La citazione pascaliana che gli fa da titolo trova la propria ragion d'essere in una zona vitale di questo libro: ad essa allude infatti Leonardo Sciascia, nel Contesto, quando sceglie di interrompere con "un gemito" il naturale respiro del suo personaggio-creatore per eccellenza, l'ispettore Rogas, appunto, di fronte all'arguta, atea arroganza di Riches, anch'egli lettore (ma inautentico) di Pascal. Emblematico, questo passaggio (così come il Dürer della Beweinung in copertina), perché riunisce idealmente, in un unico drappello, tutti gli scrittori convocati in questi saggi a "dire" la condizione umana dentro un evo moderno trovatosi a fronteggiare l'inatteso crepuscolo della cristianità ed il progressivo nascondimento di Dio, nonché i suoi imprevedibili sviluppi. Il paesaggio della storia dell'Occidente da una credenza "ingenua" ad una "riflessività" che rende la fede sempre meno scontata è stato raccontato sul versante letterario soprattutto da grandi testimoni collocati in partibus infidelium (da Foscolo a Leopardi, da Hawthorne a Flaubert, da Tolstoj e Dostoevskij a Joyce, da Pirandello a Sciascia, da Montale a Caproni, da Sinisgalli a Pasolini, da Pavese a Fenoglio, solo per citarne alcuni), con un pathos ed una verità ancora capaci di parlarci.
I due saggi pubblicati in questo volume sono apparsi singolarmente nei volumi VII e VIII della "Storia della Sicilia" (Editalia 1999 e 2000). G. Bentivegna li ha raccolti perché insieme compongono una storia intellettuale della Sicilia moderna e contemporanea i cui esiti collocano l'Autore all'interno del più avanzato pensiero meridionalistico. Dopo le ricerche di Dollo, la Sicilia non si può più raffigurare come una landa deserta in cui lo storico del pensiero filosofico, scientifico, perfino morale e teologico, se proprio doveva transitarvi, vi si tratteneva lo stretto indispensabile; infatti, Dollo è riuscito nel tempo a ricostruire la storia culturale della Sicilia come momento non secondario e non marginale della storia d'Italia e dell'Europa.
Giovanni Pascoli è il più grande poeta simbolista del nostro Decadentismo, elaboratore di miti che ne hanno, ben a ragione, consolidato la figura di poeta solitario e di una simbologia agreste virgiliana appartata rispetto ai problemi dell'Italia moderna in cui viveva. E tuttavia non si capisce a pieno questa elaborazione se non si inserisce il poeta contadino delle Romagne e di Castelvecchio proprio in quella realtà inquieta, travagliata da lutti, attentati anarchici e repressioni, dell'Italia di fine secolo e dei primi decenni del Novecento che egli pure cantò in quella raccolta di Odi e Inni ancora ampiamente da riconsiderare nel contesto artistico-letterario culturale della sua produzione di discorsi, interventi a carattere patriottico e umanitario quando fu professore a Messina e nell'ultima fase della sua vita. Pascoli rappresenta questo insieme l'emigrazione, la guerra coloniale, le rivendicazioni proletarie, la continuazione della nazione risorgimentale in quella più moderna) assumendo una posizione "dal basso" di celebratore umile dell'umanità e dei figli della patria emigrante con diramazioni profonde forse non del tutto messe in luce ancora completamente all'interno della sua opera. Su questa linea si muovono i saggi del libro: alcuni antichi, altri più recenti o inediti, lungo la direzione unitaria di valutazione civile, non solo agreste-virgiliana della voce poetica di questo nostro grande autore che chiude un secolo e apre il Novecento.
Il volume indaga i percorsi storiografici con cui Gastone Manacorda (1916-2001), illustre storico della storiografia marxista italiana del secondo dopoguerra, ha ricostruito i modi concreti con cui hanno operato le strutture sociali e politiche del movimento operaio italiano tra '800 e '900 facendo del movimento operaio un elemento decisivo della più generale storia dell'Italia contemporanea.
Il "Dei delitti e delle pene", con la sua forte presa di posizione su scelte di fondo di politica criminale, costituisce una pietra miliare nello sviluppo del diritto penale moderno. L'opera fu il prodotto degli animati dibattiti tra gli intellettuali, guidati da Pietro Verri, che frequentavano l'Accademia dei Pugni, dove maturarono le condizioni ideali per la sua realizzazione. Cesare Beccaria ebbe il grande merito di sintetizzare i grandi temi trattati dagli Enciclopedisti francesi, esponendoli in forma chiara e facilmente accessibile. Di fronte al profondo degrado della giustizia penale, amministrata in maniera disumana e crudele, occorreva scuotere le coscienze, spronando i sovrani ad attuare riforme di legalità e di umanità. Questa strada riformatrice venne intrapresa, in particolare, in Toscana ad opera del granduca Pietro Leopoldo, il quale, ispirandosi alle idee espresse nel "Dei delitti e delle pene", promulgò la riforma della legislazione penale che svolse un ruolo importante nella travagliata formazione del Codice penale dell'Italia unita.
