Il percorso di Abramo è anche il nostro. Abramo è uomo come noi, uomo in ricerca e in cammino, ansioso e impaziente, uomo che vuole vedere e toccare con mano. Camminare con lui ci farà sentire meno soli e ci permetterà di comprendere che ogni passo del nostro cammino, anche quello meno esemplare, è comunque, per grazia di Dio, un passo verso la vita, un segno che Dio saprà inserire nel suo splendido disegno d'amore. Questo libro presenta la vita di Abramo come modello e sintesi della storia a cui ogni uomo è chiamato.
Il libro racconta la storia dei testi cristiani, dalle origini lontane della Bibbia ebraica fino ai clamorosi ritrovamenti negli ultimi decenni di manoscritti che si credevano perduti, tra le sabbie dei deserti ma anche in biblioteche europee. Traduttori e filologi, eretici e vescovi, patriarchi e stampatori, chierici e laici, eremiti e umanisti, imprenditori e falsari, uomini e donne spesso dimenticate: ecco alcuni tra i protagonisti di vicende che per oltre due millenni hanno unito, ma anche separato, Oriente e Occidente. È la storia della ricerca intorno a una parola che si crede ispirata divinamente e si trasforma in scrittura sacra. Scrittura che a sua volta dà vita a innumerevoli altre scritture che la traducono e la commentano, libri di Dio da allineare in un'ideale immensa biblioteca. Al centro di una vicenda poco conosciuta che aiuta a capire anche l'oggi.
Dal X all'VIII secolo prima dell'era cristiana due regni ebraici sono vissuti fianco a fianco: Israele a nord e Giuda a sud. Scritti a Gerusalemme, capitale di Giuda, a partire dal VII secolo, i testi biblici presentano il Regno del Nord come empio, e come maledetti i suoi re. Biblisti e storici hanno largamente seguito questa ricostruzione, sapendo che Israele era stata un'entità politica ed economica ben più importante e potente rispetto al piccolo regno di Giuda, ma senza mai tentare di scriverne le vicende. Proseguendo il percorso intrapreso in altre sue opere Finkelstein accetta la sfida e presenta una storia di questo regno dimenticato. Il volume, che nasce da un ciclo di conferenze tenute al Collège de France, ha ottenuto il premio Delalande-Guérineau.
«Questo libro, dal significativo titolo The Village of Education / Il villaggio dell'educazione, curato da un giovane professore e sacerdote cattolico, Giovanni Emidio Palaia, si propone di rimettere al centro la domanda sull'uomo creatura di Dio, sulla fraternità umana e sulla sua relazione con la natura. [...] Mi è gradito vedere che più volte nel testo si fa puntuale riferimento non solo alla Sacra Scrittura, ai Testi Sacri, alla Patristica, alla Scolastica, all'arte di Michelangelo Buonarroti e al Magistero pontificio ma, in primo luogo, all'insegnamento del Poverello di Assisi, san Francesco, la cui santità, fondata sull'essere stato amico di Dio, fratello degli uomini e di "Madre Terra", unisce idealmente le tre religioni monoteiste, aprendoci - con la forza dell'umiltà - le porte del Mistero». (dalla Prefazione di Angelo Vincenzo Zani). Postfazione Khaled B. Akasheh.
Mons. Carlo Ghidelli, Arcivescovo emerito di Lanciano-Ortona, non ha bisogno di presentazione. La sua preparazione biblica è nota e apprezzata da tutti. Egli ha la capacità di cogliere in profondità il messaggio della Scrittura e di trasmetterlo con un linguaggio semplice e accessibile a tutti senza perdere la profondità.
Dopo aver letto queste pagine, le parole "Padre Nostro", avranno un significato più pieno e faranno veramente vibrare le corde del nostro cuore.
