L’idea radicale secondo la quale gli individui possono interpretare la Bibbia per proprio conto ha dato vita a una rivoluzione che sta ancora divampando al giorno d’oggi. Questa novità si trova nel cuore del Protestantesimo: è causa della sua instabilità ma rappresenta anche la ragione del suo spirito di adattamento.
In questo volume il noto teologo e storico evangelico Alister McGrath offre prima di tutto una ricostruzione storica della nascita e dello sviluppo del Protestantesimo; poi passa a segnalare puntualmente gli aspetti peculiari delle convinzioni protestanti per concentrarsi infine sulla diffusione mondiale e contemporanea del Protestantesimo, soprattutto nella forma pentecostale, nel sud del mondo.
Una revisione originale, unica e necessaria del Protestantesimo e della sua storia, in grado di mostrare la sua varietà e la sua intima coerenza e che combina una ricerca minuziosa con un’interpretazione panoramica e ricca di intuizioni (Justo L. Gonzalez).
L'Etiopia, uno degli Stati più antichi al mondo, è l'unico dell'Africa subsahariana senza una significativa storia coloniale e nel quale la religione cristiana sia riuscita a conservarsi indipendente dal dominio musulmano. La sua Chiesa è la prima che si instaura e diffonde il messaggio di Cristo in una terra dell'Africa nera. Non solo, essa non è il risultato dell'opera missionaria europea, ma nasce e fiorisce ben prima di tante cristianità "occidentali". Pur essendo una delle maggiori tra le Chiese ortodosse orientali, la Chiesa etiopica è ben poco conosciuta in Italia. Quest'opera monumentale in 2 tomi, frutto di anni di ricerca e di studio, vuole essere pertanto un contributo a far conoscere a un pubblico più vasto la ricchezza della storia e della spiritualità della Chiesa etiopica, dalle sue origini nella prima metà del IV secolo fino ai primi anni di questo XXI secolo. E non si tratta soltanto della storia della Chiesa, ma anche della storia dell'Etiopia, come Stato e come civiltà, visto il legame inscindibile che, fino a pochi decenni fa, ha sempre unito Chiesa e Stato in quel remoto angolo del Corno d'Africa, sì da fare del cristianesimo l'anima del popolo e il motore della sua storia.
La corrispondenza tra Giorgio La Pira e Paolo VI mostra il quadro di un intenso rapporto di amicizia, iniziato negli anni Trenta del Novecento quando monsignor Giovanni Battista Montini è assistente ecclesiastico della Federazione degli Universitari Cattolici Italiani. L’intero carteggio – quasi un migliaio di lettere – è riportato nel CD, accompagnato da due importanti contributi proposti nel volume a stampa: nel primo Augusto D’Angelo fa una presentazione complessiva dell’epistolario, mentre il secondo è il testo della conferenza che Giorgio La Pira tenne a Brescia nel 1970 concludendo le manifestazioni per il cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Montini.
L'amicizia tra il futuro papa e la dottoressa che parlava di Marx scoppiò per caso negli anni Cinquanta. Esther Balestrino era un medico biochimico farmaceutico, con un passato in Paraguay come attivista del Partido Revolucionario Febrerista, un movimento di ispirazione socialista; Jorge Mario Bergoglio era un perito chimico appena diplomato. Esther, costretta all'esilio in Argentina, assunse Bergoglio nel suo laboratorio di analisi chimiche. Da lei, donna colta e intelligente, Bergoglio imparò la cultura e l'etica del lavoro. Tra le tre fondatrici delle Madres de Plaza de Mayo, Esther temeva ritorsioni dal regime militare del generale Videla e affidò a Bergoglio, nel frattempo diventato provinciale dei gesuiti dell'Argentina, la sua copiosa biblioteca marxista. I timori di Esther erano fondati: desaparecida nel 1977, fu assassinata dai militari con un volo della morte. Per quattro decenni, della biblioteca marxista di Esther si persero le tracce. Un mistero ora risolto.
A poco più di un anno dal dies natalis del cardinale Loris Francesco Capovilla (26 maggio 2016) trentacinque testimoni che hanno avuto il dono di attingere al fuoco vivo della sua umanità ne ricordano la figura così sfaccettata e tanto ricca di sorprese. Un’occasione per conoscere la personalità umana e religiosa di un autentico servitore della Chiesa e del Vangelo nelle varie fasi della sua vita centenaria e dai più diversi punti di vista, religiosi e laici. Una lettura che lascia un segno profondo e commosso sia in chi l’ha conosciuto nell’arco degli anni, e spesso dei decenni, sia in chi – pur non avendolo incontrato personalmente – coglierà questa occasione per imparare a conoscerlo per questa via ‘postuma’. Come una perla preziosa che illumina le parole dei testimoni e degli amici, il libro si apre con la trascrizione della commovente omelia che il cardinale tenne in occasione della messa di ringraziamento per il suo centesimo compleanno, a Camaitino, il 14 ottobre 2015: «Chi sono io per prendere in mano il calice della salvezza? Lo prenderò e canterò la lode del Signore. Canterò la lode del Signore per quei giorni o quelle ore (come vuole Lui, come Lui dispone) di vita che mi rimangono...».
