«Abita la terra e vivi con fede»: il breve e poetico versetto del salmo 37 che dà il titolo a questo libro racchiude un progetto di vita per ogni cristiano, il proposito di uno sviluppo umano integrale per migliorare il mondo che Dio ci ha affidato e portare a compimento la sua opera. Viviamo in un'epoca segnata dal disorientamento, dai timori suscitati dall'incertezza economica e lavorativa, dalla preoccupazione per le catastrofi ecologiche. Un periodo di crisi, che potrebbe apparire come una corsa verso la distruzione, ma che Massimo Camisasca ci invita invece a leggere come l'occasione per un nuovo slancio umanistico che impegni in primo luogo i credenti, ovvero coloro che sono capaci di sperare, e quindi di operare. Nelle sue riflessioni, il vescovo affronta le sfide più impegnative che toccano i singoli e le comunità: l'esperienza della fragilità e della malattia; le difficoltà dell'educare; la disumanizzazione del lavoro, asservito al profitto e al consumo; la povertà della proposta politica; l'accoglienza e l'integrazione dei migranti; il rapporto dell'uomo con l'ambiente. E mostra come soltanto aprendo il cuore alla trascendenza, a Dio che è Padre di tutti, è possibile costruire una città per l'uomo. Perché, come ricorda Stefano Zamagni nella prefazione, un'economia efficiente ma non fraterna, una società civile pluralista ma non fraterna, una politica democratica ma non fraterna non sono capaci di soddisfare quel bisogno di felicità che sola può dare senso e bellezza ai nostri giorni.
Il desolante panorama offerto dal crescente numero di edifici sacri abbandonati o destinati agli usi più inconsueti richiama l’attualità della profezia di Nietzsche circa la morte di Dio. Uno sguardo più attento mostra tuttavia come le tematiche religiose (il sacro, il senso della vita e della morte) non scompaiano ma piuttosto si diffondano in maniera capillare e diversificata. Il libro indaga tale andamento mostrando possibili conseguenze a livello sociale, culturale e spirituale. Le nostre società “laiche” sembrano incapaci di affrontare la gran parte delle problematiche odierne: migrazioni, crollo demografico, sfaldamento del tessuto sociale, crisi delle istituzioni e della politica, aumento della solitudine e del male di vivere. Tutto ciò rende improrogabile la ripresa del dialogo tra secolarità e religione. La posta in gioco è la sopravvivenza della nostra civiltà.
Informazioni sull'autore
Giovanni Cucci è laureato in Filosofia all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di Teologia a Napoli alla Facoltà S. Luigi e ha conseguito la licenza in Psicologia e il dottorato in Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana. Attualmente insegna Filosofia e Psicologia allo studentato della Compagnia di Gesù a Padova e all’Università Gregoriana di Roma. Collabora alla rivista «La Civiltà Cattolica».
Che cosa intendiamo quando rivendichiamo le nostre «radici» culturali? Confondendo memoria privata e memoria collettiva, antropologia e nostalgia, storia e politica, ciò che vorremmo è che il nostro mondo rimanesse quello che abbiamo conosciuto. Nelle «radici» pensiamo di trovare l'autenticità e la purezza, ma le culture sono mutevoli e complesse, non sono musei di sopravvivenze imbalsamate. Una pacata ma stringente riflessione contro ogni uso distorto della tradizione e dell'identità.
Intrecciando con seria levità frasi di imperatori e stemmi sui tombini, luoghi monumentali e moderni quartieri periferici, miti fondativi e canzoni popolari, norme legislative e graffiti sui muri, libri eruditi e romanzi di culto, frammenti cinematografici e rituali della vita quotidiana, meraviglie e orrori della città eterna, questo libro si propone di offrire ai romani e agli stranieri, a cittadini e turisti, un modo diverso di percorrere significati e luoghi, conflitti e aspirazioni, bruttezze e bellezze di Roma nell'arco dei suoi quasi tremila anni di vita.
