Questo carteggio sembra tracciare una mappa degli ultimi dieci anni della vita di Benedetto Croce, anni importanti per via della guerra, della fine del fascismo e della rinascita della democrazia, ma anche per il suo saggio del 1942 che creò tanto scalpore ed è ritornato ora di straordinaria attualità: "Perché non possiamo non dirci cristiani". La pubblicazione di questo saggio nella rivista "La Critica" fu accolta con grande sorpresa perché quelle considerazioni che apparvero come un improvviso avvicinarsi di Croce alla religione. Il mondo cattolico guardò a Croce con occhio diverso, mentre quello laico si domandava come era maturata quella riflessione. Oggi è possibile ricostruire il processo attraverso il quale Croce arrivò a elaborare il famoso saggio, perché sono state ritrovate le lettere che il filosofo scriveva in quell'epoca alla marchesa Maria Curtopassi, sua lontana parente, autrice di poesie animate da uno spirito di intensa religiosità. Le lettere sono inedite e rappresentano un prezioso contributo per conoscere come si è sviluppato il pensiero di Croce sui temi della religione, della funzione della chiesa cattolica e del rapporto tra filosofia e religione. È un Croce poco conosciuto, che svela un particolare sensibilità verso i problemi della fede e il soprannaturale.
Inizi del 1200. Firenze è dilaniata dalla guerra civile: guelfi contro ghibellini, papato contro impero. Le torri pullulano di argani e catapulte, pronte a scagliare massi sui tetti. Pur di sopraffarsi, le fazioni lanciano pece infuocata sulle dimore degli oppositori. La città brucia e il sangue scorre nelle strade. Tra i combattenti si distingue un valoroso condottiero, un brillante capo politico, un uomo con forte senso dell'onore: è il giovane Farinata degli Uberti, erede di una delle più antiche e potenti casate cittadine. E proprio Farinata a guidare le truppe fiorentine contro Siena, l'acerrimo nemico di sempre, e a condurle al trionfo da una situazione che pareva disperata. È ancora lui a far garrire i gonfaloni del Giglio sul colle a ridosso delle mura senesi e, dopo la vittoria, a risparmiare la città prostrata. Ma forse a influenzare l'impavido guerriero, lo stratega imbattibile, è stato l'incontro, nel momento più feroce della battaglia, con l'unica donna in grado di tenergli testa, la bella Adeleta, fierissima senese, che invece di fuggire dal nemico e rinchiudersi come le altre tra le mura della città, ha reciso la sua folta chioma, ha impugnato le armi e ha combattuto strenuamente fino alla fine. Due anime intrepide e pugnaci che non potevano che innamorarsi e legarsi per sempre. Ma il più grande amore di Farinata resta Firenze e la fedeltà ai propri ideali.
Palermo, novembre 1185. Costanza d'Altavilla, l'ultima erede della dinastia normanna che guida il Regno di Sicilia, è costretta a rinnegare i voti per sposare Enrico di Svevia, figlio dell'imperatore Federico. Da quel momento, la fragile e bella Costanza deve lottare contro nemici potentissimi, primo fra tutti Gualtieri di Palearia, ministro dell'imperatore, che soffia sul fuoco della gelosia di Enrico per distruggere la donna e conservare la sua enorme influenza. Il figlio sospirato, vero motivo dell'unione, tarda a venire, ma quando finalmente vede la luce, i pericoli si addensano su di lui e sulla madre. Tra congiure e lotte intestine, Costanza fa di tutto per proteggere il piccolo Federico da chi vuole eliminarlo per mantenere il potere.
La figura di un interprete mediatore linguistico-culturale diventa sempre più necessario alla luce dei costanti flussi migratori e l'interpretazione di trattativa è una nuova professione che, a parte l'ambito commerciale-aziendale, ricopre anche quello sociale, sanitario e giudiziario. La materia è ora insegnamento obbligatorio per la laurea in Scienze della mediazione linguistica e questo volume si incentra proprio su questa figura emergente.
Un'opera fondamentale, un vero e proprio prontuario pratico per quanti vogliono orientarsi nel vasto campo della bioetica, della sessuologia e delle nuove frontiere della vita. Moderata nelle valutazioni, è aperta alle varie impostazioni culturali e religiose, per favorire quel dialogo tanto auspicato da Giovanni Paolo II nell'"Evangelium vitae".
