Il testo è un saggio filosofico che riflette su un aspetto poco studiato di Martin Heidegger: i rapporti tra esperienza filosofica e fede religiosa. Coniugando sguardo biografico e punto di vista teologico, questo lavoro interpreta la possibilità di una filosofia cristiana e di una teologia che, dopo Heidegger, sia capace di andare oltre la crisi della postmodernità.
Il Parmigiano Reggiano più simile a quello creato tanti secoli fa dalla sapienza dei monaci emiliani? È il Parmesan prodotto nel Wisconsin, in USA. E quella meraviglia dolce e succosa, coccolata dal sole e dall'aria della Sicilia, che si chiama pomodoro di Pachino? È un ibrido prodotto in laboratorio da una multinazionale israeliana delle sementi. Per non dire del Marsala: fu inventato, commercializzato e prodotto su larga scala da un commerciante inglese che aggiunse alcool al vino al solo scopo di conservarlo meglio durante il trasporto verso la madrepatria. E tutto quel gran sbattersi per definire il vino DOC, DOP o IPG in base a presunte e millenarie tradizioni dei vigneti? Un nobile intento che però finge di non sapere che nella seconda metà del 1800 un parassita distrusse tutte le vigne presenti sul territorio italiano ed europeo. Dovendo ripartire da zero, i nostri viticoltori usarono obbligatoriamente viti non autoctone e innesti vari. Alberto Grandi, professore dell'Università di Parma, svela quanto marketing ci sia dietro lo strepitoso successo dell'industria gastronomica italiana. I tantissimi prodotti tipici italiani, gran parte dei piatti e la stessa dieta mediterranea sono buonissimi, ma le leggende di storia e sapienza che li accompagnano sono invenzioni molto più recenti, scaturite dalla crisi industriale degli anni Settanta: è in quel momento che imprenditori e coltivatori italiani si alleano per inventare una presunta tradizione millenaria del nostro cibo e il conseguente storytelling per sostenerla. «Denominazione di Origine Inventata» è un libro che farà arrabbiare - ma forse anche ragionare - tutti coloro che sono fideisticamente innamorati del grande mito della tipicità italiana.
Siamo l'ottava economia mondiale per PIL, la settima a livello industriale, quinta per surplus commerciale e con uno dei più bassi livelli di indebitamento privato. Eppure siamo depressi, insoddisfatti, ci aggrappiamo alle sirene della politica e alle loro messianiche e spesso irrealizzabili promesse. Se avessimo voluto una riprova di come in Italia si tacciono le verità più scomode, eccola arrivare con la pandemia di Covid-19, un'occasione per la classe politica di mettersi in mostra promettendo sussidi a debito, anche per cifre ingenti, senza però spiegare ai cittadini le conseguenze delle scelte fatte sul nostro futuro tenore di vita. Si prosegue con un assistenzialismo che produce solo nuovi poveri. Ma lo spread e i mercati? Riusciremo nel 2021 a pagare le pensioni? Alberto Brambilla traccia in queste pagine un dettagliato bilancio dell'economia italiana sfatando molti luoghi comuni su pensioni, tasse, sanità, modelli di vita della società: «Un tentativo di dare una risposta fuori dagli schemi comuni e fuori dal coro alle domande che si pongono spesso i cittadini per capire meglio il loro presente e il futuro che li aspetta».
"Scoprire la nostra capacità di trasformare ogni esperienza negativa nel suo opposto. «Mai come in questa epoca storica l'umanità si trova in una condizione di disorientamento e impotenza di fronte a mutamenti di portata epocale e di difficile comprensione. Cambiamenti climatici devastanti, flussi migratori, disuguaglianze economiche, epidemie e pandemie, tutto sembra fuori controllo e non si capisce come tutto questo possa trovare risposte e soluzioni. Se l'ambiente non gode di buona salute, gli esseri umani non se la passano meglio. Mentre siamo impegnati a difenderci ogni anno da qualche nuovo virus, trecentocinquanta milioni di persone sono ufficialmente in cura per depressione clinica e le nostre relazioni non vivono un momento di gloria. Dei danni all'ambiente e alla salute, cosi come dell'infelicità a livello individuale non sembra importare molto a nessuno. Nell'attesa e nella speranza che emergano soluzioni utili a migliorare la nostra condizione, la proposta o anche la sfida di questo nuovo libro è ipotizzare che proprio perché è l'uomo e nessun altro ad aver creato queste condizioni, è dall'uomo che dobbiamo ripartire per provare a riparare i danni dentro noi stessi, e invertire la rotta. Chi ha letto i miei libri precedenti sa che la mia convinzione è che esista una precisa corrispondenza tra i problemi che osserviamo nel mondo fisico e quello che ho definito il nostro ecosistema interiore. È arrivato il momento di permettere alle persone di appropriarsi di conoscenze utili a cambiare se stesse e perseguire il diritto a una vita migliore e alla loro stessa felicità.» «È inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé.» Tiziano Terzani"
Tutti noi abbiamo fatto i conti con un'infiammazione - un dolore al ginocchio, l'ascesso a un dente, una lieve scottatura -, dunque riteniamo di conoscerla o perlomeno di averne un'idea abbastanza precisa. In realtà, il concetto di infiammazione è molto più complesso di quanto possiamo credere e rappresenta un campo ancora da esplorare anche per medici e biologi, poiché sotto questa «etichetta» rientra una varietà enorme di fenomeni assai diversi tra loro. L'infiammazione, infatti, è uno dei modi in cui il sistema immunitario esercita la sua funzione di difesa e riparazione dei tessuti e dunque è un meccanismo che agisce per contrastare le situazioni di pericolo, dai microbi «patogeni» agli eventi traumatici. In genere, abbiamo l'errata percezione che l'infiammazione sia un fenomeno locale: ci sfugge, invece, il fatto che le malattie infiammatorie abbiano manifestazioni sistemiche, cioè a carico dell'intero organismo. Per esempio, quando abbiamo la febbre pensiamo più a una malattia che alla risposta infiammatoria volta ad affrontare un pericolo. Negli anni, la ricerca immunologica ha dimostrato l'esistenza di una componente infiammatoria anche in patologie con cui si pensava non avesse niente a che fare: le malattie cardiovascolari, come aterosclerosi e ictus, quelle neurodegenerative e persino le malattie infettive, causate da virus o batteri. Infine, anche i tumori sono sostenuti da alcune cellule dell'immunità che, comportandosi come «poliziotti corrotti», invece di combattere e arrestare il nemico lo aiutano a crescere e proliferare. Con parole semplici e chiare, il professor Alberto Mantovani guida il lettore in un percorso per imparare a riconoscere da una parte i diversi aspetti dell'infiammazione, dall'altra gli strumenti più idonei per spegnere un incendio che rischia di dilagare e diventare incontrollabile, mettendo seriamente in pericolo la nostra salute.
