Prima pubblicazione in Italia dell'epistolario completo della Stein Della ricca corrispondenza di Edith Stein, sono tradotte in questo volume tutte le lettere (che ci sono rimaste) del periodo che va dal 1916 - la prima è scritta all'indomani della sua tesi di dottorato - fino al 14 ottobre 1933, data del suo ingresso nel Monastero delle Carmelitane Scalze di Colonia. Alle lettere scritte da lei si aggiunge un certo numero di lettere a lei indirizzate, e di documenti che la riguardano; sono invece escluse le numerose lettere indirizzate a Roman Ingarden, raccolte nel quarto volume della collana. Tutto questo materiale, per la massima parte finora inaccessibile in italiano, ci introduce con immediatezza nel suo vissuto prima di assistente di Husserl attenta a tenere in vita i rapporti tra i fenomenologi del gruppo di Gottinga, poi di formatrice delle sue allieve di Spira e di Münster, di conferenziera stimata e ricercata nel mondo universitario cattolico, fino alle lettere del 1933, piene di dolore per la persecuzione antiebraica ormai palese, ma anche di letizia perché le si spalancano finalmente le porte del Monastero.
L'Istituto Paolo VI di Brescia pubblica il terzo tomo (1928-1929) del Carteggio che Giovanni Battista Montini intrecciò negli "anni fucini" (1924-1933), durante i quali fu l'Assistente Ecclesiastico generale della Fuci ed ebbe relazione con moltissimi studenti, non pochi professori e intellettuali, cristiani e non, e con esponenti significativi della Chiesa e della politica italiana. Si va precisando così il ruolo di formatore di giovani, per i quali egli propose e attuò una salda formazione intellettuale, teologica e filosofica, con l'obiettivo di colmare la frattura tra la cultura laica e quella dei credenti. Il "carteggio fucino" segue il volume in due tomi che pubblicò le lettere degli anni 1914-1923 (gli anni dello studio a Brescia, fino alla ordinazione sacerdotale, dell'impegno nelle associazioni giovanili e degli scontri con i gruppi fascisti e quelli massonici, e poi i primi tre anni di studi a Roma). Dilata ora lo sguardo sull'orizzonte religioso, culturale, civile della società italiana, sempre più segnata dalla affermazione del fascismo, nella quale gli studenti e i giovani intellettuali cattolici affrontavano le sfide poste loro dalla cultura filosofica idealista e dalla cultura scientifica, spesso agnostica. In questo contesto Montini seppe dare agli studenti della Fuci orientamenti e strumenti rigorosi ed efficaci, che formarono la futura classe dirigente cattolica del Paese. La corrispondenza si allarga a giovani di grande futuro, a sacerdoti che avranno ruoli di primo piano nella Chiesa, a intellettuali e scienziati influenti. A questo tomo ne seguiranno altri due, per gli anni 1930-1933.
La campagna elettorale permanente, un partito che non è di destra né di sinistra ma "del popolo", un improbabile contratto di governo, la voce grossa che mette a tacere i giornali, l'odio che penetra nel discorso pubblico, le accuse ai tecnici infidi, il debito, la gestione demagogica e irresponsabile delle finanze. Sono le analogie che minacciano il presente e rischiano di farlo somigliare pericolosamente a un passato che credevamo di esserci lasciati alle spalle. Quando Hitler nel 1933 divenne cancelliere del Reich, i cittadini tedeschi cominciarono a seguire incantati il pifferaio che li portava nel burrone. La cosa più strana, ma niente affatto inspiegabile, è che avrebbero continuato a credere religiosamente in lui anche dopo che erano già precipitati. "I nazisti," scrive Ginzberg, "non erano bravi solo in fatto di propaganda. Toccavano tasti cui la gente era sensibile, blandivano interessi reali e diffusi (non solo gli interessi del grande capitale, come voleva la vulgata). A elargizioni concrete corrispondeva un consenso reale, crescente e formidabile. La cosa che più impressiona è come siano riusciti a trovare consenso anche sui comportamenti più atroci e disumani del regime." Le analogie superficiali possono portare fuori strada. Eppure non possiamo farne a meno. La mente umana funziona per analogie. Le analogie si sono sempre rivelate uno strumento potentissimo per capire e distinguere, cioè l'esatto contrario del fare di ogni erba un fascio.
