«Buon appetito ai pesci!»: ecco l'augurio di qualcuno che si sente autorizzato a sfogare liberamente il suo rancore quando annega un migrante. E intanto vengono chiusi i porti alle navi che prestano soccorso, mettendo in discussione i principi rispettati dagli uomini di mare di ogni tempo. Mentre era in corso la prima di queste nuove emergenze, il caso della nave Aquarius e dei naufraghi respinti dall'Italia, Edoardo Albinati ha scioccato l'opinione pubblica affermando: «Ho desiderato che su quella nave morisse qualcuno, morisse un bambino», così sarebbe cessato il gioco cinico di scommettere sulla vita altrui per pura propaganda elettorale. Ora Albinati, guardando oltre gli schieramenti politici, cerca di scavare più a fondo nelle ragioni di quel suo pensiero infame, così come in tutte le altre forme di cinismo che oggi circolano nel nostro Paese e nel mondo: per portare cioè alla luce la parte oscura che è in noi e ci fa diventare spietati. Così il suo pamphlet, duro ma a tratti anche divertente, diventa l'occasione per parlare di altri temi che ci stanno a cuore: l'uso e l'abuso della verità, l'impotenza dei cosiddetti intellettuali, le campagne di odio sui social, l'intoccabile bellezza morale e fisica delle persone, la vita di chi va per mare, il desiderio di giustizia, l'avventura, il coraggio.
Due milioni di anni fa è incominciata l’avventura dell’uomo sulla terra.
La conoscenza della realtà della natura, dei suoi cambiamenti nel tempo, delle origini dell’uomo, dei suoi sviluppi mediante il pensiero e la cultura pone domande riguardanti la vita e la morte, il piacere e il dolore, il presente e il futuro da costruire.
Le conquiste della scienza e della tecnologia, specialmente nel campo della biomedicina, della cibernetica e della robotica, aprono prospettive nuove, anche imprevedibili per l’impatto che possono avere sull’uomo e sull’ambiente. L’umanità corre il rischio di affidarsi a ideologie che allontanano dal mondo reale per realizzarne uno a proprio piacimento, basato su costruzioni artificiali della mente.
Da dove ripartire? Da come siamo fatti, dalla realtà della natura, rispettando le sue leggi, i suoi ritmi, l’ambiente, nella collaborazione fra i popoli.
Il volume contiene saggi antropologici in una prospettiva evolutiva aperta agli orizzonti della fede.
Già i pittori offrivano al vasto pubblico immagini decisive della storia: ma, prima di dipingere una battaglia, si informavano su chi l'aveva vinta. L'invenzione fotografica fu invece salutata come l'avvento dell'informazione obiettiva. I cronisti possono mentire, gli scatti sul campo dovrebbero riprodurre la realtà. Eppure, la ricostruzione storica dimostra che le foto piú famose sono spesso il risultato di artifizi. La nuova tecnica, nata per aiutare il vero, scivola al servizio della propaganda, alleandosi al falso. La parabola della fotografia riassume quindi in icone una degenerazione dei mass-media. Il libro di Zoja discute otto fotografie celebri. Le quattro che rappresentano "guerrieri" provengono da messe in scena. Possiamo invece credere alle altre quattro: riproducono dei bambini, che ignorano finalità nascoste. Questa rassegna anticipa il problema della post-verità, analizza la psicologia retrostante e offre strumenti per capirla.
L'Europa sta invecchiando e si sta spopolando. L'Africa è piena di giovani e di vita. La migrazione di massa, appena iniziata, è per modalità e dimensioni la sfida più drammatica del ventunesimo secolo. L'Unione Europea conta oggi 510 milioni di abitanti che invecchiano; l'Africa un miliardo e 250 milioni, il 40% dei quali ha meno di quindici anni. Nel 2050, ci saranno 450 milioni di europei contro 2 miliardi e mezzo di africani. Da qui al 2100, tre persone su quattro del mondo saranno nate a sud del Sahara. L'Africa «sta emergendo» e, uscendo dall'assoluta povertà, si mette in marcia. Se gli africani replicheranno ciò che è sempre avvenuto e avviene nella storia dell'umanità, fra trent'anni l'Europa avrà dai 150 ai 200 milioni di afro-europei, rispetto ai 9 milioni odierni. Una pressione migratoria di questa portata sottoporrà l'Europa a una prova senza precedenti, col rischio di portare al parossismo la spaccatura tra élite cosmopolite e populisti difensori del suolo. Se lo stato sociale senza frontiere è una pia illusione, immaginare di fare del Mediterraneo il fossato di una «fortezza Europa» - erigendo intorno al continente della ricchezza e della sicurezza sociale dei muri per arrestare il flusso - dissolverebbe le basi stesse dell'Europa. L'egoismo nazionalista e l'universalismo umanista sono entrambi pericolosi. Guidato dalla razionalità dei dati, questo saggio di geografia umana cerca un difficile punto di equilibrio tra interessi e ideali.
