Nei dibattiti sul cattolicesimo democratico e sulla Democrazia Cristiana, spesso il Dossetti politico riemerge quasi come una figura mitologica giudicata o in maniera polemica oppure enfatizzata positivamente. Studiare criticamente il Dossetti politico in quest'ora drammatica per la politica italiana è importante. Assistiamo all'emergere sempre più evidente di un'instabilità della vita politica del nostro Paese che probabilmente non ha pari nella storia nazionale. Sarebbe inutile affermare che se ci fossero uomini come Dossetti la situazione politica sarebbe migliore. A noi compete leggere fra le righe della storia di uomini come Dossetti per capire che non è sempre stato così e che un'alternativa è possibile. Il libro di Gumina ripercorre la parabola politica di Dossetti attraverso il recupero della sua tensione esistenziale e credente che genera uno sguardo critico per la lettura dell'odierno scenario. Così il volume si presenta come un'opportuna e urgente occasione per tornare a pensare alla luce di una delle figure più straordinarie, e oggi dimenticate, del cattolicesimo italiano.
Un’esperienza spirituale fortissima è
quella di Dale Recinella che ha stravolto la sua esistenza passando dal mondo della
finanza al mondo del carcere. Il volume Un cristiano nel braccio della morte. Il mio
impegno a fianco dei condannati (Libreria Editrice Vaticana, pp. 192, euro 17),
disponibile da oggi in libreria, racconta il percorso di un uomo che ha preso sul serio
le parole di Cristo. Dale Recinella era un avvocato di successo, maneggiava milioni
di dollari a Wall Street per conto di facoltosi clienti. Ha deciso di cambiare tutto,
seguendo il consiglio del suo parroco: «Vedere il mondo come lo vede Dio». Per una
serie di rocambolesche vicende, Recinella arriva un giorno davanti alla Florida State
Prison con un compito da far tremare i polsi: lui, marito e padre, diventare
l’accompagnatore spirituale di un condannato a morte. Da quel giorno sono decine i
carcerati destinati al patibolo per mano dello Stato cui Recinella è stato accanto,
vincendo ostracismi sociali, critiche personali e perbenismi moralistici. Ai quali l’ex
avvocato di New York risponde: «È Gesù a non darmi scelta. Egli lascia i
novantanove giusti nel deserto e va in cerca di chi si è smarrito». Assassini,
pluriomicidi e autori di efferati crimini: questi diventano i nuovi amici di Dale
Recinella, che porta loro lo sguardo di un Dio che mai condanna nessuno, ma che
tutti guarda con infinita dolcezza e tenerezza. Queste pagine, intrise di una
semplicità evangelica davvero unica, raccontano la forza inesauribile che la fede in
Cristo può generare, anche nei luoghi dove meno penseremmo di incontrare
l’irriducibile novità del Vangelo.
Nella prefazione, il Papa ringrazia Recinella per la sua azione. «Il suo impegno come
cappellano laico, proprio in un posto disumano come il braccio della morte, è
testimonianza viva e appassionata alla scuola della misericordia infinita di Dio».
Francesco ribadisce inoltre che «la pena di morte non è in alcun modo la soluzione
di fronte alla violenza che può colpire persone innocenti».
«Proprio il Giubileo dovrebbe impegnare tutti credenti per chiedere con voce
univoca l’abolizione della pena di morte».
L’autore
Dale Recinella (1951), laureato in legge e in teologia, è stato avvocato a Wall Street
nell’ambito della finanza pubblica e privata. Dal 1998, accompagna spiritualmente
come cappellano laico i condannati a morte in alcuni penitenziari in Florida insieme
alla moglie Susan. Per questo suo impegno ha ottenuto diversi riconoscimenti: nel
1997 la Notre Dame University l’ha nominato Cittadino e credente esemplare, nel
2000 i cappellani dell’Union Correctional Institution l’hanno proclamato Cittadino
volontario dell’anno, nel 2021 la Pontificia Accademia per la Vita gli ha assegnato il Premio "Custode della vita".
Il 2 dicembre 1923 nasceva Maria Callas, la "Divina", regina indiscussa e icona immortale della lirica. In occasione del centenario della nascita, il libro si concentra su un aspetto poco esplorato della vita del grande soprano: la sua spiritualità, in particolare la sua fede in Dio. Attingendo a una grande quantità di documenti, lettere, testimonianze, immagini, e soprattutto alla sua conoscenza personale della celebre cantante greca, Renzo Allegri ne disegna un ritratto unico e coinvolgente, ripulito anche dallo strato di dicerie, pettegolezzi e falsità che nel corso degli anni sono stati detti e scritti sulla Callas. Prefazione di Cecilia Gasdia.