La cura della salute, con una più acuta sensibilità alla qualità della vita, appare una nota distintiva della nostra epoca. Nella sua evidente valenza positiva, essa presenta anche innegabili ambiguità: mentre, infatti, spinge la ricerca biomedica verso traguardi sempre più esigenti, è però motivo di una diffusa preoccupazione nei confronti di tutto ciò che è considerato una minaccia al proprio benessere, come il dolore, la malattia, l’invecchiamento. Ed ecco il paradosso: l’imperativo della salute ad ogni costo, anziché provocare una maggiore sicurezza, si sta trasformando in fonte di una nuova insicurezza, che rischia di identificare la felicità con la salute, la dignità della vita con la qualità della vita. D’altra parte, gli interrogativi sui significati di esperienze cruciali come il dolore, la malattia, la morte, rischiano di rimanere irrisolti, se le risposte si affidano soltanto alla scienza biomedica o alla tecnica. Diventa allora quanto mai importante, in particolare per chi svolge una professione di cura, la riflessione antropologica, premessa necessaria a qualsiasi riflessione bioe-tica. Chiedersi chi è veramente l’uomo appare indispensabile per cogliere il bisogno di senso che egli manifesta universalmente nell’affrontare il vivere e il morire, la sofferenza e la cura.
Corporeità e dolore, salute e malattia, vecchiaia e morte, cura e compassione, sono le questioni affrontate nel saggio, non con la pretesa di fornire soluzioni, ma di offrire un’occasione per comprendersi e per comprendere.
Dopo una panoramica storico culturale sulla civiltà egizia e sulle vicende che ne hanno contrassegnato le diverse epoche dal 10.000 a.C., l'autrice tratta delle credenze religiose degli antichi egizi, ne enumera le varie divinità, con caratteristiche ed attributi di ognuna, e ne descrive i diversi culti. Espone infine le qualità proprie del sacerdote-mago e i riti magici che venivano eseguiti per le più svariate esigenze e finalità. Spiega il simbolismo e lo scopo degli amuleti e riporta le formule rituali da recitare nelle operazioni magiche.
Quali erano le discipline note a Dante? e in che misura? quanta influenza ebbero queste conoscenze nella stesura della Divina Commedia? L'universo del sapere medievale era veramente privo di conoscenze scientifiche come crediamo oggi? A questi interrogativi risponde il volume che si propone di fare il punto su un aspetto, il rapporto con la scienza appunto, ancora poco studiato della scrittura dantesca. Dalla geografia all'astronomia e all'astrologia, dall'alchimia alle conoscenze naturalistiche, dalla logica alla matematica, via via scienze ancora oggi viventi e altre ormai dimenticate si alternano nella ricostruzione dell'universo scientifico di Dante Alighieri.
Fino ad oggi non era mai accaduto che una Chiesa ortodossa avesse definito in modo ufficiale e sistematico le proprie posizioni su temi di attualità sociale. Sulla base della dolorosa esperienza di persecuzione da parte dell'ideologia materialista, la Chiesa russa afferma con entusiasmo che la dimensione primaria della persona umana è quella spirituale. Ben consapevoli dei pericoli del mondo moderno, ma avendo per esso uno sguardo decisamente ottimista, i Fondamenti della Dottrina sociale costituiscono una vibrante esortazione alla testimonianza e all'impegno dei cristiani nella società contemporanea, con particolare riferimento alla vita politica e sociale. Dando la parola ai propri vescovi, la Chiesa russa definisce la sua posizione riguardo a numerose questioni relative all'insieme della vita politica, economica e sociale del mondo contemporaneo, come le relazioni tra Chiesa e Stato, la nazione ed il diritto, il lavoro e la proprietà, i rapporti internazionali, l'etica familiare, i diritti dell'uomo, la salute, la bioetica, la cultura, i mass-media, i rapporti tra scienza e fede, la globalizzazione, l'ecologia. Oppressa da decenni di martirio, la Chiesa ortodossa si rivela ora particolarmente tagliente nel sostenere il principio di "non-ingerenza" nelle relazioni tra Chiesa e Stato, e nel rivendicare il diritto alla disobbedienza civile in caso di disaccordo con l'autorità politica. Introduzione di Kirill I, patriarca di Mosca e di tutte le Russie.