"L'ho vista anch'io una rapatura delle donne fasciste, catturate nei giorni conclusivi della guerra civile. Era la fine di aprile del 1945 e andavo per i dieci anni. Oggi sono un vecchio signore curioso, ma già allora ero un ragazzino che si sentiva padrone della sua piccola città. Nell'attesa che riaprissero le scuole elementari, dove frequentavo la quinta poiché ero avanti di un anno, trascorrevo il tempo libero nella modisteria di mia madre Giovanna e nelle strade del centro. Conclusa la guerra e finiti i bombardamenti degli Alleati, non esistevano altri pericoli in città. In questo modo mi sono trovato di fronte a vicende che non pensavo di scoprire. Una fu la tosatura delle prigioniere repubblichine, avvenuta non in piazza del Cavallo come racconto in questo libro, bensì in una piazza secondaria, davanti a una caserma in sfacelo, diventata un rifugio di senzatetto e di prostitute malandate. Tra le donne sottoposte a quel supplizio, una era molto giovane e bella. La sua figura è sempre rimasta nella mia memoria, tanto da ispirarmi il personaggio centrale di questo libro: Teresa Bianchi, detta Tere. Una maestra elementare sui vent'anni, tanto appassionata della propria missione da prendere la tessera del Partito fascista repubblicano pur di insegnare in una scuola della città. Di solito i miei libri sulla guerra civile e sul dopoguerra sporco di sangue non hanno per protagonisti dei fascisti repubblichini se non come vittime delle vendette partigiane. Un revisionismo a senso unico ha fatto sparire i tanti italiani, civili e militari, rimasti fedeli a Benito Mussolini. Eppure furono soprattutto loro a sopportare gli eventi più angosciosi dell'ultima fase della guerra nel nostro Paese. Come le stragi provocate dagli aerei da bombardamento americani, spesso imprecisi e affidati a piloti che volevano liberarsi del loro carico micidiale e ritornare al sicuro nelle basi di partenza. Oppure come l'inferno delle violenze compiute dai marocchini in Ciociaria, con migliaia di donne stuprate sotto lo sguardo indifferente dei generali francesi, primo fra tutti Charles De Gaulle. La mia Tere affronta con fermezza e coraggio il furore dell'ultimo atto della guerra mondiale in casa nostra e il caos del dopoguerra. Di certo è una repubblichina, ma soprattutto un'italiana con una qualità che ho ritrovato in tutte le donne incontrate nella mia vita: la pazienza generosa." La vicenda narrata in questo libro è immersa in una storia assai più grande: la guerra civile italiana tra il 1943 e il 1945, sino al capitolo sanguinoso della liberazione, un succedersi di vendette e di delitti. Ma "La repubblichina" è soprattutto un romanzo.
2 febbraio 2020. È tutto pronto, il grafico incisore che ha avuto dal ministro dell'Economia l'incarico di disegnare la Lira Nuova ha finito, il punto di verde è perfetto. Banconote e monete verranno messe in circolazione a partire dalla mezzanotte. In ossequio al credo nazionale sono stati abbandonati i poeti, gli artisti e gli scienziati: al loro posto le immagini degli eroi popolari e i martiri del governo sovranista. Il governo è in carica da un anno e mezzo, e ormai la maggioranza è costituita da un partito unico, il Psi - Partito sovranista italiano. Per tener fede alle promesse elettorali il Psi ha fatto saltare i conti pubblici. Così non c'è altro da fare che andare fino in fondo: mettere in atto il piano B, uscire dall'euro. Intanto la speculazione internazionale è già preparata e le corazzate finanziarie sono pronte ad affossare l'Italia. E fra chi scommette contro il Paese c'è anche un politico importante, che ha un ruolo di rilievo nell'operazione Morris, com'è stata battezzata in codice. La mattina del 3 febbraio, la nuova valuta crolla in poche ore mentre le Borse vanno a picco. Le banche hanno bloccato i bancomat, la fuga di capitali è immediata e imponente. L'inflazione comincia a galoppare. I tassi d'interesse esplodono, le imprese indebitate dichiarano bancarotta, i mutui vanno alle stelle. Il potere d'acquisto dei salari è divorato dall'impennata dei prezzi, la disoccupazione tocca livelli astronomici, la povertà dilaga. Il paese è in ginocchio. L'Italia sembra uscita da un'altra guerra mondiale. L'unica soluzione è emanare un decreto per vendere i monumenti agli stranieri. I cinesi offrono 100 miliardi di euro per il Colosseo e i russi si prendono Pompei in cambio merce: le forniture di gas naturale all'Italia per 25 anni. Non basterà. Ma neppure si potrà tornare indietro. Il racconto di un'Europa in cui non esistono più scenari impossibili.
