Un classico della letteratura europea del XX secolo
La storia è quella di Gaston, un prete francese, ma il libro fotografa il nostro mondo dal 1914 al 1948 con la sensibilità di chi ha saputo toccare le corde più profonde di un’epoca. È un libro sull’amore, la gente, la politica e il trascorrere del tempo. Ma soprattutto è un libro su Dio e su quanto possa essere bello servirlo.
Una bellezza e un servizio di cui Gaston, dalla giovinezza alla vecchiaia, non fa che assaporare la molteplice varietà: dalla meraviglia della liturgia a un bimbo che sorride, ad una veste femminile ingentilita al vento.
Tutto per Gaston può essere anche sacro. Dalla sua partecipazione alla prima e poi alla seconda guerra mondiale seguiamo i passi gentili del sacerdote in un carosello attorno alla piazza della sua chiesa, nel quale si vedono cambiare cardinali e canonici, politici e burocrati, così come la moda nell’atelier di fronte. Gaston sa che nostro Signore non ha camminato in un mondo asettico e che lui, seguendolo, è chiamato a cercare di entrare in quella misteriosa economia per cui il buon ladrone viene perdonato sulla croce all’ultimo momento e ad ogni uomo verrà dato il soldo della sua fatica di vivere in un modo che a noi non è possibile calcolare. Il placido mondo della piazza circondata dalla chiesa, dal macellaio e dal negozio di moda è spesso attraversato dalla violenza dei tempi, che trova Gaston incapace di trascurare chi soffre e alieno dal giudicare.
Lo scenario del romanzo è la storia terribile e avvincente dei nostri tempi così come può essere messa a fuoco da un uomo umilmente e inguaribilmente colmo dell’amore di Dio. La sua ricompensa sarà alla fine la comprensione del motivo per cui, nella parabola dell’evangelista Matteo, l’operaio che ha faticato tutto il giorno finisce per ricevere lo stesso soldo di qualcuno che aveva cominciato a lavorare soltanto la sera.
«Mi ha fatto piacere che poco fa abbiate citato una bambina, Antonia Meo, detta Nennolina. Proprio tre giorni fa ho decretato il riconoscimento delle sue virtù eroiche e spero che la sua causa di beatificazione possa presto concludersi felicemente.
Che esempio luminoso ha lasciato questa vostra piccola coetanea! Nennolina, bambina romana, nella sua brevissima vita - solo sei anni e mezzo - ha dimostrato una fede, una speranza, una carità speciali, e così anche le altre virtù cristiane. Pur essendo una fragile fanciulla, è riuscita a dare una testimonianza forte e robusta al Vangelo e ha lasciato un segno profondo nella Comunità diocesana di Roma».
Discorso di Sua Santità Benedetto XVI ai ragazzi e ragazze di Azione Cattolica Italiana, giovedì, 20 dicembre 2007.
Questa nuova edizione delle lettere di Antonietta Meo, per lo più da lei dettate alla madre e conosciute ormai come le «Letterine» di Nennolina, è corredata da brevi presentazioni che ne introducono il contesto storico e il senso spirituale e teologico da parte di uomini di Chiesa e di studiosi.
Questo volume nasce da oltre trent'anni di esperienza nel campo della conservazione e della didattica in un importante museo milanese. Si rivolge agli esperti del settore, ma anche ai tanti giovani che vorrebbero diventare operatori didattici; agli insegnanti che sempre più utilizzano il museo come libro di testo, ma anche a coloro che, con motivazioni diverse, ne varcano la soglia come visitatori. Immaginare il museo significa pensarlo innanzitutto nel suo rapporto con il pubblico e dunque confrontarsi con le nuove tecnologie, gli apparati didattici, la comunicazione, i problemi espositivi. Ma immaginare il museo significa, altrettanto, considerare questo particolarissimo contenitore dal punto di vista dell'immaginario collettivo. Occorrerà dunque riflettere sui luoghi comuni che ancora si accompagnano alla parola museo, sulle attese, la soddisfazione e le delusioni dei visitatori, condizionati tanto dai nuovi modelli imposti dal consumo culturale e dal turismo di massa, quanto dalla tipologia psicologica individuale.
