Il mito dell'Albero Sacro posto al centro dell'Eden risale ai primordi dell'umanità: è la suggestiva ipotesi di Mircea Eliade, tra i più grandi studiosi di storia delle religioni del XX secolo. L'Albero Sacro consentiva all'uomo di ascendere al cielo, stabilire un colloquio diretto con Dio, arrivare alla comprensione metafisica della realtà. Poi, con la perdita dell'innocenza, venne il giorno dell'esilio dall'Eden. Le grandi mitologie del passato hanno una radice comune: la nostalgia per il paradiso primordiale, sede della felicità e dell'immortalità. Ma qual è oggi la funzione del mito? Con la desacralizzazione della vita e del creato, l'uomo contemporaneo ha "rimosso" il simbolo nelle zone oscure della psiche, cioè nel sogno, nelle fantasie, nelle memorie ancestrali. Mircea Eliade procede in questo studio a un raffronto tra il variegato, trasparente e interpersonale spazio delle religioni e l'opaca e limitativa sfera dell'inconscio individuale. In questo ormai classico studio, l'autore interpreta in modo nuovo e anticonvenzionale i riti della madre terra, i sacrifici umani, i misteri orfici, i poteri degli sciamani, la mistica indiana, le pratiche dei monaci buddhisti, i valori delle Scritture ebraiche e cristiane, per approdare alle odierne dinamiche dell'immaginario. Mimetizzato sotto varie forme, il mito vive ancora, la nostalgia del paradiso è sempre presente e molte idee apparentemente nuove non sono che un prolungamento del pensiero arcaico.
Un monaco del nostro tempo dinnanzi agli enigmi più profondi della Sacra Scrittura. Frère John di Taizé si interroga sul messaggio biblico, dove ancora la visione di un Dio irascibile urta la sensibilità di molte persone di buona volontà, desiderose di spiritualità, alla ricerca di un senso alla loro vita. A loro sono rivolte queste pagine che hanno l'intento di scandagliare il mistero del male e la misericordia divina. Un libro che aiuta davvero a leggere la Bibbia, una storia di liberazione sulla quale ha a lungo influito una teologia dell'ira nella sua relazione con la collera dell'uomo.
Il potere può assumere, e ha assunto nel corso della storia, le forme più diverse. Cosa ci viene in mente quando pensiamo al potere? Pensiamo al capo di stato, al sindaco della nostra città? Al poliziotto che alza il manganello per mantenere l'ordine pubblico? Certo, può essere tutte queste cose. Ma nella società complessa e smaterializzata di oggi il potere si insinua nelle nostre vite in modi molto più sottili. E allora è più che mai necessario tornare a riflettere sulle radici del problema e domandarsi: che cos'è e come si esercita il potere? In questo classico della sociologia e della teoria dei sistemi sociali, con un incredibile anticipo e una scelta spiazzante per il suo tempo ma che oggi non può non sembrarci profetica, Niklas Luhmann risponde che il potere non è altro che «un mezzo di comunicazione», in grado di produrre simboli tanto più efficaci quanto più riescono a persuadere spontaneamente chi vi è sottoposto. Il ricorso alla coercizione tramite la violenza, per quanto sia la sua espressione più appariscente, «segna non già il successo del potere ma il suo scacco». E non capiremo mai la sua vera natura, sostiene Luhmann, se continueremo a pensarlo come una corrente unidirezionale, che va dall'alto al basso, dal dominatore al dominato: il potere è qualcosa che tutti noi produciamo, facciamo circolare e accresciamo esercitando le nostre libertà individuali. Dalla democrazia all'opinione pubblica, dalla legittimità allo stato di diritto, Luhmann ha passato tutti questi concetti al vaglio delle teorie cibernetiche e funzionalistiche, trasformando per sempre la teoria politica classica: scritto agli albori dell'era informatica, "Potere e complessità sociale" svela la meccanica di una forza che oggi abbiamo troppo sotto gli occhi e non riusciamo più a vedere, e ci fa capire chi e come governa realmente le nostre esistenze.
Si può vivere insieme, liberi e diversi? Riusciremo mai a conservare la nostra identità senza combattere e alzare muri contro chi porta i segni visibili della sua alterità? Alain Touraine, uno dei massimi sociologi viventi, non ha dubbi: è questa la sfida più importante che il mondo di oggi, sempre più globalizzato e connesso, è chiamato a raccogliere; soltanto vincendola potremo raggiungere quella che chiama «la quadratura del secolo». In duecento anni di vertiginoso progresso tecnologico è accelerata sempre più la tendenza che ci ha portato dal vivere in piccole comunità, con relazioni e riti condivisi in cerchie ristrette, al costituirci in società via via più ampie, dal sentirci parte di una città a parte di organismi nazionali e poi sovranazionali. Oggi viviamo in un mondo in cui le barriere spaziotemporali che ci separavano gli uni dagli altri si sono dissolte, creando l'impressione di abitare un'indistinta società globale dove l'unica condivisione possibile sembra quella del rituale consumistico che ci rende simili, troppo simili, nell'omologazione dei gesti, degli acquisti, dei gusti, ma non veramente uguali. Disorientati da questa vicinanza improvvisa e forzosa, molti reagiscono tentando di riportare indietro le lancette, serrando i ranghi con chi è più simile per dare battaglia al diverso, e finendo così preda di nazionalismi e integralismi religiosi. Ma soltanto quando riusciremo a diventare «soggetti» e a costruire la nostra identità politica mettendo la cultura e la creatività di ognuno al servizio di tutti potremo riappropriarci del nostro futuro. Con "Libertà, uguaglianza, diversità", Touraine indica la strada da seguire a chi vuole uscire dal proprio isolamento per essere parte attiva nella costruzione di una società finalmente libera, equa e fondata sul valore delle differenze: una missione che oggi non possiamo più rimandare.
