Stretti tra la necessità di risparmiare indotta dalla crisi economica e i continui appelli a non modificare le abitudini di consumo per non incidere negativamente sul sistema economico generale, i consumatori tentano di trovare nuovi criteri di acquisto. Ecco quindi un volume per riflettere sui concetti di responsabilità, consumo critico, sostenibilità e per analizzare se le modalità di consumo "alternativo" (biologico, equo-solidale, collettivo, ecc.) possano veramente considerarsi modelli realistici per tutte le famiglie.
La comunicazione d'impresa è un sapere integrato che, gestito da un professionista, esperto in pubbliche relazioni, consente a un'azienda di elaborare e attivare flessibili ed efficaci strategie di presenza sul mercato di riferimento. Applicata e praticata da anni in paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, in Italia ha lungamente stentato a prendere piede a causa, si diceva, di una tendenza a organizzare la comunicazione "per comparti": ovvero ciascuna agenzia o struttura lavora in autonomia, e non esiste una mente centrale che ne coordini gli sforzi (e i risultati) comunicativi verso l'esterno. Le cose oggi stanno finalmente cambiando. Questo volume offre una panoramica teorica sulla comunicazione d'impresa e passa in rassegna le diverse professionalità legate a questo settore, dalla pubblicità alle relazioni pubbliche, alle promozioni, sponsorizzazioni.
Il libro racconta un progetto di ricerca, avviato nel 2001 nell'ambito dell'Istituto Ceris CNR, volto ad identificare approcci efficaci allo sviluppo organizzativo che favorisca processi etici di sviluppo socioeconomico, in sintonia con la cultura europea. Il progetto si è svolto in modo esplorativo, coinvolgendo a mano a mano figure significative per lo svolgersi delle fasi previste, ispirandosi alla metodologia della ricerca azione. Particolarmente prezioso è stato fin dall'inizio il contributo di Francesco Novara, esperto internazionale di ergonomia delle organizzazioni e pioniere della psicologia del lavoro in Italia. L'approccio elaborato si è ispirato alle esperienze di Adriano Olivetti in Italia e di B.C.J. Lievegoed in Olanda e muove dalla visione dell'uomo e dell'organizzazione come due realtà in continua evoluzione sinergica, dove l'individuo diventa elemento integratore dell'organizzazione e non una delle variabili da trasformare. Il principio guida dello sviluppo sarà il miglioramento delle esigenze del cliente, scopo dell'esistenza dell'organizzazione. Lo sviluppo avverrà in modo sperimentale e si creeranno delle comunità a vari livelli caratterizzate dal fatto che gli individui acquisiranno consapevolezza per il proprio sviluppo del valore dell'appartenere ad un gruppo di lavoro e dell'utilità sociale dell'azione collettiva; essi lavoreranno secondo una visione di leadership orizzontale, , trasversale alle funzioni.
un interessante stimolo progettuale per innovazioni gestionali nelle istituzioni universitarie e di ricerca, coerente con le nuove sfide della competizione per la qualità, dell'internazionalizzazione e dell'efficenza nell'uso delle risorse
Nel contesto della crisi finanziaria recente, e ancora in corso, è importante porre grande attenzione all'evoluzione, alle specificità e ai caratteri fondanti dei modelli dell'intermediazione finanziaria, poiché da essi gli agenti economici si attendono stabilità ed efficienza. Qui l'intermediazione finanziaria viene intesa in senso lato, comprendendovi sia l'attività della banca, come intermediario creditizio, sia quella dell'assicurazione, che tende a sviluppare progressivamente una dimensione crescente degli attivi e dei passivi di natura finanziaria. Il capitolo introduttivo intende proporre un'interpretazione del percorso evolutivo dei modelli di intermediazione, osservando anche i cambiamenti più recenti e i loro profili di criticità. Le due parti seguenti sono rispettivamente dedicate alla banca, con principale riferimento al modo di fare, di finanziare e di gestire il credito, e all'assicurazione, approfondendo i processi caratteristici e innovativi dei due tipi di intermediari considerati.