Scritti di: Alessandro Andreini, Aldo Bertelle, Bruno Bignami, Thomas E. Brennan, Lorenzo Chiarinelli, Aldo e Rina Cristinelli, Decio D’Angelo, Riccardo Della Chiesa, André-Jean Demaugé, Eduardo Eurnekian e Baruch Tenembaum, Giancarlo Frison, Enrico Galavotti, Luis M. Girón-Negrón, Floriano Grimaldi, Marco Impagliazzo, Giuseppe Locatelli, Marco Malagola, Ettore Malnati, Inge Manzù, Giuseppe Mazzariol, Maria Mencaroni Zoppetti, Michel Méranville, Gennaro Orsatti, Beniamino Pizziol, Franco Posocco, Mario Primicerio, Christo Proykov, Emilio Sanzogni e Ettore Inselvini, Luciano Sartor, Gian Carlo Sibilia, Heino Sonnemans, Stefano Trinchese, Chuck Weisenbach, Gianfranco Zenatto, Camillo Zuccoli.
La traduzione italiana completa degli scritti e delle lettere di Thomas Müntzer - una delle figure principali degli albori della Riforma, se non altro per la prima liturgia riformata in lingua tedesca e la guida carismatica della Guerra dei contadini - vuole essere un ritorno alle fonti essenziali per consentire una più precisa ricostruzione storica del pensiero, della vita e del contesto nel quale egli visse e operò.
La fedeltà dell'Irlanda al papa e alla Chiesa ha attraversato i secoli e l'appartenenza degli irlandesi al cattolicesimo ha contribuito a plasmare l'identità di un popolo che ha lottato a lungo per liberarsi dal dominio della corona britannica. Anche per questo, al momento dell'indipendenza, nei primi anni Venti del Novecento, la definizione di un rapporto istituzionale con la Santa Sede fu una delle questioni più delicate e importanti per i protagonisti della turbolenta costruzione del neonato stato libero irlandese. Dopo una guerra civile tra cattolici e una lunga trattativa che inevitabilmente coinvolse anche la diplomazia britannica, nel 1930 un nunzio raggiunse Dublino e, per il successivo decennio, fu testimone interessato dei cambiamenti politici che avrebbero condotto l'Irlanda verso la forma di stato repubblicana. Attraverso le fonti documentarie inedite conservate negli archivi vaticani, il volume ricostruisce la storia delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Irlanda nel periodo tra le due guerre mondiali, durante il pontificato di Pio XI.
Un'epoca di sconvolgimento spirituale e culturale che travolse tutti, principi e contadini. Cinquecento anni fa la sfida di Martin Lutero all'autorità della Chiesa costrinse i cristiani a riesaminare i propri convincimenti e scosse i fondamenti della loro religione. Lo scisma successivo, incoraggiato da rivalità dinastiche e cambiamenti nell'arte della guerra, trasformò in modo radicale la relazione tra governante e governato. Le scoperte geografiche e scientifiche misero alla prova l'unità della cristianità come comunità di pensiero. L'Europa, con tutte le sue divisioni, emerse allora piuttosto come una proiezione geografica. Una proiezione riflessa nello specchio dell'America e rifratta dalla scomparsa delle Crociate e dalle ambigue relazioni con il mondo islamico e gli ottomani. Raccontando questi mutamenti drammatici, Tommaso Moro, Ludovico Ariosto, William Shakespeare, Michel de Montaigne e Miguel de Cervantes crearono opere che ancora oggi riescono a restituirci i turbamenti del loro tempo e che continuano a influenzarci. Un affresco che indaga le radici dell'eredità europea.
Rodrigo Borgia fu papa per circa nove anni, dal 1492 al 1503, con il nome di Alessandro VI. Considerato dalla Chiesa un pontefice devoto, promotore di riforme ecumeniche e persecutore degli eretici, il papa Borgia riconobbe sei figli da madre ignota, e quattro nati dall'amante ufficiale, Vannozza Cattanei. La famiglia Borgia ebbe così facile accesso alle strade del potere, laico e religioso, e i figli di Rodrigo furono protagonisti del rinascimento italiano per contraddizioni ed eccessi: dai delitti occultati al libertinaggio nella curia romana, dalle voci di amori incestuosi al più sfacciato nepotismo. Un sistema fondato su abusi e sregolatezze, che regnò su Roma fino ai primi anni del Cinquecento. Eppure, la città risorgeva dalle sue ceneri: non divenne solo centro di divertimenti lussuosi e occasioni di spettacolo, ma un nuovo polo di mecenatismo, dove a trionfare erano la vita intellettuale e l'amore del bello. Jacques Heers ci porta dietro le quinte della città papale in un secolo pieno di ombre, dai successi militari di Cesare Borgia ai matrimoni turbolenti di Lucrezia, e non manca di indicarci anche le luci: da un lato i vizi di una politica sfrenata, fondata su favoritismi e sprechi, dall'altro un'epoca di fervore e rinnovamento, che ci ha lasciato in eredità i grandi monumenti del cristianesimo, e quella bellezza sfarzosa che fa ancora brillare Roma in tutto il mondo.
