Da alcuni decenni l'università italiana è rappresentata come un sistema attraversato da una profonda contraddizione. Temi quali l'abbandono, il ritardo negli studi, il basso numero di laureati e il carente collegamento con il mondo del lavoro ricorrono frequentemente nel dibattito politico, sociale e accademico del nostro Paese. Altrettanto frequentemente, però, viene sottolineata la capacità da parte dei nostri atenei di formare laureati preparati, capaci, dotati di profili formativi solidi. Entrambe le dimensioni dipendono, con modalità differenti e a diversi livelli di responsabilità, sia dalle logiche del sistema universitario sia dalle politiche in materia di istruzione e formazione, nonché dall'assetto economico e dalla capacità di assorbimento del mercato del lavoro.
Il volume intende contribuire alla definizione della lingua dell'informazione divulgativa della scienza, rintracciata su media tipologicamente diversi (stampa, radio e televisione), "all'interno di un ideale continuum linguistico che presenta, come espressione di opposti livelli di accessibilità, a un estremo la lingua comune e all'altro quella della scienza. Tra questi due poli il dialogo è fitto e intenso e si articola diversamente a seconda del medium usato per veicolare il messaggio divulgativo. Al centro di questo dialogo sta il destinatario, quel pubblico sempre più attento alle tematiche scientifiche e sempre più desideroso di chiarezza e informazione verificabile."
Questo modesto volume può essere inteso come un particolare contributo alla riscoperta del pensiero di Sturzo; particolare in quanto presenta soltanto un aspetto della teoria sociologica di Sturzo che, sembra, non sia stato mai affrontato in una pubblicazione specifica. Attraverso un'antologia ragionata, si cerca di presentare l'aspetto più originale, inquietante e controverso, si potrebbe dire perfino scomodo, della sua sociologia integrale; nozione a cui, peraltro, non ricorse mai nei suoi scritti. Sociologia integrale perché parte dal paradigma che l'esperienza del soprannaturale, tramite diverse espressioni religiose, fa parte integrante della realtà umana influendo sulla condizione sociale dell'uomo. In altri termini, il suo presupposto fondamentale è la tesi sulla storicizzazione del soprannaturale.
La ricerca degli aspetti eschilei che non conosciamo ci conduce, in un lungo itinerario, a indagare quei miti che solo il primo dei grandi tragediografi ci racconta. è così che il pensiero e la scenografia riflettono l'incontro tra tesi conosciuti e testi frammentari nella speranza che la drammaturgia del ventunesimo secolo sappia riappropriarsi almeno di quegli artifici teatrali che Eschilo ci riserva al di là di quanto possiamo immaginare. Lo sviluppo del mito nell'epica e nella lirica dai micenei all'avvento di Pericle accompagna questo avventuroso percorso.
Il volume raccoglie saggi su vari aspetti dell'opera e della memoria di Leonardo Sciascia e - attraverso sguardi inediti, riletture, confronti, prospettive, anche extraletterarie - vuol essere un contributo al dibattito attuale sull'eredità sciasciana e un omaggio a uno degli scrittori più significativi del XX secolo. Attorno ai ricordi e alle testimonianze di Vincenzo Consolo, Maria Attanasio e Nino De Vita si articolano i contributi di critici e studiosi di varie università europee. Si ripercorrono così alcune delle principali suggestioni dell'universo letterario sciasciano, sia nell'ambito delle narrazioni, della poesia e del teatro, che dei gialli, dei romanzi storici e d'inchiesta. Si prendono in esame inoltre anche forme meno studiate, come l'antologia e i testi giornalistici. L'indagine si estende poi al rapporto con la scrittura di altri autori, con la tradizione letteraria e con la cultura spagnola.
La recezione dell'antichità classica nella cultura tedesca a partire dalla seconda metà del Settecento è un fenomeno mediale particolarmente complesso, non privo di aporie e paradossi, che nasce principalmente sotto il segno del confronto con il patrimonio artistico e iconografico del mondo greco. In quanto oggetto di ricezione, l'antico non è infatti percepito come un'entità statica e immutabile, codificata una volta per sempre, ma viene costantemente generato e ricreato, sotto alcuni aspetti anche reinventato, dai media della sua ricezione, acquisendo così una pluralità di sfaccettature e implicazioni che in origine non gli erano propri. Ricezione significa quindi anche costruzione dell'antichità nonché del soggetto che compie questa operazione. L'immagine, come fondamentale elemento di archiviazione, mediazione e trasmissione di una civiltà in un'altra, consente di scendere nei recessi profondi di una cultura, nelle sue stratificazioni più nascoste e complesse. Il volume analizzerà il processo di ricezione attraverso l'indagine di alcune figure liminari come quelle della ninfa o della statua di marmo in autori come Schiller, Goethe, Brentano, Eichendorff, Jensen e Ransmayr.
