Siamo sicuri che dire sempre ciò che si pensa ci aiuterà a vivere una vita migliore e a trattare gli altri con rispetto? O forse questo precetto, apparentemente tanto saggio, a volte ha fatto precipitare le nostre vite pubbliche e private? Sincerità e intransigenza vincono su tutto, anche sulla buona relazione con gli altri? Dire quel che si pensa, sempre. È questa regola di autenticità che l'ipocrisia mette in discussione. Ed è anche la ragione per la quale è giudicata in modo negativo, come un fatto di incoerenza intenzionale tra pensieri, parole e comportamenti. Questo fa dell'ipocrita un sabotatore silenzioso dell'ordine morale? Una persona che erode nell'ombra le fondamenta della fiducia? Senza fiducia non c'è società né amicizia né amore. Ma società, amicizia e amore non sono possibili senza una qualche dose di ipocrisia. Nel difficile equilibrismo tra il non fare male agli altri e il non fare male a se stessi, l'ipocrisia allena a pensare in maniera complessa e a stare in relazione con gli altri sul palcoscenico pubblico. A patto che non diventi sistemica e che non tracimi in menzogna e manipolazione.
Quello dell'amicizia è un tema fondamentale: riguarda ciascuno di noi. L'amicizia è infatti un vitale rapporto con il prossimo, capace di innescare un dialogo che ci trasforma reciprocamente. È una miracolosa fonte di gioia ma anche un equilibrio fragile, da tutelare. La relazione non esclude la solitudine, che anzi si trova al cuore dell'amicizia. I rapporti amicali non sono poi tutti uguali: mutano nel tempo, a seconda delle diverse età della vita, del genere, dei caratteri, delle condizioni esterne, familiari, sociali e storiche. L'amicizia, non ultimo, ha risonanze in psichiatria, tanto più in una situazione post-pandemica, ed è alla base della cura. Grandi pensatori, poeti e scrittori accompagnano Eugenio Borgna in questa riflessione a tutto campo sul sentimento di amicizia: Friedrich Nietzsche, Emily Dickinson, Rainer Maria Rilke, Thomas Mann e Antonia Pozzi, fra gli altri, prestano le loro parole per coglierne meglio il senso e il valore.
Il desiderio profondo del singolo uomo, così come il bisogno della specie a cui appartiene, non è centrato sulla figura del nemico e della guerra, ma al contrario su condizioni che permettano l'amicizia e l'amore. Sono queste le risposte adeguate alla fragilità della nostra condizione che ha sempre bisogno di «un altro» da cui ricevere aiuto e disposto a sua volta a donarsi. Per aiutarci a comprendere questo principio, Vittorino Andreoli mette in discussione quella parte della teoria dell'evoluzione che considera «naturale e necessaria» la «lotta per l'esistenza», indicata da Charles Darwin come imperativo per tutte le specie che abitano il nostro pianeta. Una visione che lega la vita alla forza di eliminare e non di costruire, di uccidere e non di stare insieme. All'interno di una concezione che riduce l'uomo a una macchina che segue l'istinto stampato nella genetica in maniera «fatale». Darwin non poteva conoscere le grandi scoperte della biologia recente, che ha permesso di definire la plasticità di parte del nostro cervello, da dove emergono funzioni che hanno un vasto margine di guida e che permettono di attribuire all'uomo desideri e capacità per attivare la condivisione e adattarsi in maniera pacifica alla natura e alla vita «insieme». Diventa dunque ipotizzabile un'evoluzione della specie all'insegna non della lotta ma della cooperazione. E la vita dell'uomo può inserirsi in uno scenario in cui le difficoltà sono affrontate in maniera pacifica attraverso l'aiuto reciproco che porta a condannare la guerra. Una riflessione affascinante che diventa l'occasione per compiere un viaggio dentro la mente dell'uomo nel tentativo di comprendere il senso dell'esistenza di chi è stato posto all'apice dell'albero dei viventi.