"Il sogno di Solomeo" è quello di un contadino che, seguendo i valori umanistici scoperti nella vita rurale e nella filosofia, diventa un grande industriale. Un sogno in grado anche di mostrare che si può restituire vita ai centri antichi e nobiltà alle periferie. Brunello Cucinelli ripercorre il suo cammino personale ed evoca il senso dell'umano appreso dai Greci, che ogni giorno l'ha accompagnato nella ricerca della saggezza e della pratica virtuosa. Le sue guide sono la dignità morale e quella economica dell'uomo. I punti cardinali che orientano questo viaggio sono la bellezza, quando è unita alla custodia, e la vecchiezza, quando è amata dai giovani, la ricchezza, quando è unita al dono, e la semplicità delle cose davvero grandi. Nasce così il concetto di "lavoro giusto" come rispetto della natura, dell'uomo e della sua aspirazione al sogno: è questo il "capitalismo umanistico". Dei maestri del passato si ritrova in queste pagine la ricerca del silenzio, del raccoglimento, e di quella luminosa solitudine popolata di ricordi e pensieri che è l'unica condizione per non essere soli.
Si è tornati a costruire muri. Sono infatti oltre 6000 i chilometri di barriere innalzati negli ultimi dieci anni, in grado di modificare radicalmente il nostro paesaggio culturale e politico. Le nazioni europee avranno ben presto più sbarramenti ai loro confini di quanti non ce ne fossero durante la guerra fredda. Il mondo a cui eravamo abituati sta per diventare solo un vecchio ricordo: dalle recinzioni elettrificate costruite tra Botswana e Zimbabwe a quelle nate dopo gli scontri del 2015 tra Arabia Saudita e Yemen, fino al mai abbandonato progetto del presidente Donald Trump al confine tra Stati Uniti e Messico. Non appena una nazione si appresta a far nascere un nuovo muro, subito i paesi confinanti decidono di imitarla: quello tra Grecia e Macedonia ne ha provocato uno tra Macedonia e Serbia, e poi subito un altro si è alzato tra Serbia e Ungheria. Innumerevoli sono le ragioni alla base di queste decisioni spesso dettate da paura, disuguaglianze economiche, scontri religiosi. Questo libro diventa quindi una preziosa ed essenziale bussola per comprendere le ragioni storiche di quello che sta accadendo oggi...
Il nostro paese ha conosciuto fasi alterne di prosperità e di declino: dopo i successi del Novecento, da anni sembra arenato nelle secche di una lunga stagnazione, che non trova paragoni nel resto dell'Occidente. Come è stato possibile passare da una realtà economica tra le più floride all'attuale declino? Alla luce delle più aggiornate ricerche sul reddito e sulla disuguaglianza, sul divario Nord-Sud e sulla performance delle imprese, il libro mostra come l'origine dei successi e dei fallimenti italiani sia da ricercarsi nell'assetto politico e istituzionale del paese, nelle sue classi dirigenti e nel modo in cui esse hanno inciso, nel bene o nel male, sulle condizioni profonde della crescita.
Cesare Brandi racconta il suo personale tour in terra di Puglia, un viaggio letterario e artistico lungo le strade assolate di una regione ricca di tesori e sorprese. La scrittura avvolgente di Brandi illumina i vicoli della città vecchia di Bari, le imponenti cattedrali romaniche, la severa maestosità di Castel del Monte. E poi ancora il Salento e la Valle dei Trulli, le cripte basiliane di Massafra e il Gargano, il Vulture e il Foggiano: le diverse anime della Puglia affiorano come maschere in tutta la loro umanità, ritratte da un pellegrino d'eccezione.
Per decenni gli scarti delle attività industriali sono finiti nella terra che abitiamo. Il fumo delle ciminiere ha impestato l'aria; gli scarichi hanno avvelenato l'acqua. Conviviamo, e conviveremo a lungo, con la diossina nei giardini pubblici, il piombo nei terreni, il Pcb e gli idrocarburi nelle falde idriche. Marina Forti ci porta in alcuni dei luoghi più inquinati d'Italia e ce ne racconta la storia, le bonifiche mancate, la mobilitazione dei cittadini, l'emergere di una coscienza ambientalista, lo scontro tra le ragioni del lavoro e quelle della salute.
Tutti hanno un cognome: oggi è un fatto così scontato che lo si potrebbe quasi considerare naturale. In realtà si tratta dell'esito di una lunga storia. Nel corso del tempo gli Italiani si sono chiamati fra loro in tanti modi, e quello che noi chiamiamo cognome si è sviluppato molto lentamente, come risultato dell'interazione di vari fattori: la coscienza di sé degli individui e delle famiglie (a cominciare da quelle nobili), la necessità di distinguersi e riconoscersi all'interno delle comunità di appartenenza, la spinta proveniente dalla Chiesa e dagli Stati verso la regolamentazione dell'identità onomastica di ognuno. La nascita dei cognomi non è stata perciò un evento puntuale e irreversibile, ma un processo segnato da contraddizioni, deviazioni, passi indietro e anche notevoli differenze fra una parte d'Italia e l'altra. È un tema appassionante che intreccia le grandi questioni storiche, quali la persistenza della tradizione romana nell'Alto Medioevo, la formazione delle signorie territoriali, l'impatto del concilio di Trento, l'azione di governo delle burocrazie dell'assolutismo illuminato, con quelle a noi più vicine, come il nazionalismo linguistico, le persecuzioni, le migrazioni del Novecento e oggi la questione ancora aperta del diritto di trasmettere il cognome materno. È una storia non del tutto finita e che non finirà mai.