Le parole sono oro. La materia preziosa capace di custodire le storie. Aver cura delle parole nelle relazioni è un gesto di umanità, di responsabilità e partecipazione. Una parola non vale l'altra, i bambini e le bambine lo sanno per averlo imparato spesso sulla loro pelle. Le parole possono essere lievi e accompagnare ai voli, o pesanti taglienti schiaccianti. Possono essere luminose e misteriose, esatte o sciatte. Tra le pagine di questo libro è ospitato un percorso personale attraverso alcune parole. Un piccolo contributo ad allenare l'attenzione nello scegliere e nell'abitare le parole. Ogni parola un capitolo. Attorno ad esse si raccolgono racconti - aneddoti di esperienze vissute, come sottile filo rosso che tiene insieme - e fonti: letterarie (classiche e contemporanee), linguistiche, musicali, visive. Suggestioni per cercare.
"Che si tratti di atrocità dei secoli passati o dell'ultima donna vittima di violenza, di crimini contro le civiltà precolombiane o dell'ennesimo episodio di discriminazione, del riscaldamento globale o dell'oscurantismo, per la cultura dominante e i mass media il responsabile finisce con l'essere sempre lui: il maschio bianco eterosessuale e cattolico. È un processo sommario che l'Occidente - così aperto e tollerante, almeno a parole - sta celebrando contro sé stesso, e che va fermato. Nelle pagine di questo libro, le ragioni profonde della guerra antropologica in corso, l'individuazione del vero imputato e un'appassionata difesa dell'uomo oggi ritenuto colpevole di tutto."
"Questo libro raccoglie alcune cose che ho imparato in tanti anni di professione, di incontri, di esperienze, di libri letti e scritti, di speranze e delusioni..." Così Piero Angela riassume e spiega la sua ultima fatica, un testo scritto di getto e nato dall'urgenza del momento, e dalle enormi sfide che ci attendono. Un lascito morale, dopo una lunghissima carriera al servizio dell'informazione e della formazione di generazioni di italiani. "Com'è possibile" si chiede in queste pagine "che un paese come l'Italia, che ha marcato profondamente per secoli il cammino della civiltà, oggi sia così in difficoltà, e abbia perso le sue luci?" La risposta è in dieci semplici capitoli, dieci aree critiche su cui occorre agire. Per oltre cinquant'anni Piero Angela si è occupato a tempo pieno di scienza, tecnologia, ambiente, informazione, energia, televisione, comportamenti, e ha scritto "Dieci cose che ho imparato" per condividere con i lettori alcune proposte, frutto della sua lunga esperienza sul campo. Con questo libro, a cui ha lavorato fino all'ultimo, colui che è stato per tutti il volto rassicurante della scienza ha voluto dirci come usarla per migliorare le cose. Per rilanciare l'Italia con una nuova visione.
Intorno alle stragi del 1993, nonostante i trent'anni trascorsi e le numerose sentenze giunte all'ultimo grado di giudizio, permangono ancora molti misteri e opacità. Tanto che sono tuttora in corso inchieste sui "concorrenti esterni" per la collocazione delle bombe esplose a Firenze, Milano e Roma che causarono dieci morti e centosei feriti. A ricostruire le inchieste nei particolari ed evidenziarne il rilievo è ora questo libro che segue il filo rosso che porta agli assassini di Falcone e Borsellino ma anche a quello di don Pino Puglisi. Nella cornice storica e investigativa si stagliano gli indiscussi strateghi mafiosi di quei fatti drammatici. Innanzitutto Matteo Messina Denaro, a lungo latitante, simbolo di una mafia in evoluzione che di lì a poco si trasformerà in una "Cosa nuova", fatta di legami con i "salotti buoni" dell'imprenditoria, di infiltrazioni nel mondo dell’alta finanza, di proiezioni e interessi internazionali. Oltre a lui emergono figure come i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, i boss di Brancaccio. Il primo regista di complesse operazioni finanziarie. Il secondo vero e proprio "gemello diverso" del trapanese Messina Denaro. Tutti e tre irriducibili uomini di fiducia del boss Totò Riina. E depositari di indicibili segreti.