Le catastrofi naturali verificatesi in Cina alla fine del Cinquecento avevano messo in dubbio la capacità dell'imperatore di garantire l'armonia tra cielo e terra e, per esteso, di regnare. Conoscere la data precisa di un'eclissi, perfezionare il calendario da seguire per officiare i riti e scorgere i segni premonitori di un movimento tellurico erano dunque bisogni primari. Con l'esigenza dell'imperatore di conoscere, prevedere e controllare i fenomeni naturali e celesti, segno della comunione speciale del sovrano con l'universo e garanzia di ordine e stabilità coincide con la necessità dei padri gesuiti di legittimare la propria presenza e il proprio operato in Cina.Il Trattato sui terremoti, scritto a Pechino nel 1626, dopo un grande sisma avvenuto nei pressi della capitale, contribuisce a dare risposte più scientifiche a un fenomeno che prima di allora veniva attribuito ai movimenti sotterranei di un drago delle acque o di una tartaruga. Il testo, qui tradotto dall'edizione conservata alla Biblioteca nazionale di Francia, rappresenta un documento di straordinario interesse anche per ricostruire la formazione poliedrica dei gesuiti e l'incontro tra Europa e Cina nel quadro delle conoscenze scientifiche e della sensibilità religiosa del Seicento.
Francesco non è stato eletto legittimamente. È eretico. Vuole canonizzare perfino Martin Lutero. In cinque anni di pontificato i critici, fuori e soprattutto dentro la Chiesa cattolica, hanno attaccato Bergoglio accusandolo perfino di eresia, come hanno fatto i quattro cardinali che hanno espresso i loro dubbi per le sue aperture in favore dei divorziati risposati o coloro che hanno realizzato 200 manifesti affissi per le strade di Roma che irridevano la poca misericordia del Papa latinoamericano verso i suoi oppositori. Sedevacantisti del vaticanista Francesco Antonio Grana, direttore del quotidiano FarodiRoma, vuole rispondere punto per punto agli attacchi infondati e ingiustificati contro Bergoglio ripercorrendo i suoi grandi successi in campo ecclesiale e sul panorama geopolitico mondiale.
Il Duomo di Milano, simbolo della città e una delle cattedrali più maestose della Cristianità, con il suo tripudio di guglie che si slanciano verso il cielo, ha una storia lunga e affascinante che prese avvio nel lontano 1386, epoca in cui Milano era dominata dai Visconti. Nessun autore contemporaneo ne descrive un preciso «atto di nascita», ma numerosi documenti riportano la demolizione della vecchia chiesa di Santa Maria Maggiore e l'avvio dei lavori per la cattedrale: «del popolo» per alcuni - che attribuiscono l'iniziativa della nuova costruzione esclusivamente ai cittadini e al vescovo, per i quali erigere una chiesa monumentale, tale da mettere in ombra tutte le altre grandi chiese della regione, avrebbe dimostrato la centralità e la perdurante potenza della metropoli ambrosiana -, di Gian Galeazzo Visconti per altri, che testimoniano come egli non tardò a manifestare il proprio interesse e a dare il proprio importante appoggio, cercando di condizionare a suo favore l'attività del cantiere. La storia del Duomo è anche dunque la storia dei rapporti di potere che impastarono le sue fondamenta, e dei diversi protagonisti che animarono la vita dell'epoca: l'arcivescovo, i papi, una cittadinanza fiera che mal sopportava il proprio signore, le maestranze d'Oltralpe. Paolo Grillo, con uno stile godibile e una notevole ricchezza documentale, ci racconta in queste pagine i primi decenni di esistenza del Duomo, dagli scavi delle fondamenta - che si spinsero a grande profondità, fino a raggiungere i sei metri dal suolo -, alla ricerca dei marmi con la scelta del marmo di Candoglia, all'impresa dei Navigli, lungo i quali particolari barconi chiamati «plati» trasportavano le pesanti lastre di marmo dal Lago Maggiore al centro della città, dove venne predisposto un porto di scarico di cui oggi rimane traccia solo nella toponomastica. Studiare gli archivi della Fabbrica del Duomo, fondata solennemente il 16 ottobre 1387, significa però anche conoscere nel dettaglio aspetti di vita quotidiana delle maestranze, il succedersi degli architetti e il dibattito sulle diverse idee costruttive in un'epoca che vedeva le architetture svilupparsi in altezza in quello che verrà definito «stile gotico», e scoprire atti di generosità di persone sconosciute, che diedero il loro fondamentale contributo alla riuscita di un'opera che avrebbe cambiato per sempre il volto della città. Sullo sfondo, i grandi temi dei traffici commerciali, degli scambi tra la città e le campagne e il dramma della peste, in un quadro generale che delinea il passaggio dal Medioevo alla modernità.