In quell’alba che annuncia la fine della notte, in quell’ora in cui «è ancora buio» (come annota l’evangelista Giovanni), esplode la gioia della Pasqua per Maria Maddalena, l’amica di Gesù, la prima persona a cui il Signore si mostra risorto.
La tradizione occidentale, in seguito, ha però mescolato e confuso le figure femminili che attorniavano Gesù. E così Maria Maddalena, erroneamente associata da Gregorio Magno la peccatrice (anonima), è stata immersa nella notte delle forze oscure di una corporeità che potrà sublimarsi solo nello slancio mistico e in una vita di penitenza.
Superando questa confusione grazie a un ritorno critico sulle fonti, il XX secolo ha ripulito a poco a poco l’immagine più autentica di Maria di Magdala. Oggi, mediate gli apporti di esegeti e teologi, ma anche per merito delle scienze umane e del nuovo sguardo che esse posano sulle donne, è ora di dare impulso a una nuova uscita dalla notte per la Maddalena, rinnovando il senso del celebre appellativo che le è riservato da secoli: “apostola degli apostoli”.
E, a partire da questa compagna di Gesù riconosciuta finalmente nella sua dignità, nella sua fedeltà, nella sua fede senza difetti, è possibile rivalutare da capo la luce che la sua figura riflette su tutte le donne nella chiesa di domani.
Consigliati
L’autore, abate di Cava dei Tirreni, fonda il suo approccio alla Scrittura distinguendo tra Libro e Parola, tra Scrittura e Verbo. Anche i lettori: alcuni si fermano al Libro, altri raggiungono la Parola; i primi ricercano la scienza del Libro, i secondi la pienezza del Verbo che si raggiunge attivando l’amore. Ne nasce il monito a non accogliere la lettera biblica, intendendola unicamente secondo la scienza. Quanti «ricercano le Scritture ma non le amano e osano parlarne riferendosi all’esterno di esse, senza gustarne interiormente il sapore», vanno riconosciuti come reprobi. Da qui non soltanto l’elogio, ma la raccomandazione pressante a riconoscere come fedeli fruitori del Verbo soltanto coloro che, comunicando la Parola ai fedeli, «l’ascoltano e se ne saziano». Ogni fedele, grazie alla frequentazione della Parola, viene inondato dalla meravigliosa dolcezza dell’amore che porta alla conoscenza più profonda dei segreti nascosti nelle Scritture ispirate. Punto di arrivo di questa mistagogia è il dono della contemplazione, che sfocia nella predicazione intesa come vero e proprio parto della Parola. Fino a poco tempo fa attribuita a Gregorio Magno per l’acutezza della riflessione teologica e la passione dello slancio mistico, quest’opera è un vero monumento dell’esegesi medievale e una straordinaria guida per il credente in cammino verso la contemplazione.
A partire da alcune parabole evangeliche e da altri scritti dell'Antico e del Nuovo Testamento, interpretati in chiave psicodinamica e psicoanalitica, il volume approfondisce il significato e l'importanza della compassione nella società globale della postmodernità. L'intento è attraversare i vissuti della compassione nell'impostazione di una trama narrativa che racconta l'antropologica finitezza della condizione umana e la sua grandezza, con l'intento di conoscere i processi psicologici, consci e inconsci, che caratterizzano i comportamenti umani e le potenzialità che possono esprimere quando si trasformano in azioni riparative del dolore innocente.
Che cosa è il mondo? Che cosa significa il mondo? Che senso ha il mondo? Il tentativo di comprendere l’universo è stato una costante in ogni epoca e in ogni società, e ha caratterizzato lo strutturarsi delle varie culture al procedere della storia, per dare un significato globale e ultimo all’esistenza. Questo interrogarsi sull’intero del reale e sul senso di ogni cosa, in cui interagivano elementi scientifici, filosofici e religiosi, aveva (e ha) delle implicanze anche in campo sociale, politico ed economico. Nell’attuale crisi antropologica ed ecologica tali domande sono ancora attuali. Perciò intorno ad esse lo studio articola una riflessione biblica e teologica sul reale-creato non umano, cercando di cogliere il suo valore intrinseco e il suo senso. Sottratto dall’essere un semplice oggetto di esperienza o semplice res extensa, il reale è colto nella sua intrinseca capacità di significazione, in grado altresì di dischiudere all’uomo un diverso senso di vivere e di abitare il mondo.
Il volume di Studi vuole onorare il prof. Marco Nobile in occasione del suo 75° compleanno.
La varia abbondanza dei contributi offerti vuole testimoniare della qualità di relazioni che Marco Nobile ha saputo intessere nel corso degli anni e, sebbene l’ambito di ricerca e insegnamento proprio del Dedicatario sia costituito dalla letteratura veterotestamentaria, spazia dall’Antico al Nuovo Testamento. Del resto, «un viaggio come lo studio teologico dell’AT è e deve rimanere un viaggio aperto e invitante. Innanzitutto perché per sua natura è aperto al NT; poi perché è il veicolo mediatore dell’incontro con Dio: l’AT non è soltanto la presentazione ai lettori del “sentito dire”, bensì anche il mezzo attraverso il quale “Dio possa essere visto con i propri occhi” (cf Gb 42,5)».
