Nell'imminenza dell'anno wagneriano, che a La Scala sarà quasi un biennio, non esiste alcun progetto di vere e proprie monografie sui drammi musicali di Richard Wagner. La serie "La spada della dualità", che si apre con il dramma Lohengrin, propone i 14 libretti dei drammi wagneriani nella nuova traduzione di Quirino Principe, insieme con una monografia, scritta da Quirino Principe stesso, che coniuga una forte capacità comunicativa all'esattezza scientifica, filologica e storica di uno dei più autorevoli studiosi di Wagner. Le 14 monografie sono affidate a Quirino Principe come lavori d'autore e sono arricchite dalla presenza dei relativi libretti d'opera col testo tedesco originale, controllato nella sua esattezza testuale, e con una nuova traduzione che restituisce il senso vivo del dramma. Il titolo della serie è "La spada della dualità" e "dualità" è certamente un concetto di natura filosofica, e come tale lo intende Quirino Principe, ma è anche un'immagine simbolica presente nei tratti linguistici, formali ed etici del lascito di Richard Wagner, e non soltanto di quello musicale, o teatral-musicale. Ma, ecco che la serie di volumi mostra come l'ossessione dell'unire e del fondere insieme si scontri continuamente con la dualità, che pone limiti invalicabili. Ciascuno dei drammi musicali di Wagner viene letto in questo orizzonte di idee, nella dimensione più ampia possibile.
La prima ed unica guida generale completa della Città del Vaticano realizzata dalla costituzione dello Stato del Vaticano contemporaneo nel 1929. In accordo e sotto la responsabilità delle varie istituzioni vaticane (Reverenda Fabbrica di San Pietro, Biblioteca Apostolica, Archivio segreto, Musei Vaticani) sono state redatte le parti di questa guida. Ogni settore, monumento e realtà museale è presentato con una parte storica, che precede la descrizione o visita. Ogni testo è firmato da un singolo studioso e la guida si avvale di esperti indiscussi sia nella stesura dei testi che nell’esposizione del lavoro. La guida si rivolge perciò a tutti: turisti, pellegrini, studiosi. La guida riguarda posti visitabili e non visitabili della Città del Vaticano così come posti cui si può accedere seguendo determinate procedure. Tutti gli accessi sono spiegati nella parte finale. Si tratta infine di una pubblicazione di rilevanza storico culturale dello stato che possiede, in meno di un chilometro quadrato, la massima concentrazione artistica del mondo.
L'industrializzazione è il fulcro attorno a cui ruota tutto il mondo contemporaneo. La crisi ambientale causata dall'industrializzazione costituisce, secondo molti, la questione cruciale del nostro tempo. Esiste un rapporto certo ed evidente tra lo sviluppo dell'industria, il suo crescente impatto sull'ambiente, il susseguirsi di traumi locali e globali a carico dell'ecosistema e il dispiegarsi, in tempi storici ravvicinati, del processo estensivo e intensivo dell'industrializzazione. Ciononostante, soprattutto in Italia, il multiforme, difficile rapporto tra industria e ambiente, visto e analizzato nel suo farsi storico, è poco studiato. Questo volume fornisce materiali importanti, in alcuni casi imprescindibili, per mettere a fuoco le dimensioni reali del problema, utilizzando come banco di prova il caso italiano, ad un tempo peculiare ed emblematico. Un'ampia sezione, incentrata soprattutto sull'industria chimica, ricostruisce e analizza una serie di casi esemplari. Il resto del volume è imperniato sugli apporti che in tema di industria, chimica, ambiente hanno fornito due delle principali figure dell'ambientalismo scientifico italiano: Laura Conti e Giorgio Nebbia. A quest'ultimo è dovuto anche il CD allegato, "Un anno di chimica: elementi e racconti". La crisi del nostro tempo è senza rimedi se non si è in grado di affrontare la crescente insostenibilità della civiltà industriale, estesasi sull'intero pianeta.
