Anno 2053. Vittima di un incidente stradale dalla dinamica quantomeno grottesca, Antonio Martignoni si ritrova in Paradiso dove, accudito da una bellissima signora in blu ed esaminato da un burocrate celeste con le sembianze di Jean-Paul Sartre, inizia a poco a poco a familiarizzare con la sua nuova ed eterna condizione. Finché la Direzione decide di affidargli un "compito importante": raccontare per iscritto, in un file Word, la storia della propria vita, che diventerà uno dei "messaggi nella bottiglia" lanciati dal Cielo agli uomini rimasti sulla Terra. Grazie al fortunoso ritrovamento del file, sepolto in un vecchio computer, apprendiamo che Martignoni, all'età di 36 anni, pensava di farla finita. In preda alla disperazione, aveva intrapreso la sua ultima escursione nelle montagne tanto amate, quando un altro tragico e provvidenziale incidente gli apre una breccia verso il futuro, nella quale si lancia d'istinto: travolto dal desiderio di "spiare Dio da vicino", decide di trascorrere la seconda parte della sua vita come finto prete. Prima parroco di una sparuta comunità di montanari devoti e turisti ai piedi del Monte Rosa, poi pastore di 3500 anime in una Milano sospesa, surreale, angosciata per la misteriosa sparizione dei propri cittadini più anziani, "don" Antonio vive la sua missione tormentato dal senso di colpa, ma anche animato dalla ferma volontà di non tradire il suo fiducioso e inconsapevole gregge...
"Guai a me se non predicassi il Vangelo! (1 Cor 9,16), è un ammonimento dell'apostolo Paolo che ha sempre accompagnato il mio ministero apostolico della predicazione. Anzi si è fatto più intenso e pungente, a mano a mano che alla mia riflessione si chiariva come dato primario per la comprensione di questo ordine di provvidenza la sorprendente misericordia di Dio, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1 Tm 2,4). Proclamare la realtà di questo amore trascendente è stato il senso e lo scopo della mia esistenza e quindi anche della mia predicazione. In questo volume raccolgo le omelie che ho proposto nel corso del tempo ordinario dell'Anno liturgico. Sono il segno non appariscente, ma di grande rilievo apostolico del mio ministero. L'obiettivo costante è quello di annunciare un messaggio di gioia, perché evangelizzare significa primariamente annunciare la gioia di Gesù Cristo. Questo è un nucleo irrinunciabile: un Vangelo che si comunichi nella tristezza o porti alla tristezza è un perfetto controsenso. È una gioia che essenzialmente nasce dalla comunione con una salvezza avvenuta: imbattermi nel Vangelo significa che la mia salvezza c'è già, ed è già mia se solo accetto di arrendermi ad essa. È una gioia che ricava la sua sostanziale consistenza da un avvenimento, dalla concretezza di una persona: la persona di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, crocifisso, risorto, oggi vivo, unico Salvatore e Signore." (dalla Prefazione)
"Guai a me se non predicassi il Vangelo! (1 Cor 9,16), è un ammonimento dell'apostolo Paolo che ha sempre accompagnato il mio ministero apostolico della predicazione. Anzi si è fatto più intenso e pungente, a mano a mano che alla mia riflessione si chiariva come dato primario per la comprensione di questo ordine di provvidenza la sorprendente misericordia di Dio, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1 Tm 2,4). Proclamare la realtà di questo amore trascendente è stato il senso e lo scopo della mia esistenza e quindi anche della mia predicazione. In questo volume raccolgo le omelie che ho proposto nel corso del tempo ordinario dell'Anno liturgico. Sono il segno non appariscente, ma di grande rilievo apostolico del mio ministero. L'obiettivo costante è quello di annunciare un messaggio di gioia, perché evangelizzare significa primariamente annunciare la gioia di Gesù Cristo. Questo è un nucleo irrinunciabile: un Vangelo che si comunichi nella tristezza o porti alla tristezza è un perfetto controsenso. È una gioia che essenzialmente nasce dalla comunione con una salvezza avvenuta: imbattermi nel Vangelo significa che la mia salvezza c'è già, ed è già mia se solo accetto di arrendermi ad essa. È una gioia che ricava la sua sostanziale consistenza da un avvenimento, dalla concretezza di una persona: la persona di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, crocifisso, risorto, oggi vivo, unico Salvatore e Signore." (dalla Prefazione)