In breve
La crisi globale ci ha colti nuovamente in controtempo. Quale sorte tocca all’Italia? Dipende. Dalla volontà di ritrovare il tempo.
Nel concerto dei paesi avanzati, l’Italia e la sua economia suonano in controtempo da molti anni. All’avanzare della globalizzazione siamo rimasti attardati in una specializzazione del lavoro obsoleta. Mentre gli altri sfruttavano la rivoluzione tecnologica, noi abbiamo stentato a mantenere l’efficienza e il tenore di vita medi. Quando nel mondo spirava il vento delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, noi abbiamo indugiato. La crisi ha rimesso in discussione nel mondo principi e politiche verso cui l’Italia stava invece faticosamente muovendo per recuperare i suoi ritardi. È l’ennesimo caso di controtempo, ma stavolta dobbiamo servircene a nostro vantaggio. Alcune caratteristiche antiche del sistema italiano – il ruolo del sindacato, la cultura giuridica – sono di freno. Solo se proseguiremo nel recupero dei veri valori del liberalismo, mantenendo il controtempo ancora per una battuta, alla fine ritroveremo il tempo del progresso.
Indice
Prefazione - LA MUTAZIONE DEL MONDO: I. Prima della crisi - II. La crisi - L’ECONOMIA ITALIANA: PREPARARSI AL DOPO-CRISI: III. Le imprese - IV. La finanza - DUE PASSAGGI OBBLIGATI: V. Il ruolo del sindacato - VI. La cultura giuridica - RITROVARE IL TEMPO GIUSTO - Bibliografia
La crescita del grado di finanziarizzazione assunta dalle borse del petrolio crea l'esigenza di comprendere chi sono i nuovi protagonisti e quali le nuove dinamiche che concorrono a formare il prezzo del barile. Un fattore così importante che si ripercuote sul tenore di vita di tutti noi, si propaga e assume nuovi e più complessi connotati, in un mercato dove i punti di riferimento tradizionali hanno sempre minore importanza. Questo lavoro, unico testo italiano nel suo genere, illustra quali sono i nuovi scenari e chi sono gli odierni protagonisti dell'oro nero. Consente pertanto di capire i fattori che spingono verso continui nuovi record il prezzo del barile, le nuove interrelazioni (come quella col mercato alimentare attraverso i biocarburanti) e quali strumenti finanziari utilizzare per mitigare o sfruttare la volatilità dei prezzi.
La crisi globale è ormai un dato di fatto: dall'ambito della finanza si è estesa all'economia reale, determinando implicazioni sociali, politiche, geostrategiche, ambientali che condizionano seriamente le misure adottate dai governi e le prospettive degli individui. Riconoscere e analizzare la complessità dei fattori che hanno contribuito a delineare lo scenario attuale è solo la prima tappa di questo Rapporto: esso infatti si propone di comprendere le lezioni che la recessione globale insegna, le riflessioni che impone, gli scenari di evoluzione possibile, leggendo la crisi come una "scuola" da cui trarre insegnamenti utili per il futuro. Una prima lezione è che l'epoca della "finanza globale" è tramontata, ma quella del "coordinamento globale" degli stati sovrani non è ancora sorta. I paesi occidentali sono alle prese con l'esplosione dei debiti pubblici e con l'acuirsi delle tensioni in settori strategici quali l'aerospazio e l'energia, rispetto ai quali si registra uno spostamento del baricentro del pianeta da Ovest verso Est. Su questo sfondo tumultuoso, ciascun paese può far conto su quello che ha: l'Italia mette in gioco i consistenti risparmi delle sue famiglie e la minor debolezza delle sue banche, mentre l'indebitamento pubblico è nettamente superiore a quello degli altri paesi avanzati. La lezione più importante è che le difficoltà che oggi accomunano il mondo offrono all'Italia un'occasione per recuperare il troppo tempo perduto.