Quando si parla di pensieri ed emozioni si entra quasi in uno spazio sacro, dove ogni lettore può permettersi di essere sé stesso. Questo libro è un viaggio all'interno di noi stessi, che aiuta a disegnare mappe prima sconosciute. È un condividere che può essere un'opportunità di crescita, e può metter in luce luoghi interiori inesplorati o a volte anche irrisolti. È una possibilità per conoscere e svelare, rivedere, rivelare. Tanti i temi trattati in questo percorso. Al lettore la possibilità di esplorarli con la profondità che ritiene opportuna. Essere autoconsapevole per raggiungere una maggiore autostima, un equilibrio interiore fondamentale e una relazione profonda.
Siamo tutti alla ricerca di un maggiore equilibrio, di comprensione, crescita personale e armonia interiore. L'Enneagramma, un antico sistema di classificazione delle personalità, è un potente strumento di autoconoscenza che ti aiuta a riconoscere i tuoi punti di forza e debolezza e comprendere le dinamiche delle relazioni con gli altri. Le 5 ferite dell'anima - rifiuto, abbandono, umiliazione, tradimento e ingiustizia - sono le ferite emotive che tutti noi sperimentiamo nel corso della vita e che influenzano il modo in cui percepiamo noi stessi, ci relazioniamo con gli altri e affrontiamo le sfide. Gli autori esplorano l'interazione tra l'Enneagramma e le 5 ferite, offrendo una prospettiva unica e integrata per raggiungere un'autentica armonia interiore. Sarai guidato nella comprensione dei meccanismi alla base delle tue reazioni emotive, nella trasformazione delle ferite in opportunità di crescita e nello sviluppo di una maggiore empatia e intuizione nei rapporti con gli altri. Questo è un libro indispensabile per chiunque desideri intraprendere un percorso di autorealizzazione, guarigione emotiva e sviluppo spirituale.
Alla vecchiaia comunemente si pensa come a una stagione di triste declino, d'immobilità, di giorni vuoti. Oppure, oggi più che mai, come a un'età in cui ancora tutto è possibile, in un prolungamento indefinito della giovinezza. Ma non appena laceriamo il velo dei tabù e dei luoghi comuni, l'«età grande» spalanca davanti a noi paesaggi inesplorati. Nel suo nuovo libro Gabriella Caramore fa esattamente questo: risponde all'esigenza di spingere lo sguardo tra le fenditure del tempo, ponendosi in ascolto «della propria carne e del proprio sentire». Senza cedere a nessuna nostalgia, apre il suo cuore al passato, ricorda i turbamenti e gli affetti dell'infanzia e della giovinezza, contempla il panorama delle cose perdute. Ma soprattutto guarda nascere nel presente un desiderio inaspettato: il bisogno di sentirsi vivi, proprio quando ormai s'insinua la consapevolezza della fine. Pur senza rinunciare alle asprezze e ai dubbi del pensiero, le sue riflessioni danno forma a pagine delicate e intense, illuminate da una grazia che incanta. Nel ripercorrere gli snodi di un cammino profondamente umano, e per questo esemplare, "L'età grande" prova così a riscoprire il senso più autentico della nostra vita.
Durante il percorso curativo in ambito delle relazioni d'aiuto si affrontano disagi e sofferenze di varia natura e in psicoterapia si attraversano spesso ricordi traumatici del passato che condizionano il presente. La correzione degli schemi relazionali disfunzionali e il superamento del rancore vissuto si realizza dopo l'espressione della rabbia. La cicatrizzazione sanatoria e definitiva delle ferite psichiche può avvenire soltanto con la dimensione emotiva del perdono che la ricerca scientifica ha evidenziato come indispensabile strumento terapeutico in questo testo.