"Guai a me se non predicassi il Vangelo! (1 Cor 9,16), è un ammonimento dell'apostolo Paolo che ha sempre accompagnato il mio ministero apostolico della predicazione. Anzi si è fatto più intenso e pungente, a mano a mano che alla mia riflessione si chiariva come dato primario per la comprensione di questo ordine di provvidenza la sorprendente misericordia di Dio, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1 Tm 2,4). Proclamare la realtà di questo amore trascendente è stato il senso e lo scopo della mia esistenza e quindi anche della mia predicazione. In questo volume raccolgo le omelie che ho proposto nel corso del tempo ordinario dell'Anno liturgico. Sono il segno non appariscente, ma di grande rilievo apostolico del mio ministero. L'obiettivo costante è quello di annunciare un messaggio di gioia, perché evangelizzare significa primariamente annunciare la gioia di Gesù Cristo. Questo è un nucleo irrinunciabile: un Vangelo che si comunichi nella tristezza o porti alla tristezza è un perfetto controsenso. È una gioia che essenzialmente nasce dalla comunione con una salvezza avvenuta: imbattermi nel Vangelo significa che la mia salvezza c'è già, ed è già mia se solo accetto di arrendermi ad essa. È una gioia che ricava la sua sostanziale consistenza da un avvenimento, dalla concretezza di una persona: la persona di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, crocifisso, risorto, oggi vivo, unico Salvatore e Signore." (dalla Prefazione)
«La primera misericordia que esta ?cultura? necesita es la ?provocación de la verdad?; y el cristianismo la ofrece como ideal de vida posible y deseable» (p.164). «En 1989, del 12 al 18 de febrero, fui llamado a predicar los Ejercicios espirituales en el Vaticano. Tener entre los ?ejercitantes? que escuchaban con humildad y paciencia mis reflexiones, no sólo a los cardenales y a los prelados de la curia, sino también al papa Juan Pablo II fue ciertamente una experiencia insólita y emocionante en sí misma, que creo que fui capaz de afrontar con sencillez» (G. Biffi). Giacomo Biffi (Milán 1928), arzobispo emérito de la archidiócesis de Bolonia, se doctoró en Teología en la Facultad de Teología de Venegono y enseñó Teología dogmática en el Seminario de Milán. Además, ha publicado numerosos trabajos de teología, catequesis y meditación cristiana. En 1985 fue elevado a cardenal por el papa Juan Pablo II.
La riflessione filosofica di Franz Rosenzweig (1886-1921 ) con il suo capolavoro - Der Stern der Erlösung - costituisce un nodo essenziale nella storia del pensiero dell'Occidente, poiché segna il ritorno dell'ebraismo nel dibattito filosofico europeo. In netta contrapposizione al pensiero della totalità che, per Rosenzweig, trova in Hegel la sua massima espressione, "La Stella della redenzione" pone in questione alla radice i fondamenti del pensiero filosofico: il concetto di tempo e quello di comunità. Come la sospensione di ogni attività nel riposo dello shabbàt diventa il richiamo e l'invito all'esperienza di un tempo "altro" (quello stesso tempo dell'ebraismo che Hegel aveva ridotto a mera vuotezza), allo stesso modo, l'esistenza meta-storica del popolo ebraico diventa la traccia di una sradicatezza che si sottrae all'orizzonte del politico. Di contro alla concezione hegeliana di comunità, che fa del mondo l'autentico regno del cristianesimo storico, l'ebraismo diventa così il paradigma di una forma profondamente diversa di abitare il mondo - una modalità contraddistinta dal proprio carattere "residuale" e "sottrattivo": un resto. Questo libro intende interrogarsi sul senso e sulla possibilità di un simile abitare: con Rosenzweig, ma anche oltre.