Dietro le vetrine del Made in China si intravvede ben poco delle condizioni di vita e di lavoro di quanti producono nell'Officina del mondo. Questo libro di Pun Ngai e di vari coautori getta un fascio di luce sulle condizioni delle operaie e degli operai cinesi ormai inseriti nel capitalismo globale. Non dalla campagna alla città, ma dalle campagne alle enormi fabbriche-dormitorio: questo è l'attuale destino per i migranti interni in Cina, un destino che trova una forte ed epocale contestazione. Con l'ingresso dell'economia cinese nell'arena internazionale alla fine degli anni Settanta, lo stato e in generale la sfera pubblica si sono progressivamente disimpegnati dall'area della protezione sociale, con la conseguenza di un ritorno a condizioni di lavoro tipiche di un passato che non passa, sebbene dissimulate da prodotti ad alta tecnologia. Perduta la comunità originaria, gli ex contadini inurbati nelle periferie delle metropoli hanno creato nuovi legami in un processo di proletarizzazione tutt'altro che concluso. Se le prime generazioni di migranti chiedevano senza rivendicare, le nuove generazioni vivono un'enorme divaricazione tra le aspettative di vita e le esperienze di lavoro, e rivendicano. Con o senza una contrattazione formale, questa forza lavoro ha così tentato e in parte è riuscita a porre dei limiti allo sfruttamento. Nel colossale processo di inurbamento e di industrializzazione, quella cinese è una classe operaia presente a se stessa.
Sul Monte Athos, orientativamente tra la seconda metà del 1200 e la seconda metà del 1300, si andò precisando quella specifica forma di ascesi nota come esicasmo. Il primo capitolo del volume è costituito da un'analisi per lo più storico-comparativa dell'esicasmo athonita fra XIII e XIV secolo (il referente principale essendo il sufismo islamico più o meno coevo). In tale periodo emerge, infatti, nella sua forma più elaborata, ciò che chiamiamo "tecnica psicofisica" connessa al "metodo di orazione esicasta". In questa sezione, lo studio si propone di puntualizzare il significato antropologico dei procedimenti esteriori coordinati alla ripetizione della formula di invocazione, procedimenti che, sebbene non essenzialmente costitutivi dell'esicasmo, sono da considerarsi tutt'altro che marginali. Nel secondo capitolo sono trattati alcuni temi connessi alla prassi ascetica in oggetto. Particolare attenzione è rivolta agli aspetti "iconografici" e alla questione del 'mundus imaginalis', le cui relazioni con l'attività ermeneutica e con il tema della "tradizione" risultano evidenti; a ciò si collega il problema dell'ermeneutica quale metodo storico-religioso suscettibile di trasformare la vita dello studioso e veicolo di un "ecumenismo dei contemplativi", eventualmente applicabile alle diverse tradizioni religiose.
"Fede e Luce" è un movimento che riguarda una delle condizioni più precarie che l'uomo può incontrare: l'handicap mentale. Jean Vanier, già fondatore dell'Arca, vera esperienza pilota, insieme a Marie-Hélène Mathieu ha dato vita a "Fede e Luce", che dopo quarant'anni è presente in ottantuno Paesi con oltre cinquantamila membri. Questa opera parte dagli inizi e percorre, attraverso varie peripezie, la storia del movimento. Una nascita paradossale nel dolore e nella gioia: il dolore delle famiglie messe di fronte all'handicap in una società così timorosa della diversità; ma anche la gioia di scoprire il valore unico di ciascuno, malgrado limiti e fragilità, semplicemente perché ognuno è immagine di Dio. Si tratta di un percorso scioccante, raccontato in forma viva: il racconto è l'occasione di scoprire come una particolare intuizione, quella di credere che i più piccoli hanno un posto speciale nel cuore della Chiesa e del mondo, si sia rivelata, negli anni, profetica. Questo volume è anche l'occasione di misurare il cammino percorso in quarant'anni e le nuove sfide sociali, etiche e umane che si presentano a tutti quelli che si preoccupano dell'uomo. Il cardinale Martini considerava Fede e Luce una pagina del Vangelo che lo Spirito ha scritto e ancora scrive per gli uomini e le donne del nostro tempo. Prefazione di Carlo Maria Martini. Postfazione di Mariangela Bertolini, Enza Gucciardo, Cristina Tersigni.
