Scienza medica e diritto sono due mondi conciliabili? Se pensiamo alla gestione del caso Stamina, la prima risposta è sicuramente no. In Italia, mentre la FNOMCeO elaborava il nuovo Codice deontologico, associazioni, personaggi dello spettacolo, politici, giornalisti della stampa e della televisione, opinionisti valutavano l'efficacia del cosiddetto protocollo Stamina e proponevano piani terapeutici mentre molti magistrati lo imponevano ai medici a forza di ordinanze. Una vera e propria sfida! La salute affidata non ai medici ma alla legge o addirittura oltre la legge! Il "caso Stamina", al netto delle eventuali conseguenze giudiziarie sulle quali non esprimiamo alcuna opinione, rappresenta il punto di non ritorno per tutti quelli che credono nella libertà ed indipendenza della professione medica, ispirata ai principi e alle regole della deontologia professionale. Il "caso Stamina" rappresenta un momento di divisione e di contrasto tra le varie articolazioni dello Stato e della società civile. Una frattura che dobbiamo risanare, soprattutto tra professione medica e potere giudiziario. Questo libro prende in esame il rapporto medico-paziente così come disciplinato dalle norme, partendo dalla Costituzione sino al Codice deontologico del 2015. Luci e ombre, consonanze e dissonanze, propositi e carenze.
Difendere e promuovere la legge e il diritto naturale senza riconoscere l'autore della legge naturale è impossibile, come è impossibile praticare la legge naturale senza amarne l'autore, anche perché è la stessa legge naturale a condurre l'uomo a Dio.
Dopo la caduta del Muro di Berlino e il fallimento del socialismo reale e della pianificazione statale centralizzata, l'economia capitalistica di mercato è diventata il modello dominante, se non esclusivo, di organizzazione delle società contemporanee. Ma, come dimostra la crisi finanziaria globale che da circa un decennio ha drammaticamente peggiorato le condizioni di vita di milioni di persone, la prevalenza del profitto e dell'interesse privato sembra disegnare scenari molto diversi da quello di una comunità fondata sul principio della pari dignità dei cittadini e sul patto sociale della riduzione delle ineguaglianze. Che fine ha fatto, in questi ultimi decenni, la ricerca del bene comune, che dovrebbe essere il compito e il fine di una società giusta? E in che modo la teoria economica può contribuire al concreto perseguimento di questo obiettivo? Per rispondere a queste domande, l'economista premio Nobel Jean Tirole propone al lettore non specialista un singolare percorso all'interno della scienza economica che consente di individuare le politiche e le istituzioni che possono promuovere il bene comune - il cui punto d'arrivo è l'acquisizione delle informazioni necessarie per affrontare efficacemente le grandi sfide del nostro tempo. Sotto la sua guida sicura, le tante questioni che interrogano oggi l'umanità - la rivoluzione digitale, con i nuovi modelli economici a cui dà vita, l'innovazione tecnologica, la concorrenza e la regolamentazione settoriale - emergono in una luce inedita e, al contempo, si rivelano potenziali strumenti per superare alcune diffuse criticità del contesto attuale. Le soluzioni, sostiene con forza Tirole, esistono. Prima fra tutte, comprendere a fondo la semplice verità che la somma degli interessi individuali degli agenti economici non si tramuta in bene comune, grazie alle sole virtù del mercato, ma perché ciò accada è indispensabile l'intervento correttivo di un'istanza pubblica e regolatrice.
In questo saggio Philip Ball racconta la storia dei colori, dai pigmenti minerali ai coloranti organici all'artificio dei prodotti della chimica. Grazie alla sua interpretazione del linguaggio cromatico, scopriamo che un particolare pigmento "parla" di sangue e clorofilla, mentre un altro rievoca lo zolfo e il mercurio degli alchimisti; impariamo le ragioni fisico-chimiche per cui il tempo ridipinge le tele; ci rendiamo conto di come spesso sia stata la quantità dei colori sulla tavolozza a limitare la creatività dei pittori, tanto che è possibile collegare la rivoluzione del Rinascimento veneziano alla disponibilità di nuovi pigmenti, e la comparsa dei prodotti chimici applicati all'industria alla nascita dell'Impressionismo.
"Conosciamo meglio i nostri animali da compagnia dei nostri vicini di casa. Quasi sicuramente li amiamo di più, come ha ricordato papa Francesco." Da quando gli animali domestici sono diventati membri ufficiali delle nostre famiglie, abbiamo dovuto decidere se essere padroni, proprietari, amici o genitori. Mentre prendevamo la nostra decisione, i pets l'hanno presa per noi. Quando in casa arriva un pet - cane, gatto, coniglio 0 furetto (gli ultimi due non insieme) - la vita cambia per sempre. Abitudini, ritmi e ruoli vengono rivoluzionati e giorno dopo giorno si costruisce un rapporto profondo, perché sotto lo stesso tetto si passano insieme decenni, si condividono momenti importanti e, soprattutto, ci si vuole bene. Ma la vita è piena di complicazioni, poiché esistono fidanzati gelosi, amiche allergiche, parenti zoofobi e vicini di pianerottolo amanti del silenzio assoluto. In questo saggio ironico, esilarante e irriverente, ma estremamente preciso, Guerzoni racconta l'umanizzazione e la parentizzazione dei pets, fenomeni che riguardano buona parte delle famiglie occidentali e le arricchiscono di nuovi adorabili membri. Perché i pets nel mondo sono più di un miliardo e settecentomila ma in futuro potranno solo aumentare: superata la barriera dell'empatia, non possiamo più farne a meno.