Il testo "Dallo spazio alla città. Letture e fondamenti di semiotica urbana" è un'antologia sul tema dello spazio - in particolare dello spazio urbano - che raccoglie vari brani tratti da alcuni testi classici, e non, sul tema. L'intento è quello di fornire al lettore una panoramica esauriente delle riflessioni sull'approccio semiotico alla questione della spazialità, ma anche gli spunti per una riflessione che possa divenire pratica metodologica per future osservazioni. Infatti, proprio a proposito della fondazione di una pratica metodologica, il testo vuole porre le basi sia per una rilettura dei brani antologizzati sia per tracciare una linea evolutiva di un campo disciplinare (la semiotica dello spazio) che si manifesti come metodo di analisi coerente.
La parola "gnosi" sembra oggi evocare universi lontani, sconosciuti, se non impraticabili. Sembra rimandare a un patrimonio un po' polveroso, lontano dalla vita quotidiana del XXI secolo. E invece le cose non stanno proprio così. Oggi, più che mai, le antiche dottrine gnostiche rappresentano una risposta "forte" al travaglio della modernità, alla solitudine di un'umanità immersa nelle tenebre dell'ignoranza, al venir meno delle tradizionali dottrine religiose, al tramonto delle ideologie, all'eclisse del simbolico: la linfa della vita del profondo. I saggi qui raccolti testimoniano come molte tematiche gnostiche abbiano lasciato una traccia indelebile in persone, accadimenti, pensieri e istituzioni. Si tratta, anche, di una risposta indiretta alla "banalità" del male, presente nel mondo e nelle società, cui le antiche dottrine gnostiche hanno tentato e tentano ancora di porre rimedio.
Aiutare qualcuno in difficoltà, impegnarsi per raggiungere un obiettivo, rispettare le persone, la natura e le cose... Tanti racconti per familiarizzare con quei valori che, se messi in pratica fin dall'infanzia, possono fare la differenza. Sei storie in rima illustrate per raccontare ai bambini che si può essere piccoli supereroi anche nella vita di tutti i giorni. Età di lettura: da 4 anni.
La storia del paesaggio agrario italiano dall'epoca della colonizzazione greca ed etrusca fino ai tempi nostri, condotta con stretti riferimenti alla letteratura e all'arte, e con gli strumenti dello storico, dell'economista, del sociologo, dell'agronomo. Numerose riproduzioni di opere d'arte delle varie epoche (mosaici, tele, affreschi, dipinti e disegni sino a Renato Guttuso) permettono un continuo riscontro visivo con il racconto storico.
Il gioco è un'occasione di apprendimento complessa e coinvolgente, che possiede tutte le caratteristiche necessarie a rendere l'apprendimento efficace e duraturo. Esso coinvolge abilità fondamentali per lo sviluppo del bambino, come quelle sociali (collaborazione, rispetto delle regole), cognitive (pianificazione, strategia), motorie (coordinazione, senso dello spazio), emotive (competizione, paura).
«Meno non significa affatto decrescere. Vuol dire arretrare, questo sì: nell'indifferenza, nell'individualismo, nella conflittualità, nella bulimia del consumismo e della ricchezza. Ma per essere più. Più civili, più realizzati, più umani, più felici. Sì, meno è di più. Occorre creatività, e anche un po' di follia, occorre essere affamati di futuro. E tutto questo, non è forse proprio nelle corde della iniziativa The economy of Francesco?» (Francesco Antonioli). Con l'iniziativa The economy of Francesco, papa Bergoglio ha convocato ad Assisi cinquecento giovani economisti e imprenditori sotto i 35 anni, invitati a scrivere un "patto" per cambiare l'attuale economia e dare un'anima all'economia di domani. Occorre correggere i modelli di crescita incapaci di garantire il rispetto dell'ambiente, l'equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future. Questo libro è una provocazione. Ricco di spunti e di originali suggestioni, apre uno sguardo sul significato dei valori e delle spinte ideali per la vita economica. Ma lo fa ritornando all'antico, a due santi carismatici, a due manager ante litteram, inventori di prototipi finanziari e di organizzazione aziendale a cui si ispira la nuova "economia civile", una teoria che è responsabilizzante e parla a tutta la società: alle imprese, ai consumatori, ai decisori pubblici.
La Via di Francesco, dalla Toscana a Roma, è un percorso moderno che tocca i luoghi fondamentali dell'avventura francescana. Monasteri e chiese, borghi e solenni foreste, oliveti secolari e la imponente Valnerina sono le tappe di uno dei cammini europei di maggiore suggestione e successo. Circa 450 chilometri, per 23 o 24 giorni di cammino complessivi, ci conducono attraverso le Foreste Casentinesi, la valle del Tevere, il Subasio, la cascata delle Marmore, la Valle Santa di Rieti e la Sabina no alle porte della Città Eterna. E ci permettono di incontrare i religiosi e i camminatori, i volontari e gli hospitaleros che hanno dato vita alla Via. Sentieri e mulattiere nella natura ma anche dello spirito: il ricordo della presenza di Francesco è sempre presente tra i monasteri, gli eremi e i silenziosi panorami che poco sono cambiati negli ultimi otto secoli.