(Dalla Prefazione)
Un antico maestro della Misbnà, Ben Bag Bag, diceva: «Volgila e rivolgila, tutto vi è in essa [nella Torà]» (Avot 5,22). Tutto è nella Torà, ma bisogna voltarla e rivoltarla: Dio ha parlato, ma l'uomo deve metterci il commento. Intorno a questi due pilastri dell'ebraismo si «aggirano» le pagine che seguono: si aggirano perché non hanno una meta, un punto di arrivo, ma vogliono solo essere momenti di una frequentazione infinita (una ruminati°, direbbero i Padri) della Torà scritta e orale. Ci sono tanti modi di introdurre al giudaismo: infatti il giudaismo è plurale, e questa pluralità - nelle idee, nei tempi, nei luoghi, nelle identità - è la sua forza. Perciò molte sono le porte per entrarvi e viverci, o anche solo per conoscerlo. Una porta è quella che anche il Nuovo Testamento indica nel farsi carne, cioè realtà variamente terrena e sensibile, della parola (per Israele la Torà, per i cristiani Gesù). Fuori di questa concreta «vocalità» divina - se così si può dire -, di Dio non sapremmo mai nulla, se non, appunto, chiamarlo Ain, «Nulla», o Mi?, «Chi?», secondo i maestri della qabbalà. Ma Ain è divenuto Anì, «Io», e perciò abbiamo un Tu e non siamo più soli.
Una cultura e una teologia dell'ospitalità nella Bibbia trovano un punto di partenza promettente e un fondamento privilegiato nel racconto di Genesi 18,1-16, che narra l'incontro vissuto da Abramo con tre enigmatici personaggi alle Querce di Mamre. Ma anche il comandamento inciso in Levitico 19,18b: «Amerai il tuo prossimo come te stesso», e la sua seconda promulgazione: «Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi, tu lo amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri nella terra d'Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (19,34) si offrono da millenni all'ascolto di credenti e non credenti. Questi testi veicolano un messaggio ricco di spunti per il nostro tempo, che avverte intensi movimenti migratori, confronti interetnici, emergenze provocate dall'intrecciarsi delle diversità culturali.
Il volume contiene una sintesi riveduta della ricerca svolta da p. Luigi Di Pinto S.I. sui Fondamenti biblici della teologia morale, disciplina che lo tenne occupato - nello studio e nell'insegnamento - per oltre trent'anni. Partendo dalla nuova prospettiva aperta dal Concilio Vaticano II e dal suo spiccato amore per la Scrittura, l'Autore sonda i fondamenti, il dinamismo e le caratteristiche tipiche del discorso morale alla luce di due categorie centrali del testo biblico: l'alleanza di Dio con Israele e la chiamata di Gesù ai discepoli. Attraverso un'analisi seria e profonda sul testo sacro, egli fa emergere la stretta relazione che lega il dono di grazia e l'agire morale: «Dono e compito non sono se- parati né giustapposti, ma costituiscono le due componenti dell'unico vangelo di Dio, come le due facce di una medaglia o le valve di una conchiglia». Si tratta di pagine dense e stimolanti che sarebbe stato un peccato lasciar perdere negli scaffali di qualche archivio.
La velocità delle trasformazioni cui assistiamo nella società occidentale generano nello stesso tempo curiosità e paura. Rispetto ai tanti cambiamenti che hanno segnato l’occidente nella storia, oggi il prometeo moderno ha raggiunto vette elevate, fino ad avere tra le mani i segreti per creare la vita. E il grande libro che è la Bibbia cosa può dirci sull’umano, sul suo corpo e sui radicali mutamenti che sta subendo? Questo libro ha lo scopo di accompagnare i curiosi (cristiani e non) tra le pagine bibliche che raccontano le vicende del corpo, le sue relazioni, le sue finalità, per illuminare il senso e il valore dei grandi mutamenti in cui la parola di Dio coinvolge le creature.