Questo libro non è un catalogo di storie esemplari. È invece una sequenza di vicende che più normali di così non potrebbero essere. Dentro queste pagine ci sono persone che dovreste e potreste conoscere perché camminano per le stesse strade dove camminiamo tutti e tutte, fanno le stesse cose che facciamo noi e a qualunque sguardo superficiale apparirebbero del tutto prive di quella misteriosa luce di predestinazione che dovrebbe distinguere una persona speciale dalla massa di chi speciale non è. Sono tutte storie così, semplici al punto che brillano solo se qualcuno se ne accorge e le racconta, e hanno protagonisti con nomi comuni.
«Mi definisco “amministratore” perché tale mi sento. Non mi sono mai nascosto: ho avuto anch’io paura, soprattutto nei primi giorni della pandemia; l’ho condivisa con tutti i cittadini e abbiamo capito insieme, strada facendo, che le “istruzioni per l’uso” non le conoscevamo semplicemente perché non c’erano». Il ragazzo della Marca trevigiana diventato ministro delle Politiche agricole a soli quarant’anni è cresciuto. È l’uomo riconfermato alla guida della Regione Veneto per il terzo mandato consecutivo. Riflettere sulle scelte compiute nelle drammatiche ore dell’emergenza Covid-19 gli ha fornito lo slancio per ripercorrere le tappe fondamentali in cui si sono formati e consolidati valori e principi della sua attività istituzionale. Luca Zaia si confronta con le sue umili origini, in una famiglia segnata dall’esperienza dell’emigrazione e del duro lavoro, racconta gli anni degli studi e la scoperta della vocazione al servizio delle istituzioni come riscatto per la sua gente, dall’incontro con la Liga al legame con il territorio, dai successi delle Colline del Prosecco patrimonio Unesco al confronto serrato con le catastrofi climatiche, fino alla gestione di un sistema sanitario d’eccellenza, che ha dato il massimo davanti alle sfide della pandemia ed è stato indicato in ambito internazionale come un esempio da imitare. Infine, ritornando sulle lezioni apprese e sul ruolo trainante del Veneto come laboratorio di buone pratiche e innovazioni, fa il punto sui più importanti cambiamenti in atto, dalla semplificazione amministrativa alla collaborazione tra sindaci e governatori, fino alla madre di tutte le riforme, quell’autonomia che è la chiave per la transizione verso un federalismo regionale e che appare ancora più urgente oggi, per ridare speranza alla comunità e non sprecare una preziosa occasione di rinascita.
Spirito religioso, politico a tratti spietato, ma tutt'altro che privo di ispirazioni ideali, Richelieu fu il protagonista della fase storica in cui si affermarono gli Stati assoluti e il moderno sistema delle relazioni internazionali, divenendo rapidamente una figura quasi mitica, che ancora affascina la cultura europea. Cadetto di una famiglia di piccola nobiltà, divenne poco più che ventenne l'attivo vescovo riformatore della piccola diocesi di Luçon. Legatosi alla regina madre Maria de' Medici, iniziò una carriera politica che fu bruscamente interrotta, nel 1617, dalla disgrazia della sua protettrice, allontanata dal potere dal figlio, Luigi XIII. Richelieu tornò al potere solo nel 1624, insieme a Maria de' Medici, e divenne l'uomo di punta di un vasto progetto di rafforzamento del potere monarchico e di affermazione della Francia sul piano internazionale. I successi conseguiti con la sconfitta dei protestanti francesi e l'intervento militare in Italia nella guerra di successione di Mantova gli portarono la completa fiducia di Luigi XIII, ma il suo crescente potere e le sue scelte di politica estera determinarono una rottura insanabile con il partito cattolico e con Maria de' Medici, che nel 1631 fu costretta a fuggire dalla Francia. Da questo momento e fino alla morte, Richelieu fu un primo ministro quasi onnipotente, il centro di una estesissima rete di potere e il bersaglio di una serie infinita di congiure. Lontano da ogni forma di machiavellismo, Richelieu espresse una concezione del potere come una forma di razionalità, ispirata da Dio, chiamata a imporsi su una società conflittuale e lacerata. Da questa ispirazione derivarono una politica fortemente assolutista e l'intervento nella guerra dei Trent'anni (1635), che avviò la costruzione di una nuova struttura delle relazioni internazionali in Europa.
