Questa non è un'epoca per vecchi: nell'orgia di giovanilismo che contraddistingue i nostri giorni, donne e uomini anziani sono esposti a una sorta di rottamazione che nasce da un ingiustificato astio verso rughe e capelli bianchi, accompagnato da una ancora più ingiustificata esultanza per la giovinezza, della quale poco ci manca che si torni a cantarla «primavera di bellezza». Se poi la vecchiaia è una stagione della vita, una condizione del vivente che è lì per chiunque la raggiunga, che senso ha, ci chiediamo, parlare specificamente di vecchiaia delle donne? Non esiste una differenza delle qualità delle donne e degli uomini di tipo naturale, essenziale, oggettivo, genetico; esistono invece pregiudizi maturati nel tempo. Sulla vecchiaia delle donne pesano eredità di comportamento e «vestigia di gender», tra le quali sicuramente quella della sterilità, del venir meno della capacità di procreare che colpisce le donne diversi anni prima degli uomini.
La ricerca scientifica non è un lusso culturale, ma la più concreta opzione per dare un futuro al paese e alle nuove generazioni, e per far tornare una parte del fiume di giovani che abbiamo formato in Italia e che possono lavorare solo all'estero. Genera occupazione qualificata, sviluppo imprenditoriale, innovazione di prodotto, ma serve anche alla sicurezza nazionale, alla tutela del territorio e dei beni culturali. Intorno si fanno strada l'antiscienza e la nostalgia di un passato durissimo che in gran parte ignoriamo. Paghiamo il mancato rinnovamento vendendo le nostre aziende storiche. Eravamo i proprietari di piccoli ristoranti, poi ne siamo diventati i cuochi e ora semplici camerieri. Il metodo scientifico è il modo per risalire la china, per modernizzare il paese, per compiere scelte non ideologiche in tutti i campi. Per premiare il merito e non il clan, per liberare energie e guidare il nostro futuro.
Un libro-inchiesta scioccante, un viaggio negli abissi dei nuovi lavori all'italiana. Maurizio Di Fazio racconta un Paese che lavora anche il doppio o il triplo di prima per non perdere un posto non più fisso, e dove sono evaporate in un batter di ciglia tutele e garanzie che si pensavano acquisite per sempre. Progredisce la tecnologia, regrediscono in maniera irrefrenabile i salari e i diritti. Nessun comparto sembra risparmiato, e l'onda lunga della grande crisi cominciata ormai dieci anni fa c'entra ben poco. Dai piloti degli aerei low cost sull'orlo di una crisi di nervi allo sfruttamento nei centri commerciali, negli ospedali, nei call center; dalle corse matte in magazzino, in motorino o in auto per non inficiare i ritmi forsennati imposti da pistole-scanner e misteriosissimi algoritmi al lavoro sporco da dare in «outsourcing», in subappalto alle cooperative e alle agenzie interinali; dall'obsolescenza programmata della manodopera alla diffusione capillare di nuove forme di caporalato, demansionamento, mobbing. Siamo di fronte a un nuovo schiavismo?
Politica, economia e ambiente nel pensiero sociale di papa Francesco - Il pensiero etico-sociale del più grande leader spirituale dei nostri tempi. Un manifesto per i cristiani in politica, e non solo. Come governa?
Da dove viene? E soprattutto dove va? E giunto fin lì, agli estremi confini del mondo, per poter guardare oltre: fermo e ben saldo sulla roccia, il viandante romantico di Friedrich sembra essere consapevole che l'infinito è più grande di lui, ma proprio da questa smisurata grandezza, da questa espansione soverchiarne è tentato. Irraggiungibile, l'infinito è però anche irrappresentabile. Perché allora non cessa di incuriosire e tormentare pittori, filosofi, matematici e letterati, e in generale tutti i comuni mortali?
Il destino ha davvero un’influenza sulle nostre vite, sull’essere, o è soltanto la reminiscenza di miti che appartengono agli albori della civiltà?
E l’incontro con il limite, con la malattia, fisica o mentale, è parte di questo percorso già scritto o può essere scongiurato? Dopo aver trascorso la vita occupandosi della mente e dei suoi disturbi con gli strumenti della medicina, Vittorino Andreoli ha sentito il bisogno di andare oltre, di formulare un metodo diverso che si prenda cura dell’uomo «tutto intero» e, a compimento della sua avventura umana e professionale, ci consegna una visione della vita il cui fondamento è la costante promozione del bene per sé e per l’altro. Il suo messaggio è rivoluzionario: qualsiasi esistenza, indipendentemente dall’età e dalla condizione in cui ci si trova, può essere migliorata, in un percorso incentrato su una nuova disciplina da lui stesso fondata, il bendessere. Approfondendone le radici e le applicazioni, l’autore mostra come, seppur con variazioni linguistiche e diverse sfumature di significato, questa ricerca del benessere sia presente fin dalle origini nella storia e nella cultura dell’uomo, e ci accompagna in un affascinante viaggio attraverso i segreti dell’esistenza umana declinato secondo le tre dimensioni fondamentali del corpo, della mente e del nostro rapporto con il mondo circostante, che comprende la natura e le relazioni con gli altri. Oggi che – sostiene Andreoli – risulta sempre più difficile distinguere tra la follia dell’uomo e quella della società, dominata dalle apparenze e dal denaro, spendere la vita «il meglio possibile» è un’aspirazione realizzabile per tutti. Un progetto, in questo senso, «veramente umano».