Il "Commentario alla Metafisica" che ci è stato tramandato sotto il nome di Asclepio di Tralle è in realtà una trascrizione delle lezioni di Ammonio di Ermia, che fu professore di filosofia presso la scuola di Alessandria tra la fine del V e gli inizi del VI secolo d.C., realizzata da un allievo a dire il vero poco dotato intellettivamente e anche poco accurato dal punto di vista stilistico-letterario. Nonostante i suoi numerosi limiti, dovuti alla mediocrità dell'allievo-redattore, questo commentario acquista nondimeno un valore indiscutibile quale fonte del pensiero metafisico di Ammonio, illustre portavoce del neoplatonismo alessandrino, decisivo "trait d'union" tra filosofia tardoantica e medioevale, studioso "laboriosissimo" - secondo il giudizio di Damascio -, maestro eccelso di filosofia, astronomia e matematica, esegeta-modello di Aristotele e ingegno superiore a tutti gli altri allievi di Proclo, del quale era stato studente ad Atene.
Questo volume è il prodotto di una ricerca interdisciplinare sui processi migratori. Nei saggi che contiene, diversi approcci, che fanno riferimento all'antropologia culturale, all'economia politica, alla filosofia, alla linguistica, alla sociologia e alla storia contemporanea, propongono fondamenti teorici e risultati empirici che consentono di riflettere sul significato dell'invisibilità degli immigrati e sulle forme in cui la loro partecipazione sociale diventa (o può diventare) visibile. In questi saggi, vengono presentati alcuni tra gli ambiti di ricerca più importanti nell'analisi dell'inclusione sociale degli immigrati.
In Sicilia vige una norma statutaria peculiare, secondo cui i progetti di legge sono elaborati dalle commissioni dell'Assemblea regionale con la partecipazione dei gruppi di interessi professionali e degli organi tecnici regionali. Lo Statuto speciale siciliano è storicamente il primo esempio di integrazione delle lobby nel processo legislativo. Il dibattito costituente dell'epoca mostra tutta la portata costituzionale innovativa della disposizione. Ma come è accaduto, mentre da un lato si sanciva con regolamento parlamentare l'inclusione nell'istruttoria dei portatori di interesse, dall'altro la prassi e una patologica intermediazione politica hanno cancellato le funzioni dello stesso processo istruttorio. Nel dibattito odierno sulla regolamentazione dell'attività di lobbying la forma di regolamentazione siciliana appare giuridicamente rilevante ma nello stesso tempo rende evidente i limiti di operatività rispetto alla nuova forma di governo regionale e all'espandersi dei relativi poteri legislativi e amministrativi nel nuovo assetto istituzionale federalista.
Negli ultimi anni il tema dell'irregolarità e dell'accesso alle prestazioni socio-sanitarie è divenuto centrale nel dibattito tra gli studiosi, come dimostra la discussione intorno all'introduzione del reato di immigrazione irregolare. Il volume è composto da due parti: nella prima vengono presentate le coordinate normative e teoriche di riferimento; nella seconda sono riportati gli esiti della ricerca empirica. All'interno della ricerca si indagano, da una parte, i percorsi di accesso, il ruolo delle reti comunitarie e la natura delle relazioni (fiduciarie, conflittuali, problematiche) tra sistema dei servizi ed utenza non regolare; dall'altra, si analizzano i percorsi biografici di migranti privi di permesso di soggiorno che si sono rivolti al sistema dei servizi. In questo quadro, l'analisi ha focalizzato l'attenzione sulle zone d'ombra presenti all'interno del sistema locale dell'accoglienza; in altre parole, sugli interstizi normativi e relazionali attraverso i quali si gioca l'interazione tra migranti irregolari, operatori e servizi.
Il crescente interesse che le nuove generazioni stanno manifestando per il proprio territorio e, al contempo, una loro partecipazione diretta nella concreta risoluzione dei problemi, su più livelli di espressione, sono fenomeni che si pongono all'attenzione degli studiosi come particolarmente considerevoli e significativi nella costruzione dell'identità civica. Dal settore della previdenza a quello dell'assistenza sociale, dalla sicurezza del proprio territorio a quello dell'espressività e arricchimento culturale, la presenza dei giovani nello spazio pubblico si configura come un'opportunità di sviluppo di esperienze di dinamicità intellettuale e movimenti di crescita relazionale. Le diverse esperienze partecipative non si identificano, dunque, come esclusiva possibilità per la platea giovanile di inserirsi in una rete di appartenenze collettive e creare momenti e spazi di aggregazione, bensì come occasione di maturazione intellettiva e umana per una sua completa realizzazione.
Il volume analizza i caratteri e la struttura del governo del territorio della Sicilia moderna (secc. XVI-XVII), riletti attraverso le descrizioni e rappresentazioni (mappe, disegni, relazioni) che di esso hanno promosso istituzioni pubbliche e soggetti privati. Una conoscenza che accresce la percezione dello spazio governato grazie alla definizione delle sue distanze e delle soluzioni per vincerne gli ostacoli. La conoscenza del territorio è premessa per strutturare i diversi sistemi amministrativi, muovere uomini e cavalli in difesa di città e coste, articolare la rete postale, organizzare la circolazione delle merci, distribuire risorse e carichi fiscali, coordinare nella scacchiera complessa del territorio i siti per le nuove fondazioni. Una vicenda che sposta l'attenzione dalla cultura dei giuristi e dei letterati alla grande cultura dei 'tecnici', cogliendo indirizzi e ritmi della modernizzazione del territorio nelle aspre contese per l'acqua e nell'esperienza delle 'nuove fondazioni' (1580-1650), che definiscono i rinnovati rapporti tra città maggiori e minori.