manuale, valido ed innovativo, rivolto sia agli studenti di teologia che a quelli di diritto canonico, per comprendere, interpretare ed applicare in modo corretto le leggi della Chiesa.
Il volume ricostruisce la normativa canonica, sostanziale e procedurale, in materia dei delitti più gravi contra mores, riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Dopo un excursus storico, si analizzano nel dettaglio il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo e il delitto di pedopornografia. L’opera si chiude con un intero capitolo dedicato a illustrare la peculiare procedura, giudiziale ed extragiudiziale, dettata dal Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela. Si vuole offrire, nel complesso, una disamina chiara e completa su un argomento che da anni è al centro dell’attività legislativa e pastorale della Chiesa.
Il testo ha l'intento di dare una risposta puntuale e approfondita a una domanda da sempre presente nella dottrina canonistica: quale ruolo ha la coscienza morale di chi esercita la potestà ecclesiale nel determinare il governo della Chiesa? A tal fine, si fa imprescindibile lo studio della importante norma canonica di carattere universale: il Codex Iuris Canonici del 1983.
Il 18 ottobre 1990 papa Giovanni Paolo II ha promulgato il Codex canonum Ecclesiarum orientalium, entrato in vigore il 1° ottobre dell'anno succesivo. Si tratta del Codice comune a tutte le Chiese orientali cattoliche, emanato per la prima volta nella storia della Chiesa dalla Sede Apostolica. Questo testo fa parte integrante dell'unico Corpus iuris canonici, costituito dai tre documenti: il Codice di diritto canonico della Chiesa latina, promulgato nel 1983; la costituzione apostolica Pastor Bonus del 1988 per il riordinamento della Curia Romana e, appunto, il Codice dei canoni delle Chiese orientali, articolato in 30 titoli, divisi in capitoli, suddivisi a loro volta in articoli, e comprendente 1546 canoni. La promulgazione di due Codici di diritto canonico è anzitutto l'attuazione dell'ecclesiologia del Concilio Vaticano II enunciata nei documenti conciliari Lumen gentium, Orientalium Ecclesiarum e Unitatis redintegratio, dai quali emerge il principio dell'unità della Chiesa universale nella legittima diversità: unica fede professata in diverse teologie; unica fede celebrata nelle diverse liturgie; unica fede testimoniata nelle diverse discipline. Il Codice dei canoni delle Chiese orientali esprime questa realtà con il termine Ritus, che consiste nel patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare delle Chiese che hanno origine dalle tradizioni alessandrina, antiochena, armena, caldea e costantinopolitana.
Commenti e formulari. Così si è deciso di strutturare la presente opera, che intende offrire al lettore una guida pratica circa la fase diocesana di un processo di canonizzazione. Il testo è stato suddiviso in tre sezioni. La prima riguarda l'istruzione di un'inchiesta diocesana sul martirio, virtù eroiche o offerta della vita; la seconda l'inchiesta diocesana su un presunto miracolo; la terza analizza tutte le operazioni da svolgere circa i resti mortali di Servi di Dio e Venerabili o le reliquie di Beati e Santi. Il taglio è pratico, una sorta di vademecum. Tuttavia, non si è omesso di fare riferimenti alla dottrina e alla prassi della Santa Sede e commenti di natura canonica.
Nei nostri Paesi i preti stanno diventando rari, almeno in rapporto a un passato ancora recente e, più in generale, a lunghi secoli di vita cristiana. È una realtà che va osservata con coraggio, evitando sia l'illusione di un ritorno a situazioni del passato, quindi con un clero presbiterale più numeroso, sia la fuga verso improbabili soluzioni miracolose.Attraverso un'analisi degli aspetti teologici, canonici e pastorali, l'autore si interroga sull'annuncio del Vangelo nel tempo presente e su come liberare le risorse non ancora valorizzate del popolo che è la Chiesa.
L’araldica rappresentò un fenomeno della storia europea, iniziato nel secolo XI, quale mezzo di identificazione dei cavalieri nei combattimenti tramite i colori e le figure disegnate sugli scudi; gli stemmi furono spesso utilizzati nei sigilli per autenticare documenti e le comunicazioni epistolari. I sigilli, impiegati prima della nascita dell’araldica, furono resi più elaborati aggiungendo alle figure emblemi araldici o segni di dignità ecclesiale. Il clero adottò le insegne per individuare, dalle ornamentazioni esterne allo scudo, l’ufficio, la dignità, la carica e la posizione gerarchica ricoperta dall’ecclesiastico.
Poiché tutta la società del tempo (fin dal secolo XIII) era interessata all’araldica, la Chiesa dovette trovare nell’ambito della legge canonica una sistemazione giuridica degli emblemi del clero, degli ordini religiosi e delle sue istituzioni. Questo volume rende conto delle modalità con le quali la Chiesa, nei secoli, regolamentò il diritto a vestire le insegne pontificali e a indossare particolari copricapi in analogia all’araldica secolare che impiegava elmi, corone e cappelli quali simboli di nobiltà.
L'autore propone in questo libro-quaderno una ricchissima scelta di esercizi (di ripetizione, completamento, sostituzione, trasformazione) per condurre il lettore al pieno possesso teorico e pratico della morfologia e della sintassi latina di base con particolare riguardo alle esigenze del giurista intento allo studio del diritto canonico latino. L'opera nasce dalla viva esperienza didattica dell'Autore e insiste principalmente su tre ambiti: nomenclatura, applicazione di regole grammaticali, esercitazioni di composizione. I test di verifica all'inizio di ogni unità consentono di controllare il grado di assimilazione degli studenti e la loro capacità di riflessione linguistica. L'uso combinato di segni verbali e iconici intende stimolare l'intelligenza e la memoria, favorendo il consolidamento di strutture e lessico. La lunga sperimentazione didattica svolta con studenti impegnati per un solo semestre e senza preconoscenza della lingua ha dato risultati molto incoraggianti.
Il Codice di diritto canonico vigente tratta degli atti amministrativi in due Titoli del Libro I Norme generali. Il Titolo III Decreti generali e istruzioni tratta degli atti amministrativi generali, cioè i decreti generali esecutivi e le istruzioni, posti con potestà esecutiva. Il Titolo IV Gli atti amministrativi singolari tratta dei decreti singolari, dei precetti, dei rescritti, dei privilegi, delle dispense e delle licenze. Siccome questi atti hanno elementi comuni, il Titolo ha stabilito norme comuni a tutti, facilitando una nozione di atto amministrativo singolare. Questi atti pervadono tutta l'attività di governo della Chiesa universale e delle diocesi, donde la loro importanza.
Il volume contiene il testo revisionato del Libro VI del Codice di Diritto Canonico così come è stato ordinato e rivisto dalla Costituzione Apostolica Pascite gregem Dei del Sommo Pontefice Francesco.
Il volume affronta in maniera organica e agile l'ordinamento giuridico della Chiesa cattolica nelle sue basi positive, a partire dal Codice di diritto canonico promulgato da Giovanni Paolo II nel 1983. Questa nuova edizione aggiornata pone particolare attenzione alle novità normative intervenute negli ultimi anni: dalla riforma della Curia romana, all'apertura alle donne di lettorato e accolitato, alla revisione del diritto penale canonico.