Il Covid rappresenta una frattura generazionale: i giovani che la stanno attraversando ne escono cambiati. Così lo slogan che dà titolo al libro «Niente sarà più come prima» ha un certo valore: il modo di vivere le relazioni, di guardare al futuro, di porsi di fronte al mondo non sarà come prima. Quali effetti è destinata a produrre la pandemia sull'atteggiamento dei giovani nei confronti della vita, del futuro, della società? Che cosa stanno imparando? Quali ricadute ha ed avrà tutto questo nel rapporto con la fede e con la Chiesa? Paola Bignardi e Stefano Didoné hanno coinvolto alcuni giovani in dieci focus group: una straordinaria esperienza di ascolto, da cui è emerso lo spaccato di una generazione pensosa, che sta attraversando l'attuale momento con responsabilità, senza rinunciare ai propri progetti sulla vita.
È possibile ipotizzare nel contesto della scuola primaria un futuro maestro o un futuro laureato in scienze motorie entrambe portatori di una cultura motorio-sportiva? Se si, ci dovremmo preoccupare di formare i futuri educatori da una parte e i futuri allenatori dall'altra in un unico profilo, attento a far crescere la persona, attraverso la pratica sportivo-motoria, in tutte le sue dimensioni, a cominciare da quella etica. Si tratta di una scelta decisiva nel quadro della cosiddetta "emergenza educativa" che, per essere raccolta, domanda anzitutto di avere la presenza concreta di bambini da educare anche con le attività motorie. Tutti sappiamo che questa condizione è resa concreta perché lo sport è nelle corde di molti sin dall'età infantile. In tutte le età della vita l'uomo non può fare a meno di una adeguata quantità e qualità di movimento. I benefici sulla salute sono rilevanti al punto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l'esercizio fisico e lo sport come potenti mezzi di prevenzione delle malattie e di "empowerment" della persona. Questo volume, nato dalla collaborazione di un gruppo di docenti dei dipartimenti di Pedagogia dell'Università Cattolica di Milano e dell'Università degli studi di Torino, poggia su queste evidenze.
È ineludibile la necessità di una rinnovata e vitale cultura etica. L'etica, intesa come quella forma di riflessione che va in cerca di coordinate di senso per fare della vita un tempo buono, riesce a generare nuovi modi di esserci se sta in relazione con la qualità ontologica essenziale della condizione umana. Poiché essenziale è la dimensione della cura e poiché il nucleo della pratica di cura consiste nell'agire secondo virtù, Luigina Mortari sviluppa una filosofia dell'educazione all'etica delle virtù secondo il paradigma della cura.
Ezio Franceschini (1906-1983) si laureò a Padova nel 1928, relatore della sua tesi Concetto Marchesi; insieme furono attivi nella Resistenza dal 1943 al 1945. Nel 1936 approdò alla Università Cattolica come professore incaricato di Storia della letteratura latina medievale, lì divenne di ruolo nel 1939 e insegnò per il resto della sua vita. La sua ricerca scientifica ebbe come obbiettivi privilegiati la sopravvivenza della sapienza pagana nel medioevo cristiano e la storia del movimento francescano nei suoi testi e nella sua spiritualità. Nel triennio 1965-1968, gli anni in cui si formò ed esplose la contestazione giovanile, fu rettore dell'Università Cattolica. Durante i sit-in parlava in piazza con gli studenti; partecipava alle loro assemblee; cercava sempre di capire e di aiutare, fedele al suo compito di educatore. Per raggiungere i ragazzi si serviva dei loro stessi mezzi di comunicazione: volantinaggio e cartelli, oltre le lettere normali e quelle pubblicate a stampa in «Itinerarium cordis», l'apposito foglio periodico di informazione interna per gli studenti dell'Università Cattolica. Le lettere e i messaggi, raccolti in questo libro, intendono mettere in luce l'affetto, la cura e la speranza, riposti nei suoi "cari studenti", e l'impegno con cui anche nelle situazioni dure continuava a insegnare l'esercizio lento e faticoso della libertà. Alcune sue riflessioni sui fatti e sui problemi dei giovani di quegli anni sono pure edite qui, tolte da appunti manoscritti.
La ricorrenza del termine educazione in riflessioni, progetti e pratiche mostra la sua centralità nell’intersecare le esigenze più profonde del nostro tempo. Innumerevoli difficoltà delle persone richiedono di interpretare condizioni di crisi, emergenza, fragilità, così come di prestare attenzione a dimensioni come cura, legame, affettività, libertà, bellezza, cittadinanza. Cercando di andare al di là di atteggiamenti improntati al lanciare grida d’allarme intorno a disagi e mancanze, occorre piuttosto sottolineare la valenza trasformatrice dell’educazione, per non disperdere ciò di cui è portatrice ogni persona.