La preghiera del Padre nostro è stata di recente ripensata e riscritta da due teologi, Vito Mancuso e José Tolentino Mendonça, dal gruppo folk rock dei Gang, dal cantautore Vasco Brondi (meglio noto come Le luci della centrale elettrica), dal gruppo di rock alternativo Il Teatro degli Orrori e dallo scrittore Erri De Luca. L'analisi delle loro rielaborazioni mostra un comune denominatore: l'intenzione di responsabilizzare l'uomo - nella sua relazione con l'altro, con sé e con il mondo - facendo leva su un testo condiviso. In particolare, la declinazione laica del discorso da parte dei Gang e di De Luca riguarda il rapporto con i migranti, con gli sbarchi e le stragi del Mediterraneo, cioè con un conflitto culturale e politico a tutt'oggi irrisolto. In questi testi, il dialogo tra la letteratura e altri linguaggi esprime quindi una lettura profonda del nostro tempo, offre un orizzonte non banale a cui tendere e dimostra come esso sia cercato da artisti diversi attraverso le parole di una preghiera universale ripensata e riscritta anche in chiave civile. È l'espressione della ricerca di un «noi», di una comunità solidale capace di costruire parole diverse rispetto alla retorica dominante.
Lo sai che le coccole hanno poteri magici? Soprattutto se sono fatte a ritmo di musica. Scopri com'è bello passare del tempo con la mamma, leggendo una storia e cantando insieme una canzone tutta vostra. Età di lettura: da 3 anni.
"Addio mia bella addio" è una canzone del 1848 che cantavano i giovani volontari che combattevano per la libertà dell'Italia. Di quei ragazzi oggi restano i teschi negli ossari di Custoza, di San Martino e in tanti altri luoghi d'Italia. E allora, per capire cosa animava quei giovani è necessaria una narrazione «dal basso», una storia militare che porti a immedesimarsi negli uomini di quel tempo, oggi così svalutato. Alberto Leoni ha ripercorso i campi di battaglia di allora, camminando su quei colli, in quei vigneti, visitando le case che ancora oggi portano i segni delle cannonate. E ripercorrendo quelle strade, salendo su quelle alture o visitando quelle cascine, il lettore riuscirà a varcare il cancello del Tempo, riappropriandosi così del passato per capire meglio il presente.
Dice Rabbi Jochanan: Quando il Santo –sia benedetto– siederà in giudizio con i giusti e con gli empi, giudicherà i giusti e li condurrà in paradiso; giudicherà gli empi e li condannerà all’inferno. Allora gli empi diranno: Non ci ha giudicati giustamente. Egli assolve chi vuole e condanna chi vuole. Il Santo –sia benedetto– risponderà: È perché non volevo rendere noti i vostri peccati. Allora ne fa l’elenco ad alta voce ed essi scendono all’inferno.
Dice Rabbi Pinchas: Chi è così determinato nel peccare non può neppure pentirsi e non riceverà mai il perdono. A costoro dice il Santo –sia benedetto–: Siete voi che accendete il fuoco dell’inferno, che siete “mantice per il carbone e legna per il fuoco” (Pr 26,21)! Per questo io continuo a giudicarvi.
Rabbi Huna, in nome di Rabbi Shim‘on, dice: “Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini che si ribellano contro di me; infatti i loro vermi non muoiono e il loro fuoco non si spegne” (Is 66,24). Qui non si dice che “si sono ribellati”, ma che “si ribellano”, perché continuano ancora a peccare.
Questo volume offre un esame di dati tecnico-formali e storico-culturali e una valutazione dell'incidenza di emblemi teologici fondamentali nell'arte cristiana dell'età d'oro italiana nella sua massima espressione creativa. Il discorso critico si svolge a partire da un'analisi delle geometrie simboliche del Brunelleschi. Si affrontano in seguito le concezioni letterarie e architettoniche di Lorenzo il Magnifico e del suo architetto Sangallo, per poi passare a un esame dei collegamenti tra Dante e Leonardo, con particolari riferimenti al simbolismo materno e alla "Vergine delle rocce". Attraverso una serie di riflessioni sul contrasto neoplatonico tra carne e spirito nell'universo artistico e poetico di Michelangelo, questo percorso ermeneutico si conclude con osservazioni sul significato iconologico della 'voluta geometrica', un segno tipico brunelleschiano, all'interno dell'opera di Caravaggio e nel Barocco in generale.