Questo volume offre un’introduzione completa e di chiara comprensione al complesso mondo simbolico paleocristiano, bizantino e altomedievale dando al lettore le necessarie chiavi di lettura ai fondamenti primi dell’intero simbolismo cristiano, «che cerca l’Invisibile nel visibile», così che «è adeguato al tema il fatto che il rapporto tra il simbolismo e il sacro stia al centro del libro». Non casualmente Ladner cita Peter Brown, Karl Rahner («Il Logos divenuto uomo – Cristo – è il simbolo assoluto di Dio nel mondo»), Odo Casel (per cui il mistero cultuale cristiano «era in primo luogo la liturgia cristocentrica»), Hans Urs von Balthasar di "Gloria. Una estetica teologica", Henri de Lubac di "Esegesi medievale", cioè capisaldi della riflessione storica e teologica moderna. Le prospettive sono quelle proprie del primo cristianesimo e vengono esplicitate nel sottotitolo: Immagini di Dio, del Cosmo e dell’Uomo. Il saggio, un classico mai pubblicato in Italia, ha l’ampio respiro necessario per affrontare un tema così vasto e così fondativo della cultura cristiana e occidentale: coinvolge l’arte, la teologia, la cosmologia, l’antropologia e l’intera vita religiosa del tempo. La scelta precisa dei limiti temporali entro cui trattare il tema e una articolazione sistematica permettono all’autore una modalità di osservazione in grado di rendere comprensibile sia il dettaglio – la singola immagine, il singolo tema iconografico – sia i suoi collegamenti al contesto culturale complessivo.
Il più grande paese dell'Asia centrale: le sue radici etniche e storiche e le sfide contemporanee
Le popolazioni del Kazakhstan hanno il fascino di una storia che parte da lontano e riguarda gruppi umani che in epoca antica e anche recente hanno praticato forme di nomadismo e seminomadismo nei grandi spazi delle steppe e negli altopiani del Tien Shan.
Le regioni dell’Asia centrale sono state interessate fin dalla preistoria da migrazioni umane fra le regioni caucasiche ed esteuropee e quelle del lontano Oriente in entrambe le direzioni.
Emblema di quelle popolazioni è la yurta, considerata la loro «casa mobile». Attualmente esse stanno vivendo un’epoca di grandi trasformazioni con il fenomeno della modernizzazione, particolarmente il Kazakhstan, la più grande repubblica ex sovietica dell’Asia centrale, che possiede notevoli potenzialità anche sul piano economico.
Le conoscenze di queste popolazioni mettono in evidenza la loro grande ricchezza umana e culturale. Il loro carattere multietnico ne fa un interessante laboratorio per sperimentare le possibilità di convivenza nella diversità delle culture.
I contributi che vengono presentati raccolgono studi compiuti nell’ultimo decennio da ricercatori kazaki e dell’Università di Bologna in una fruttuosa collaborazione nei campi dell’archeologia, della storia e dell’antropologia delle popolazioni del Kazakhstan.
Dante Benini e il suo Studio seguono oggi una grande quantità di progetti su vasta scala in Italia e all'estero, dalla Turchia alla Russia, alla Cina. Benini esprime un'architettura all'avanguardia nell'uso dei materiali e delle risorse tecnologiche oggi disponibili, mostra una costante sensibilità per i problemi di sostenibilità energetica delle grandi strutture che progetta, con soluzioni sempre innovative e felicemente intrecciate alle coordinate fondamentali della sua ricerca formale. Quest'ultima appare veramente inesausta e multiforme, sempre dettata da un'idea di fondo che guida i progetti su vasta scala così come le realizzazioni più contenute, ma anche caratterizzata da una costante e quasi ossessiva attenzione per i dettagli che si esprime nell'accurata ricerca dei materiali e nell'inventiva profusa anche nel particolare più marginale.
Uno sguardo d’insieme ad un patrimonio monumentale e artistico mai indagato prima nella sua interezza
Uno sguardo d’insieme al patrimonio monumentale e artistico delle Camere di Commercio consente di attraversare due millenni di storia in cui periodi e stili artistici si avvicendano, si compenetrano e si richiamano a distanza di secoli. Dall’epoca romana sino alla contemporaneità, il catalogo dei manufatti architettonici delle Camere di Commercio (sedi camerali, borse merci, borse valori ecc.) non solo raccoglie episodi di primaria importanza sul piano artistico, ma consente di mettere a fuoco, in un’ottica di lungo periodo e molto spesso in modo assai prolifico, i nessi arte-territorio e cultura-economia che, in vario modo a seconda dei periodi e delle regioni, si sono dispiegati sotto l’egida e a volte la diretta propulsione delle diverse Camere. Lo stesso può dirsi dei beni mobili e delle raccolte d’arte, a volte legate direttamente alla storia del monumento altre più direttamente connesse a iniziative interne alla Camera o a un suo diretto ed esplicito ruolo di committente.
L’articolazione interna del volume riflette l’eterogeneità del patrimonio camerale: a una prima sezione, dedicata al fondamentale e complesso passaggio delle istituzioni camerali dall’organizzazione medievale in corporazioni a quella di moderne Camere di Commercio, segue la parte dedicata agli edifici fin dall’origine progettati prevedendone la destinazione camerale e separatamente, a quelli adattati nel corso dei secoli alle nuove funzioni.