Questa crisi non e uguale per tutti.
Molti sono stati lasciati indietro.
Ma e proprio in tempo di crisi che
si possono fare riforme ambiziose,
per non rassegnarsi
al declino del nostro paese.
Perché l’Italia è entrata prima degli altri Paesi nella recessione? E perché, nonostante non abbia subito il fallimento di grandi banche e l’esplosione della bolla immobiliare, sta vivendo la crisi peggio di altri Stati? Cosa ci attende quando finalmente il mondo ripartirà? Sapremo uscire non solo dalla recessione, ma anche dalla stagnazione in cui ci dibattiamo da oltre quindici anni?
Sono interrogativi di cui oggi nessuno discute in Italia. La politica economica sembra scomparsa dall’agenda nazionale. Non riappare neanche in autunno, consueto momento di confronto sulla Finanziaria, in cui un governo dovrebbe spiegare le iniziative che intende prendere e un’opposizione formulare le proprie critiche. Niente di tutto ciò: solo il vuoto. Amplificato da un’informazione sempre più reticente ad affrontare i nodi spinosi dei rapporti fra politica economica e sistema bancario.
In questo libro Tito Boeri passa in rassegna quel poco che è stato fatto e l’enorme mole di ciò che non è stato fatto per fronteggiare la crisi in Italia. Esplora temi diversi come la proliferazione di nuove tasse (dalla Robin tax alla Padania tax), il federalismo zoppo e inconcludente, le occasioni mancate nel riformare scuola e università e le contraddizioni insite nell’unica riforma varata sin qui da questo governo — quella della pubblica amministrazione. Numerosi sono gli episodi rievocati, dall’incredibile vicenda Telecom all’eterno tormentone Alitalia, passando per i meandri di Calciopoli, tutti emblematici del modo in cui opera la classe dirigente italiana. Ma nel testo di Boeri non c’è solo denuncia: ci sono anche proposte concrete, che riguardano soprattutto le azioni da intraprendere per evitare che questa crisi comporti, come precedenti recessioni, un forte incremento delle disuguaglianze e della povertà.
Indossando di volta in volta i panni dell'avidità, della cupidigia, dell'usura, della concupiscenza, della taccagneria o della grettezza, la vocazione camaleontica dell'avarizia è tale che essa può talvolta assumere anche le sembianze della virtù. E' il vizio più "economico" dei sette ed è un economista ad indagare le ragioni per le quali nel corso del tempo, a partire dalla tarda antichità, esso sia andato soggetto ad una pluralità di slittamenti semantici, secondo un'alternanza che non trova riscontro in nessuno degli altri vizi capitali. Da radice di tutti i mali e quindi primo dei vizi, l'avarizia diverrà seconda alla superbia durante l'alto Medioevo, per ritornare al primo posto all'epoca della Rivoluzione commerciale, e trasformarsi poi nell'Umanesimo civile - con un altro mutamento di prospettiva - in impulso alla prosperità. Nell'ultimo quarto di secolo, l'avarizia è tornata ad essere vizio, quello che più di ogni altro è cresciuto in maniera spettacolare. L'avaro di oggi è posseduto dalle cose, accumula e conserva ma non usa, possiede ma non condivide. La sua infelicità è un fallimento della volontà o della ragione?
Stefano Zamagni insegna Economia politica nell'Università di Bologna e alla Johns Hopkins University di Bologna. E' presidente dell'Agenzia per le Onlus. Tra le sue pubblicazioni per il Mulino "Economia civile" (con L. Bruni, 2004), "Teoria economica e relazioni interpersonali" (con P.L. Sacco, 2006), "La cooperazione" (con V. Zamagni, 2008), "Laicità e relativismo nella società post-secolare" (con A. Guarnieri, 2009).