Per tali motivi, gli studi raccolti in questo volume, dedicato al prof. Giuseppe Vico nella ricorrenza dei suoi 80 anni, esplorano la questione educativa da punti di vista diversi, ma tutti convergenti sul riconoscimento della dignità dell’essere umano e della sua libertà. L’educazione, come ciò che compete in modo distintivo a ogni persona, invita a raccogliere la sfida – oggi come sempre – di un agire educativo orientato non a inibire ma a liberare potenzialità e risorse.
Contributi di: Gianni Ambrosio, Emanuele Balduzzi, Monica Crotti, Giuseppe Mari, Antonio Mazzi, Damiano Meregalli, Marisa Musaio, Concepción Naval, Juan Luis Fuentes, Ignacio Quintanilla, Milena Santerini.
Biografia dell'autore
Giuseppe Mari è professore ordinario di Pedagogia generale e sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove è coordinatore della Laurea magistrale in Scienze pedagogiche e servizi alla persona e membro del Comitato direttivo del Centro Studi e Ricerche sulla disabilità e marginalità. Autore di volumi e saggi in miscellanee, è stato visiting professor alla Pontificia Università Lateranense (Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia, 2017) e all’Università “Cardinale Stefan Wyszyn´ ski” di Varsavia (2018).
Marisa Musaio è professore associato di Pedagogia generale e sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore dove insegna Pedagogia del ciclo di vita e Pedagogia interculturale. È stata visiting scholar all’Universidad de Navarra di Pamplona e all’Università UNED di Madrid e ha svolto attività di docenza alla John Paul II Catholic University of Lublin. Componente di comitati scientifici nazionali e internazionali, per il volume L’arte di educare l’umano (Vita e Pensiero, 2013) ha ricevuto il Premio SIPED - Società italiana di Pedagogia - 2017.
Il testo s'inserisce nel filone di ricerca storiografica che ha visto crescere negli ultimi decenni l'interesse per le nuove Congregazioni religiose dell'Ottocento. Si tratta di un fenomeno su scala europea, con singolare sviluppo in Italia, dove, nei cinquant'anni precedenti l'unità, si sono contate oltre 140 Fondazioni (in gran parte femminili), 120 delle quali al Nord. Mosse da impulso di carità, le nuove Congregazioni hanno svolto un servizio apostolico e promozionale attento soprattutto ai bisogni di categorie sociali deboli: orfani, giovani, poveri, anziani, ammalati, disabili. Il settore educativo e scolastico è stato al centro del loro impegno. L'attività di tali Congregazioni è proseguita anche dopo l'unificazione del Paese, dovendosi misurare con inedite situazioni politico-istituzionali e socio-economiche. Il testo propone approfondimenti storico-pedagogici relativi a figure ed esperienze che hanno lasciato tracce rilevanti sul piano educativo, incidendo in maniera importante anche a livello ecclesiale e civile.
La capacità di stupirsi, di coltivare sogni e desideri, di interrogarsi sull'Oltre, di riconoscere la sacralità dell'esistenza propria e altrui, necessita di 'attimi di solitudine'. Questa qualità antropologica tanto ricercata dagli antichi come elemento di contemplazione della vita, interpella, ancora oggi, coloro che non vogliono arrendersi alla cultura della frammentazione, della contrapposizione, del vuoto esistenziale. La necessità di 'ritirarsi in sé' diventa infatti elemento indispensabile per scoprire la bellezza dell'interiorità. Il lavoro di Damiano Meregalli mette al centro della riflessione pedagogica la 'beata solitudo', intesa come strumento introspettivo necessario per destare l'uomo dall'apatia, dal torpore, dalla superficialità per giungere alla comprensione della propria singolarità. Per compiere questo passaggio occorre essere guidati da 'maestri' che, scommettendo sull'umano, diventino testimoni di una vita complessa ma affascinante, fragile ma ricca di opportunità, determinata ma spalancata all'eternità.
Il volume affronta il tema della povertà da un punto di vista antropologico e pedagogico. In altre parole, non si limita a rilevare la crescita del fenomeno (denunciata da più parti sul piano sociologico), ma assume la povertà come cifra dell'umano. In effetti, la condizione umana è strutturalmente deficitaria e questo spiega - tra l'altro - la pratica dell'educazione come intervento volto a favorire il miglioramento. Va però sempre ricordato che la vita umana vale di per sé in quanto portatrice di una dignità inalienabile. Per questa ragione la povertà antropologica costituisce una sfida permanente a fare in modo che l'essere umano operi in vista della sua e altrui promozione. Non si tratta quindi di limitarsi a soddisfare i bisogni connessi alla povertà, occorre agire perché ciascuno se ne faccia carico in chiave sussidiaria e solidale: a questo devono puntare i servizi.