La beatitudine di cui parla Gesù non è legata alle situazioni esteriori, essa tocca profondamente e aderisce alla persona come tale. Si è beati non perché si possiede qualcosa, ma perché si è qualche cosa. Si è beati nella misura in cui si diventa partecipi della verità, della bontà, della giustizia, della misericordia... che Dio è.
Nella Bibbia la fraternità non è un dato acquisito, ma un cammino difficile e impegnativo. I racconti biblici esprimono con disarmante realismo tutta la fatica di essere fratelli e sorelle. Giacobbe ed Esaù nel loro percorso travagliato scopriranno come il volto di Dio possa rivelarsi in quello del fratello.
Vincenzo Anselmo (1979), gesuita. Laurea in Psicologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”; dottorato in Teologia biblica presso l’Università Gregoriana di Roma con una tesi dal titolo Fece ciò che è male agli occhi di Yhwh. La figura narrativa di Acab in 1 Re, Analecta Biblica 220, GBPress, Roma 2018. Professore incaricato di Ebraico e Antico Testamento a Napoli presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale - Sezione San Luigi, Formatore nel Pontificio Seminario Campano.
Il libro si consegna come l'evangelica lanterna della donna che cerca, sul pavimento della propria casa, la moneta perduta. Attraverso riflessioni esegeticamente fondate su ciascuno dei dodici apostoli, il libro diventa un vero e proprio campionario di toni e tratti di humanum redento e si propone quale strumento semplice, coinvolgente e particolarmente adatto a chi - giovane o adulto, consacrato o laico - voglia ripercorrere l'itinerario di coloro che per primi hanno sperimentato la possibilità di vivere pienamente il proprio essere uomini.
SOMMARIO:
L’ira di Caino (pag. 4)
Dionisio Candido
Un Mosè adirato? (pag. 10)
Michelangelo Priotto
«Non darò sfogo alla mia ira» (OS 11,9). L’ira mutata in tenerezza (pag. 15)
Guido Benzi
«L’iracondo mostra stoltezza» (PR 14,29). L’educazione e la cura (pag. 20)
Sebastiano Pinto
Discepoli di un maestro mite: la sfida evangelica dello stile che disarma la violenza (pag. 25)
Rosalba Manes
L’ira dell’agnello. La prospettiva paradossale dell’Apocalisse (pag. 31)
Claudio Doglio
Quando l’ira entra in scena (pag. 37)
Riccardo Battocchio
L’ira. La gratuità come antidoto (pag. 41)
Valentino Bulgarelli
Dall’aggressività alla nonviolenza (pag. 45)
Rosella De Leonibus
Daniele è un personaggio biblico di straordinaria attualità: come i giovani di oggi porta nel cuore tanti desideri, quelli che toccano la nostra vita e abitano i cuori di ogni uomo e di ogni donna. A Daniele non sono risparmiate le fatiche, la solitudine e nemmeno la sofferenza fisica. Nell'eterna lotta tra il bene e il male saprà combattere con tutte le sue capacità e attendere con fiducia che si compia la liberazione di Dio. Un uomo straordinario che continua a parlare alla vita di ogni credente ma soprattutto un concreto modello di speranza, fedeltà e purezza per le nuove generazioni.
L'autore, attraverso il simbolo dello «scarto», ha messo in risalto la figura fondamentale dello «scartato», ossia lo stesso Cristo. È in lui che lo «scarto» diventa una «risorsa». Il riferimento costante alla Scrittura ci fa comprendere la logica dell'ultimo che diventa primo, del peccatore pentito che ci precede nel regno di Dio, del debole che confonde i forti, di ciò che è considerato nulla rispetto al potente. Si può vivere questa esperienza dura scegliendo la via della protesta, della rivalsa, della ribellione; si può cadere nell'apatia della rassegnazione o, peggio, della disperazione. La parola di Dio ci aiuta a superare tutto questo nella dimensione pasquale. Il Risorto si avvicina per farci fare memoria del suo amore, per fare sì che i nostri occhi si aprano al riconoscimento della sua presenza e possiamo portare a compimento - nella potenza dello Spirito - l'esodo pasquale del nostro essere trasformati da scarto a risorsa: è l'esperienza salvifica dell'incontro con il Signore.
"Una legge mediata dalla profezia" (P. De Benedetti), questo è il filo rosso seguito dal nostro autore nel rileggere l'ultimo libro della Torà, parola non vuota ma che anzi è parola di vita. Il Deuteronomio ripropone al popolo dell'esodo il patto con Dio, lo riattualizza spiegandone il senso, esortando anche a noi a stare sulla soglia della terra promessa in ascolto della parola di Dio. Il commento, arricchito da una nuova traduzione integrale del testo e dall'apporto di riferimenti alla tradizione ebraica, riporta alla luce le numerose perle racchiuse in questo libro antico e sempre rivolto all'"oggi" dell'essere umano.