Questa ricerca prende le mosse dall'analisi di alcuni versetti fittili iscritti provenienti da Priene, città ionica dell'Asia Minore. I reperti, databili al II-I secolo a.C., costituiscono a tutt'oggi un unicum nel panorama dei microcontenitori di medicamenta ed è proprio la loro specificità/eccezionalità ad offrire lo spunto per un'ampia indagine non solo sui contesti di fruizione, ma anche sulle ricadute politiche, economiche, sociali e culturali di tale produzione per la città di Priene.
"Argomenti di bioetica chirurgica" è un summa di riflessioni espresse durante il I° corso di bioetica chirurgica che si è tenuto a Varese nel mese di Settembre 2011. Per la prima volta in Italia sta prendendo forma, dopo il testo di "Bioetica medica e chirurgica" di Battaglia-Macellari pubblicato dieci anni orsono, una linea di pensiero che riconosce utile e, forse, indispensabile, parlare, riflettere, produrre pensiero sulla bioetica in chirurgia. Da qui è nato il I° corso di bioetica chirurgica che ha trattato tematiche importanti con le quali i chirurghi si confrontano giornalmente e a cui, volente o nolente, la medicina, la bioetica, i principi devono dare le risposte sul comportamento e sulle linee guida da seguire. Da qui si riconosce l'importanza di questo pensiero, il punto basilare senza il quale un chirurgo non può lavorare, senza il quale un chirurgo non ha le basi morali per poter espletare la propria professione.
Il 2 agosto del 1667, Francesco Borromini, in preda ad un attacco d'ira si trafigge con la propria spada. Alcune ore dopo, il giorno 3 di agosto, ormai pentitosi di ciò che aveva fatto, morirà lasciandoci in eredità l'architettura che, insieme all'opera di Gian Lorenzo Bernini, costituisce l'essenza della Roma barocca. Il romanzo racconta le ore che trascorsero dal momento in cui Francesco Massari, fedele servitore e aiutante di Borromini, trova gravemente ferito il maestro alla sua morte, il giorno dopo. In questo lasso di tempo, parallelamente agli eventi che si succedono attorno al ferito, sfilano nella immaginazione di quest'ultimo i suoi desideri, le sue ossessioni, la sua convulsa relazione con Bernini - controverso collega - che si vanno a intrecciare con gli avvenimenti che segnarono la sua esistenza così come con le riflessioni sui temi dell'amicizia, del potere o della morte. Solo un profondo conoscitore della realtà plastica e umana poteva volgere uno sguardo tanto penetrante quanto ambasciatore di questi delicati temi. Il professore Arnuncio si trasforma così in un romanziere per pagare quel vecchio e nobile debito che unisce i discepoli con i propri maestri.
Con quanta cura nel nostro cuore è la prima Enciclica del Sommo Pontefice Benedetto XVII redatta in forma di motu proprio, dove a molti anni di distanza dalla sua caduta in disuso si torna a usare il Noi. Un documento addolorato e vigoroso che delinea i principi generali per una riforma della Chiesa universale sorretta sul principio di fede.
In questo volume l'autore si propone di delineare le modalità di diffusione della cultura in Italia tra Settecento e Ottocento, verificandone dimensioni e sviluppi nella realtà urbana di Catania, città destinata a divenire, nel fermento della rinascita seguita al distruttivo terremoto del 1693, 'capitale' della Sicilia orientale. In particolare l'attenzione si rivolge, in un tentativo di ricostruzione ad intreccio, al rinnovamento apportato dalle idee dell'Illuminismo, alla produzione e al commercio dei libri in un contesto 'periferico', ma comunque in crescita, al processo di organizzazione dell'istruzione pubblica tra intervento statale e iniziative locali.