La Roma tardomedievale e del primo Rinascimento dispone di un genere di fonti che altre città non hanno, neanche grandi potenze della tradizione archivistica come Venezia e Firenze. Sulla base dei registri doganali, conservati in maniera quasi continuativa dal 1445 al 1485, Esch dipinge un quadro della Roma proto-rinascimentale da una prospettiva inusuale. Dopo un lungo letargo, nella città tutto ricomincia a muoversi. Attraverso le analisi delle importazioni per nave e per terra Esch ritrae uno scenario in cui storia dell'arte, storia sociale e storia della cultura si intrecciano. Gli oggetti, i generi alimentari, perfino gli animali che entrano nell'Urbe sono l'indicatore più fedele della vita reale che vi si svolge. Ne emerge confermato il peso della Curia romana (e della dimensione religiosa) nella vita economica della città: senza papa Roma appare davvero una città mutilata, due terzi di se stessa. Prefazione di Bernard H. Stolte, introduzione di André Vauchez.
Il volume è frutto del secondo Seminario internazionale organizzato nel 2011 dall'"Archivio Julien Ries per l'antropologia simbolica" presso l'Università Cattolica di Milano. All'origine del volume vi è l'affermazione di Ries secondo la quale "L'uomo tenta di spiegare la propria esperienza e mantenere un rapporto con il numinoso creando tutta una serie di simboli che chiamano in causa diversi elementi cosmici come la luce, il vento, l'acqua, la folgore, gli astri, il sole, la luna [...]. Tutte le manifestazioni del sacro presuppongono l'esistenza di una via simbolica, poiché il sacro non si manifesta mai allo stato puro". A conferma di questa concezione il volume sviluppa un'ampia e articolata riflessione sul simbolo dell'aria/spirito come ierofania fondamentale dell'esperienza religiosa affrontata sia nelle sue manifestazioni tradizionali (ebraismo, cristianesimo, islamismo, mondo indiano, Cina arcaica, mondo africano, cultura delle Grandi Pianure nordamericane), sia in alcune degenerazioni contemporanee. Uno strumento essenziale per comprendere la stessa sensibilità metropolitana contemporanea fortemente attratta dal fascino discreto dello "spirituale", all'interno del quale, tuttavia, lo spirito si è spesso trasformato in un vento portatore di fantasmi e di pericolosi feticci.
Maurizi inizia con il compiere un veloce viaggio nell'immaginario occidentale per confrontarsi a fondo con la psicoanalisi e giungere poi alla sociologia. L'autore intende svelare come nella società attuale l'ideologia abbia operato una torsione rispetto al significato marxiano acquisito. La critica dell'ideologia non può oggi riguardare il suo carattere di mera rappresentazione: dell'uomo e dei suoi legami. Questa critica non può limitarsi a smascherare cause nascoste, non-dette, manipolazioni operanti in tale rappresentazione. Si tratta piuttosto di cogliere il carattere immaginario di questo sapere, del sapere stesso sui legami. A tale chiusura immaginaria ci ha condotto la forma "spettacolare" della società democratica globale, che ha eroso "l'alterità" come messa alla prova dell'io nella struttura dei suoi giudizi. Il significato del rapporto con l'altro sembra ridotto a pedina delle proprie azioni, piuttosto che essere sorgente sempre da riscoprire della propria identità. Dove è l'io? E difficile attraversare l'intrico di fantasmi in cui tale io si cerca, quando cerca, di ritrovarsi. Questo libro fornisce prospettive inedite e preziose su saperi e mappe disciplinari di una scienza dei legami. Il lettore viene condotto in un itinerario che, da Marx a Durkheim, da Bauman a Lacan, da Zizek a Debord, per citare solo alcune svolte del percorso, tenta di forare il sipario di un immaginario strappato dalla sua destinazione.