Adolescenza e crisi sono parole che da sempre vanno di pari passo. Tutti i genitori lo sanno bene. Ma cosa succede quando questo processo di trasformazione, insieme fisica e d'identità, che investe i ragazzi si svolge sullo sfondo di una crisi economica, come accade oggi? Le preoccupazioni per i figli in crescita rischiano di sfociare nel pessimismo e nello sconforto, portando i genitori a vedere solo i problemi e le conflittualità dell'adolescenza e a dimenticarne invece la dimensione creativa, il suo portare dentro di sé la spinta verso il cambiamento, il seme potente del futuro. Philippe Jeammet, psicanalista francese e vera autorità nel campo dell'età adolescenziale, arriva in soccorso degli adulti disorientati e preoccupati con questo libro che invita a "schierarsi dalla parte della vita", a fare proprio il dovere della speranza, oltre lo spirito depressivo che affligge il nostro tempo. Ricorrendo alla sua esperienza clinica e utilizzando anche le testimonianze, raccolte appositamente, di una ventina di ragazzi provenienti da ambienti diversi, affronta tutti i "nodi" dell'età ingrata: la paura di non essere all'altezza della felicità, il delicato passaggio all'età adulta, il faticoso controllo delle emozioni, la scoperta dell'affettività, il rapporto con la scuola e la cultura, l'incognita del lavoro e del proprio ruolo nella società... Per ognuno, troviamo qui una serie di riflessioni ma anche di indicazioni pratiche, da mettere subito in atto.
Parlare oggi di virtù significa interrogarsi con forza sul significato antropologico dell'eccellenza umana. In prospettiva pedagogica, quest'invito si fa sempre più urgente, poiché si confronta apertamente con alcuni snodi educativi fondamentali per la crescita come la formazione del carattere, il valore della testimonianza e il senso della vita buona per l'uomo. La virtù, perciò, non si esaurisce nel possesso di particolari abilità o specifiche competenze, ma vivifica l'incontro, sempre imprevedibile, fra educatore ed educando. Ne consegue come il testo, pensato in particolar modo per tutti coloro che sono impegnati educativamente con gli adolescenti, vuole andare alla radice di quelle dinamiche relazionali intersoggettive che proprio l'atto virtuoso, indagato tenendo anche conto delle più recenti prospettive neuroscientifiche, consente di avvalorare e che ritrovano nel mondo emozionale, nella disponibilità empatica e nel perdono le sue rivelazioni esistenziali più incisive.
Il volume nasce dalla necessità di identificare nuovi spazi per l'attività consultoriale e l'urgenza, per il consultorio, di ripensare la propria funzione, la propria organizzazione, il proprio rapporto con il territorio di appartenenza, identificando modalità operative inedite che forniscano risposte adeguate alle domande delle famiglie di oggi. Il consultorio familiare deve porsi come luogo di prevenzione e di promozione della realtà familiare, individuando spazi operativi nei quali intervenire in collaborazione con le istituzioni locali. Si pensi all'educazione delle nuove generazioni alla vita matrimoniale e familiare, all'educazione sessuale, all'aiuto alla famiglia nelle varie fasi di sviluppo e nell'assunzione dei relativi compiti educativi che ne accompagnano l'evoluzione, alla preparazione e allo sviluppo delle funzioni genitoriali, alle esigenze tipiche delle diverse fasce di popolazione. Il consultorio può diventare così un presidio educativo territoriale, che, attraverso la propria dimensione pedagogico-educativa, non soltanto aiuta le persone a risolvere i problemi della vita quotidiana, ma soprattutto le sostiene nel dare senso e significato alla propria esperienza.
La ricerca del senso religioso arricchisce l'umano in tutte le sue dimensioni e può esprimere ciò che ampi strati dell'opinione pubblica avvertono come coinvolgente in modo profondo la vita, il lavoro, la rete di relazioni ed affetti. Fede, educazione - i principali nuclei tematici di questo libro chiamano in causa "il Cristianesimo, in un rapporto fecondo con le altre religioni", a essere attore determinante nel costruire una società plurale, nel "dare vita a un nuovo umanesimo". Insegnare a pensare in modo critico e offrire percorsi di maturazione alla "vita buona" è oggi necessario nella "città secolare", dove l'informazione che ci satura indiscriminatamente di dati, tutti allo stesso livello, finisce per portarci a una sconcertante superficialità. La riflessione pedagogica attinge dalla ricchezza del vissuto credente sollecitazioni peculiari e i sette capitoli che compongono il volume, come note sul pentagramma, danno voce a diverse sintesi tra fede e cultura, richiamano armonie e contrappunti del pensiero. Le argomentazioni entrano in dialogo sulla soglia di una domanda di senso, di un desiderio di conoscenza, del mistero dell'altro e dell'Alto. "Dare la vita" esprime un'idea di futuro, indica un progetto, designa uno slancio creativo. È testimonianza e gioia; confronto serrato e sostanziale sulle ragioni e sui sentimenti per "abitare" la terra e il cielo. Un consapevole lavoro di discernimento sul rapporto tra educazione e fede implica che esse recuperino un'unità profonda...