La terza parte è dedicata a una ricognizione del patrimonio artistico camerale e alla individuazione delle linee guida generali che ne hanno determinato la formazione; la quarta e ultima parte censisce le sedi e le collezioni non più per campioni significativi, ma facendo riferimento a tutte le Camere di Commercio presenti sul territorio nazionale.
Il volume è accolto nella collana “Patrimonio artistico italiano”, l’ambito più opportuno per presentare un complesso di monumenti e opere d’arte mai indagati prima nella loro interezza, riconoscimento dovuto e allo stesso tempo auspicio di futuri contributi.
È di san Bernardo l'espressione: "Questa è la mia più sublime, interiore filosofia: sapere Gesù"; in realtà, tutta la riflessione monastica è espressione di questa filosofia e di questo sapere. Certamente, anche il monastero è una "scuola", dove tuttavia, più che a una conoscenza speculativa del mistero, si mira alla sua ammirata contemplazione, alla sua intima esperienza e alla sua fedele imitazione. È quanto risalta dai saggi contenuti in questo volume dell"Opera Omnia" di Inos Biffi. Dopo un'analisi dei tratti contrassegnanti il modo proprio di fare teologia nei chiostri, colombaniani, cisterciensi o benedettini, questi saggi ne esplorano l'ampia letteratura che ci hanno lasciato in eredità, per delineare sia alcuni profili di monaci (Colombano di Bobbio, l'abate di Clairvaux, Aelredo di Rievaulx, Gertrude di Helfta, e altri), sia alcuni aspetti del loro pensiero: un pensiero che abitualmente si risolve nella figura di Cristo, suggestivamente definito come Colui nel quale è raccolta "tutta la dolcezza della terra", e per tutti rimane il termine del più vivo e orante desiderio. I contributi del volume potranno concorrere efficacemente alla ripresa di un'immagine più integrale della teologia, che è indubbiamente "intelligenza della fede", ma anche "amore".
Per mito, nel linguaggio di oggigiorno, s’intende qualcosa di irreale o semplicemente una leggenda più o meno fantastica. Con la parola mythos, invece, si deve intendere quello che tradizionalmente significava, vale a dire un modo diverso che gli uomini hanno di esprimere una convinzione, o piuttosto una verità che non è necessariamente «chiara e distinta» alla ragione e che, ciò nonostante, si accetta come ovvia e quindi non ha bisogno di essere dimostrata.
Il messaggio dei miti non può essere trasmesso con una riflessione esclusivamente razionale. Troppo spesso si è considerato il concetto come il migliore strumento della parola in quanto tende all’univocità necessaria per l’intelligibilità. Tuttavia ridurre il logos a concetto porta a un suo serio impoverimento, con gravi ripercussioni sulla vita umana stessa. Di fatto l’uso più corrente della parola è simbolico, perciò polivalente, non univoco e salva il discorso dal grande pericolo dell’oggettivismo, il quale facilmente porta al fanatismo. Il mito egizio (raccontato da Platone) che vede nella scoperta della Scrittura l’inizio della degenerazione della cultura racchiude una qualche verità. Un pensiero puramente oggettivo non permette altre interpretazioni. Una deduzione logica univoca non permette alcuna deviazione: 2 + 2 = 4 e solo 4. Il simbolo invece ci permette di superare l’oggettivismo senza cadere nel soggettivismo. Il simbolo non è né oggettivo né soggettivo; sta nella relazione e quindi il dialogo è indispensabile per pensare bene – e anche per vivere bene. La natura umana non è individualistica. L’uomo non è riducibile all’individuo e nemmeno a un semplice concetto. Per questo il discorso sul mito ci porta necessariamente a parlare del mezzo più potente che l’uomo ha per avvicinarsi alla realtà e ai suoi simili: il simbolo.
Conclude questo primo tomo una riflessione sul culto, cioè sul rito in quanto simbolo in azione, espressione fondamentale dell’homo religiosus ed attività che l’uomo compie in comunione con il cosmo per il sostentamento dell’universo: il rito è infatti l’azione che consente al secolare di essere vissuto nella sua sacralità.
Vie d’uscita dallo stallo del capitalismo: Esempi dall’America latina e un messaggio per il mondo intero
Ci troviamo in una fase di emergenza in cui sono sempre più grandi i fenomeni di distruzione ad opera del capitale di ogni forma di legame con la natura, con l’uomo e le compatibilità sociali. La realtà che ci circonda è oggi caratterizzata da una serie di conflitti economici e politici, nascosti dietro il paravento di motivi etnici e religiosi che, a dispetto della cosiddetta uguaglianza che si sarebbe dovuta originare dalla globalizzazione, riproducono in realtà una ripartizione del mondo tra i maggiori e più potenti paesi capitalistici.
