Piccolo esercizio di pensiero per scoprire nel termine "narcisismo" antiche e nuove intuizioni non riducibili al mero trionfo dell'effimero. L'autrice, con spiccata sensibilità filosofica e scrittura avvincente, ne coglie gli aspetti più attuali e dirompenti. Il mito di Narciso, narrato nel terzo libro delle Metamorfosi di Ovidio, è un classico che non ha ancora esaurito quel che ha da dire.
Il libro ricostruisce, nella sua prima parte, le linee essenziali della concezione "radicale" del linguaggio di Ortega y Gasset (1883-1955), inserendola nel contesto più ampio della sua visione dell'uomo e dell'origine della società. Tale concezione è "radicale" poiché il linguaggio articolato affonda le sue radici nel terreno del gesto e della corporeità. La seconda parte del volume ripercorre le riflessioni sul linguaggio di María Zambrano (1904-1991), l'allieva di Ortega che ha messo al centro della sua filosofia la ricerca di una ragione incarnata: in luoghi, in corpi, in persone.
Il professionista, il manager, l'accademico, possono scoprirsi loro malgrado ignoranti sugli aspetti essenziali della vita, su ciò che dà sapore e gusto alle azioni e ispira le scelte. Una ignoranza che può avere ripercussioni gravissime, specie per chi occupa posti di rilievo e prende decisioni per l'intera collettività: l'attrae crisi economica è solo l'esempio più eclatante. otre e istruzione non equivalgono a saggezza. L'ignoranza è anche alla base dei fenomeni più inquietanti del nostro tempo, come il fondamentalismo, la barbarie terroristica, il razzismo, le sette, la magia, la facile credulità. Sono tutti tentativi di riempire un disagio interiore, nascosto, e per questo ancora più inquietante, cui l'abbondanza dei ben materiali è incapace di sopperire. È la verità perenne racchiusa in quest'opera di misericordia, un'opera da riscoprire e valorizzare per il bene di tutti.
Il libro ricostruisce la biografia della Beata Maria Elisabetta Hesselblad (1870 - 1957), religiosa svedese, fondatrice della congregazione delle suore dell'Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida, sottolineando gli aspetti più freschi e attuali di una figura singolare nella storia della Chiesa del Novecento, che ha dato origine a una famiglia religiosa dedita all'ospitalità e al dialogo ecumenico. Le suore sono presenti ormai in tutto il mondo. L'elemento più caratteristico dell'abito delle brigidine è la corona di lino bianco che portano sul capo, fissata al velo con uno spillo; alla corona sono cucite cinque pezze circolari di tessuto rosso disposte a croce, segni che ricordano la passione di Gesù (la croce, la corona di spine, le cinque piaghe). Elisabetta, nata in Svezia in una famiglia luterana, abbracciò il cattolicesimo, approdando a Roma. Innestò la sua opera nel solco della spiritualità della grande mistica santa Brigida di Svezia (1303-1373), patrona d'Europa. Giovanni Paolo II nel 2000 ha beatificato Madre Elisabetta, definendola "pioniera dell'ecumenismo".
Sulla scorta del percorso tracciato dalle prime biografie intorno al "pellegrino" Francesco d'Assisi, la guida ripercorre realtà e memoria dei luoghi da lui toccati nel cammino da Rieti a Roma. La guida, suddivisa in tre parti e 13 tappe, segnala in modo preciso il cammino a piedi; per ogni santuario vengono offerti storia, visita al sito, lettura dalle fonti francescane, temi e personaggi significativi. Un ricco corredo fotografico e le mappe del percorso completano la guida ad uno dei percorsi francescani più suggestivi. Una guida che non si preoccupa tanto di indicare una meta - che pure è rappresentata da Roma o dai santuari della valle santa di Rieti - ma piuttosto un compagno di strada: Francesco d'Assisi.
Questa Storia della Federazione – Compagnia di Sant’Orsola, l’Istituto fondato da Sant’Angela Merici nel Cinquecento, mette in luce la “connaturalità” della Federazione rispetto alla storia mericiana, confermata nel passaggio istituzionale che ha riconosciuto e formalizzato la rete spontanea, per quanto sino alla seconda metà del XX secolo ancora implicita che ha sempre legato tra loro le figlie di Sant’Angela delle varie diocesi. A un tempo, emergono nel volume le fasi di istituzione canonica e successivo sviluppo dell’Istituto federato, che hanno favorito una maturazione della consapevolezza del proprio stato di consacrate secolari – attraverso le revisioni costituzionali e il cammino di autoformazione carismatica e spirituale -, per tutte le Orsoline. Così come la Federazione si è trovata ad accompagnare le Compagnie della Penisola nel cammino di riassetto postconciliare aperto soprattutto alla nuova mondialità, favorendo la diffusione del modello di consacrazione secolare mericiano all’estero, in particolare nelle terre extraeuropee, su di un’ampiezza geografica e culturale mai registrata nei secoli precedenti. Come scrive Francesco Bonini nella Prefazione, «Paolo Gheda ricostruisce in questo pagine intense e vivaci» le vicende della Federazione attraverso «una rigorosa ricerca storica proposta con sicura e consolidata metodologia», avendo potuto per la prima volta attingere largamente a tutta la documentazione inedita conservata nell’archivio centrale della Federazione di Milano e presso molte Compagnie diocesane, in Italia e all’estero.