La campagna elettorale permanente, un partito che non è di destra né di sinistra ma "del popolo", un improbabile contratto di governo, la voce grossa che mette a tacere i giornali, l'odio che penetra nel discorso pubblico, le accuse ai tecnici infidi, il debito, la gestione demagogica e irresponsabile delle finanze. Sono le analogie che minacciano il presente e rischiano di farlo somigliare pericolosamente a un passato che credevamo di esserci lasciati alle spalle. Quando Hitler nel 1933 divenne cancelliere del Reich, i cittadini tedeschi cominciarono a seguire incantati il pifferaio che li portava nel burrone. La cosa più strana, ma niente affatto inspiegabile, è che avrebbero continuato a credere religiosamente in lui anche dopo che erano già precipitati. "I nazisti," scrive Ginzberg, "non erano bravi solo in fatto di propaganda. Toccavano tasti cui la gente era sensibile, blandivano interessi reali e diffusi (non solo gli interessi del grande capitale, come voleva la vulgata). A elargizioni concrete corrispondeva un consenso reale, crescente e formidabile. La cosa che più impressiona è come siano riusciti a trovare consenso anche sui comportamenti più atroci e disumani del regime." Le analogie superficiali possono portare fuori strada. Eppure non possiamo farne a meno. La mente umana funziona per analogie. Le analogie si sono sempre rivelate uno strumento potentissimo per capire e distinguere, cioè l'esatto contrario del fare di ogni erba un fascio.
Questo libro traccia la storia turbolenta della Luftwaffe dalle sue origini clandestine, in aperta violazione del Trattato di Versailles, attraverso i trionfi dei primi giorni della Seconda guerra mondiale, fino alla distruzione finale in una Berlino devastata. Il libro esamina lo sviluppo del potere aereo tedesco negli anni Venti e nei primi anni Trenta, e la nascita di una nuova generazione di piloti nel corso della guerra civile spagnola. Con l'ascesa al potere di Hitler, la Luftwaffe uscì dall'ombra ed ebbe modo di espandersi grazie ad un massiccio programma di riarmo della Germania, per potersi quindi impegnare nel conflitto che ne avrebbe segnato l'esistenza. Oltre a fornire un'estesa analisi della storia della Luftwaffe e delle sue esperienze di combattimento in tutti i teatri di guerra, Chris McNab ci permette anche di gettare uno sguardo all'interno sugli aspetti umani e materiali di questa complessa organizzazione. Illustrato con le famose tavole della Osprey a soggetto aeronautico e oltre 150 fotografie, il volume riassume le vicende più drammatiche di cui fu protagonista la Luftwaffe, dai bombardamenti su Londra ai duelli dei primi velivoli a getto nel cielo di Berlino, conferendo nuova linfa alla storia dell'aviazione del Terzo Reich.
Dopo quanto è stato pubblicato (il primo volume in due tomi 1914-1923) e il primo tomo (1924-1925) del secondo volume, l'Istituto Paolo VI di Brescia pubblica il secondo tomo che presenta in edizione critica e con ricco apparato di note il Carteggio per il biennio 1926-1927. Il carteggio è di grande importanza non solo per la storia religiosa, civile, culturale dell'Italia e dell'Europa negli anni del fascismo e del nazismo, ma è anche fonte ricca e preziosa per la conoscenza della spiritualità di Montini, e per quella delle diffili condizioni materiali di studio universitario di molti, sulle quali le lettere aprono vivi, personali spiragli.
Nell'inverno del 1933, in soli sei mesi il mondo cambiò improvvisamente rotta e si avviò sui sentieri che avrebbero portato alla Seconda guerra mondiale. Le tappe di questa escalation sono drammatiche: Hitler al potere in Germania, il Giappone all'invasione della Cina, Mussolini e l'Italia alla conquista dell'impero. Ovunque, la triade demoniaca di nazionalismo, autoritarismo e malcontento sociale travolge la democrazia. Un racconto appassionante che è anche un ammonimento per i nostri tempi.
È il decennio più buio del Novecento. Tra il 1933 e il 1943 finisce precipitosamente il secolo d'oro della modernità europea e comincia il capitolo più nero della nostra storia, che trascina nel baratro tutto l'Occidente. La Grande depressione schiaccia le democrazie. La paura e la povertà innescano il desiderio di leader forti. In Germania Hitler prende facilmente il potere e fa sprofondare il mondo in un'altra guerra. Le spire del totalitarismo penetrano nella vita quotidiana. Nessuno può fuggire. Non esistono alternative all'oppressione, all'esilio o alla resa. Per la libertà non c'è più spazio. Nel momento più lugubre della tempesta, quando ogni speranza sembra vana, quattro filosofe, ognuna con una voce unica e folgorante, gettano le fondamenta intellettuali per una nuova società libera. Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Ayn Rand e Simone Weil nella catastrofe coltivano le loro idee rivoluzionarie: sul rapporto tra individuo e società, tra donna e uomo, sesso e genere, libertà e totalitarismo. Le loro vite avventurose le muovono dalla Leningrado di Stalin a Hollywood, dalla Berlino di Hitler e dalla Parigi occupata a New York; ma soprattutto le portano a pensare idee che non erano mai state pensate prima, senza le quali il nostro presente sarebbe diverso da come lo conosciamo. Ciascuna delle loro esistenze - da fuggitive, attiviste, combattenti della Resistenza - è una filosofia vissuta e una testimonianza potentissima del potere liberatorio del pensiero. Ancora oggi la loro opera è un esempio della salvezza che la filosofia può donare in tempi oscuri. Quattro grandi icone che insegnano cosa significa vivere per la libertà. Simone de Beauvoir, Hannah Arendt, Simone Weil e Ayn Rand: nelle furie e negli orrori del nazismo e della guerra quattro grandi visionarie, esuli e ribelli, militanti e geniali, inventano le radici di una società giusta. Un racconto sulla conquista della libertà, quando sembrava che fosse perduta per sempre.
