Después de más de un año en Madrid sin poder ejercer libremente su ministerio de sacerdote, en plena guerra civil española, san Josemaría Escrivá, empujado y acompañado por sus hijos del Opus Dei, decidió emprender la aventura de pasar a la otra zona de España, por Valencia, Barcelona, Andorra y Francia.
Marchó llevando en el corazón la duda y el sufrimiento por las personas que quedaban atrás. Una vez en Barcelona, tuvieron que superar muchas dificultades para entrar en contacto con las redes clandestinas que les podrían llevar al otro lado de la frontera, y, luego, para lograr partir. El resultado fueron seis interminables semanas que le dejaron exhausto, casi sin fuerzas físicas ni psíquicas. De hecho, después, sólo pudo seguir adelante y coronar su propósito gracias a una particular intervención de la Virgen, cuando ya habían iniciado la marcha hacia el Pirineo.
Todos los que le acompañaron dejaron escrito de un modo u otro lo que vivieron en aquellas intensas jornadas. Con esta documentación, ha sido posible reconstruir con detalle lo que les ocurrió en esos largos días de espera en la Barcelona en guerra de otoño de 1937.
Jordi Miralbell (Barcelona, 1953), filósofo y periodista, conoció personalmente a san Josemaría en 1967, con quien coincidió en diferentes ocasiones. En septiembre de 1973, pudo comprobar de primera mano la impronta que había dejado en su alma aquella larga estancia en la Ciudad Condal.
Il volume pubblica le sentenze del Tribunale della Rota inerenti all'anno 1937: un servizio" utilissimo per guiristi e cultori di Diritto canonico. "
In mezzo alla carneficina della Grande Guerra, il 3 aprile 1917 Lenin arrivò alla stazione di Pietrogrado, da semisconosciuto. Alcuni mesi più tardi era "l'uomo più amato e più odiato del mondo" e diresse la prima rivoluzione comunista. In pochi anni - sappiamo - la situzione mutò radicalmente. Questo libro ci racconta, in presa diretta, come avvenne il mutamento, e lo fa con la voce di un uomo che ci aveva creduto profondamente e che in seguito si era opposto fieramente al disastro stalinista.
La vita di Gramsci prigioniero del fascismo fu tormentata dall'angoscia e dai sospetti: l'angoscia per essere stato "messo da parte" politicamente e "dimenticato" anche dalla moglie; i sospetti che Togliatti e il Pcd'I ne sabotassero la liberazione. Nella sua condizione Gramsci vede riflessi i drammi della "grande storia" ed elabora una revisione profonda dei fondamenti del bolscevismo: la concezione della politica e dello Stato, l'analisi della situazione mondiale, la teoria delle crisi e la dottrina della guerra. Nei "Quaderni del carcere" si sedimenta così un nuovo pensiero col quale si riprometteva di dare battaglia, una volta libero, per mutare gli indirizzi del movimento comunista. Al tempo stesso, attraverso l'epistolario ne comunica i capisaldi a Togliatti, proseguendo il duro confronto che li aveva divisi alla vigilia del suo arresto. È un "capolavoro" di comunicazione in codice che contempla atti di ribellione contro la sconfessione della sua politica e aspre denunce per la sua mancata liberazione. Sullo sfondo, la lotta eroica per non cedere ai ricatti di Mussolini e difendere condizioni minime di sopravvivenza. Collocati nella storia, si sciolgono gli enigmi che hanno scandito per lunghi anni gli studi gramsciani, originati dalla scissione fra la sua vita e il suo pensiero.
In questi scritti giornalistici l'autore ricostruisce la figura di Aldo Moro nella sua poliedrica attività di docente, di cattolico impegnato , di dirigente del maggior partito democristiano d'Europa, di ministro e di Presidente del Consiglio. Antonello Di Mario è nato a Terracina il 12 giugno del 1966. Giornalista professionista, laureato in Scienze della comunicazione, lavora a Roma come responsabile dell'Ufficio stampa della Uilm nazionale.
Il più intenso ritratto-racconto di Vienna, quando i suoi abitanti erano Robert Musil, Hermann Broch, Alban Berg o l’affascinante dottor Sonne che, seduto al suo tavolo del Café Museum, «parlava come Musil scriveva».