Rosanna Virgili, biblista, è laureata in filosofia all’Università di Urbino, in teologia alla Pontificia università lateranense e licenziata in scienze bibliche al Pontificio istituto biblico di Roma. Attualmente è docente di esegesi presso l’Istituto teologico marchigiano (Pontificia università lateranense). Presso le nostre edizioni ha pubblicato Qual è il tuo nome? Alla ricerca della propria identità (2019).
La fissazione scritta dei testi biblici viene oggi anticipata, a motivo di recenti scoperte, all’epoca compresa fra VIII e VI secolo a.C.
Questo libro illustra come e perché quei racconti siano stati messi per iscritto e, in seguito, siano divenuti “sacra Scrittura”.
Un contributo importante per gli studi biblici e per la storia dell’antico Israele.
Dalla quarta di copertina:
Negli ultimi duecento anni, gli studiosi biblici hanno di solito supposto che la Bibbia ebraica sia stata messa per iscritto e redatta principalmente durante i periodi Persiano ed Ellenistico (durante l’epoca, quindi, che va dal V al II secolo a.C.). Scoperte archeologiche recenti e nuove prospettive aperte dall’antropologia linguistica indicano però il periodo anteriore a questo, e cioè la parte finale dell’Età del Ferro (fra l’VIII e il VI secolo a.C.), come epoca di formazione degli scritti della letteratura biblica.
Come la Bibbia divenne un libro collega le recenti scoperte archeologiche nel Vicino Oriente con le acquisizioni fornite dalla storia dell’arte dello scrivere per comprendere come la Bibbia fu dapprima messa per iscritto e, in seguito, divenne sacra Scrittura. Questo libro, destinato al normale lettore così come allo studioso, fornisce una ricca prospettiva sulle ragioni per cui questi testi conseguirono l’autorità di Scrittura e illustra come l’antico Israele – una cultura essenzialmente orale – abbia cominciato a mettere per iscritto la propria letteratura. Descrive un’emergente società alfabetizzata nell’antico Israele contestando l’affermazione secondo cui l’alfabetizzazione sarebbe avvenuta prima che altrove in Grecia durante il V secolo a.C.
Un contributo importante per gli studi biblici e per la storia dell’antico Israele.
L'opera di Shaye Cohen vuole essere un'introduzione alla storia giudaica del periodo ellenistico e romano, considerata nelle sue pratiche e nelle sue istituzioni, non in una prospettiva meramente funzionale o propedeutica alla storia del cristianesimo. È ferma convinzione dell'autore che lo studio degli inizi del cristianesimo è compito della storia del giudaismo antico, entrambi partecipi della cultura greca e romana. In quest'ottica, scoperte stupefacenti come quella di Qumran, l'entrata in scena di un nutrito repertorio di arte giudaica antica e la decifrazione di testi mistici giudaici sono elementi straordinari che rivoluzionano il quadro del giudaismo antico e fanno ripensare radicalmente quella che si vorrebbe continuare a vedere come "separazione delle strade".
«La Bibbia è una grande sala parto», ha affermato la rabbina francese Delphine Horvilleur. E, difatti, gran parte dei libri biblici sono generalmente racconti di «estrazione», in cui si tratta di uscire da una matrice per incamminarsi verso la piena consapevolezza della propria identità vocazionale. Così è anche per il Libro dell'Esodo, dove si narra non solo una liberazione dalla schiavitù ma una vera e propria nascita, quella di Israele, popolo reso capace di stringere Alleanza con Dio ai piedi del Sinai. Queste pagine vogliono aiutare il lettore a divenire pienamente se stesso. Solo la persona - ossia chi ha imparato a dire «io» - mette in movimento l'essere e impara a dire «tu». E così fiorisce la vita nelle sue mille iridescenze luminose. È questo il passaggio/esodo che una notte Gesù di Nazareth propose ad uno scettico Nicodemo. Rinascere dall'acqua e dallo Spirito è sempre possibile per tutti. Venire alla luce non è mai troppo tardi quando ci si lascia attrarre dall'Uomo esaltato sulla croce.