In anni recenti c'è chi ha diagnosticato l'insorgenza di un neo-clericalismo. A volte in effetti si ha l'impressione che talune autorità ecclesiastiche siano spaventate dalla coraggiosa svolta inaugurata dal concilio Vaticano II con le sue affermazioni sul laicato. Sembra quasi che si sia cercato di bloccare il corso delle cose o persino di tornare indietro rispetto al "balzo innanzi" auspicato da Giovanni XXIII. Più di recente, nelle affermazioni di papa Francesco è dato di sentire toni completamente diversi («Tutto il popolo di Dio annuncia il vangelo»: Evangelii gaudium, n. 111), dai quali si può sperare che nella chiesa sia possibile una collaborazione nuova fra clero e laicato. In questa situazione contraddittoria, l'autore, ripercorrendo le alterne vicende della storia del "laicato" nella chiesa, si fa convinto promotore di una teologia del popolo di Dio. Fondata nella Scrittura, essa è stata ripresa dal Vaticano II e rappresenta la strada maestra che permette di superare il modello di una chiesa divisa in differenti "stati di vita". Il libro ripropone allora con forza la questione degli uffici ecclesiali ricoperti dai laici o che vanno affidati ai laici, uomini e donne. Una valorizzazione adeguata del popolo di Dio, in tutte le sue componenti, è divenuta infatti questione di vita o di morte per le nostre comunità: urge svilupparne le conseguenze per la prassi effettiva della chiesa. Un saggio programmatico per la chiesa sognata da Francesco!».
Pur consapevole della temerarietà dell’impresa, l’autore non rinuncia a porre – con umiltà, convinzione e coraggio – la questione circa l’identità dell’essere umano. Procede con cautela e senza pretese definitive, esorbitanti. Si concentra sul “mimino” possibile. «La griglia dei temi e la loro interpretazione, pertanto, costituiscono un timido approccio al difficile fenomeno umano» (G. Ancona).
Dire l’uomo è un’operazione difficilissima, estremamente complessa e misteriosa. Nessun sapere sarà in grado di fornire risposte esaustive, soddisfacenti, capaci di esaurire una volta per tutte l’interrogativo fondamentale circa l’identità antropologica e il suo destino.
Dell’uomo si possono dire solo dei “minimi antropologici”, che stimolano la ricerca nei suoi percorsi interpretativi. Tali “minimi antropologici” vengono qui declinati secondo una griglia di temi (si potrebbe dire, nella forma di appunti), che costituiscono un timido tentativo di lettura dell’umano: i fenomeni che dicono l’esistenza umana nella concretezza del parlare, del conoscere e pensare, del lavorare, dell’amare, del soffrire e morire, del credere e sperare; l’interpretazione che dell’uomo viene offerta da alcuni saperi significativi (antropologia filosofica e culturale, neuroscienze, teologia); la presentazione di tre paradigmi del vivere concreto dell’uomo, che si offrono come orizzonti di “conquista” di una vita riuscita in pienezza.
Mai come oggi il mondo dell'arte appare distante dalla teologia e dalla spiritualità cristiana, dopo secoli in cui la Chiesa è stata un attore fondamentale dell'elaborazione estetica e anche della committenza di opere artistiche. Come si è arrivati a questa situazione? Siamo a un punto di non ritorno? Interpellando sul tema artisti e studiosi di storia dell'arte e di estetica, sono nati 19 dialoghi, tutti segnati dalla volontà di capire come l'arte contemporanea, figlia di una tradizione più che millenaria, possa tornare a porsi in rapporto con il "sacro" cristiano. È solo l'inizio di un cammino, che si annuncia promettente e fecondo.
Il volume presenta il testo integrale della Evangelii gaudium, arricchito da schede per il lavoro individuale e di gruppo.
Questo piccolo libro presenta una trentina di lettere che don Efrem Cirlini scrisse a Emanuela Ghini, monaca carmelitana scalza. Nella Introduzione essa traccia il percorso spirituale del suo interlocutore dentro la vicende della comunità orante della Piccola Famiglia dell'Annunziata, fondata nel 1956 da Giuseppe Dossetti nella Chiesa di Bologna, e chiamata dagli arcivescovi Manfredini prima, e Biffi poi, a prestare il suo servizio monastico diocesano nel luogo delle stragi naziste di Monte Sole (Marzabotto, 1944). Il libro ha un'attenta Prefazione di don Athos Righi, per molti anni superiore della Comunità di don Efrem.
La filosofia occidentale nasce come negazione dell'Altro. È solo con Emmanuel Lévinas (l906-1995) che l'Altro diventa oggetto di una riflessione "rivoluzionaria". A partire dal suo saggio Totalità e infinito, non è più l'io a comandare. Il confronto con l'alterità è descritto come "epifania del Volto": linguaggio spiazzante e dissonante che mette in crisi il soggetto trionfante. Qualcosa di traumatico irrompe nel suo mondo tranquillo e pacificato che, dall'ordine dell'essere, lo innalza all'ordine della bontà. Il Volto d'altri è presentato come "nudità d'essere" e "vulnerabilità", intese non come debolezza ma come forza e capacità di resistere all'annientamento. Se la Totalità dell'essere è autoreferenzialità e chiusura, l'Infinito, al contrario, è apertura al mistero dell'Altro, che è l'impossedibile e l'inesauribile.