Le chiamavano Streghe della notte. Nel 1941, un gruppo di ragazze sovietiche riesce a conquistare un ruolo di primo piano nella battaglia contro il Terzo Reich. Rifiutando ogni presenza maschile, su fragili ma duttili biplani, mostrano l'audacia, il coraggio di una guerra che può avere anche il volto delle donne. La loro battaglia comincia ben prima di alzarsi in volo e continua dopo la vittoria. Prende avvio nei corridoi del Cremlino, prosegue nei duri mesi di addestramento, esplode nei cieli del Caucaso, si conclude con l'ostinata riproposizione di una memoria che la Storia al maschile vorrebbe cancellare. Il loro vero obiettivo è l'emancipazione, la parità a tutti i costi con gli uomini. Il loro nemico, prima ancora dei tedeschi, il pregiudizio, la diffidenza dei loro compagni, l'oblio in cui vorrebbero confinarle. Contro questo oblio scrive Ritanna Armeni, che sfida tutti i «net» della nomenclatura fino a trovare l'ultima strega ancora in vita e ricostruisce insieme a lei la loro incredibile storia. È Irina Rakobolskaja, 96 anni, la vice comandante del 588° reggimento, a raccontarci il discorso, ardito e folle, con cui l'eroina nazionale Marina Raskova convince Stalin in persona a costituire i reggimenti di sole aviatrici. È lei a descriverci il freddo e la paura, il coraggio e perfino l'amore dietro i 23.000 voli e le 1100 notti di combattimento. E a narrare la guerra come solo una donna potrebbe fare: «Ci sono i sentimenti, la sofferenza e il lutto, ma c'è anche la patria, il socialismo, la disciplina e la vittoria. C'è il patriottismo ma anche l'ironia; la rabbia insieme alla saggezza. C'è l'amicizia. E c'è - fortissima - la spinta alla conquista della parità con l'uomo, desiderata talmente tanto -e questa non è retorica - da scegliere di morire pur di ottenerla».
Prefazione di Remo Danovi. Postfazione di Livia Pomodoro
Il cibo è una necessità vitale della persona ed è un fondamento del vivere liberi. Inscindibile dal diritto alla vita, il diritto al cibo è, quindi, un aspetto decisivo del patrimonio giuridico di ogni persona. In questa prospettiva, il volume indaga le attuali politiche sull’alimentazione, food safety e food security e la possibilità di configurare un diritto al cibo. Per ragioni di giustizia e come “nutrimento della pace”.
Richard Thaler, vincitore del premio Nobel per l'economia 2017, ha dedicato l'intera carriera a studiare l'idea radicale per cui gli agenti economici sono individui prevedibili e inclini a commettere errori. Misbehaving è il resoconto affascinante e divertente della sua lotta per riportare una disciplina accademica con i piedi per terra e per cambiare il modo in cui pensiamo l'economia, noi stessi e il mondo. La teoria economica tradizionale assume che gli individui siano razionali. Fin dall'inizio della sua ricerca, Thaler ha compreso che questi automi non somigliavano affatto alle persone vere. Quando acquistiamo una radiosveglia o chiediamo un mutuo, siamo tutti vittime di distorsioni cognitive che ci allontanano dai criteri di razionalità postulati dagli economisti. In altre parole ci comportiamo in modo anomalo e, ciò che più conta, con serie conseguenze. Inizialmente sottovalutato dagli economisti come un campo divertente ma irrilevante, lo studio degli errori degli esseri umani e dei loro effetti sul mercato ora guida gli sforzi per migliorare le decisioni nelle nostre vite, nelle imprese e nelle politiche pubbliche.
"L'uomo teme soprattutto la morte. È così da sempre. La paura viene da lontano, dall'inizio. Se la morte è l'estrema minaccia che il Dio veterotestamentario rivolge ad Adamo, ciò significa che Dio sa che la morte è quel che Adamo teme di più." Sin dai suoi primi passi l'uomo ha tentato di difendersi dalla morte e di comprenderne il senso. Così, partendo dai miti, attraverso le religioni sempre si è confrontato con questa sconcertante evidenza del venir meno, dell'assenza di ciò che era presente, delle metamorfosi. Ma è solo con il pensiero filosofico che nel popolo greco è stato messo a fuoco il rapporto delle cose e degli eventi con il nulla. Un nulla, una assenza totale, che ha conferito un carattere tanto più radicale alla morte e alle riflessioni su di essa. Si incomincia a morire — e a nascere — di fronte al nulla e ha così inizio la paura estrema della morte. Per il nichilismo contemporaneo, al quale perviene lo sviluppo estremo — e più coerente — del pensiero filosofico, ogni cosa è destinata ad andare nel nulla. Eppure, discutendo anche con molti suoi interlocutori, Emanuele Severino fa capire i motivi per i quali si deve affermare che l'andare nel nulla delle cose e degli eventi non è qualcosa di "evidente", di "sperimentabile". Un'affermazione che solo apparentemente è paradossale, perché al contrario essa esprime la maggiore fedeltà all'apparire del mondo. Non solo: "Si dice che 'ognuno di noi' sperimenta la morte del prossimo, non la propria. Ma poiché l'esistenza stessa del prossimo non è sperimentata, del prossimo non si può sperimentare nemmeno la morte (o la nascita)". Nelle pagine di questo saggio, Severino si rivolge al lettore con un linguaggio chiaro e suggestivo, guidandolo nel labirinto delle grandi domande, delle questioni irrisolte a cui da sempre la filosofia cerca di dare risposta.
