In Italia, le questioni legate all'ordinamento familiare, al nascere, al curarsi, al morire, sono state oggetto di un confronto che ha visto contrapporsi cultura cattolica e cultura laica. il libro offre una ricostruzione storica di questo scontro, e delinea lo sfondo concettuale delle posizioni in campo. L'analisi storico-concettuale evidenzia il fatto che, in Italia, in ambito cattolico, il rinnovamento teologico-morale prodotto dal Concilio Vaticano II costituisce una via minor percorsa da alcuni teologi che, nella propria riflessione, hanno costantemente fatto riferimento alla nuova «scena morale» aperta dal rinnovamento conciliare. Su questa linea si colloca l'insegnamento di Papa Francesco. La scelta di dar corso ad un magistero morale che si pone nell'orizzonte aperto dal rinnovamento conciliare consente la pratica di un discorso bioetico che apre la possibilità di instaurare una tregua nella lunga battaglia culturale combattuta da laici e cattolici sul terreno della bioetica. Si apre, così, uno spazio in cui si schiudono spiragli di dialogo e di reciproco riconoscimento.
L'aborto è sempre presente all'attenzione dell'opinione pubblica, con vigore e tonalità sempre differenti. L'argomento viene qui affrontato da diversi punti di vista: medico, giuridico, psicologico. La parte già cospicua del libro è dedicata ai pronunciamenti del Magistero della Chiesa Cattolica.
Negli ultimi tempi papa Francesco è intervenuto su alcuni temi di grande rilevanza bioetica: l'accanimento terapeutico, l'eutanasia, le cure palliative e la sedazione profonda. Quasi in contemporanea il Parlamento italiano ha approvato la legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (DAP). Francesco svolge lo sguardo all'umanità concreta a cui il Vangelo deve essere annunciato, e vi legge una condizione di bisogno, di cura di difesa, di misericordia, dalla quale la Chiesa non può non sentirsi interpellata. Ne emerge anche un'analisi circa l'attuale situazione dell'eutanasia nel mondo e le ragioni pro e contro tale pratica e viene esaminata la recente legge italiana sul biotestamento.
Introduzione ai concetti della medicina palliativa, intesa come complesso di cure e attenzioni multidisciplinari al malato inguaribile.
La questione del potenziamento, insieme di tecniche biomediche utilizzate per modificare e/o potenziare il normale funzionamento del corpo umano, è oggetto di approfonditi studi accademici. Anche il Centro Cattolico di Bioetica dell'Arcidiocesi di Torino, perseguendo i suoi fini statutari, si è interessato dell'argomento e ha costituito un gruppo di studio che ha condotto per mesi la ricerca che ora proponiamo ai lettori. Il testo è suddiviso in due parti. La prima ha l'obiettivo di studiare il fenomeno. La seconda lo analizza dal punto di vista filosofico, giuridico e teologico e ne coglie le ricadute bioetiche.
«La via scelta in questo corso vorrebbe aderire al modello storico più rappresentativo della nostra tradizione, quello che cerca di recuperare elementi importanti della propria storia di pensiero, magari solo marginalmente espressi, per un dialogo fruttuoso con la contemporaneità. Il corso si presenta, dunque, come "tradizionale", nel senso più pregnante del termine. Lungi dal considerare la bioetica una nuova disciplina, per noi rappresenterà lo sforzo di pensiero di una tradizione teologica rinnovata alla luce del Concilio Vaticano II e desiderosa d'integrare la cultura che ruota attorno ai nuovi problemi, sollevati dal progresso della scienza e delle nuove tecnologie. Integrare non è mai solo estrapolare e inserire in un database, ma è soprattutto un lasciarsi contaminare e modificare». «Il metodo che abbiamo scelto come compagno di viaggio ci preserva dai rischi di una morale minimale: il giudizio morale sarà sempre frutto di un vissuto teologale, che ne è pertanto il fondamento ultimo. Ogni agire morale autentico può, anzi, deve essere la proiezione della vita teologale di ciascuno. Per questo la morale normativa è solo un aiuto esterno, che ispeziona le fondamenta della correttezza di ciascun agire, senza poterlo nemmeno prevedere nella sua piena espressività».
In ogni pagina di questo testo vi è una scommessa: la sofferenza umana non è mai inutile. Il patire di una bambina nata senza encefalo può essere considerato potenza? Una persona immobile in un letto d'ospedale può essere attivamente a servizio di altri uomini? Che rapporto c'è tra Gesù in croce e una piccola malata di tumore? Questa è una proposta sul senso cristiano della sofferenza, strappata dalla sua presunta inutilità.