Il volume raccoglie i contributi presentati durante il 3° Seminario del Progetto di ricerca "Giovani, affetti e identità" in corso all'Università Pontificia Salesiana. Oggi il contesto educativo e il panorama socioculturale manifestano evidenti sfide ed opportunità su temi antropologicamente rilevanti quali la persona, la sua maturazione affettiva, l'orientamento dei suoi comportamenti, il rapporto tra natura e cultura, tra singolarità e relazionalità. In questa prospettiva il libro approfondisce la nozione di "vita buona" connettendo etica e "capitale affettivo": l'identità di genere e l'orientamento sessuale vengono analizzati tramite gli approcci complementari e distinti dell'antropologia filosofica, della psicologia, della teologia morale e della giurisprudenza.
Sei un Infinito, come Platone e Maria Montessori, il cui talento consiste nell'aprire nuove strade nella conoscenza? Oppure un Pentagono, dotato di una grande forza di volontà e di un'insaziabile curiosità, come Leonardo da Vinci e Albert Einstein? O ancora, sei una Stella, capace di risplendere di luce propria grazie a doti particolarissime, come Mozart e Freddie Mercury? Tony Estruch ha creato il test del geniotipo, diviso a seconda delle propensioni di ognuno in nove categorie che spaziano dalle attitudini organizzative al genio creativo, dalle capacità di adattamento all'abilità nel comprendere le emozioni. Ma non conta solo individuare in cosa si eccelle: come spiega l'autore, è fondamentale anche comprendere i punti di forza e di debolezza del proprio profilo, in modo da avere chiaro in quali direzioni lavorare su di sé per esprimere al meglio le proprie potenzialità. Con uno stile semplice, diretto e stimolante, Tony Estruch rivela che non è necessario fare nulla di speciale per diventare un genio: basta scoprire e coltivare ciò che già siamo.
Edgar Morin propone il racconto di un'opera-vita, una vita che ha nutrito nel corso del tempo l'opera, che a sua volta ha alimentato la vita. È l'avventura di trent'anni di scrittura del Metodo, che questo volume integra con un capitolo fondamentale: "Per una razionalità aperta", inizialmente previsto nel piano generale dell'opera ma rimasto finora inedito. Attraverso questo cammino della vita nella mente e della mente nella vita, il libro traccia la via per una rifondazione dell'umanesimo con le idee del Metodo.
La psicologia contemporanea ha volutamente tranciato le radici con la tradizione. Lo ha fatto perché la tradizione è cristiana e se ne è voluta distanziare. Rifiutata la saggezza di due millenni di storia umana - dall'antichità alla modernità - ogni autore ha iniziato a teorizzare ciò che voleva, creando grandissima confusione. Sono scomparsi concetti fondamentali, come quelli di vizi, virtù e di carattere; di altri se ne è perso il senso, basti pensare al tema delle emozioni e al loro rapporto con l'intelletto e la volontà; è stata stravolta la stessa immagine dell'uomo, che per alcuni non è più un essere libero, ma è determinato dall'ambiente, dall'inconscio o da altre trovate simili. A ricucire questo strappo col passato ci pensa il testo di Chad Ripperger, che riprende l'antropologia tradizionale - secondo la formulazione del Dottore Comune della Chiesa e Dottore di Umanità, Tommaso d'Aquino - e la declina nell'attuale scienza della salute mentale. Ne emerge un quadro affascinante, in grado di descrivere molti dei fenomeni più misteriosi (come i sogni e l'ipnosi, ad esempio) e di dare senso a quelli comuni ma ormai divenuti incomprensibili (l'educazione, la psicoterapia, le ferite emotive, ecc.).
Sviluppata originariamente per il disturbo borderline di personalità, la psicoterapia focalizzata sul transfert (Transference-Focused Psychotherapy, TFP) è stata ora adattata alle specifiche sfide poste dal trattamento dei pazienti con narcisismo patologico, da quelli con tratti narcisistici a quelli con un disturbo narcisistico di personalità. Scritto dai massimi esperti, il libro aiuta i clinici a identificare, comprendere e lavorare più efficacemente con tutta la gamma di pazienti i cui problemi rientrano in quest'area. Accompagnando il lettore attraverso le varie fasi della terapia, il libro mostra come coinvolgere in profondità questi pazienti e come aiutarli a superare i cronici problemi relazionali e comportamentali.