«Vittima com'è di una disperata follia di annientamento e di distruzione, Antigone non ama nessuno, così come non ama sé stessa: il suo solo e vero amore è la morte». In una rilettura controcorrente della più celebre figura tragica della classicità, Eva Cantarella smonta pezzo per pezzo le basi su cui si fonda il mito di Antigone. Per la sua determinazione a dare sepoltura al fratello Polinice, violando la legge cittadina per obbedire a una legge non scritta, Antigone ha rappresentato nei secoli il modello insuperato di chi si oppone a un regime tirannico, di chi reagisce di fronte ai diritti calpestati e negati, di ogni donna in lotta contro il potere maschile. Ma questa figura che sembra racchiudere in sé ogni virtù non corrisponde al personaggio cui Sofocle ha dedicato l'omonima tragedia oltre 2500 anni fa. Ed è esplorando la distanza tra mito e personaggio che Eva Cantarella mette in luce lati sorprendentemente negativi dell'eroina da tutti osannata e arriva a contestare il ruolo di despota attribuito a Creonte, protagonista di una drammatica vicenda umana e politica che lo rende una figura non meno interessante e non meno tragica. Proprio come in un'orazione, portando prove a sostegno della propria tesi e confutando gli argomenti di potenziali avversari, la più grande studiosa italiana di diritto greco traccia un profilo di Antigone spiazzante e inevitabilmente divisivo.
La democrazia di Atene contro l'aristocratica Sparta nella terribile "guerra mondiale" dell'antichità. «Basandosi sulla sua incomparabile cultura di classicista, studioso delle relazioni internazionali e storico militare, Kagan in questo volume ci accompagna attraverso un racconto epico fatto di abbagli, superbia e audacia strategica.» The Washington Post.
Il Partenone, il più celebrato dei templi greci, costruito sull’Acropoli nel V secolo a.C. in onore di Atena, custodiva una statua colossale della dea in oro e avorio, simbolo dell’egemonia della città sull’Egeo. Ma quanto costò alle casse pubbliche un’opera del genere? Un’ipotesi è che tempio e statua richiedessero 9.000.000 di dracme d’argento. Era quanto occorreva per retribuire una giornata di lavoro di 9 milioni di operai specializzati, o quanto bastava per allestire una flotta imperiale di 1500 triremi.
La spesa enorme fece scandalo e innescò una polemica su costi e benefici. Con l’ispiratore del progetto, il grande Pericle, finì sotto accusa la gestione democratica di Atene. Eppure, nel parossismo della vicenda, si nascondeva una verità scomoda: la complicità dell’arte con uno degli aspetti più inesplorati del mondo greco, quello economico-materiale.
Aprendo questo libro il lettore ripercorrerà le tappe di un percorso nell’arte attraverso i retroscena economici dei meccanismi di produzione. Avrà l’impressione di scoprire relazioni pericolose, perché, a partire dall’Acropoli di Atene, dietro l’esperienza della perfezione si cela una delle piú seducenti forme assunte dal denaro nel corso dei secoli: quella dell’arte.
Il volume, proposto in una nuova edizione riveduta e corretta, è il frutto di una ricerca innovativa, nella quale vengono valorizzate anche le fonti non letterarie. Questa scelta fa sì che la trattazione non si concentri, come spesso accade, solamente sull'età classica e sui grandi momenti della storia ateniese, ma spazi adeguatamente dalle origini nel III-II millennio all'epoca romana. Non viene trascurata inoltre la storia sociale ed economica, nonché quella culturale: l'obiettivo è dare della storia greca una visione che eviti ogni facile anacronismo, nella consapevolezza della distanza che ci separa dal mondo antico.
11 agosto 490 a.C, piana di Maratona. Un esercito di diecimila greci, in maggioranza ateniesi, affronta a viso aperto lo sterminato schieramento persiano. La vittoria degli invasori sembra già scritta, ma la rapidità d'attacco e l'ardore guerriero degli opliti ribaltano in poche ore l'esito della battaglia. Viene impresso un nuovo corso al futuro della Grecia e alla storia di tutto l'Occidente. Già agli occhi dei contemporanei quella storica giornata divenne la massima espressione dell'ingegno e del coraggio individuali, uniti alla disciplina collettiva e alla coesione tenace: Eschilo volle che sulla propria tomba fosse ricordato il suo valore durante la grande battaglia piuttosto che le sue doti drammatiche. A rendere lo scontro quasi leggendario contribuì il ricordo dell'impresa di Filippide, il messo ateniese che percorse una distanza di quarantadue chilometri, da Maratona ad Atene, per dare ai concittadini la notizia della vittoria. Tuttavia, sulle tracce di Erodoto, Billows abbandona il mito e racconta la storia, soffermandosi sulla marcia dei reduci che, dopo aver combattuto, ancora muniti di armatura, scudo e lancia, tornarono ad Atene rapidi per difendere le alte mura della città. Confutando i luoghi comuni, concentrandosi sulla strategia militare e sulla tecnologia delle armi, Richard A. Billows ripercorre gli avvenimenti storici portandoci sul campo di battaglia, mostrandoci il furore dei combattenti greci mentre si abbattono, incredibilmente compatti, sul nemico persiano.
Il volume è focalizzato sulla civiltà greca nel suo insieme, dando ampio spazio ai vari aspetti del vivere, dalla cultura materiale a quella artistica, dall'organizzazione politica e amministrativa ai culti religiosi, dalla struttura urbanistica alle tipologie architettoniche. 350 immagini tutte a colori relative all'architettura, la scultura, la pittura, illustrano i testi documentati e aggiornati alle più recenti scoperte, affidati a un'archeologa.
Un progetto di un manuale in cinque volumi sulla metodologia della ricerca storica dalle origini greche. Il volume nella prima sezione fonda il dominio generale della disciplina, con i relativi ambiti, strumenti e applicazioni, affrontando il problema delle fonti e del metodo. Nella seconda sezione vede la nascita dell'intuizione del criterio razionale della critica delle fonti e la ricerca delle cause.