Le pagine di questo libro raccontano, sul filo di una lunga e intensa amicizia, uno degli aspetti più veri e autentici di Ágnes Heller (1929-2019), la grande filosofa ungherese: la bellezza di viaggiare, conoscere, costruire relazioni, visitare città e fermarsi a contemplare i paesaggi naturali per respirare a pieni polmoni il flusso gioioso dell'esistere. La spasmodica ricerca di libertà e leggerezza (il sogno che l'ha accompagnata fin da piccina, come ci ricorda nella Prefazione la figlia, Zsuzsa Hermann) è l'esito non scontato di una vita vissuta fra le pieghe della storia: il male radicale sperimentato durante gli anni del nazismo quando lei, ebrea quindicenne, venne confinata con la madre nel ghetto di Budapest (il padre venne ammazzato in una camera a gas ad Auschwitz); gli studi filosofici all'Università di Budapest sotto la guida di György Lukács, di cui era divenuta l'assistente; la persecuzione nell'Ungheria sotto l'influenza sovietica, che non poteva capire il suo discorso sui bisogni radicali dell'uomo; la fuga in Australia prima e poi a New York. Nel quinto anniversario dalla morte, il libro ci consegna uno sguardo inedito su Ágnes Heller, uno spirito laicamente "mistico", testimone di un'etica della bontà e della prossimità dal sapore squisitamente evangelico.
Gianfranco Maria Chiti (1921-2004) è stato per vocazione prima militare, chiudendo la carriera col grado di generale, quindi consacrato nei frati cappuccini. Da soldato, durante la Seconda guerra mondiale ha combattuto al fronte e ha vissuto le vicende della Repubblica sociale italiana, conoscendo la sofferenza dei campi di concentramento e dell'epurazione. Riammesso nell'esercito, per l'umanità costante dimostrata da ufficiale nei confronti dei partigiani e degli ebrei, è stato ufficiale comandante per generazioni di nuove leve. Da sacerdote si è rivelato confessore e predicatore richiestissimo, divenendo fra l'altro cappellano dei "suoi" granatieri di Sardegna. Ha restaurato il convento dei Cappuccini di Orvieto. Il lettore ripercorre in queste pagine, nel confronto serrato con gli avvenimenti degli ultimi cento anni, un'intera esistenza vissuta senza cedimenti, fedele agli impegni presi, sempre attenta al rispetto e alla promozione dell'altro, libera da ogni ideologia. La Chiesa ha dichiarato Gianfranco Chiti Venerabile il 24 gennaio 2024 spianando la via verso la Beatificazione. Su padre Chiti Ares ha già pubblicato Il generale arruolato da Dio di Vincenzo Manca, Gianfranco Chiti. Lettere dalla prigionia di padre Rinaldo Cordovani e, sempre per la curatela di padre Haddad, il profilo spirituale Gianfranco Maria Chiti. Spiritualità e virtù.
Giuseppe De Rita - ideatore, fondatore e oggi presidente del Censis - è l'uomo che ha portato in Italia la ricerca sociologica sul campo ancor prima che venisse creata una cattedra universitaria di sociologia. Come pochi ha contribuito a descrivere l'Italia nei rapporti periodici come nei suoi articoli per il «Corriere della Sera». In questo libro, scritto insieme al giornalista Lorenzo Salvia, racconta per la prima volta le tappe principali della sua vita intrecciate agli snodi dell'evoluzione politica, sociale ed economica del Paese. Come quando nel 1951 viene «arruolato» nel castello di Sermoneta per i corsi del Movimento ispirato dagli Alleati per defascistizzare l'Italia del Dopoguerra. Da lì nasce una convinzione che manterrà per tutta la vita: l'oligarchia, spesso considerata un pericolo per la democrazia, è in realtà uno strumento necessario per il buon funzionamento delle società moderne. Una idea che si rafforzerà negli anni, durante la sua esperienza allo Svimez, con i suoi viaggi nelle aree interne del Mezzogiorno o nel Belucistan iraniano e poi al Censis. Nel corso della sua vita De Rita incontra, conosce, consiglia (ma litiga anche con) buona parte dei politici e degli imprenditori che hanno guidato il Paese. Tanti gli aneddoti, come la notte in cui sconsigliò (inascoltato) al premier De Mita di introdurre una patrimoniale, i no a chi gli chiedeva un impegno diretto in politica, da Berlusconi a Prodi, o le gelosie della politica sui patti territoriali, inventati da presidente del Cnel. E molte le confessioni personali: gli otto figli, la casa di Courmayeur, l'importanza della fede, la passione per il calcio. A delinearsi in queste pagine è non solo una biografia inedita e appassionante, ma anche una rilettura della storia del Paese attraverso lo sguardo di un suo testimone d'eccezione.