Umiltà, obbedienza, amore, preghiera, fede... tutte caratteristiche presenti nei Santi. Ma quanti sono anche allegri, giocosi oltre che gioiosi? San Filippo Neri è da molti definito un "Santo simpatico", ma la sua vita ci dice molto di più. Queste pagine non solo raccontano perfettamente la sua storia, il suo carattere, le sue virtù, i suoi insegnamenti, i doni e i carismi che Dio gli ha concesso, ma lo rendono anche straordinariamente vivo e presente. Il vostro cuore farà un ricco viaggio di emozioni, al cui termine, commossi, colmi di ammirazione ed edificati da santi insegnamenti, potrete dire: "ho conosciuto San Filippo Neri". Padre Pietro Giacomo Bacci mette a frutto in questa biografia le sue non comuni conoscenze nel campo dell'erudizione ecclesiastica, attingendo sapientemente dai ricordi e dalle memorie dei padri che avevano frequentato Filippo Neri, in particolare il suo primo biografo Antonio Gallonio, che probabilmente conobbe il Padre dall'infanzia e si pose appena ventenne sotto la sua guida spirituale. L'autore privilegia un'impostazione non strettamente cronologica e più rispondente ai rituali metodi processuali, realizzando una scrupolosa catalogazione dei fatti, dei miracoli e delle virtù del Padre.
"La piccola Lisette avanza nella grotta al lume tremolante della lanterna. Anche se non è la prima volta che vi entra, freddi brividi le corrono lungo la schiena ossuta. Poi lo vede. L'occhio di pietra la fissa come fosse ancora vivo. Sono milioni di anni che nessuno aveva più visto quella lunga testa con una cresta su un lato." Età di lettura: da 6 anni.
Annuario della Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Urbaniana. Comitato Scientifico Internazionale - International Scientific Committee: Jesus Manuel Arroba Conde (Roma), Giuseppe Dalla Torre (Roma), Velasio De Paolis (Città del Vaticano), Victor George D'Souza (Mangalore), Petér Erdö (Budapest), Carlos José Errázuriz M. (Roma), Brian Ferme (Città del Vaticano), Fabien Lonema Dz'djo (Nairobi), Petér Szabó (Budapest). Direttore: Luigi Sabbarese. Segretario di redazione: Elias Frank. Consiglio di redazione: Jean Yawovi Attila, Andrea D'Auria, Giacomo Incitti, Maurizio Martinelli, Vincenzo Mosca, Claudio Papale. Hanno collaborato a questo numero: Jean Yawovi Attila, Andrea D'Auria, Carlos José Errázuriz M., Brian E. Ferme, Elias Frank, Giacomo Incitti, José Omar Larios Valencia, Lorenzo Lorusso, Antoine Mignane Ndiaye, Claudio Papale, Peter Paul Saldanha.
Proseguire sulla strada dell'unione? Come? Quella che abbiamo oggi è una unione economica solo in minima parte: troppo ancora contano le decisioni dei governi, nazionali e locali, e le tante corporazioni di ogni paese. Né si può parlare di unione monetaria finché non si realizza l'unione bancaria. Allora che cosa fa difetto alla nostra "unione molto incompleta"? È mancata soprattutto - come sottolinea questo saggio - la volontà di realizzare un destino comune. Ogni unione presuppone infatti il desiderio di realizzare un bene che ci accomuna, cioè quanto si fa "per" gli altri e non solo "con" gli altri. Di qui l'importanza della solidarietà e della cooperazione, valori senza i quali il sogno europeo di venticinque anni fa rischia di svanire.
Questo breve scritto, ormai considerato un classico della letteratura post-clandestina, racconta della retata nazista nel Ghetto di Roma, che nel volgere di una mattina si concluse con la deportazione di mille ebrei. Lettori e critici lo hanno giustamente accostato ai primi capitoli della "Storia della Colonna Infame" per la qualità dello stile che si accompagna al valore documentario. Con una prefazione di Natalia Ginzburg.
L'investigatore privato Cesare Zampi viene svegliato nel suo letto dagli squilli insistenti del suo cellulare. A cercarlo è la vedova di un senatore morto giorni prima, la quale gli chiede aiuto dopo aver scoperto un segreto custodito dal marito. Assumerà l'incarico di insabbiare una storia che affonda le sue radici nel passato, soltanto che dovrà vedersela con un fantasma...