«Quel che non sopporto è che si transiga»: Simone Weil è la reincarnazione di Kant, oppure di san Francesco d'Assisi. Pare che Camus tenesse una sua fotografia sullo scrittoio. Paolo vi voleva farla santa, ma lei aveva sempre rifiutato il battesimo. Lei che a trentaquattro anni si è lasciata morire di fame perché non poteva andare a combattere in prima linea contro i nazisti. La rivoluzionaria mistica, uno dei più misconosciuti e fondamentali pensatori del Novecento. Il Saggiatore ripubblica Sulla guerra, una raccolta di articoli, lettere, brevi saggi scritti da Simone Weil tra il 1933 e il 1943, anno della sua morte, che delineano il difficile passaggio da un iniziale pacifismo intransigente alla partecipazione attiva, anche se non priva di contrasti, alla resistenza contro Franco prima e contro il nazismo poi. Un passaggio non raro in quegli anni, ma che in Simone Weil implica una complessità e un rigore di pensiero singolari, la ricerca appassionata e radicale di una possibile via d'uscita alla tragica minaccia che incombe sull'Europa, e più ancora all'impasse filosofica di chi sa che la guerra è il male assoluto, ma anche un male necessario quando si deve contrastare una violenza atroce e stritolante. Tutt'al più si può avere l'intenzione di «fare il minimo di male possibile». Che per Simone Weil coincide con l'autosacrifì-cio: si propone all'organizzazione France libre di De Gaulle per azioni che la espongano al più grande rischio personale; ma quando questo le viene negato - lacerazione irreparabile - si abbandona a una lenta morte. Sulla guerra è molto più di un documento storico su una delle più dolorose e folli stagioni dell'umanità; molto più di un'opera filosofica che affronta i nodi teorici del fenomeno bellico, che si tratti di guerra rivoluzionaria o di guerra tra Stati; ed è più del diario di una conversione e di un martirio. È la testimonianza profetica di un umanesimo integrale, di un'instancabile tensione etica - in definitiva, di una vicenda biografica, intellettuale e spirituale tra le più alte e sofferte di tutto il Novecento.
Qual è stato il rapporto tra l'Italia fascista e la Germania nazista? Quali differenze e quali somiglianze fra i due totalitarismi? L'Asse e il Patto d'acciaio erano insiti nella logica di una comune natura dei due regimi o furono solo atti politici, rispondenti a esigenze particolari, sostanzialmente tattiche e contingenti? Renzo De Felice scopre documenti inediti in archivi italiani mentre lavora alla sua biografìa di Mussolini. Sono dispacci secreti, lettere, relazioni fra il duce e Hitler, dalla marcia su Roma alla salita al potere del nazionalsocialismo. Alla loro luce, è inequivocabile - i documenti di questo libro lo dimostrano - che l'Italia fascista fu il primo regime totalitario al mondo e la strategia con la quale i fascisti arrivarono al potere servì da significativo punto di riferimento per l'emergere e l'arrivo al potere dei nazisti. I documenti sono introdotti da Renzo De Felice. II volume accoglie un'importante prefazione di Christian Goeschel destinata a suscitare un ampio dibattito.
Dopo il primo volume in due tomi, uscito nel 2012, che pubblicò il carteggio di G.B. Montini (poi Papa Paolo VI) per gli anni 1914 -1923, esce ora il primo tomo del secondo volume, che pubblica in edizione critica e con ricco apparato di note il carteggio di G.B. Montini per gli anni 1924-1933, caratterizzati dal suo servizio pastorale principalmente nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI). Si tratta di un carteggio di grande importanza per la storia religiosa, civile, culturale dell’Italia e dell’Europa negli anni del fascismo e della formazione della classe dirigente cattolica del Paese. A questo tomo seguiranno più avanti altri cinque tomi a completare l’arco del decennio fucino.