Il cibo, i modi di cucinarlo e consumarlo possono narrare un paese meglio di tante cronache storiche. E proprio oggi che in Italia la cucina è la regina della programmazione televisiva, è importante ritrovarne la memoria. Perché la (buona) tavola è un fatto sociale e culturale, è appartenenza e ricordo, la rappresentazione più intima della nostra identità, tanto che non è azzardato affermare che molti mutamenti del nostro paese possono essere letti attraverso il cibo e la sua preparazione. "Fornelli d'Italia" è un viaggio nel tempo e nei tempi della nostra terra, alla scoperta di come e quanto sia cambiata l'Italia da quel fatidico 1861 in cui siamo diventati nazione. Un viaggio raccontato da un punto di vista originalissimo, quello delle molte straordinarie cuoche che si sono avvicendate nelle cucine delle nostre case. Infatti, mentre la gastronomia, colta e raffinata, è da sempre descritta da quegli stessi uomini che la interpretano (i grandi chef che oggi spopolano come vere star), il quotidiano "far da mangiare", costruito silenziosamente e meticolosamente dalle donne, non ha mai avuto celebri cantori. Con occhi femminili, quelli delle padrone dei fornelli, Stefania Aphel Barzini riscrive la storia d'Italia attraverso il cibo. Una storia che, come in un gioco di scatole cinesi, ne racchiude molte altre, ricche di personaggi sorprendenti, di aneddoti, di ricette narrate anche grazie all'aiuto della pubblicità, dei film, dei giornali e delle riviste dell'epoca.
Il grande disegno intenzionale che anima l'opera omnia dantesca costituisce lo sfondo di questo libro scritto da Franco Cambi e Giancarla Sola, che su tale scenario stagliano la figura di Dante Alighieri reinterpretato però quale educatore europeo. Ne addiviene un profilo pedagogico del poeta fiorentino orientato a stilizzare l'«umana civilitade», ripercorrere le poetiche della visione divina e mostrare l' «abito di scienza» con cui convergere sull'educazione alla rettitudine quale forma della formazione - posta tra amore, sapienza e bellezza. Un lavoro di analisi e sintesi sui testi dell'Alighieri che ne evidenzia un aspetto rimasto spesso un po' ai margini nella ricerca critica.
In collaborazione con ADISTA (settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religiosa) pubblichiamo le "parole rivoluzionarie" dell'autore Marco Campedelli, conosciuto come uomo e come prete che si schiera, anche a proprio rischio, con il suo pensiero. Con questo suo nuovo libro nasce un vocabolario disobbediente: ogni lettera dell'alfabeto coincide con parole che vengono definite attraverso uno sguardo che chiede un cambiamento, ma anche alle volte un po' sottosopra, un significato capovolto rispetto alla consuetudine. Anima, Bambini, Cospirazione, Costituzione, Funerale, Obiezione, Salvagente e tante altre, sono parte di un lessico rinnovato e poetico che l'autore propone ai suoi lettori.
Il mondo sta cambiando con l'Intelligenza Artificiale (IA): stiamo creando una mente, stiamo dando alla macchina una lingua con cui parlarci, per conversare e trovare le parole giuste alle nostre domande. Non qualcosa, ma qualcuno. L'argomento è nuovo, ma il mondo di prima sembra già vecchio. Cosa ne sarà di noi? Come stare in un mondo governato, gestito e disciplinato dall'Intelligenza Artificiale? E se il nostro passato, come il nostro presente, non fosse che una storia che ci andiamo raccontando, la Sacra Scrittura potrebbe essere una chiave di lettura per profilare l'interlocutore di questo mondo nuovo?