Quando, nell'Ottocento, William Perkin sfruttò il risultato casuale di un esperimento finito male, inventò il colorante malva e fece nascere la chimica industriale (degli esplosivi, della fotografia, dei profumi). Da allora siamo stati in grado di "sintetizzare", cioè produrre reazioni chimiche, e creare medicine come l'aspirina, colori, diamanti, carne e addirittura la vita. Emerge così una nuova categoria con cui classificare la realtà, il sintetico: qualcosa che non è distinguibile dal naturale, ma che esiste perché prodotto secondo processi che normalmente definiscono l'artificiale. Che significa? Oggi possiamo teoricamente produrre per sintesi un essere umano o la vita aliena per un altro pianeta. Quali domande etiche pone tutto questo? Ciò porterà a sconfiggere tutte le malattie oppure l'uomo, giocando ad essere Dio, trasformerà il futuro in un incubo distopico?
La teologia mantiene la propria reale attualità nel ricercato incontro e confronto con le sfide che la fede cristiana riceve dalla contemporaneità, complessa, plurale e globale. Il radicale ripensamento culturale e intellettuale in atto concernente l’identità e la differenza sessuale, è stato colto dall’Istituto di Teologia Dogmatica come momento propizio per un annuncio e un dialogo nel segno di un ‘nuovo umanesimo’, nuovo di novità evangelica e nuovo di puntuale consapevolezza per res novae dell’oggi. Ne è nata la proposta di un convegno, che non si è mosso con opzioni previe, ma ha inteso costituire un momento di convivenza di diverse formalità disciplinari dislocate epistemologicamente in modo vario, sollecitandone l’apporto specifico e favorendone il raccordo transdisciplinare. Emerge sempre più chiaramente come di fronte al pluralismo antropologico ed etico sia urgente una pertinente istruzione delle questioni, atta ad impedire percorsi aleatori ed approssimativi.
Paolo Carlotti è ordinario di teologia morale fondamentale e direttore dell’Istituto di Teologia Dogmatica presso la Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana, dove è vicerettore. È docente invitato presso diverse istituzioni universitarie pontificie romane e presta la sua opera in organismi della Curia romana. Collabora con riviste specializzate di settore ed annovera al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui le ultime: Teologia della morale cristiana, Bologna, EDB 2016; La morale di papa Francesco, Bologna, EDB 2017; (a cura di) La teologia morale italiana e l’Atism a 50 anni dal Concilio: eredità e futuro, Assisi, Cittadella 2017.
In queste pagine l’Autore offre una riflessione sulla tanto discussa fecondazione artificiale, secondo i profili terminologico, storico e Giuridico. Infine, passa in rassegna alcuni dei documenti più importanti del Magistero della Chiesa
Cattolica.
Lo sviluppo e la diffusione delle intelligenze artificiali sollevano nuovi problemi di natura etica. Che cosa accade, infatti, quando non sono gli uomini, ma le macchine a decidere? L’autore, noto a livello internazionale nell’ambito della bioetica e del dibattito sul rapporto tra teologia, bioingegneria e neuroscienze, guarda con favore alla diffusione delle «macchine sapienti» e ragiona sul fatto che i processi innovativi hanno valenza positiva solo se orientati a un progresso autenticamente umano che si concretizzi in un sincero impegno morale dei singoli e delle istituzioni nella ricerca del bene comune.
Sommario
Una premessa. 1. Guardare le stelle. 2. Cosa significa essere umani? 3. Primo interludio. Una mappa può essere una copia esatta della realtà? 4. Secondo interludio. Macchine emotivo-razionali. 5. Un codice etico per le intelligenze artificiali. 6. Verso una governante delle intelligenze artificiali. 7. Conclusioni.
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Note sull'autore
Paolo Benanti specializzato in Bioetica e nel rapporto tra Teologia morale, Bioingegneria e Neuroscienze, è docente alla Pontificia Università Gregoriana. Collabora con l’American Journal of Bioethics – Neuroscience ed è membro dello staff editoriale di Synesis.
Negli ultimi due anni, sono venuti alla ribalta della cronaca internazionale, alcuni casi riguardanti neonati, affetti da gravi patologie neurodegenerative.
Il mondo ha scoperto la tragica storia del piccolo Charlie Gard, di Isaiah Haastrup, di Alfie Evans e dei loro rispettivi genitori, coinvolti in prima persona nel dramma dei propri figli.
Anche se la geografia di questi casi è circoscritta all’Inghilterra, l’opinione pubblica mondiale ne è rimasta molto scossa e nello stesso tempo si è sentita interpellata, Italia per prima. È emerso un mondo sotterraneo e anonimo di situazioni reali, contemporanee, che superano i confini politici delle nazioni e che, da un momento all’altro, possono coinvolgere i contesti familiari più disparati. Si è preso coscienza di tutti i risvolti, talvolta sottili o agghiaccianti, che si celano dietro un trattamento sanitario di fine vita. È come se, di punto in bianco, si fosse rotto un incantesimo e il mondo si è dovuto confrontare con il dolore di un neonato, il dramma dei propri genitori e l’impossibilità, da parte di quest’ultimi, di deliberare sulla sorte dei propri figli malati, perché uno Stato, attraverso il suo ordinamento giuridico, seppur
democratico, si è inevitabilmente sostituito ad essi…