Avete sempre pensato che la riuscita di un rapporto di coppia dipenda dalla fortuna, dal caso o dal destino? Che "all'amore non si comanda" e via discorrendo? Be', in parte avete ragione: la felicità di coppia è un obiettivo che non si può ottenere individuando e imponendo un metodo universalmente valido. Werner Bartens, infatti, non ha la pretesa di fornire formule magiche per una convivenza idilliaca, ma raccoglie informazioni, indicazioni e consigli che, se tenuti in considerazione, possono aumentare la probabilità di successo nella ricerca della persona adatta a sè e nella costruzione di un rapporto di coppia equilibrato, sereno e che duri il più a lungo possibile. Quasi tutti sognano di avere una relazione che regge nel tempo, tanti ci provano, molti falliscono. Perché alcuni ci riescono e altri no? Quali sono i segreti dei rapporti decennali? L'amore? L'abitudine? La tolleranza? O cos'altro?
Uscito nel 1920, "L'età dell'innocenza" vale alla sua autrice, Edith Wharton, il premio Pulitzer: sarà la prima donna a vederselo assegnare. Il libro è una critica spietata alla convenzionalità dell'alta società newyorchese: una vera aristocrazia immobiliare in cui le famiglie sono le stesse da generazioni, le donne un ornamento e gli uomini non fanno nulla neppure quando fingono di andare in ufficio. I ricchi personaggi dell'"Età dell'innocenza" vivono tutti nello stesso quadrilatero di strade, e d'estate si spostano tutti quanti a Newport. Sono sempre insieme, sono privilegiati e severi al contempo, e non concepiscono l'esistenza di un mondo fuori dal loro. Il mondo, ovviamente, progredisce, cambia e rischia di lasciarli indietro. Ai cancelli della vecchia New York premono l'aristocrazia imprenditoriale e bancaria - i Morgan, i Lehman, i Guggenheim -, gli operai migrati dall'Europa e soprattutto stili di vita dinamici e aggressivi. Il protagonista del romanzo, Newland Archer, è un giovane raffinato che nella prima parte vediamo emanciparsi lentamente dai valori della vecchia New York ma che poi si trova costretto a sposare una donna che non ama assolutamente.
Convivialità, stagionalità, sostenibilità. Sono i segreti della dieta mediterranea. Uno stile di vita che ha conquistato il mondo. Scoperta negli anni Cinquanta tra Napoli e il Cilento da due scienziati americani. Fondata sugli alimenti-simbolo della triade mediterranea - cereali, olio e vino - questa dieta che non è una dieta combina felicemente eredità del mondo classico e tradizioni locali. Scopriamola nei suoi luoghi sacri: dalla Campania, con Amalfi e le acciughe di Cetara, o con Pozzuoli, regno dei frutti di mare, alla Puglia, con le orecchiette di grano arso di Tricase e con la pasta di mandorle di Lecce, dalla Lucania, con il suo pane antico, alla Sicilia, con i tonni di Favignana, le panelle di Palermo e gli arancini di Catania - oltre che in quegli autentici empori di tipicità che sono Napoli, Genova, Venezia.
Il mondo è cambiato e i nostri occhi ne sono testimoni entusiasti. È cambiato il modo in cui comunichiamo, in cui acquistiamo, in cui interagiamo più in generale. È cambiato tutto, ma inspiegabilmente la formazione è rimasta a un secolo fa. I giovani, oggi, sono molto diversi da quelli delle generazioni precedenti. Sono ancor più di nativi digitali. Gli strumenti di formazione tradizionali non bastano più per loro che sono pronti a essere apprendisti e apprenditori più che semplici studenti, a toccare con mano il sapere e a ricercare da soli le risposte alle loro domande. In un orizzonte estremamente largo di informazioni e di nozioni non sono più sufficienti una, due o tre dimensioni di apprendimento in una traiettoria formativa. Occorre massimizzare ogni volta, in tutte le occasioni possibili, tutto l'apprendimento possibile. Renderlo inclusivo, ampio, largo. Largo, ma non ingombrante. Agilmente largo, sorprendentemente ricco. Sappiamo già che ci formeremo per tutta la vita. Ora abbiamo bisogno di pratica, di visione, di emozione e desiderio di apprendimento. Abbiamo bisogno di un modello formativo che, come il progetto dell'alternanza scuola-lavoro, unisca la formazione teorica all'esperienza pratica. Il lifelong learning si completa ed evolve in lite largelearning nel senso di un apprendimento il più ricco, il più ampio, il più largo possibile. Che si allarga per ospitare nuove opportunità e diventa fonte generosa di crescita. Questo libro vuole offrire la prospettiva di una formazione più ampia, tanto teorica quanto pratica, che riscopre le abilità ancora poco esplorate degli studenti, dando voce agli stessi ragazzi che l'hanno sperimentata sulla loro pelle. Si sono abituati all'umanità, alla lentezza e all'incontro con la diversità, che è forse un allenamento tra i più difficili per l'essere umano. Con un testo di Jean-Paul Fitoussi.