Un sorriso enigmatico che «non passa drento» accompagna sempre Machiavelli da quando, giovanissimo, ascolta le prediche del «profeta disarmato» Savonarola e assiste alla cacciata dei Medici da Firenze, a quando diventa integerrimo segretario della Repubblica di Soderini. Quel sorriso che non si spegne né a seguito del ritorno al potere dei Medici, che lo destituiscono da ogni incarico pubblico e lo rinchiudono nelle carceri del Bargello, né quando, dopo aver quasi perso la vita, si ritira nelle campagne fiorentine e si dedica alla scrittura dei suoi capolavori della politica. I suoi consigli restano inascoltati e, ironia della sorte, la morte lo coglie mentre gli eserciti stranieri saccheggiano quella patria che ha amato più della sua anima. Questa storia di Machiavelli racconta i suoi incontri con i potenti, le amicizie e gli amori, i viaggi, i successi e le sconfitte e getta luce sulla Firenze dei Medici, sul gioco politico degli Stati italiani del Cinquecento e sui profondi mutamenti dell'Europa all'inizio dell'età moderna. Un'edizione completamente rivista e aggiornata di quella che è divenuta ormai una biografia classica di Machiavelli, tradotta in dodici lingue.
"Meretrix Augusta", ovvero prostituta imperiale. Con questo non invidiabile epiteto, il poeta satirico Giovenale tramandò nei secoli l'immagine di Messalina, moglie dell'imperatore Claudio e figura di grande rilievo nella Roma del I secolo. Che cosa si nasconde dietro la leggenda nera che ha infamato il ricordo di questa giovane aristocratica? Non solo Giovenale, infatti, ma molti storici romani - Tacito, Svetonio, Cassio Dione sono i più conosciuti - la descrivono impietosamente come una ninfomane dedita all'appropriazione indebita di tutto, uomini e cose. Quello che suscita sconcerto particolare è una sua supposta bigamia, un legame con il patrizio romano Caio Silio. Che cosa spinge la moglie dell'imperatore, madre di suo figlio Britannico, a comportarsi in questo modo? Questo libro intende fornire una chiave di lettura riguardo a cosa, in realtà, si nasconde dietro questa narrazione su Messalina. Era davvero una adultera e una donna inadatta a coprire il suo ruolo regale o è stata artefice del proprio destino, rendendosi protagonista di una vera e propria congiura politica volta a spodestare il marito?
Già nell'antica Grecia esistevano artiste donne, che hanno decorato palazzi e lasciato tracce del loro lavoro. Durante il Medioevo, per lo più considerato un periodo nel quale le donne non godevano di alcun rilievo nella società, molte opere sono nate grazie alla manualità femminile, che si poteva esprimere soprattutto nei conventi. L'esplosione dell'arte al femminile risale però al Rinascimento, quando alcune artiste sono arrivate a occupare posti di rilievo nelle corti più prestigiose d'Europa godendo di una fama pari ai propri colleghi uomini. Bisogna attendere la fine dell'Ottocento per vedere alcune artiste esporre nelle mostre accanto a pittori uomini: spesso si tratta di compagne di artisti famosi, altre volte di donne capaci di imporre la propria personalità oltre al proprio talento. Sono le apripista di un fenomeno che nel corso del XX secolo diventerà inarrestabile: le artiste firmeranno i manifesti delle avanguardie storiche e saranno sempre più protagoniste, finché nella seconda parte del secolo supereranno i propri colleghi in quanto a fama e quotazioni sul mercato. "Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori" è il titolo della celeberrima opera di Giorgio Vasari che, nel Rinascimento, ha costituito un vero e proprio canone. Oggi Costantino D'Orazio rende onore alle tante 'eccellenti artiste' di cui i canoni si sono troppo spesso dimenticati.