Montanari non si nasce, ma si diventa: è, questo, uno dei "principi" con cui occorre impostare qualsiasi ricerca storica sul progressivo popolamento delle Alpi da parte dell'uomo (per lo più al seguito di altri animali e vegetali che hanno trovato sorte stanziale nelle Alpi man mano che è venuta arretrando la glaciazione). A poco a poco gli uomini si sono "fatti" montanari; hanno intrapreso un'esplorazione della natura in linea verticale e hanno tentato variamente di "abitare" le montagne. Questa vicenda ha trovato nelle Alpi uno dei suoi "teatri" più rilevanti. Molteplici gruppi popolazionali si sono avventurati nel mondo "alpino" seguendo differenti itinerari tra quelli propri della grande ramificazione di catene montuose che occupa il cuore d'Europa. Quello del popolamento umano è senza dubbio uno dei più grandi temi della storia delle Alpi. Si tratta di una vicenda che ha comportato non soltanto l'approccio "migratorio" di differenti unità genetico-popolazionali all'ambiente montano, ma anche aspetti di "invenzione" di nuove specie animali con cui praticare un'assidua simbiosi, nonché di nuove specie vegetazionali, coltivabili a fini di sopravvivenza, nonché principalmente di nuove "forme d'uomo". E questo, pertanto, un capitolo di rilievo nella storia dell'evoluzione umana. In tal modo gli uomini si sono fatti interpreti di un paradigma "alpino" di civiltà, che attualmente rischia l'estinzione e che si impone, per contro, come grande e prezioso retaggio culturale.
Cinquant'anni fa, l'11 ottobre 1962, Giovanni XXIII apriva, nella magnifica cornice della basilica di San Pietro, il Concilio Ecumenico Vaticano II: la più grande assemblea di vescovi che la storia della Chiesa avesse mai conosciuto. Il memorabile discorso di apertura, l'allocuzione "Gaudet Mater Ecclesia", può essere considerato come il frutto maturo di un lento percorso intellettuale e spirituale che sempre di più confermò il vecchio Papa sulla "profetica intuizione" della convocazione di un Concilio di aggiornamento per la Chiesa universale. Il programma del Concilio non fu fissato da Giovanni XXIII tutto in una volta; al contrario, i suoi scopi e la sua natura furono da lui messi a fuoco e approfonditi poco alla volta, in un rapporto dialettico e costruttivo tra il Pontefice e quei vescovi (e teologi) ai quali stava molto a cuore il rinnovamento della Chiesa in ambito teologico e pastorale. Attraverso il diario del direttore della Civiltà Cattolica del tempo, padre Roberto Tucci S.J., oggi cardinale, ci è possibile verificare, nell'arco dei tre anni di preparazione di quell'evento, i temi che più stavano a cuore al Papa e quali furono le strategie di azione che egli pose in essere per dare maggiore slancio al futuro Concilio e assicurarne la libertà.
Ci sono personalità enormi che la cronaca, intesa come ciò che i mezzi di comunicazione ci trasmettono, fa fatica ad assumere pienamente. Quello che nel dopoguerra padre Joseph Wresinski ha fatto per i senzatetto e per le loro famiglie in Francia è un'opera straordinaria. Egli fu realmente la voce dei più poveri. Tradurre in italiano questa prima biografia, scritta a un anno dalla morte di padre Joseph nel 1988, è colmare una grande lacuna. Da padre Joseph è nato il Movimento Internazionale ATD Quarto Mondo, che prosegue il lavoro presso quello che all'epoca si chiamava il sottoproletariato dei senza dimora e che oggi rimane tragicamente più che mai attuale, a livello mondiale e in un'Europa dove aumenta la distanza tra ricchezza e povertà e dove nuovamente la miseria si sostituisce alla povertà. Padre Joseph ha ad un tempo trasmesso un messaggio di grande amore cristiano e attuato un'opera aperta a tutti, credenti e non credenti, di riappropriazione, da parte di chi vive nell'assoluta miseria, di una propria dignità umana e di una speranza per sé e per i suoi.