Mai come negli ultimi anni la parola cultura è sembrata tanto opaca e fuori fuoco. Ostaggio delle istituzioni e dei ministeri, comodo bersaglio dei paladini del “popolo”, passe-partout di una promozione sociale tutt’altro che garantita e perfino categoria del marketing.
Eppure, niente come la produzione di cultura caratterizza la specie umana; è la cultura a dare forma, insieme alla biologia, sia alla traiettoria evolutiva di Homo sia alle nostre esistenze individuali. Cultura è, citando Max Weber, la rete di significati in cui siamo immersi, una rete che ha preso forma ben prima dell’avvento del web.
Se è vero che la cultura non salva nessuno, resta essenziale che la costruzione di persone più libere e società sostenibili passi attraverso un confronto col nostro variegato patrimonio culturale: certo questo comporta fatica, ma è proprio al verbo latino colere, “coltivare”, che va ricondotta l’etimologia della parola.
In questo libro, otto autori di varie discipline si misurano con le sfumature, le contraddizioni, la rilevanza della cultura. O meglio, delle culture. Otto diversi sguardi sul mondo che l’uomo ha plasmato: dai nuovi paradisi museali di Abu Dhabi sotto la lente di Jean-Loup Amselle al racconto di John Eskenazi sull’origine dell’arte del Gandhara, passando per le questioni di genere e di discriminazione sessuale affrontate da Vittorio Lingiardi e le sfide che attendono la scuola del futuro secondo Paola Mastrocola.
Scopriamo così, insieme a Edoardo Albinati, che si può leggere Dante a dei detenuti stranieri e percepire il lampo della loro intelligenza. Con Adriano Favole, che la cultura ha un peso: 50 kg per metro quadrato di crosta terrestre – l’ammasso dei manufatti umani degli ultimi undicimila anni. Che nella nostra storia mescolanze e migrazioni sono la regola, e non l’eccezione, come scrive Marta Mosca. E che da quando esistiamo non facciamo che modificare, incidere, produrre segni: «Non sono una capra», risponde un vecchio Mangbetu alla domanda di Stefano Allovio sul significato dei suoi tatuaggi. Come a dire: finché posso plasmarmi, sono un essere umano.
A forza di difendere a oltranza tutti i Sì istituzionali, siamo arrivati al paradosso di uno Stato democratico terrorizzato dal senso democratico dei suoi cittadini. Ogni NO che si leva da nuclei sempre più estesi di società, dal NO Salvabanche, ai NO Tax, NO Euro, NO Tav, NO Vax, fino al NO all'immigrazione incontrollata, viene tacciato di arretratezza, chiusura, ignoranza, antipolitica. L'assunto è che dalla parte dei Sì ci sia un consesso di menti illuminate, onniscenti e disinteressate, e dall'altra una massa indistinta di trogloditi selvaggi, opportunisti e antiscientifici.
Gianluigi Paragone rende conto dell'importanza del pensiero "altro" e testimonia il valore della ribellione. Racconta di un'Italia ribelle fatta di milioni di cittadini che scelgono di organizzarsi e alzare la voce per difendere ed esigere diritti semplicissimi: la casa, la salute, il lavoro, la tutela dei risparmi di una vita, la sicurezza. Molto spesso sono preparati, informati, aperti al cambiamento ma non a qualunque costo. Altro che antipolitica: le loro istanze rappresentano la sostanza stessa della politica.
Il fatto è che la politica con cui si trovano a fare i conti è debole, debolissima anche di pensiero, così generalmente sorda, cosi burocratica e poco partecipata che le tesi dei Sì, anche quando sono solide, faticano a ottenere condivisione e creano in ogni caso sospetti. Senza contare che la Casta, che deve prendere decisioni rispetto alle questioni più delicate del Paese, ostenta una profonda ignoranza, come hanno rivelato illuminanti inchieste tv, da La Gabbia a Le Iene.
A volte il popolo del NO ha avuto il torto di avere ragione troppo presto. Per questo non ha più intenzione di aspettare che sia il tempo a fare giustizia. Vuole contare adesso.