Un'Europa piccola, divisa, incerta. Senza un'idea che la tenga insieme ed esposta alle turbolenze che arrivano dagli altri continenti. La questione - con la nuova presidenza Trump - è più che mai aperta e urgente: siamo ancora protetti dall'ombrello militare americano? La risposta è in questo volume: la difesa comune europea non è più una scelta, piuttosto una necessità. Ma siamo in grado noi da soli di sostenerla? E come possiamo, garantendola, avanzare verso l'integrazione geopolitica del continente? Gli autori, ciascuno dal proprio punto di vista, offrono un'analisi indicando al contempo la direzione del percorso che dovrebbe portare a una vera integrazione. Da un'attenta rassegna degli strumenti militari europei oggi a disposizione, risulta di cruciale importanza lo sviluppo di un'industria militare più avanzata e diffusa per sopperire all'attuale situazione di grave debolezza. Il finanziamento di un esercito comune, oltre al forte valore simbolico, darebbe impulso a tutta l'economia e sarebbe l'unica condizione capace di garantire la creazione degli Stati Uniti d'Europa. Con una difesa forte e autonoma saremmo finalmente in grado di avere una politica estera comune, diversamente dovremo dipendere ancora dalla protezione americana e subire il nuovo ordine mondiale che si va profilando.
Ci sono parole come «rottamare», «torni a bordo, cazzo!», «comunismo», «lucciole» e «musulmano», che in un certo momento storico sono state al centro di tutto, «capitali» della vita italiana. L'Italia e il suo linguaggio sono i principali protagonisti della militanza di Francesco Merlo nel giornalismo. «Ho cominciato giovanissimo a raccontare il progetto politico delle convergenze parallele e ora sto qui a raccontare il progetto politico del vaffa», scrive di sé l'autore che prova a comporre la storia d'Italia dal dopoguerra a oggi associando parole invece di date e luoghi. Così la parola «terrone» esplora il Sud e si combina con «Unità», «briganti», «emozioni». «Casa» spiega il paesaggio e il potere, «tangente» la corruzione, «referendum» illumina la monarchia, l'aborto, il divorzio... e il «sì ma anche no». Questo libro non insegue i significati e le etimologie, e non è una difesa purista della lingua. È una narrazione di parole che decifrano Milano e Roma, il delitto Moro, la fine della Dc, lo stile Agnelli e la musica di Morricone. E sono parole i caratteri di un popolo: furbizia, doppiezza, trasformismo, peccato. E poi, nel paese delle parolacce e del chiasso, c'è il silenzio di quegli italiani che non sprecano parole. Questo sillabario propone un metodo e, alla fine, scopre che le parole non somigliano alle cose che nominano, e che dunque la storia d'Italia è una storia di malintesi.
"Donne d'Italia" è il racconto del potere femminile in Italia nell'arco di venti secoli. Un lasso di tempo imponente che va da una grande regina egizia come Cleopatra, la cui influenza fu decisiva nell'ultima fase della Repubblica romana, a Maria Elena Boschi, che riveste il ruolo femminile più rilevante nella storia politica italiana. Tra l'una e l'altra, lo stuolo di donne che hanno segnato la vita del nostro paese (e non solo) nei settori più diversi. Qualche lettore si stupirà dinanzi alla poco nota grandezza di Cornelia, madre dei Gracchi, e di Matilde di Canossa. Sorriderà dinanzi a una generosa svampita come Cristina Trivulzio di Belgioioso e al modo con cui la contessa di Castiglione convinse Napoleone III a schierarsi con noi nelle guerre d'indipendenza. Fremerà d'ammirazione per il coraggio di Anita Garibaldi e di alcune eroine della Resistenza, troppo spesso oscurate dalle gesta dei loro compagni. Constaterà che, senza Margherita Sarfatti, il destino di Mussolini probabilmente sarebbe stato diverso. Rivedrà le protagoniste della Prima Repubblica, come Nilde Iotti, che soffrì accanto a Togliatti e visse una prestigiosa seconda vita istituzionale. O come Tina Anselmi, ex partigiana, la prima donna diventata ministro. Per arrivare, poi, con la Seconda Repubblica, alle ministre di Romano Prodi, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, che ha fatto della parità di genere un punto centrale della sua azione politica...