Il problema sempre più grave dell’impatto fra modo di produzione-distribuzione e natura-ambiente è il risultato di una società ormai asservita alle ragioni del capitalismo nella sua fase più aggressiva. Oggi ancor più di ieri, a causa delle regole di una competizione globale sempre più sfrenata, non si considera la natura se non per la sua possibilità di divenire oggetto di scambio, merce misurabile attraverso il denaro.
La sete di giustizia sociale e la capacità di costruire nuove forme di democrazia partecipativa stanno dando l’impulso alla maggior parte dei governi dei paesi dell’America Latina per avviare un nuovo percorso dove al centro della scena politica si collocano i lavoratori, la natura e il popolo indigeno. La maggioranza silenziosa da secoli sottoposta a condizioni di sfruttamento inumane diventa ora soggetto dirigente dei processi di trasformazione politica e socio-economica.
Dall’esperienza della Casa della Carità, una riflessione sulla convivenza con il popolo Rom
I Rom a Milano, i Rom in una metropoli italiana ed europea: è un incontro-scontro che perdura da molto tempo, ma che sta acquistando oggi note, a volte, particolarmente drammatiche. La politica, con i «pacchetti sicurezza», è un amplificatore del disagio.
Dal disagio dell’immigrato, di cui il popolo italiano ha più di un secolo d’esperienza, si è passati al disagio «a causa» degli immigrati, e qui la metropoli rischia di respirare l’aria forzata di una cappa ideologica che ormai attraversa i partiti, le opinioni, le cosiddette forze sociali e che va sotto il tema «sicurezza», dimenticando che l’insicuro è, anzitutto, chi è senza domicilio fisso, senza lavoro, senza aiuti, senza stima, senza volto... dimenticando che l’accattonaggio, lo scippo e altra violenza sono un frutto e non una causa.
I Rom e noi sono i termini di un rapporto che fotografa perciò il nostro disagio sociale e civile e così si può perdere l’occasione che i Rom contribuiscano al realizzarsi di una società pluralista. Il pluralismo è la tensione inevitabile di una metropoli che non voglia implodere, come testimoniano figure tra loro diversissime, come Mumford o Panikkar, Geddes o l’Abbé Pierre.
L’implosione di una metropoli non è il disordine, il misto, il diverso, il cumulo dei problemi, l’incontro-scontro, ma l’ordine totalizzante ed escludente. L’implosione di una metropoli è che ci sia un «noi», sempre più asettico, e tanti «resti»: gli altri. Ghettizzare i Rom non è da metropoli del XXI secolo: è avvilente per i Rom e per noi metropolitani.
Ma chi oggi può rischiare di dirsi «noi»? Solo chi rischia un reale rapporto con l’altro. Il meglio del pensiero europeo del secolo scorso lo sintetizza, senza alcun partitismo, da Buber a Lévinas, da Sini a Derrida, da Beckett a Camus.
La parola la prende il filosofo, il drammaturgo, il poeta, ma la parola-testimone la prende chi nella situazione rischia il rapporto, chi fa di questa la sua ragion d’essere. La Casa della Carità fondata da don Colmegna a Milano, con la sua gente, la sua ospitalità le sue iniziative riguardo a emarginazione e immigrazione, può dire un I Rom e noi che non sarebbe altrimenti dicibile.
La migliore introduzione ai dinosauri rivolta ai giovani.
Jaca Book fa i dinosauri proprio perché ha tanto fatto sull’evoluzione e ha in programma anche opere sulla storia del cosmo e della natura.
I dinosauri mantengono un fascino imparagonabile nell’immaginario dei ragazzi e sono una strada per insegnare la storia naturale, il tutto però con una chiave di novità: in ogni volumetto, disegnato con le migliori tecnologie della computer graphic, c’è come personaggio un dinosauro nel suo contesto, nel suo paesaggio e con gli animali a lui contemporanei.
Le tavole mostrano l'animale scelto nel suo habitat: la quotidiana lotta per la sopravvivenza, che sia preda o predatore; la difesa della prole; l'apprendimento; il pasto. La struttura ossea; la diffusione geografica nei continenti del Mesozoico; il confronto con alcuni generi dello stesso gruppo. Eccezionali immagini lavorate su originali modelli 3D, sulla base delle più recenti conoscenze di quel mondo lontano e fantastico. Un piccolo vocabolario dei dinosauri, l'elenco dei musei più importanti in Italia e nel mondo e un elenco dei siti web più importanti concludono il volume.
Il progetto per ora è di sedici titoli.
Una sicurezza per gli insegnanti e le biblioteche, un giocattolo divertentissimo ed enciclopedico per ragazzi e non ultimo anche una serie da collezionisti.